El portava i scarp del tennis

Milano, viale Papiniano: nello spartitraffico-parcheggio di fronte al supermercato alcune persone hanno ricavato il proprio alloggio. Nelle strutture pubbliche e private ci sono pochi posti e non ce ne sono proprio per chi beve o ha paura di essere derubato o rimpatriato in quanto clandestino. I posti letto messi a disposizione dall’Amministrazione comunale, a detta della stessa, sono in tutto circa 1400, distribuiti tra la Casa dell’Accoglienza di viale Ortles, le strutture in via Saponaro e allo Scalo Romana. Ma ce ne vorrebbe almeno il quadruplo, tanti sono i senza fissa dimora in questa puttana senza cuore di città. Pronta a vendersi a mafiosi, pubblicitari, stilisti e modaioli, ma priva di senso, avara di solidarietà. Ricca di eufemismi, come i giornali, che preferiscono la parola "clochard": ma i "barboni", come gli "handicappati", non abbisognano di parole. Servono fatti. E pensare che non siamo ai livelli degli Stati Uniti, dove i dati ufficiali dicono che ogni anno circa l’1% della popolazione, cioè 3 milioni e mezzo di persone, è costretta a vivere più o meno a lungo per strada. Qui a Milano però il Comune non ha alcun interesse ad adibire, per esempio, le proprie scuole abbandonate a ricoveri, dotandole magari di brandine e volontari. Né ha interesse a informare i clandestini che possono non correre il rischio di morire per strada in queste notti gelide. Un milione di euro stanziati dall'amministrazione comunale. Ma già qualcuno è morto, e quelli a venire forse è meglio che non facciano notizia, dopo le polemiche dell'anno scorso: siamo nella città dell'Expù, suvvia...

                                              "L'hann trovàa sotta a on mucc' de carton
                                                g'ahnn guardàa, el pareva nissun
                                                 g'hann tocaa el pareva ch'el dormiva
                                                  lassa stà che l'è roba de barbon"      
                                                                                                (Enzo Jannacci)

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