Account mortali


 Google, che è il principale artefice del "light web", internet come lo conosciamo un po' tutti, è, proprio come la rete, foriero di vantaggi e non.
Ore fa un conoscente mi raccontava della partner che, avendo perso il telefonino, ha potuto "seguirlo" con la funzione "Trova il tuo telefono": vedendolo collegato e in viaggio sul percorso di un tram, ha capito di averlo smarrito, che non fosse stato rubato e alla fine, al capolinea, il tranviere ha chiamato il mio conoscente - che aveva telefonato più volte - per accordarsi su come restituire lo smartphone. Un plauso a questo nobile impiegato ATM ma anche alla funzione di Google. 
Certo, Big G profila, spia, e ultimamente sta cercando di rimediare su Chrome con Topics, un discusso metodo che favorirebbe Google e eliminerebbe (per sempre) i cookies. Ma quello di cui voglio parlare qui è la funzione di "Promemoria Gestione account inattivo". 
Da un lato, si tratta di sfoltire i profili in disuso per evitare che siano preda di hacking, il che è più facile con vecchi account. Dall'altro, c'è pure la volontà di concedere un riposo (eterno) anche al proprio profilo virtuale.
Sarò sciocco, ma lo trovo commovente. Quindi, periodicamente Google ci ricorda che dopo un certo periodo, da noi scelto tra alcune opzioni, e tentativi di contatto a recapiti di riserva, cancellerà l'account inutilizzato. La prima immagine è un ritaglio della mail che ormai arriva con cadenza trimestrale, a ricordarmi la procedura.

Alla pagina di gestione account inattivo, https://myaccount.google.com/inactive, si può aggiungere un messaggio automatico, che arriverà a tutti i mittenti che scrivono al profilo cancellato. Un vero e proprio saluto finale. Nella seconda immagine c'è quello che userò io, quando avrò finalmente raggiunto la pace completa. Non so, ma a me questo servizio dà tenerezza, ecco...




Pepsi vs. France

No, non sono i Carrefourfanti i veri protagonisti del divorzio da Pepsi. Come di recente spiegano giornali finanziari yankee del calibro di WSJ e FT, il problema viene dalla politica. La Francia infatti è terribilmente interventista sulla vendita al dettaglio di prodotti alimentari. Perché? Parbleau, ma per i voti! Gli elettori sono sempre rimasti sensibili ai rincari, 235 anni fa fecero persino una rivolta - epocale - per il prezzo del pane. 
I macellai dell'umanità francesi non vogliono rivedere i gilet gialli per strada. Il rombo dei trattori teutonici arriva fino a Parigi. Il governo francese ha violato le stesse norme del codice commerciale, anticipando a gennaio, invece che a marzo, le trattative annuali sui prezzi tra fornitori e rivenditori, con regole che sono già ferree e cercano di tutelare i piccoli produttori locali.
Inquietante vedere nei Carfurfanti parate della cola rivale, che ancora un po' te la ritrovi pure su per il **** alle casse, ma in questa vicenda, che appunto ha scippato anche da noi i prodotti Pepsi, è evidente che qualcuno non la conta giusta. I prezzi di tutto sono aumentati di brutto e ovunque, ma non mi vedo Esselunga bannare le bibite Lurisia: "Signori, questo infame marchio costa troppo, non lo vendiamo più!". No, magari lo spazio per Lurisia è minore, ma chi vuole, se la compra. Punto. (Che poi, che buono il chinotto Lurisia!). 
Ma non ci vogliono gli analisti finanziari per capire che alla fine, chi decide, infatti, è proprio il consumatore. 
Chi scrive andava al Carrefour, aperto h24, proprio per la Pepsi. Poi magari mi prendevo altro, pasta (di grano nostrano) e beni essenziali, ma anche frivoli, in offerta o primo prezzo. E la strategia di Carfurfante potrebbe essere proprio quella di piazzare i propri prodotti a marchio agli orfani di bibite e snack Pepsi. Considerando poi che da noi Carrefour Italia è in crisi e si parla di una progressiva ritirata dei francesi dal nostro paese, fuggendo come yankee da un ambasciata vietnamita in un paio d'anni. Senza contare che esternalizzazioni, caporalato, prezzi alti e qualità "insomma", negozi fatiscenti e sporchi, riguardano ben più la catena francese in Italia che altri brand di cui si è parlato negli ultimi tempi.

My pussy tastes like Pepsi cola. Lana Del Rey

Beppe Orfei

 Aridatece Majorino! Mai avrei creduto di rimpiangere i suoi tempi alle Politiche sociali, ma almeno allora i posti letto per homeless durante l'inverno era centinaia. Davvero.
A leggere quanto riportato da Comune e cronaca, al momento Milano non ha nemmeno 400 posti letto per il "Piano Freddo".
Si è detto: ma ora il Comune tiene aperti dormitori durante l'anno, e questo richiede una un impegno, principalmente di spesa. D'accordo, e chi rimane in strada? Chi è pronto ad andare in posti improbabili, tipo il mezzanino, con operatori, spesso, "pittoreschi", tra magari cimici da letto, mancanza di riscaldamento, cibo e docce? Oh certo, questi citati sono episodi. Eppure c'è chi almeno non vorrebbe stare all'aperto col gelo. Non c'è bisogno di citare DE Corato, che prima di natale aveva ricordato che il filobus della 90-91 di notte si trasformi in dormitorio.
L'aspetto più aberrante non è tanto e solo che Sala parli di numeri dicendo che ci sia posto per tutti(?), ma che squalifichi lo stesso sistema che, alla fine, fa proprio capo a lui, al Comune! A Milano ci sono una ventina di associazioni riconosciute che coprono il territorio cittadino ogni sera. Per lo più volontari, qualche sparuto (spaurito?) operatore sociale, ma un impegno forte e che è pure finanziato (poco) dall'Amministrazione Municipale.
Che si incacchi pure il Gabrielli, che dice non sono un commissario e non faccio politica. La realtà milanese è sotto lo sguardo di tutti. Da un lato fashion, chef e dané, dall'altro crimine, mafia, loculi per vivere, inquinamento e tutti incacchiati, autisti, ghisa, operatori sociali...
C'è una domanda che serpeggia un po' ovunque in città: ma quand'è che te ne vai, Beppe? Nel 2026? L'è longh 'me ona quaresima!

dottor Padrino

Che la penetrazione mafiosa avvenga anche nella Sanità è un dato di fatto. La legalità dubbia del sistema lombardo ha favorito anche la 'ndrangheta. Strutture amministrative dove posizionare uomini di fiducia, medici per eleggere politici compiacenti, psichiatri pronti a firmare perizie di parte e medici che fanno visite in difesa di mafiosi, tanti sono i modi in cui la salute diventa un lurido mercato per far soldi sulle malattie e sulla morte degli altri.
Ma di questo si parla poco, mentre è chiaro a tutti che tra liste d'attesa, continuità assistenziale inesistente, carenza di personale, anche motivato e capace, la Lombardia è il paradigma di un sistema malato e infettato dalle 'ndrine. Che arrivano a mettere medici col loro sangue a "lavorare".
Relativamente nuova come tipologia di investimenti, la sanità offre molte risorse e delle modalità sofisticate di profitto. Così pure farmacie, traffico illegale di medicinali, dottori e farmacisti affiliati diventano una metastasi ignobile nella cura delle persone.
Regione Lombardia spende l'80% del bilancio in Sanità e di questo, più di un quinto va ai privati. Un dato in crescita, tra l'altro, quando poi, come a Brescia, i posti letto nel privato superano quelli pubblici.
Se anni fa Asl di Pavia e Maugeri si scoprirono sotto il potere delle 'ndrine, più di recente ci sono cosche come la famiglia Romeo, che si muove tra le farmacie di Milano e Corbetta. Como, Monza, Milano e Pavia sono le zone da anni nel mirino dei mafiosi. Ad esempio. Ma se ci sono Gip che rigettano richieste di custodia cautelare, a decine, viene negata l'esistenza di un sistema mafioso lombardo, con una struttura orizzontale confederativa tra Cosa Nostra, 'ndrangheta e Camorra, buttando nel cesso 20 anni di inchieste giudiziarie.
D'altronde, proprio Bertolaso, fresco di nomina a commissario del Covid, disse che "le tangenti hanno i loro effetti sui malati".
Forse allora dovrei essere grato alla dottoressa, non a caso del Sud, che di recente mi ha elargito un consiglio prezioso: "Meglio non ammalarsi".

La famiglia degli opliti

 Giulia Cecchettin si sentiva un oplita, e il papà Gino lo ha ricordato ieri durante l'ultimo saluto all'amorevole figlia. Tutta la cerimonia è stata straziante, ma anche emblematica proprio per il comportamento dei congiunti della vittima. Oltre al dolore, alle volte in cui Elena scuoteva la testa come a dire "No, non è vero" e il fratello le era come uno specchio, il padre ha saputo essere un guerriero, pacifico, ma risoluto. 
“Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere completamente la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione”.
Ieri anche i terminal e gli operatori dei porti di Venezia e di Chioggia si sono fermati,  alle 11, per ricordare Giulia Cecchettin. Dopo aver osservato il silenzio, i mezzi operativi all'interno dei terminal hanno suonato le sirene delle imbarcazioni per un minuto. Lezioni sospese anche all'Università di Padova.
“Ora ti vedo in mezzo alle stelle, sei il mio angelo” ha detto la sorella Elena nella cerimonia privata celebrata a Saonara, dove Giulia faceva volontariato.
Papà Gino alla fine delle esequie pubbliche ha reso un inchino alla folla che applaudiva e agitava le chiavi, per fare rumore. Poi ha sorriso, liberato, perché migliaia di persone hanno dimostrato la loro vicinanza, la loro solidarietà, abbiamo conosciuto tutti Giulia, una ragazza eccezionale ma simile a tante, non fosse che per il rischio di divenire a loro volta prede di "ragazzi apparentemente normali", come diceva Gino nel bellissimo discorso d'addio.

gelo sugli homeless

 La notizia è già scomparsa dalla homepage di MilanoToday, forse perché imbarazza.

Eccone qui la schermata. Il Piano Freddo prevede cento posti in più per persone senza casa, di cui 50 nel mefitico mezzanino. Infatti, il comunicato sul sito del Comune è ancora più laconico, parla genericamente di posti che verranno creati successivamente. Sì, ma quando, quanti? Intanto, cento accoglienze sono un insulto di fronte alle migliaia di homeless di Milano. Che in maggioranza neanche ci vogliono andare, in dormitorio, come già detto in altri post. Ma quelli che almeno per l'inverno vorrebbero non rischiare la vita per strada?
Dal Comune viene risposto che ora si fanno più sforzi perché anni fa non esistevano posti in più in dormitorio, al di fuori del piano freddo. Va bene, ma quindi tutelare vite umane è, ancora una volta, una semplice questione di soldi? Per mano, poi, di una giunta di "sinistri"?
Proprio dall'ennesima incapacità di affrontare un problema cronico, viene un sospetto: non è che si voglia regalare la città alla coalizione di destra? Che peraltro, candidando personaggi inesistenti ha già ceduto, in passato, l'amministrazione del Comune agli avversari. Perché? Perché Milano è una città difficile da governare, ancora più di Roma, che al confronto è sterminata quanto a territorio, 1287 km2 contro i 181 meneghini. Milano è grande come l'Eur, ma dà troppi grattacapi. Alle destre interessa governare il paese e, da noi, la Regione. Ciò non toglie squallore al comportamento dei macellai dell'umanità, i politici, ma certo un assessoraccio non viene indiziato di concorso in omicidio se le persone muoiono per strada perché non vengono aiutate decentemente. 
Un paio di appunti anche a Milano Today: usare la parola clochard è un eufemismo, forse elegante ma inutile. E, ancora peggio, mostrare i visi degli homeless è calpestarli ancora una volta, che privacy vuoi che meritino? Infatti, la foto sopra è stata sfocata con l'aiuto di Gimp, tanto per non perpetuare uno dei tanti errori che si fanno coi più poveri del mondo, che sembrano non avere diritto a niente, ma proprio niente.

ma liberaci dai boia

 Mi fa senso, mi fa molto senso che il mostro ora venga sbattuto in prima pagina. Chissà perché la sua faccetta da "bravo ragazzo" campeggia ovunque. E poi le notizie, ha mangiato i cracker, ha bevuto un succo. Certo, volevamo proprio saperlo.
Forse, vedere il viso di Giulia Cecchettin era troppo straziante. Quel sorriso delicato, il suo fresco profumo di libertà. Giulia, un'altra Giulia, a pochi mesi dall'esecuzione di Giulia Tramontano, ci fa star male. Entrambe erano davanti a soglie vitali: laurearsi e decidere il futuro, diventare mamma e vivere il tempo a venire.
Ma quel che infiamma la discussione è il perseverare dei femminicidi, e i rimedi, se mai ve ne siano. E allora sbattere l'assassino in prima pagina con la sua faccetta è come gettare acqua sul fuoco. Dividere, informando, lucrare, sulla miseria di uno che non farà la fine di angelo izzo. Ma che dici, mica il boia è neonazista, stupratore e pluriomicida!
Ah no... E cosa cambia? Un omicidio non basta? "Ergastolo per Izzo! Ergastolo per Ghira! Ergastolo per Guido!" gridavano le donne in piazza prima dell'apertura del processo ai tre boia. Femministe? Cos'è, una brutta parola? Finché ce ne sarà bisogno, le parole esisteranno, pesanti come l'acciaio. E magari fossero relegate alla storia, una volta inutili. Ma questa è utopia. Tra i laureati, le donne sono la maggioranza. Così come tra i disoccupati. E tra i sottopagati. Al Sud, i numeri diventano atroci. La doppia presenza rimane, il lavoro di cura è sempre quasi esclusivamente buttato sulle spalle delle donne, che spesso per essere mamme diventano disoccupate. Inattive. Povere.
Non è una presidente donna a cambiare questi dati materiali. Le donne oggi sono ancora discriminate. E dovrebbero essere protette di più, da vive, non tagliando i fondi dei centri antiviolenza. Pene più aspre, per chi le picchia, violenta, uccide.
Sì, sono un uomo, ma faccio l'assistente sociale, un lavoro che mostra bene questa arretratezza: su 8 professionisti, sette sono donne. La cura non è maschile, non deve esserlo.
Ma liberaci dai boia. Ignoro, e ignorerò questo bravo ragazzo. Voglio solo sentire una parola per lui: ergastolo.
Avevo preparato una foto di Izzo. Metto quella che più mi piace, ora.
Elena Cecchettin è una ragazza incredibile. Dovremmo solo ascoltarla. E fare ciò che ci dice.
Per  te, bruceremo tutto.






chi finanzia 'ultima generazione'

 La risposta al titolo è: diversi soggetti, perfino governi(!). Infatti non è semplice ricondurre a una sola sigla la galassia di questi gruppuscoli, sia per le diramazioni locali che per "sfumature" tra le nomenclature.
In Germania 'Letzte Generation' ha ricevuto nel 2022 fondi federali per 150.000 € dal Ministero dell'Economia tedesco, più altri 118.000 con la raccolta fondi.
Il finanziatore principale di gruppi "just stop oil" è un ente no profit americano, il Climate Emergency Fund (CEF). Il fondo conta milioni di dollari e tra i finanziatori c'è una degli eredi della famiglia Getty, che ha fatto fortuna proprio col petrolio(!).
Gli attivisti vengono pagati 1300 euro al mese, a tempo pieno (ma è previsto anche il part time), come riporta il settimanale tedesco Welt am Sonntag. Il dato si riferisce sempre alla Germania, ma vedendo persone che, per esempio oggi, a Milano in viale Lucania, bloccano una strada di lunedì mattina, viene da chiedersi se costoro non abbiano lezioni o impieghi da svolgere. La risposta è che bloccare la strada per loro è un lavoro.
È vero che gli attivisti si ritrovino poi a subire processi e sanzioni, ma anche qui c'è un fondo di protezione, finanziato come già detto. C'è poi chi, come la costola "Extinction Rebellion" inglese, ha deciso a inizio anno di abbandonare "tattiche dirompenti". In Germania intanto i Letzte Generation sono ormai considerati un gruppo criminale.
British Grand Prix braced for track invasion following police warning
L'inquinamento non si può negare, ma anche se per attirare l'attenzione si imbrattano opere artistiche, perché tanto il mondo sarebbe alla fine, o si blocca il traffico, irrita molte persone. Probabilmente sulla decisione degli inglesi di E.R. pesa l'azione del luglio 2022 quando, durante il Gran Premio d'Inghilterra, approfittando di una bandiera rossa per l'incidente al pilota Zhou, gli attivisti cercarono di bloccare la pista. Furono arrestati, ma prima salvati perché anche se i bolidi procedevano piano, poteva finire in strage. Sainz, corridore della Ferrari, commentò così: "“Un plauso a quei ragazzi. Penso che le persone abbiano la possibilità di parlare e fare manifestazioni ovunque vogliano, perché è un diritto, solo che non credo che saltare in una pista di Formula 1 sia il modo migliore per farlo, mettendo a rischio se stessi e tutti gli altri piloti”.

Milano è un film horror

Questo blog non ama le cosiddette "persone importanti", occupandosi spesso degli ultimi degli ultimi, cioè gli homeless. Ma la lista di "derubati eccellenti" sta diventando un caso: il pilota Sainz, l'ex calciatore Bobo Vieri, il bassista Saturnino, il cuoco Cummo, il dentista Macaluso (con tanto di colpi di pistola), un calciatore svizzero, Elenoire Casalegno, Briatore, Verdone, la cantante Levante e da ultima la modella e cestista Valentina Vignali, che esprime bene il livello di insofferenza perché a Milano rubare è diventato un mestiere.
Mi colpisce l'immagine della sua malinconia, col dolore per gli oggetti trafugati a cui teneva di più Valentina: la foto del nonno scomparso, il ricordo di un'amica e "altre piccole cose di cui non si può stimare il valore". E un insulto finale, che ci sta, eccome.
Ma prima di beccarmi del rincoglionito, se i vip sono la punta dell'iceberg, i furti a Milano sono all'ordine del giorno e colpiscono tantissime persone non certo famose, in luoghi che un tempo si sarebbero considerati sicuri, perché centrali. Il paradosso poi dei mezzi pubblici è non solo che uno strumento contro l'inquinamento, quale è la mobilità collettiva,  sia ormai poco sicuro, ma che persino gli autisti non vogliano più guidare a Milano. I gestori si inventano offerte da black friday del capitale umano: stand nei mall, rimborso del corso per patente, CAP e affitto ma, addirittura, il recente "porta un amico a guidare" di Autoguidovie, con premio di "ben" 1000 euro(!).
Atm ora taglia le corse: non ha autisti. I ciclisti si riducono (-33%) per paura di morire. La guerra alle auto non scoraggia dall'usare il mezzo più sicuro. E ci sarà solo da peggiorare, specie se si continuerà, come ad esempio quando per Natale corso Buenos Aires diventerà, pare, tutto pedonale.
Milano è come un horror: anzi, peggio, perché, alla fine, non si tratta di finzione...