Auguri cardinale!!

Foto di Gianluca Albertari/Fotogramma ©
Non so tu, ma io sto adorando il cardinale Dionigi Tettamanzi, una figura direi salvifica per la Milano odierna.
Nella sua opera pastorale continua a mantenere un rispetto addolorato per le vicende di emarginazione e impoverimento, causate soprattutto dal predominare degli interessi di parte che il cardinale non cessa di denunciare, anche se per la sua posizione  non nomina mai Berlusconi & C. Continua così, Dionigi, a sperare in un'apertura per gli immigrati, attirandosi l'odio della cristiana (ma quando mai) Lega Nord.
Tra gli ultimi gesti del buon Tettamanzi, quello di mettere all'asta la sua collezione di presepi per finanziare il fondo destinato alle famiglie bisognose. E' di ieri la visita al campo nomadi Triboniano, dove il buon prelato s'è barcamenato tra fango e bambini, condannando giustamente il costringere essere umani a vivere in simili condizioni. Il comune non ha speso neanche un vigile per accompagnare Tettamanzi e stendo un velo  impietoso su de corato (minuscolo, lui sì) e le sue pagliacciate. 
Non so perché, nella mia estrema laicità, non sento di poter dire "il nostro sindaco"... ma "il nostro Arcivescovo" sì! Tanti auguri al cardinale Tettamanzi, con sincera gratitudine!!! ^_^

E' stato lo stato

Dormono. Per Sempre. Ma non avranno giustizia. I loro carnefici resteranno impuniti. Delfo, Zorzi, il cane assassino che pose la valigia nella banca. Aspetto che muoia. Non è giustizia, non vi si può sperare. De Corato gli aveva pure inaugurato il negozio, in Galleria. Oxus.
Mi siedo, sul greto del fiume: aspetto che passi il cadavere di Zorzi.

Rostagno ucciso due volte

Di Mauro Rostagno avevo già scritto... ma mancava qualcosa.
E' noto che il sociologo, giornalista (e tante altre qualità, tanto che sento quasi inutile etichettarlo) condannato a morte dai boss di Cosa Nostra, condivise il suo percorso anche con Francesco Cardella, che, si sa, è stato condannato per truffa e peculato, per aver rubato i finanziamenti pubblici alle comunità Saman. Quello che mi sconcerta, avendo lavorato in una di queste comunità, è che le cose non sono cambiate: nel vertice di Saman c'è ancora chi ruba. Nelle comunità di Saman gli operatori sono sotto organico e ricevono gli stipendi con ritardi regolari di tre mesi e, prima dell'ultima estate, si erano sentiti perfino proporre di non ricevere gli stipendi finché non fossero stati sanati i debiti che, certo, in parte risalgono alla gestione Cardella e ai tempi lentissimi della P.A., ma com'è possibile che comunità che ricevono CONTINUATIVAMENTE finanziamenti pubblici fatichino addirittura a fornire il vitto ai propri ospiti? Gli stessi ospiti vengono così impiegati nell'elemosina proprio dei viveri, in parte all'Ortomercato, recuperando ortofrutta invendibile perché marciscente, in parte al Banco alimentare e infine presso privati, a esempio un panettiere che generosamente dona pizze e focacce invendute, divenendo queste il principale menù di una delle comunità Saman. Mi riferisco in particolare alle sedi in Lombardia, di cui ho avuto esperienza diretta, ma le ruberie colpiscono tutto il circuito Saman. E questo è ingiusto, non ce la si può prendere solo con Cardella, certo colpevole e condannato a pagare soldi che non darà mai (non per nulla era amico di Craxi), quando Rostagno e il suo discorso contro l'illegalità mafiosa vengono disattesi a partire dalle stesse comunità che aveva fondato. Così, l'edificio di via Plinio, a Milano, inizialmente adibito a comunità di recupero, ora serve solo per ospitare feste ed eventi a pagamento, a marchi e società dai brand danarosi. Le comunità Saman soffrono: senza operatori in numero adeguato non è possibile fare il benché minimo progetto di reinserimento sociale. Il turn-over degli operatori è feroce e la credibilità nell'ambiente, a partire dai Sert, è più che sputtanata. Eppure, l'attuale boss di Saman, Achille Saletti, può sfogare il suo ego malato su siti come Tiscali Social, e, last not least, su "Il Fatto Quotidiano", spacciandosi come guru di tematiche sociali e criminologo giustizialista. Saletti non perdona; ma è imperdonabile che faccia soffrire ospiti e operatori delle Comunità, coprendo chi, molto vicino a lui, è stato addestrato a rubare. Stranamente, Saletti eredita continuamente appartamenti...
A proposito di criminalità organizzata, nel suo ultimo discorso pubblico Borsellino aveva indicato nella parte onesta, di chi non ci sta, il vero antidoto alle mafie...le tante mafie, anche a sinistra, capaci di uccidere una seconda volta i martiri della legalità democratica. Come Mauro Rostagno.

Pubblicità sul blog

Circa sei mesi fa iniziava a comparire su questo blog di periferia la pubblicità; era più una scommessa incuriosita, con molte perplessità, rinvenibili nel post di presentazione della réclame su Scacchiatore. Oggi di questa cosa posso fare un piccolo bilancio, non tanto economico, visto che sto per raggiungere i 4 euro di introiti, quanto di pensiero; il programma di Google - per chi vuole ospitare pubblicità - è Ad Sense. Tra le funzioni c'è quella di scelta di filtro degli inserzionisti ed un esempio è riportato nell'immagine sopra. La cosa interessante è che, una volta scelti gli annunci, non solo non compariranno, almeno per i siti indicati, sul blog, ma Google comunica all'inserzionista che la sua pubblicità è stata rifiutata. Con la nuova versione (Beta) di Ad Sense è possibile anche indicare una motivazione. Questo fatto per me è, nel mio piccolo, interessante e per questo motivo non rimuoverò la pubblicità da Scacchiatore. Certo, potrei ipotizzare che di un piccolo blog a grossi enti importi poco. Eppure penso che le cose siano un po' diverse e prova ne è la caparbietà con cui determinati inserzionisti ripropongono la propria réclame sotto mentite spoglie: cambiano l'Url, o lo slogan, ma sono sempre gli stessi. Sono convinto che questi tentativi di ripulirsi la faccia nascano anche dai piccoli gesti di chi comunica a questi "signori" la propria contrarietà. Faccio due esempi su tutti, esperiti qui sul blog: l'ente per il turismo israeliano e il truffaldino Istituto Cortivo, che spaccia a caro prezzo qualifiche socio-assistenziali prive di valore legale. Capita inoltre che i bersagli descritti negativamente in un articoletto vengano inseriti, per il meccanismo di analogia, proprio come pubblicità; appare un controsenso, ma il bello è poi andare a bloccare quel tipo di inserzione - come se il post fosse andato a stanare malefici zombies a cui occorre spaccare la testa. Insomma, per quanto la pubblicità sia deprecabile e abbia fatto buona parte degli incassi del nostro tramontante dittatore, forse vale la pena di cercare di agire sui suoi  meccanismi. Perché, nella sua perversione, ha il suo punto debole: come accade che un messaggio di pubblicità negativa annulli anche un migliaio di messaggi positivi.

La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti.   (George Orwell) 

La memoria dei morti

Ecco il discorso tenuto da monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della Diocesi di Milano, il 2 novembre 2009 al Campo della Gloria di Musocco. Lo incollo qui, per la sua attualità oggi e, temo, un domani lungo anni...

La memoria dei morti qui, al Campo della Gloria, esige che ci interroghiamo sempre su come abbiamo raccolto l’eredità spirituale che Caduti e Combattenti per la Liberazione ci hanno lasciato. Rispetto a questo interrogativo mai, finora, ci siamo ritrovati con animo così turbato come oggi. Siamo di fronte, nel nostro paese, ad una caduta senza precedenti della democrazia e dell’etica pubblica. Non è per me facile prendere la parola e dare voce al sentimento di chi nella propria coscienza intende coniugare fede e impegno civile. Preferirei tacere, chiede di vigilare e di non perdere la speranza, ma è l’evangelo che me lo chiede. È giusto riconoscere che la nostra carenza del senso delle istituzioni pubbliche e della loro etica viene da  lontano. Affonda le sue radici nella storia di un’Italia frammentata tra signorie e dominazioni, divisa tra guelfi e ghibellini. In essa tentativi di riforma spirituale non hanno potuto imprimere, come invece in altri paesi europei, un alto senso dello stato e della moralità pubblica. Infine, in questi ultimi 150 anni di storia della sua unità, l’Italia si è sempre ritrovata con la “questione democratica” aperta e irrisolta, anche se solo con il fascismo l’involuzione giunse alla morte della democrazia. La Liberazione e l’avvento della Costituzione repubblicana hanno invece fatto rinascere un’Italia democratica, che, per quanto segnata dal noto limite politico di una “democrazia bloccata” (come fu definito), è stata comunque democrazia a sovranità popolare. La caduta del muro di Berlino aveva creato condizioni favorevoli per superare questo limite posto alla nostra sovranità popolare fin dai tempi di “Yalta”. Infatti la normale fisiologia di una libera democrazia comporta la reale possibilità di alternanze politiche nel governo della cosa pubblica. Ma proprio questo risulta sgradito a poteri che, già prima e ancora oggi, sottopongono a continui contraccolpi le istituzioni democratiche. L’elenco dei fatti che l’attestano sarebbe lungo ma è noto. Tutti comunque riconosciamo che ad indebolire la tenuta democratica del paese possono, ad esempio, contribuire: campagne di discredito della cultura politica dei partiti; illecite operazioni dei poteri occulti; monopolizzazioni private dei mezzi di comunicazione sociale; mancanza di rigorose norme per sancire incompatibilità e regolare i cosiddetti conflitti di interesse; alleanze segrete con le potenti mafie in cambio della loro sempre più capillare e garantita penetrazione economica e sociale; mito della governabilità a scapito della funzione parlamentare della rappresentanza; progressiva riduzione dello stato di diritto a favore dello stato padrone a conduzione tendenzialmente personale; sconfinamenti di potere dalle proprie competenze da parte di organi statali e conseguenti scontri tra istituzioni; tentativi di imbavagliare la giustizia e di piegarla a interessi privati; devastazione del costume sociale e dell’etica pubblica attraverso corruzioni, legittimazioni dell’illecito, spettacolari esibizioni della trasgressione quale liberatoria opportunità per tutti di dare stura ai più diversi appetiti. Di questo degrado che indebolisce la democrazia dobbiamo sentirci tutti corresponsabili; nessuno è esente da colpe, neppure le istituzioni religiose. Differente invece resta la valutazione politica se oggi in Italia possiamo ancora, o non più, dire di essere in una reale democrazia. È una valutazione che non compete a questo mio intervento, che intende restare estraneo alla dialettica delle parti e delle opinioni. Al di là delle diverse e opinabili diagnosi, c’è il fatto che oggi molti, forse i più, non si accorgono del processo, comunque in atto, di morte lenta e indolore della democrazia, del processo che potremmo definire di progressiva “eutanasia” della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista. Fascismo di ieri e populismo di oggi sono fenomeni storicamente differenti, ma hanno in comune la necessità di disfarsi di tutto ciò che è democratico ritenuto ingombro inutile e avverso. Allo scopo può persino servire la ridicola volgarità dell’ignoranza o della malafede di chi pensa di liquidare come “comunista” o “cattocomunista” ogni forma di difesa dei principi e delle regole della democrazia, ogni denuncia dei soprusi che sono sotto gli occhi di chiunque non sia affetto da miopia e che, non a caso, preoccupano la stampa democratica mondiale. Il senso della realtà deve però condurci a prendere atto che non serve restare ancorati ad atteggiamenti nostalgici e recriminatori, ignorando i cambiamenti irreversibili avvenuti negli ultimi decenni. Servono invece proposte positivamente innovative e democraticamente qualificate, capaci di rispondere ai reali problemi, alle giuste attese della gente e, negli attuali tempi di crisi, ai sempre più gravi e urgenti bisogni del paese. Perché finisca la deriva dell’antipolitica e della sua abile strumentalizzazione è necessaria una politica nuova e intelligente. Ci attendiamo non una politica che dica “cose nuove ma non giuste”, secondo la prassi oggi dominante. Neppure ci può bastare la retorica petulante che ripete “cose giuste ma non nuove”. È invece indispensabile che “giusto e nuovo” stiano insieme. Urge perciò progettualità politica, capacità di dire parole e realizzare fatti che sappiano coniugare novità e rettitudine, etica e cultura, unità nazionale e pluralismi, ecc. nel costruire libertà e democrazia, giustizia e pace.Solo così, nella vita civile, può rinascere la speranza. Certamente la speranza cristiana guarda oltre le contingenza della città terrena. E desidero dirlo proprio pensando ai morti che ricordiamo in questi giorni. La fede ne attende la risurrezione dei corpi alla pienezza della vita e dello shalom biblico. Ma questa grande attesa alimenta anche la speranza umana per l’oggi della storia e per il suo prossimo futuro. Pertanto, perché questa speranza resti accesa, vorrei che idealmente qui, dal Campo della Gloria, si levasse come un appello a tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Vorrei che l’appello si rivolgesse in particolare a coloro che, nell’una e nell’altra parte dei diversi e opposti schieramenti politici, dentro la maggioranza e l’opposizione, si richiamano ai principi della libertà e della democrazia e non hanno del tutto perso il senso delle istituzioni e dell’etica pubblica. A voi diciamo che dinanzi alla storia - e, per chi crede, dinanzi a Dio - avete la responsabilità di fermare l’eutanasia della Repubblica democratica. L’appello è invito a dialogare al di là della dialettica e conflittualità politica, a unirvi nel difendere e rilanciare la democrazia nei suoi fondamenti costituzionali. Non è tempo di contrapposizioni propagandistiche, né di beghe di basso profilo.L’attuale emergenza e la memoria di chi ha combattuto per la Liberazione vi chiedono di cercare politicamente insieme come uscire, prima che sia troppo tardi, dal rischio di una possibile deriva delle istituzioni repubblicane. Prima delle giuste e necessarie battaglie politiche, ci sta a cuore la salute costituzionale della Repubblica, il bene supremo di un’Italia unitaria e pluralista, che insieme vogliamo “libera e democratica”.

In memoria delle tre donne cinesi morte a Prato, alle quali il sindaco ha voluto negare il lutto cittadino: il permesso di soggiorno viene richiesto anche da morti.

Ed è per voi sfruttati...

A questo link, si può trovare un ameno articolo di Repubblica, edizione Milano, che mi riguarda. Non allego qui la foto annessa all'articolo (per altro solo nell'edizione cartacea) che ritraeva anche lo scrivente. Avrei voluto, dovuto parlarne prima, visto che è stato pubblicato a metà luglio e che ho toccato con mano la crudezza del giornalismo inutile. Nel virgolettato dell'articolo, le frasi riportate come mie non sono proprio tali, così come altre imprecisioni abbondano. Poco prima che questa giornalista si presentasse al servizio presso il quale operavo, sono stato inibito dal lamentarmi di essere precario, interinale per due mesi, per giunta assunto con un livello più basso di quello previsto dal CCNL. Ad ogni modo, il piano anticaldo del Comune di Milano rivolto agli anziani, che era il servizio in questione, è una vetrina, una trovata propagandistica che si trascina da anni - e forse mai come stavolta scrivere un post mi libera da un grande peso, quasi che sia stato a mia volta complice di un'operazione poco efficace, pressoché inutile e altamente dispendiosa. Le vere emergenze riguardanti gli anziani che vengono affrontate col piano anticaldo sono poche e... non si verificano certo solo d'estate! A esse provvedono per lo più gli enti già figuranti sul  territorio, CMA (Centri Multiservizi Anziani) in primis, nonostante le risorse scarse, a partire dal personale. 
Mi assolvo perché credo di aver operato decentemente, per quanto era in mio potere fare. Chissà perché, durante il lavoro ogni tanto mi riecheggiava nella mente uno slogan bizzarro: Comune di Milano, non lo dimenticare, con la mafia ci sei voluto stare...

Luciferino d'oro

Non sarà il caso di istituire un premio antitetico all'Ambrogino d'oro, spesso elargito a nefandi figuri? Lo intitolerei perciò Luciferino d'oro, in spregio alle giunte milanesi degli ultimi vent'anni e più, che sono responsabili delle scelte politico-aziendali della compianta Azienda Trasporti Municipali. Per quest'anno proporrei come vincitore, anzi, vincitrice del Luciferino d'oro, proprio l'ATM. Assolvendo i conducenti, naturalmente. Sì perché da quando l'Atm è privatizzata gli incidenti - anche letali -  e i disservizi sono maggiori. E' inutile che ci infinocchino con le stazioni rimodernate, con televisori ovunque e altre amenità: il core-business dell'azienda sono i trasporti, possibilmente non troppo in ritardo e senza ritrovarsi su veri bus-people! Invece non è così, quest'estate è stata particolarmente disastrosa e non è ancora finita. A giugno sono state variate e istituite nuove linee. Ma poi sono partiti i lavori di "ammodernamento" e ora financo gli autisti non sanno più dove andare e fare fermata; e non esagero, perché mi è capitato di chiedere a un autista di tirarci su, mentre lui faceva cenno che non c'era fermata; poi ha intravisto il biglietto smunto dalla pioggia che stava a simboleggiare la fatidica fermata e...ci siamo sorrisi a vicenda. 
Non bastavano le scelte sciagurate come l'indebitamento per i radiobus, la soppressione serale di alcune linee periferiche come la 52 (con l'obbligo di prendere appunto il radiobus), le finte norme di sicurezza per cui i tram devono essere sempre distanti l'uno dall'altro, il biglietto magnetico e relative corbellerie (debiti, malfunzionamenti, etc.), la propaganda tipo "ATM unisce" o i bimbi gratis a bordo - sempre che abbiano un documento d'identità valido! Mentre per Trenitalia sulle tratte urbane da loro gestite resta la norma del "gratis sotto un metro". E ora, cantieri a più non posso: l'importante non è migliorare ma mostrare, un po' com'è avvenuto con le asfaltature stradali per tutta l'estate: non è questo d'altronde il partito del fare (i dané)? Incombono le elezioni, e gentaglia come Formentini perse proprio per non aver asfaltato le strade. Intanto Albertini si gode i proventi delle sue azioni Atm e le strade vengono pittate di giallo e di blu: il comune fa cassa! Le periferie così continuano a non trovare soluzioni ai propri problemi, ma risposte utili solo a chi in quei quartieri non ci vive ma li deve in qualche modo sfruttare.
Quindi, assegnerei decisamente il premio Luciferino d'oro 2010 all'Atm, con la motivazione che il servizio pubblico erogato è decisamente insufficiente per una città come Milano.

01/10 - E' ufficioso: il biglietto del tram, dopo anni di tentativi, verrà aumentato; costerà 1,20 euro ma, naturalmente, il cambio della tariffa verrà sancito solo dopo le elzioni comunali, quindi per la primavera-estate del 2011.                         

via Padova

Via Padova ora appare tranquilla. La militarizzazione dei mesi scorsi sembra ormai smantellata, anche se è servita da modello per criminalizzare altri quartieri.
Quando giro da queste parti mi sembra di essere finito improvvisamente in un film di Spike Lee: qui s'incrociano persone dalle provenienze e dalle storie più disparate. Oltre Loreto, fino alla fine di via Padova, è un ghetto: voluto dagli italiani, e non mi riferisco solo alle istituzioni; quando si alimenta il pregiudizio che le case si danno solo agli stranieri, bisogna ricordare che molti alloggi popolari riscattati, occupati o residenziali vengono affittati agli immigrati, così come accadeva ai nostri ascendenti meridionali, per speculare sulla loro pelle, solo che oggi il ricatto è maggiore e legalizzato: in un monolocale stanno bene 5 persone; un appartamento, perfino una cantina Aler, occupati abusivamente, si possono affittare a chi è più disperato. Ci sono anche stranieri assegnatari o occupanti, ma sono una minoranza. Gli immigrati sono un affare, perché gli italiani non vivrebbero mai in simili condizioni di sovraffollamento, né pagherebbero tali criminalissime cifre.  Nella perpetua mancanza di memoria storica, oggi, chi magari piangeva di fronte ai cartelli "non si affitta ai meridionali", spreme i nuovi immigrati senza pietà, votando poi, se possibile, Lega o comunque aderendo al razzismo qualunque più becero. Non è uno straniero che arriva a scegliere di vivere in via Padova, a San Siro o allo Stadera: vi è costretto.
Bossi non avrà rimorsi, se non quello di aver esagerato con cocaina e Luisa Corna una sera di tanti anni fa, quando un'emorragia cerebrale più forte delle altre lo mise al tappeto. La Corna ha pagato con l'esilio mediatico l'indecisione che pure era dettata dalla paura dello scandalo. Sciocchezze, in confronto al rimorso e al ritardo che le istituzioni e gli speculatori immobiliari, piccoli o grandi che siano, possono provocare nelle nostre periferie (cioé dove si vive veramente) se si continuerà a rispondere con odio agli stranieri - come accaduto a Chinatown con la funesta giunta Moratti. Eppure basta osservare i bambini, proprio di via Padova, per vaccinarsi dal razzismo: sono come tutti gli altri piccoli di uomo. La loro tenerezza insegna, il loro rispetto è vitale, ancora una volta, per tutti.

rispettare i bambini

Il mondo si potrebbe ormai permettere un grande lusso: amare i bambini e rispettarli.
A Firenze si è appena conclusa Pitti bimbo: non trovo solo esecrabile che esista un commercio fiorente su abiti e accessori per bambini - naturalmente ricchissimi - ma che dei piccoli vengano fatti sfilare. Nonostante esistano l'Unicef, la dichiarazione dei diritti del fanciullo e una caterva di discorsi sul rispetto dell'infanzia, sappiamo che le azioni sono ben lungi dal proteggere i piccoli delle società: bambini soldati, lavoratori, prostituiti, morenti per fame, malattie e guerre. 
E da noi? Sorvolando sul fatto che oggi molti comincino a chiedersi se mandare i propri bambini all'oratorio, mi domando se sia sufficiente il codice di autoregolamentazione tv e minori. Intanto, spero che Mike Bongiorno si sia portato con sé nella tomba i programmi con piccoli concorrenti: una barbarie che sembra incoraggiare atteggiamenti adulti da calare sui piccoli; il traslato è che, nello scimmiottare i grandi, ai bambini venga aperta la porta del sesso proprio "adulto". Penso infatti che simili programmi avessero tra i telespettatori molti pedofili; sorgono poi dubbi inquietanti sul fatto che ci siano genitori disposti a "vendere" i propri figli. Per andare in tv, certo, ma...solo quello? C'è anche la pubblicità di settore, con corollari di agenzie (tutte serie?) e soprattutto bombardamenti a tappeto di spot per bambini: anni fa erano proibiti, anche se la cosa durò poco. Ma i piccoli vengono indottrinati al consumo, restano ipnotizzati più dagli spot che dai cartoni, indotti così a "ricattare" i genitori per le compere. Sotto i 6 anni i bambini non possono difendersi, parola di Federal Trade Commission. Ci sono paesi europei che hanno bandito o limitato la pubblicità per bambini. Ma da noi i piccoli mangiano, ingrassano, e si addormentano con la tv. Con buona pace dei genitori che in un caso su due non controllano nemmeno cosa guardino i figli sul piccolo schermo.
Sarebbe infine davvero un lusso se i bambini non venissero usati nelle pubblicità: una grande forma di rispetto sarebbe disegnarli, invece di usarne l'immagine per veicolare acquisti - e anche comportamenti. Ma non è così; per vendere giocattoli, pappe, pannolini, detergenti, perfino automobili e polizze i bambini vengono buttati in "pornografia" alla grande.
© 2010 Peanuts Worldwide LLC
La televisione fa male a tutti  e non mi riferisco alle campagne persecutorie della Rai volte a estorcere il canone a tutti i costi - terrorismo compreso. Sarebbe utopia somministrarla ai bambini col contagocce  o  proprio per nulla. Ma è più facile parcheggiarli davanti al più grande educatore di tutti i tempi e purtroppo non si tratta di Steiner o di Freire. Ora col digitale terrestre proliferano i canali tematici dedicati ai bambini. Con l'imperativo di vendere, vendere e ancora vendere. Quanto rimpiango la tenerezza di Charles Monroe Schulz, che i bambini li disegnava con un umorismo e un esistenzialismo capaci ancora d'incanto. Non c'è bisogno di citare Umberto Eco, per definire i Peanuts poesia.

Io ricordo

Ho 40 anni, lavoro nel sociale, precario come tanti, troppi.
Dopo l'esperienza nell'estrema sinistra non volevo più partecipare a presidi, cortei, assemblee, manco mi sarei pensato a tenere un blog. Ma c'era un discorso sospeso, pieno di punti oscuri, dal '93, quando era esplosa la bomba al Pac, in via Palestro a Milano: era difficile mettere a fuoco il motivo. Dopo la deflagrazione ero sul posto, ricordo fiamme, confusione e la visione devastante che mi colse all'improvviso, quando scorsi qualcosa di incerto, in mezzo ai rami di un albero: erano resti umani, era un pezzo di qualcuno. Pochi giorni dopo i centri sociali scesero in piazza ma si tennero distanti dal corteo ufficiale, senza imboccare via Palestro ma si guardava verso il Pac, come verso qualcosa di imperscrutabile, cercando di afferrare il senso di tanta brutalità. Ancora una bomba a colpire innocenti, ma non era più tempo di strategia della tensione. O forse sì. Attualizzata. Negli anni si comprese che quello era un fax della mafia. Contro il 41bis, in piena trattativa tra stato e Cosa Nostra. E oggi...
Oggi il perseverare del malaffare ha gettato il paese in un baratro di disperazione. Casa, lavoro, ambiente, cultura, salute, servizi sociali, scuola, socialità, tutto è in secondo piano rispetto a interessi privati. Uno slogan dei centri sociali denunciava la "mafia dei partiti". Ma mi addolorava vedere che non c'era nessun cambiamento, cioè rivoluzione, intorno a me. Mi affliggevo quando, al Leoncavallo, ero in mezzo a figli di consoli, stilisti, gioiellieri, industriali: che cavolo avevo da spartire con loro? Modaioli, che via via son ritornati - infatti - tutti in un percorso semplice, strade spianate, dove non è dramma sopravvivere. Da tempo però ho ritrovato libertà di dissentire, di dire la mia, di cercare di fare qualcosa insieme ad altri resistenti, su questo treno senza freni che è il nostro sciagurato paese, in balia di mafiosi e politici collusi. Come trovo ricco di senso lavorare nel "sociale", così non me la sento di stare alla finestra a guardare questa ondata di morte collettiva. Perciò il blog lambisce ossessivamente il discorso antimafioso. E' il riflesso del rispetto del coraggio di persone come Giulio Cavalli, Benny Calasanzio, Salvatore Borsellino, Antonella Mascali, Daniele Luttazzi... Percorsi e anime eterogenee, com'è giusto che sia, ma con un amore sincero per un dignitoso vivere in comune, nel ricordo di chi ha pagato duramente per aver lottato contro la mafia.
Rostagno intervista Borsellino
Come Mauro Rostagno: aperta la comunità terapeutica Saman vicino a Trapani, per il recupero di tossicodipendenti, alcuni li aveva coinvolti a lavorare nella tv locale Radio Tele Cine, per mezzo della quale denunciava l'intreccio politico-mafioso. Aveva contattato Falcone per rivelargli qualcosa che aveva scoperto (un traffico d'armi che era riuscito a filmare, qualcosa in cui c'entravano il Psi di Craxi e, anni dopo, l'assassinio Alpi); Mauro conosceva e aveva intervistato Borsellino, per il quale provava rispetto. Fu proprio il giudice tra i primi ad arrivare a Saman la sera dopo l'omicidio di Rostagno. Entrambi sapevano dello spaccio quale linfa per la mafia e soprattutto della potenza nefasta del matrimonio tra macrocriminalità e politica, anche per via massonica; perciò mafiosi, agenti dei servizi segreti e politici collusi avrebbero dovuto rubare qualcosa ad ambedue, dopo averli trucidati: una videocassetta nel caso del sociologo torinese, la nota agenda rossa in quello del giudice palermitano. Erano le prove contro qualcuno di potente. Ma bastava solo il loro impegno per condannarli a morte da Riina e dai boss che approvarono la morte di Rostagno, colpevole di aver attaccato Cosa Nostra e di aver ritrovato quella commistione tra stato, servizi segreti, massoneria e mafia che analogamente fu oggetto delle indagini di Borsellino. Rostagno faceva nomi e cognomi e aveva uno stile giocoso ma lucido, molto simile a quello di Impastato: Peppino usava la radio, Mauro la televisione. Si erano conosciuti e fatto molto lavoro politico insieme, in Lotta continua. Ecco quindi il filo rosso che chiarisce che il nemico è sempre lo stesso, che nuoce alla collettività intera e noi... noi, non abbiamo, ancora una volta, che da perdere le catene che ci opprimono.

Luttazzi docet

Vorrei spezzare una lancia (e anche un'Alfa Romeo) per il sincero Daniele Luttazzi, che ha un concetto e una pratica altissimi della satira,la quale è estensione del diritto di opinione - con una funzione pedagogica, per cui il gastroenterologo mancato è in grado di insegnare. Penso che il vero motivo per cui Decameron fu censurato da La7 non fosse la battuta che partendo dalla guerra in Iraq e Berlosco,  verteva su Ferrara & C. (e che usata  in teatro nei mesi precedenti non aveva dato scandalo alcuno) ma il video-spot sulla guerra in Afghanistan, ripetuto in ogni puntata del programma. Si era sotto il centro-sinistra e la cosa più grave che possa fare una formazione progressista è proprio la guerra, con massacri specialmente di civili. Allora, come oggi, fu il Pd il principale nemico di Luttazzi - e non  di Berlusconi! Anzi! Com'è ben noto con la mancata soluzione del conflitto d'interessi, il che, insieme a questa ennesima persecuzione verso il buon Daniele, getta luci inquietanti sul nostro futuro: ma se pure ci liberassimo, finalmente, di B., cosa cambierebbe se ci fosse a governare il Pd, magari alleato a Fini e Casini ?! Luttazzi con un minuto di immagini crude denunciava la falsa, perversa e nazista indole del Partito Democratico.
Di fronte alla gravità del decreto bavaglio - censura fa rima con dittatura - non posso non pensare invece proprio a lui, l'intellettuale più censurato in assoluto. In Decameron ricordò la figura di Biagi (Enzo, naturalmente) e senza cedere al minimo sentimentalismo sputtanò tutti quelli che ostentavano cordoglio alla sua dipartita, mentre quando il giornalista fu cacciato dalla Rai avevano sparato contro Biagi ad alzo zero. Attaccare Luttazzi serve a distrarre dalla legge che potrebbe chiamarsi proprio anti-Luttazzi, perché Luttazzi è sinonimo di libertà!
In pentola bolle anche una manovra, tanto per cambiare, liberticida, una legge che ruba soldi (e diritti) financo ai disabili. Una nazione progredisce quando abbatte barriere, quando non lascia indietro nessuno. Invece questo non è un paese per i disabili, nè per la cultura e tanto meno per il federalismo: tagli agli enti locali, ma chi più di comuni e regioni attua il tanto decantato - e vituperato - federalismo? Tutte queste cose vengono sottaciute attaccando Luttazzi, a esempio, che è invece liberatorio e "istruttivo". Oh sicuro, il governo non copia, aver deciso di far soffrire i disabili è originalissimo!
Le due principali argomentazioni di Daniele Luttazzi sono efficaci: prima era volgare, ora invece copia - e quindi non è più osceno? Detto poi proprio dai puffi del regno del copia e incolla, la Rete? In secondo luogo, conta davvero come racconti una battuta, il non verbale, le parole scelte e con parsimonia; è lo stesso motivo per cui una barzelletta raccontata male non fa ridere... Berlusconi quando le snocciola, in quel modo pietoso, pensa di essere più bravo di Luttazzi! Un esempio sull'importanza del modo di recitare  è lo sketch di Totò e Pappagone in Duomo a Milano col vigile, soprattutto quando il grande comico chiede  al ghisa "Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?" : Totò ci mise la sua originalissima mimica, con una gestualità e una verve da attore consumato.
C'è un terzo scandalo che potrebbe essere un'abile copertura per il bombardamento di Luttazzi: Tronchetti-Provera. Il suo nome, nonostante i vari scandali che coinvolgono Telecom, non era mai venuto fuori come colpevole. Ma ora sì. E chi è il propietario di La7? Telecom! E' vero che Luttazzi andò in onda appena dopo l'uscita di Pirelli da Telecom, ma chi trasse vantaggio dallo spionaggio di Tavaroli & C.? L'ex marito della figlia di Pirelli. Oltre a spiare il capo di Coca-Cola Italia, giornalisti, gente di spettacolo etc. (modello P2), studiavano anche i nemici di Tronchetti-Provera! Proprio nella scalata Telecom, il presidente di Pirelli aveva paura che dietro l'Oak-Fund ci fossero dei manager della ex-Sip. Ma oak in inglese significa "quercia": quei  soldi facevano capo ai Ds e a D'Alema in  particolare! Tronchetti e Pirelli tacquero, poi il  fulmineo decreto Mastella, sotto Prodi, fece sparire tutto. In Italia è sempre così complicato trovare i grandi criminali. E' molto più facile attaccare un comico volgare e istigare le persone comuni alla sindrome dello struzzo. Non mi sento truffato da Luttazzi, au contraire! Senza di lui non saprei molte cose, compresa l'esistenza di Letterman, di Lenny Bruce e altri; come anche di Pee Wee! (già, perché nessuno parla di Pee Wee?). Luttazzi non è un criminale. E' un artista e nessuno nasce dal nulla. Bach si nutriva di Corelli e lo arricchiva di elementi più elaborati. Era plagio? Ma avrebbe senso rispondere?
Luttazzi è forse più scomodo a sinistra che a destra (to', come Moana, l'ex amante di Grillo). Farlo fuori simboleggia il "politically-correct". Perché non ha padroni, perché non guarda in faccia nessuno. Ha il coraggio della libertà. Per questo non mi sentirò mai tradito da lui. SE LO ATTACCANO, CERCO DI CAPIRE PERCHE': CUI PRODEST?

Scacchiare

Come si effettua la scacchiatura, soprattutto sulle piante di pomodoro? Mentre per altri vegetali, come il peperone, non occorre scacchiare e per la vite la cosa è più complessa (ma c'è sempre Google Video), per quanto riguarda i pomodori l'operazione è più semplice: servono solo le dita :)
Alcuni sono contrari alla potatura di parti della pianta di pomodoro, ma ciò pare sia accettabile solo per quella di tipo "determinato", che si sviluppa in larghezza: è però poco diffusa, per lo più coltivata a livello industriale. Al contrario, le piante indeterminate sono così nominate perché si sviluppano in altezza -  perciò è necessario appoggiarle a dei tutori per farle crescere meglio. Le indeterminate sono più presenti nei nostri orti o vasi in terrazza e, proprio con queste piante, è davvero utile scacchiare (o sfemminellare). Scacchiare significa eliminare i cacchi (dette anche femminelle), vale a dire i germogli infruttiferi, per dare maggior vigore ai rami fruttiferi. I cacchi sono i germogli laterali presenti nell'ascella della pianta, cioè il punto d'incontro tra il fusto centrale e i rami. Le femminelle vanno asportate prima che raggiungano i 3 cm di lunghezza. Nella prima foto, quello cerchiato di rosso è proprio un cacchio di pomodoro. Basta prenderlo con le dita e strapparlo via.
Utile è anche la cimatura, che consiste nell’asportazione della parte superiore del germoglio apicale; in questo modo il pomodoro limita lo sviluppo in altezza (viene fatta dopo che la pianta ha gettato il quarto palco di branche, cioè il complesso di due o più rami inseriti sul fusto circa alla stessa altezza dal suolo). Nella seconda foto, nel cerchio rosso è indicata la cima e in viola il punto dove va staccata. Tutto ciò evita che la pianta coltivata non sviluppi troppo la vegetazione a scapito della fruttificazione, anticipando la maturazione dei pomodori. Inoltre scacchiare e cimare favoriscono una maggiore ventilazione tra il fogliame, aiutando perciò a prevenire la formazione di micosi (funghi), come del resto avviene evitando di bagnare le foglie quando si innaffia la pianta. Senza queste due operazioni, da effettuare a mani nude, perché i rami devono essere ancora teneri (in caso contrario sarebbe ormai tardi per compierle), il pomodoro produce sì molti più frutti, ma questi non si sviluppano molto nelle dimensioni (e anche nel gusto). Buon raccolto!

Nota. Ho ripubblicato, commenti compresi, questo post dopo aver cercato di migliorarlo. Grazie per le numerose visite, mi fa sempre sorridere pensare che sia più concreto cercare di coltivare pomodori che avere fiducia nella politica!

C'è uno stato...

C'è uno stato che volta le spalle ai suoi uomini migliori e li lascia prede dei nemici dello stato stesso.  C'è uno stato che sbatte la porta in faccia a chi a bisogno, che si tratti di casa, lavoro, scuola, cultura o assistenza. C'è uno stato che considera i disabili "parassiti" e li lascia senza aiuti. C'è uno stato che porge le  proprie vene all'impianto del cancro della grande criminalità organizzata e degli evasori finanziari, premiandoli  - e  invece punisce, implacabile, i piccoli delinquenti e chi commette piccole infrazioni. C'è uno stato che distrugge se stesso, i suoi paesaggi, urbani e naturistici, e li lascia divorare dalla speculazione edilizia. C'è uno stato che permette che i suoi servi in divisa possano uccidere cittadini comuni, senza tema di essere perseguiti, ma anzi promossi, permeando quelle divise di orribile vergogna. C'è uno stato che muore e fa morire. C'è uno stato che deve essere fermato. O sarà la fine di ogni possibile concordia, e noi saremo gettati in un futuro prossimo simile al film "Blade Runner": un futuro buio, freddo, pieno di pioggia  sporca e di esseri senz'anima.

preghiera per il Giorno del Ringraziamento

A John Dillinger con la speranza che sia sempre vivo.
Giorno del Ringraziamento. 28 novembre 1986.

Grazie per il tacchino selvatico e
i piccioni viaggiatori, destinati
a essere cacati attraverso le sane
budella americane.
Grazie per un Continente da saccheggiare
e avvelenare.
Grazie per gli Indiani che ci procurano
quel tanto di stimoli e di pericoli.
Grazie per le immense mandrie di bisonti
da uccidere e scuoiare, lasciando le
carcasse a marcire.
Grazie per le laute ricompense sui lupi
e i coyotes.
Grazie per il Sogno Americano
da involgarire e falsificare fin quando
le nude menzogne non vi risplendano attraverso.
Grazie per il KKK
Per gli uomini di legge che incidono
una tacca per ogni negro ucciso
Per le rispettabili signore casa-e-chiesa
con le loro facce meschine, smunte,
sgradevoli, perverse.
Grazie per gli adesivi
«Ammazza un frocio in nome di Cristo».
Grazie per l’AIDS di laboratorio.
Grazie per il Proibizionismo e la
Lotta contro la Droga.
Grazie per un paese dove
a nessuno è dato di badare
ai fatti propri.
Grazie per una nazione di spie.
Sì, grazie per tutti i
ricordi… va bene, facci vedere
le tue braccia…
Sei sempre stato un problema
e ci hai proprio rotto i coglioni.
Grazie per l’ultimo e più grande
tradimento dell’ultimo e più grande
dei sogni umani.

Pubblicità

Ebbene sì, anche qui fa la sua apparizione la pubblicità... Ma perché? Be', potrei giustificarmi portando a scusante la vicenda - a molti zeri - di Santoro: ah, lui sì e io no?! Oppure, potrei sostenere che in vista dell'approvazione della legge bavaglio mi toccherà magari di dover risarcire qualcuno che si sarà scoperto "offeso" da uno dei miei articoletti (ah, che ridere! figuriamoci se "Scacchiatore" sarà mai noto ai vari capibastone che sbeffeggio). No, niente di tutto questo, per me è solo un esperimento; so infatti che non guadagnerò molto, visto che il blog è tra le migliaia di quelli misconosciuti. Perciò non si offendano i visitatori: può forse essere discutibile, certo, scrivere di cose non allegre, con un taglio volutamente politico e intanto permettere che vengano inseriti annunci pubblicitari in mezzo. Ma questo foglio elettrico ha la potenza delle ali di una farfalla e un po' di réclame non lo appesantirà di certo. Nella speranza che gli annunci non siano contrari alle mie idee: in tal caso, li toglierò. Aggiungo infine che certa pubblicità, come Carosello era anche gradevole, spettacolo nello spettacolo; compariva senza usare colpi bassi, come invece fanno oggi gli spot veicolando emozioni in modo mendace. Inoltre molti personaggi potevano raggranellare qualcosa e farsi, a loro volta, pubblicità (e anche rimettere piede in Rai, pur essendone stati ostracizzati, come accadde a Mina). Si accettano critiche e suggerimenti!

Dottoressa cannabis

Quest'uomo nella foto ha 42 anni, è della provincia dell'Aquila, faceva il poliziotto e ora è affetto da Sla. Marco e' il primo italiano ad avere ricevuto marijuana gratis dalla Asl a scopo terapeutico e ha commentato così l'evento: "E' una vittoria di tutte le persone che soffrono e che sono costrette, per inspiegabili posizioni ideologiche e politiche, a fare a meno di un medicinale che si e' dimostrato, anche scientificamente, essere molto più efficace e conveniente dei farmaci attualmente in commercio in Italia". Ma Marco aggiunge: "Mi vengono concessi solo 3 mesi di trattamento con un’assoluta incertezza sulla continuità assistenziale delle cure necessarie a me e a pazienti nelle mie stesse condizioni." 
I legali di Marco, come anche Ignazio Marino (Pd), osservano che attualmente importare la cannabis terapeutica dall'Olanda costa 12.000 euro a paziente, mentre ne costerebbe 5000 se fosse prodotta in Italia, paese che, prima della crociata yankee antidroga nel dopoguerra, era il secondo produttore al mondo di canapa (il primo era l'Urss, mentre non si sa quanta ne coltivasse la Cina). La canapa allora era considerata il "tabacco dei poveri": infatti la fumava chi non poteva permettersi le sigarette. Ma allora perché non liberalizzarla e permettere di coltivarla, praticamente a costo zero, in orti, balconi e terrazze?
Un'interessante iscrizione sotto un portico a Bologna recita "
Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”.

qui si campa d'aria

Mentre New York si paralizza per delle ciambelle, Maroni si lamenta alla MilleMiglia di non avere servosterzo, servofreno...(in una parola, SERVI) e Elton John rischia di non poter cantare in Marocco per eccesso di gaiezza, il CO2 aumenta e Eyjafjallajolull s'incacchia di nuovo. Parrebbe che il colpo di coda di questo rigido inverno sia proprio dovuto al vulcano islandese: la sua cenere avrebbe bloccato l'anticiclone delle Azzorre. Insomma per questa prima parte dell'anno l'eliofania, cioè la durata media dei giorni soleggiati, si è ridotta sensibilmente, a favore del gelicidio (i giorni di freddo intenso). Siamo tutti sulla stessa barca, in pessime acque: invito per questo a fare un salto su CO2now.org, cliccando sul banner nei siti suggeriti.
Formigoni improvvisamente ha lanciato un grido d'allarme invocando un "piano aria" nazionale. Forse che si senta finalmente toccato dal fatto che in regione l'aria sia sempre più appestata, tanto che è indagato insieme ai capi di Provincia e Comune di Milano per tale motivo?
Nella fotina, un'auto abbandonata in circonvallazione a Milano: si noti la differenza rispetto alla macchina di destra, che evidentemente ogni tanto andrà in gita all'autolavaggio. Oh, sì, sarà colpa del vulcano... Ma mostra comunque che aria si respira qui...

ospedale san spreco

L'ospedale San Carlo ora ha sul tetto una bella insegna luminosa, recante la denominazione del nosocomio, casomai qualche distrattone non capisse cosa sia quella serpe che si affaccia sulle case Gescal di San Siro. Le letterone sono costate 200mila euro e la somma è stata prelevata dal fondo etico dell'ospedale. La struttura, inaugurata nel 1967, ha, tra i tanti problemi, quello di essere da tempo fatiscente, con pezzi dei rivestimenti esterni crollati e pericolanti. Pochi giorni fa è stato inaugurato un impianto fototermico, mentre a febbraio era stata varata una pista di elisoccorso. Si era in campagna elettorale e con grande pompa Formigoni annunciava l'inizio del servizio di eliambulanza per la fascia ovest milanese. Peccato che l'eliporto verrà smontato e portato via! Un ospedale serve alla collettività, ma ancora una volta nel settore pubblico si assiste alla predominanza di interessi particolari. Questa sera la trasmissione "Report" si è occupata del modello sanitario lombardo, egemonizzato all'eccesso da soggetti privati e partiti, a scapito delle cure per i cittadini. In Italia la sanità ruota tutta intorno ai benedetti "DRG" (Diagnosis Related Groups), importati dagli Usa e dall'Europa: con questo sistema si rimborsa alla struttura erogante la prestazione effettuata, secondo parametri predefiniti. Così, se nel sistema pubblico per un medico non cambia fare una o mille operazioni, nel privato invece sì, tanto da far lievitare gli stipendi dei guaritori fino a 70/80.000 euro e più; mensili! Con operazioni inutili ma ben remunerate. E' così che si rinuncia alla salute come diritto universale, con le aberrazioni risapute, come il caso della Humanitas di Rozzano (valvole cardiache difettose impiantate a tutti i costi per profitto) e la tristemente nota "clinica degli orrori", la S.Rita (ormai rinverginata col nome "Istituto Clinico Città Studi"), per il cui processo il pm ha chiesto l’aggravante della crudeltà. Crudeltà, sì, di fare una diagnosi sbagliata, scientemente, per lucro. A esempio, quella del morbo di Alzheimer è possibile in vita con una biopsia del cervello, ma è una procedura difficile e dolorosa e si preferisce continuare in base a schemi per esclusione, con valutazioni di tipo probabilistico. Spesso però, siccome i posti-letto per questa malattia sono i più remunerati, ai (presunti) malati di Alzheimer sono dedicati numerosi reparti negli ospizi, anche se per molti il morbo non è certo quello ma altri (demenze post-infartuali, psicosi, malattie rare). Capita così di "spingere" già prima dell'istituzionalizzazione verso questa diagnosi, con assurdità inaudite (può un ictus causare il morbo di Alzheimer? Sì, certo, se sei medico e l'ospizio ti unge se gli mandi nuovi "clienti"). Rotelli, il boss messo a fuoco da Report, si salvò nel processo - tra gli altri - per l'esplosione della camera iperbarica al Galeazzi scaricando le colpe su un primario. Ma altri processi incombono su questo imperatore della medicina, anch'esso figlio d'arte: cioè di un piduista. Poi c'è chi ha cliniche e giornali, come gli Angelucci. Su tutto, svetta la benedizione del marchio fondato dal defunto don Giussani. Ippocrate...chi era costui?

"Ma lei perché fa il prete?" (Giovanni Battisti Montini a don Verzé, qualche tempo prima di sospenderlo dal ruolo sacerdotale)

Napolitano pusillus animus

Purtroppo questo non è un simpatico (?) vecchietto ma il presidente della Repubblica. Dovrei scrivere il "nostro", il "mio" presidente ma non mi riesce di farlo. Ieri costui si è presentato a Milano per la Festa della Liberazione. Che io sappia, gli unici in città che possono onorare la ricorrenza un giorno in anticipo sono i Niguardesi (e così accade colà con varie iniziative tra cui la tradizionale biciclettata) visto che in quel quartiere la Liberazione avvenne  il 24 aprile. Il motivo invero di questa toccata e fuga alla Scala è la vigliaccheria: il corteo nazionale del 25 aprile poteva rappresentare un  momento di forte contestazione per una carica, non solo simbolica, che oramai viene ricoperta nel modo più lubrico da questo residuato della destra del Pci. Egli firma ogni turpitudine gli venga presentata e se ogni tanto non lo fa è per far credere  di essere super partes. Invece è un complice. Ma deve vivere in un flou dorato e così oggi, quando i lavoratori della Scala hanno appeso uno striscione, di protesta per il recente decreto taglia-fondi allo spettacolo, sono stati caricati a freddo e uno di loro è finito all'ospedale, con la beffa dei successivi titoli che riportavano di violenti scontri tra le maestranze scaligere e le forze dell'ordine. La digos ha sequestrato uno striscione e un megafono, in puro stile ventennio. I media hanno registrato gli applausi al presidente di Bananaland  ma non i malumori della piazza, dove anche il povero Leonardo era blindato militarmente - chissà, quel suo sguardo torvo poteva magari intimorire l'ultraottagenuario ometto. Mi resta una grande amarezza, non tanto per i soliti gesti da pirla goleador di Formigoni di fronte a bordate di fischi e insulti, quanto perché ancora una volta s'è mostrato il volto totalitario e censorio di ogni dissenso da parte di una classe politica che della Resistenza non ha nemmeno l'ombra: lo stesso Napolitano vi avrebbe partecipato - dopo essere stato fascista - soltanto scrivendo articoli, ma questo lo faccio anche io qui e non mi sembra poi di combinare chissà che cosa.
Al Quirinale siede un presidente proditorio. Quando verrà il momento per il suo "Dies Irae" non verserò una lacrima, anzi...

Nestlé assassina

La Nestlè ha il più vasto mercato di latte in polvere nei paesi poveri e  non si fa scrupolo a promuoverne l'uso con tecniche di marketing irresponsabili: incoraggia e pubblicizza l'alimentazione dal biberon fornendo informazioni distorte sull'opportunità dell'allattamento artificiale e dando campioni gratuiti di latte alle madri e agli ospedali, in particolare dei paesi poveri o "dimenticando" di riscuotere i pagamenti. UNICEF e OMS hanno redatto un Codice che bandisce queste tecniche di marketing ma sono state scoperte e documentate centinaia di infrazioni del Codice da parte della Nestlé.
Da noi, ultimamente la multinazionale svizzera ha varato l'utilizzo di organismi geneticamente modificati nella pasta (Buitoni), nei latticini (Mio, Fruttolo, Lc1) dolci e merendine (After Eight, Antica Gelateria del Corso, Cheerios, Chocapic, Fibre 1, Fitness, Fruit Joy, Galak, Kit Kat, Lion, Motta, Nesquik, Perugina, Baci, Smarties). Infine l'olio di palma è un ingrediente altamente nocivo (ricco di colesterolo e causa di aumento di rischio cardiovascolare, secondo l'Oms) ma la Nestlé, come altri grossi marchi, lo utilizza in grande quantità perché a basso costo.

 
"Nelle società povere i bambini allattati artificialmente sono esposti alla morte 25 volte in più di quelli allattati al seno. Un milione e mezzo di bambini muoiono ogni anno perché non sono allattati al seno" (UNICEF)           Fonte: peacelink

pubblicità progresso

Resto un inguaribile ipercritico, ma vivendo nella merdopoli milanese non riesco a non parlare degli stronzi - e non mi riferisco ai lavoratori impettiti del centro, politici compresi, o ai fighetti che infestano ie miriadi di localini dove lo stralegale alcool fa sentire felici - evacuati dai cani dove passano carrozzine con bimbi e disabili, carrellini della spesa, persone con problemi di deambulazione. Trascurando il discorso di chi si compra alani, sante bernarde e pastori maremmani per condannarli a una vita d'appartamento, vorrei davvero rivolgere una prece ai cinomuniti perché evitino a tutti di sporcarsi e di farsi, ahimé, anche male. Pestare la merda forse porta fortuna O_o, però di sicuro è una cosa schifosa.  

- che post dimmerda, gionni! 
- eppure credevo di essere in tema con la par condicio e questi tempi,  frenc!

Monsignor profitto

Questo essere è anti-Cristo. Mentre si erge a difensore della vita la disprezza, calpestando, quale capo del clero italiano, i problemi di tutti quelli che, non avendo casa, lavoro e futuro - proprio per colpa degli amici della bestia che sale dal mare - quando si trovano di fronte a una gravidanza improvvisa, si costringono a doverla interrompere. Angelo(?) Bagnasco propugna libertà religiosa ma non ammette le ingerenze contro altre confessioni per avere l'8 per mille, considera il matrimonio come primario rispetto a pane, tetto e salario, tacendo volutamente sul fatto, a esempio, che chi non si sposa in chiesa, pur desiderandolo, non lo fa perché costa troppo. Nella sua mente sta il marcio, come quando, nel 2007, accostò l'omosessualità a incesto e pedofilia, rischiando una censura dal Parlamento Europeo per aver alimentato odio e violenza. 
Sulla pedofilia Bagnasco rifiuta attacchi contro la chiesa, ma ci sono preti che in Stati Uniti (dove la percentuale di malati di Aids è più alta nel clero che nella popolazione totale), Brasile, Africa, Irlanda, Danimarca, Belgio, Germania, Austria...dispensano l'abuso sessuale come massimo sacramento proprio a chi invece dovrebbero proteggere, i bambini (Sinite parvulos...). E anche alle suore, tanto per non far sbiadire il maschilismo clericale. Il principale, l'ex hitlerjugend, è evidentemente omosessuale, tanto da alimentare beffe sul suo amato padre Georg (e guai a chi tocca sua santità Nosferatu o verrà bacchettato come Luttazzi e Crozza). Bagnasco ghigna, il governo Berlusconi ha abolito l'Ici per evitare azioni di infrazione dall'Unione Europea per le agevolazioni date alla chiesa cattolica. Fu d'altro canto il predecessore di B., Craxi, a sommergere di regalie il clero italiano con la revisione del Concordato. Il Vaticano così è un altro stato su cui non può ingerire lo Stato italiano, ma proprio sul nostro territorio specula, guadagnando su immobili, donazioni, attività alberghiere, pellegrinaggi. Reinvestendo poi in petrolio, farmaceutici, oro, tramite lo Ior, che per molti grandi evasori fiscali italiani rappresenta un paradiso. Bagnasco invoca rispetto per la dignità umana, ma si preoccupa di elezioni. Politica, potere temporale. Ma non solo di destra, come dimostra l'intervento imbelle del pompiere Bersani (mal'a ttè e tt'ha caghè, non ce l'ha con la Bresso e la Bonino!..)
Giovanni Paolo I fu avvelenato perché voleva vuotare il sacco sulle malefatte di Vaticano e servizi segreti americani e italiani (P2, Ior di Marcinkus, Calvi, Sindona, omicido Orlandi, banda della Magliana, etc.) compresa la trattativa su Aldo Moro, rifiutata grazie al cambiamento di alcune parole della lettera con cui Paolo VI, ormai morente, prometteva ai brigatisti di appoggiare le loro richieste in cambio della liberazione del leader della sinistra democristiana. Sebbene Bagnasco si spertichi a difesa della vita, anche se vegetativa permanente, sa bene che a Wojtyla fu data l' eutanasia, quando la volle. Ancora, i mafiosi, soprattutto delle 'ndrine, pensano di essere buoni cristiani e la religione cattolica è un cemento per loro, ma il cardinale non si sogna minimamente di avviare la scomunica per  loro, in spregio a don Puglisi, don Diana e alle decine di preti sconosciuti uccisi dalle mafie. Tutte queste cose, e magari molto di più, Bagnasco le sa. Ma non le tira fuori dalla papalina. Lui predica. Come faceva  da parroco della Genova bene, fedele al reazionario cardinal Siri, il quale era pronto alla scomunica per chi osasse portare in chiesa una chitarra. Predica, Bagnasco. Con le tasche gonfie di denari. Bagnasco, il cambiavalute. Il venditore di colombe.
  
Gesù entrò nel tempio e  scacciò tutti quelli che vendevano e compravano nel primo cortile, rovesciò i banchi dei cambiamonete e i seggi dei venditori di colombe, dicendo loro: “Sta scritto: La casa mia sarà chiamata casa di preghiera; ma voi ne avete fatta una spelonca di ladri”   [Matteo 21, 12].

Gabbie per uomini

Elemento cardine della pedagogia concentrazionale, su cui vertono "Asylum" di Goffman e "Sorvegliare e punire" di Foucault, il carcere è un gigantesco interrogativo sul senso di ciò che sia umano. Con le aberrazioni dei lager anche ai giorni nostri, come Abu Ghraib e Guantanamo, non si può ignorare un mondo parallelo che, in Italia, conta decine di migliaia di reclusi. Molti dei ristretti lo sono per leggi inique: quella sulle tossicodipendenze, la "Fini-Giovanardi", dettata quindi da due campioni di crudeltà e opportunismo, e quella sull'immigrazione, la Bossi-Fini. Il carcere resta un serbatoio di recidività e di emarginazione, a detta di molti operatori penitenziari. Malattie come Aids ed epatiti si diffondono in situazioni dove l'assistenza sanitaria è latitante. A fronte del cronico e aggravantesi sovraffollamento, si scontano carenze di personale soprattutto riabilitativo: l'ultimo concorso per assistenti sociali risale ormai al 1998(!), ma, insieme a psicologi ed educatori, sono figure essenziali per lo svolgimento delle misure alternative alla detenzione, che non sono solo vantaggiose economicamente (un detenuto costa di più di un affidato ai servizi sociali e un freno al sovrappopolamento carcerario, ma vere misure di reinserimento sociale. Due affidati su dieci cascano nella recidiva, mentre tra i detenuti si sale a 7 su 10. E' stato dimostrato che proprio i tossicodipendenti hanno esiti maggiori di reinserimento, grazie alle misure alternative. Ma sui media fanno notizia quelli che tornano a delinquere, mentre eco viene data al ministro della giustizia Alfano quando invoca l'emergenza carceri; che poi, come si è risolta? Era un preludio a qualche nefandezza ad usum della Protezione Civile, che proprio mentre si voleva con superpoteri è incappata nello scandalo di cui si parla in questi giorni? Alfano proclamò a dicembre che avrebbe costruito un sacco di nuove carceri - se ne sentiva il bisogno, proprio... Invece di investire su cemento e sbarre, occorrerebbe puntare sulla riabilitazione sociale. Ma in tempi di tagli, a scuola e sociale in primis, si deve assistere alla distruzione di senso di umanità e di diritti umani, ai quali  pure è improntato l'Ordinamento Penitenziario.
Resta un dubbio: è ancora una selezione classista, quella che fa sì che l'avvocato di grido permetta a potenti e danarosi di non assaggiare la cella, mentre quello d'ufficio spesso non la fa evitare ai più? Ma va' là...
A proposito di Alfano, ex-portaborse di B.: Repubblica nel febbraio del 2002 rivelò che l'attuale ministro della Giustizia aveva partecipato, nell' estate del 1996, poco dopo la sua prima elezione a deputato regionale, al matrimonio della figlia del boss di Palma di Montechiaro, Croce Napoli, baciandolo assieme alla sposa e allo sposo. Il fatto è documentato in un video acquisito nel 2003 dalla Procura di Palermo. Naturalmente, Alfano era amico dello sposo e mica conosceva la sposa e tantomeno il padre mafioso.
Legalizzare la mafia / sarà la regola del duemila,
sarà il carisma di Mastro Lindo / a regolare la fila
e non dovremo vedere niente / che non abbiamo veduto già.                    (da "Bambini Venite Parvulos" , di Francesco De Gregori)

Dietro ogni scemo c'è un villaggio

I manicomi non esistono più, la legge 180 (detta "Basaglia") ne ha decretato la chiusura. Invece i manicomi criminali esistono ancora: oggi si chiamano "Ospedali Psichiatrici Giudiziari" (OPG). Uniscono infatti due realtà tra le più terribili: carcere e manicomio.  Furono creati sotto il gran criminale Mussolini e, come allora, sono rivolti a persone "incurabili", "pericolose" e perciò destinate a essere solo e soltanto recluse; in gabbia. Ma quanti e dove sono gli Opg? Sono sei e si trovano a Castiglione delle Stiviere (Mn), Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Napoli (all'interno del carcere di Secondigliano), Aversa (Ce),  Barcellona  Pozzo di Gotto (Me). E quanti sono i ristretti in queste strutture? Più di 1200, quasi tutti maschi, italiani. I loro delitti sono stati giudicati  commessi per infermità mentale, quindi non sono punibili e la condanna diventa una misura di sicurezza; a seconda del reato  e del parere del giudice  può durare  2, 5 o 10 anni, al termine dei quali sarà ancora il giudice a esprimersi sul loro caso e la loro condizione futura. Per le detenzioni di questo tipo si parla così di “ergastoli bianchi”, perché alcuni detenuti, di cinque anni in cinque anni dentro questi “ospedali” finiscono per passarci la vita. Con la recente riforma della medicina penitenziaria, gli Opg sono ora di esclusiva competenza sanitaria, delle Asl, quindi delle Regioni. Dovrebbero essere distribuiti in piccole strutture medicalizzate, con sorveglianza e sicurezza solo esterna, mentre accanto ai malati internati dovrebbero esserci medici, infermieri e attività di recupero. Ma tutto ciò al momento rimane solo sulla carta. Restano il degrado, l'abbandono, la sporcizia, il rischio di epidemie, la promiscuità  nell’uso dei servizi igienici, il sovraffollamento  e i letti di contenzione, veri strumenti di tortura. Lo testimoniano alcuni parlamentari ed esponenti di associazioni che non dimenticano questo mondo a parte, ancora più oscuro e inquietante del carcere.  In Opg  tra i rinchiusi c'è chi ha ucciso  un familiare e chi ha tirato uno schiaffo a un carabiniere, c'è chi è stato prosciolto e chi è ancora in attesa di giudizio. Lì non c'è cura né terapia ma detenzione. E sicurezza. Perché queste persone sono per lo più scomode per famiglie e istituzioni e parcheggiate (!) in veri lager. Come ha scritto Alessandro Margara sul manifesto: "non sarebbe l'ora di chiudere la ditta Opg per indiscutibile fallimento?"           

 " La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini 
           che ti abbassa              
e ti costruisce un santuario di odio 
dietro la porta socchiusa. "

 Alda Merini

El portava i scarp del tennis

Milano, viale Papiniano: nello spartitraffico-parcheggio di fronte al supermercato alcune persone hanno ricavato il proprio alloggio. Nelle strutture pubbliche e private ci sono pochi posti e non ce ne sono proprio per chi beve o ha paura di essere derubato o rimpatriato in quanto clandestino. I posti letto messi a disposizione dall’Amministrazione comunale, a detta della stessa, sono in tutto circa 1400, distribuiti tra la Casa dell’Accoglienza di viale Ortles, le strutture in via Saponaro e allo Scalo Romana. Ma ce ne vorrebbe almeno il quadruplo, tanti sono i senza fissa dimora in questa puttana senza cuore di città. Pronta a vendersi a mafiosi, pubblicitari, stilisti e modaioli, ma priva di senso, avara di solidarietà. Ricca di eufemismi, come i giornali, che preferiscono la parola "clochard": ma i "barboni", come gli "handicappati", non abbisognano di parole. Servono fatti. E pensare che non siamo ai livelli degli Stati Uniti, dove i dati ufficiali dicono che ogni anno circa l’1% della popolazione, cioè 3 milioni e mezzo di persone, è costretta a vivere più o meno a lungo per strada. Qui a Milano però il Comune non ha alcun interesse ad adibire, per esempio, le proprie scuole abbandonate a ricoveri, dotandole magari di brandine e volontari. Né ha interesse a informare i clandestini che possono non correre il rischio di morire per strada in queste notti gelide. Un milione di euro stanziati dall'amministrazione comunale. Ma già qualcuno è morto, e quelli a venire forse è meglio che non facciano notizia, dopo le polemiche dell'anno scorso: siamo nella città dell'Expù, suvvia...

                                              "L'hann trovàa sotta a on mucc' de carton
                                                g'ahnn guardàa, el pareva nissun
                                                 g'hann tocaa el pareva ch'el dormiva
                                                  lassa stà che l'è roba de barbon"      
                                                                                                (Enzo Jannacci)

Tangenziale Craxi

Oggi è l'anniversario della nascita di Paolo Borsellino, risalente al 1940. Se si scrive il suo nome nel sito "Tuttocittà", indicando come città Milano, la maschera di ricerca richiede di selezionare l'indirizzo corretto, mentre ricorda le vie a lui intitolate nell'hinterland milanese: a Opera, Vimodrone e Novate Milanese (in quest'ultima la dedica comprende anche l'amico Giovanni Falcone). Milano Gomorra! Se la memoria che passa dal dedicare strade ed edifici ai nemici della mafia rode ai mafiosi stessi, vale anche l'inverso: intitolare vie e piazze ai grandi criminali ha un forte valore di approvazione per i maxidelinquenti ancora in vita. B. pianse come un lattante ai funerali di Craxi. Era immedesimazione: il grande criminale di Arcore non vorrebbe certo, per via di condanne a decine di anni di reclusione, dover riparare all'estero, come invece poco tempo fa gli ha suggerito - provocatoriamente - De Magistris. Queste riabilitazioni sono simboliche e, come tali, potenti. Il tempo passa, parce sepulto, oggi definito vittima del sistema da, guarda caso, un amico degli amici, dal ghigno crudele e foriero di sventure (altrui), quel Renato Schifani che il vulcanico Salvatore Borsellino non vuole più vedere alle commemorazioni in via D'Amelio.
Il sito del Tuttocittà è un po' più intelligente della Moratti: se si scrive come città "Milano" e nel riquadro della via "Craxi", lui subito corregge indicando via Lorenzo di Credi, pittore rinascimentale, non un politico corrotto - capace di far più che raddoppiare il debito pubblico.

«Ricordo l'incontro con la vedova di Pio La Torre, guardinga. Mi spiegò che eravamo vittime non di "segreti di Stato", ma di "delitti di Stato"»                                                                            Rosaria Schifani