rispettare i bambini

Il mondo si potrebbe ormai permettere un grande lusso: amare i bambini e rispettarli.
A Firenze si è appena conclusa Pitti bimbo: non trovo solo esecrabile che esista un commercio fiorente su abiti e accessori per bambini - naturalmente ricchissimi - ma che dei piccoli vengano fatti sfilare. Nonostante esistano l'Unicef, la dichiarazione dei diritti del fanciullo e una caterva di discorsi sul rispetto dell'infanzia, sappiamo che le azioni sono ben lungi dal proteggere i piccoli delle società: bambini soldati, lavoratori, prostituiti, morenti per fame, malattie e guerre. 
E da noi? Sorvolando sul fatto che oggi molti comincino a chiedersi se mandare i propri bambini all'oratorio, mi domando se sia sufficiente il codice di autoregolamentazione tv e minori. Intanto, spero che Mike Bongiorno si sia portato con sé nella tomba i programmi con piccoli concorrenti: una barbarie che sembra incoraggiare atteggiamenti adulti da calare sui piccoli; il traslato è che, nello scimmiottare i grandi, ai bambini venga aperta la porta del sesso proprio "adulto". Penso infatti che simili programmi avessero tra i telespettatori molti pedofili; sorgono poi dubbi inquietanti sul fatto che ci siano genitori disposti a "vendere" i propri figli. Per andare in tv, certo, ma...solo quello? C'è anche la pubblicità di settore, con corollari di agenzie (tutte serie?) e soprattutto bombardamenti a tappeto di spot per bambini: anni fa erano proibiti, anche se la cosa durò poco. Ma i piccoli vengono indottrinati al consumo, restano ipnotizzati più dagli spot che dai cartoni, indotti così a "ricattare" i genitori per le compere. Sotto i 6 anni i bambini non possono difendersi, parola di Federal Trade Commission. Ci sono paesi europei che hanno bandito o limitato la pubblicità per bambini. Ma da noi i piccoli mangiano, ingrassano, e si addormentano con la tv. Con buona pace dei genitori che in un caso su due non controllano nemmeno cosa guardino i figli sul piccolo schermo.
Sarebbe infine davvero un lusso se i bambini non venissero usati nelle pubblicità: una grande forma di rispetto sarebbe disegnarli, invece di usarne l'immagine per veicolare acquisti - e anche comportamenti. Ma non è così; per vendere giocattoli, pappe, pannolini, detergenti, perfino automobili e polizze i bambini vengono buttati in "pornografia" alla grande.
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La televisione fa male a tutti  e non mi riferisco alle campagne persecutorie della Rai volte a estorcere il canone a tutti i costi - terrorismo compreso. Sarebbe utopia somministrarla ai bambini col contagocce  o  proprio per nulla. Ma è più facile parcheggiarli davanti al più grande educatore di tutti i tempi e purtroppo non si tratta di Steiner o di Freire. Ora col digitale terrestre proliferano i canali tematici dedicati ai bambini. Con l'imperativo di vendere, vendere e ancora vendere. Quanto rimpiango la tenerezza di Charles Monroe Schulz, che i bambini li disegnava con un umorismo e un esistenzialismo capaci ancora d'incanto. Non c'è bisogno di citare Umberto Eco, per definire i Peanuts poesia.

Io ricordo

Ho 40 anni, lavoro nel sociale, precario come tanti, troppi.
Dopo l'esperienza nell'estrema sinistra non volevo più partecipare a presidi, cortei, assemblee, manco mi sarei pensato a tenere un blog. Ma c'era un discorso sospeso, pieno di punti oscuri, dal '93, quando era esplosa la bomba al Pac, in via Palestro a Milano: era difficile mettere a fuoco il motivo. Dopo la deflagrazione ero sul posto, ricordo fiamme, confusione e la visione devastante che mi colse all'improvviso, quando scorsi qualcosa di incerto, in mezzo ai rami di un albero: erano resti umani, era un pezzo di qualcuno. Pochi giorni dopo i centri sociali scesero in piazza ma si tennero distanti dal corteo ufficiale, senza imboccare via Palestro ma si guardava verso il Pac, come verso qualcosa di imperscrutabile, cercando di afferrare il senso di tanta brutalità. Ancora una bomba a colpire innocenti, ma non era più tempo di strategia della tensione. O forse sì. Attualizzata. Negli anni si comprese che quello era un fax della mafia. Contro il 41bis, in piena trattativa tra stato e Cosa Nostra. E oggi...
Oggi il perseverare del malaffare ha gettato il paese in un baratro di disperazione. Casa, lavoro, ambiente, cultura, salute, servizi sociali, scuola, socialità, tutto è in secondo piano rispetto a interessi privati. Uno slogan dei centri sociali denunciava la "mafia dei partiti". Ma mi addolorava vedere che non c'era nessun cambiamento, cioè rivoluzione, intorno a me. Mi affliggevo quando, al Leoncavallo, ero in mezzo a figli di consoli, stilisti, gioiellieri, industriali: che cavolo avevo da spartire con loro? Modaioli, che via via son ritornati - infatti - tutti in un percorso semplice, strade spianate, dove non è dramma sopravvivere. Da tempo però ho ritrovato libertà di dissentire, di dire la mia, di cercare di fare qualcosa insieme ad altri resistenti, su questo treno senza freni che è il nostro sciagurato paese, in balia di mafiosi e politici collusi. Come trovo ricco di senso lavorare nel "sociale", così non me la sento di stare alla finestra a guardare questa ondata di morte collettiva. Perciò il blog lambisce ossessivamente il discorso antimafioso. E' il riflesso del rispetto del coraggio di persone come Giulio Cavalli, Benny Calasanzio, Salvatore Borsellino, Antonella Mascali, Daniele Luttazzi... Percorsi e anime eterogenee, com'è giusto che sia, ma con un amore sincero per un dignitoso vivere in comune, nel ricordo di chi ha pagato duramente per aver lottato contro la mafia.
Rostagno intervista Borsellino
Come Mauro Rostagno: aperta la comunità terapeutica Saman vicino a Trapani, per il recupero di tossicodipendenti, alcuni li aveva coinvolti a lavorare nella tv locale Radio Tele Cine, per mezzo della quale denunciava l'intreccio politico-mafioso. Aveva contattato Falcone per rivelargli qualcosa che aveva scoperto (un traffico d'armi che era riuscito a filmare, qualcosa in cui c'entravano il Psi di Craxi e, anni dopo, l'assassinio Alpi); Mauro conosceva e aveva intervistato Borsellino, per il quale provava rispetto. Fu proprio il giudice tra i primi ad arrivare a Saman la sera dopo l'omicidio di Rostagno. Entrambi sapevano dello spaccio quale linfa per la mafia e soprattutto della potenza nefasta del matrimonio tra macrocriminalità e politica, anche per via massonica; perciò mafiosi, agenti dei servizi segreti e politici collusi avrebbero dovuto rubare qualcosa ad ambedue, dopo averli trucidati: una videocassetta nel caso del sociologo torinese, la nota agenda rossa in quello del giudice palermitano. Erano le prove contro qualcuno di potente. Ma bastava solo il loro impegno per condannarli a morte da Riina e dai boss che approvarono la morte di Rostagno, colpevole di aver attaccato Cosa Nostra e di aver ritrovato quella commistione tra stato, servizi segreti, massoneria e mafia che analogamente fu oggetto delle indagini di Borsellino. Rostagno faceva nomi e cognomi e aveva uno stile giocoso ma lucido, molto simile a quello di Impastato: Peppino usava la radio, Mauro la televisione. Si erano conosciuti e fatto molto lavoro politico insieme, in Lotta continua. Ecco quindi il filo rosso che chiarisce che il nemico è sempre lo stesso, che nuoce alla collettività intera e noi... noi, non abbiamo, ancora una volta, che da perdere le catene che ci opprimono.

Luttazzi docet

Vorrei spezzare una lancia (e anche un'Alfa Romeo) per il sincero Daniele Luttazzi, che ha un concetto e una pratica altissimi della satira,la quale è estensione del diritto di opinione - con una funzione pedagogica, per cui il gastroenterologo mancato è in grado di insegnare. Penso che il vero motivo per cui Decameron fu censurato da La7 non fosse la battuta che partendo dalla guerra in Iraq e Berlosco,  verteva su Ferrara & C. (e che usata  in teatro nei mesi precedenti non aveva dato scandalo alcuno) ma il video-spot sulla guerra in Afghanistan, ripetuto in ogni puntata del programma. Si era sotto il centro-sinistra e la cosa più grave che possa fare una formazione progressista è proprio la guerra, con massacri specialmente di civili. Allora, come oggi, fu il Pd il principale nemico di Luttazzi - e non  di Berlusconi! Anzi! Com'è ben noto con la mancata soluzione del conflitto d'interessi, il che, insieme a questa ennesima persecuzione verso il buon Daniele, getta luci inquietanti sul nostro futuro: ma se pure ci liberassimo, finalmente, di B., cosa cambierebbe se ci fosse a governare il Pd, magari alleato a Fini e Casini ?! Luttazzi con un minuto di immagini crude denunciava la falsa, perversa e nazista indole del Partito Democratico.
Di fronte alla gravità del decreto bavaglio - censura fa rima con dittatura - non posso non pensare invece proprio a lui, l'intellettuale più censurato in assoluto. In Decameron ricordò la figura di Biagi (Enzo, naturalmente) e senza cedere al minimo sentimentalismo sputtanò tutti quelli che ostentavano cordoglio alla sua dipartita, mentre quando il giornalista fu cacciato dalla Rai avevano sparato contro Biagi ad alzo zero. Attaccare Luttazzi serve a distrarre dalla legge che potrebbe chiamarsi proprio anti-Luttazzi, perché Luttazzi è sinonimo di libertà!
In pentola bolle anche una manovra, tanto per cambiare, liberticida, una legge che ruba soldi (e diritti) financo ai disabili. Una nazione progredisce quando abbatte barriere, quando non lascia indietro nessuno. Invece questo non è un paese per i disabili, nè per la cultura e tanto meno per il federalismo: tagli agli enti locali, ma chi più di comuni e regioni attua il tanto decantato - e vituperato - federalismo? Tutte queste cose vengono sottaciute attaccando Luttazzi, a esempio, che è invece liberatorio e "istruttivo". Oh sicuro, il governo non copia, aver deciso di far soffrire i disabili è originalissimo!
Le due principali argomentazioni di Daniele Luttazzi sono efficaci: prima era volgare, ora invece copia - e quindi non è più osceno? Detto poi proprio dai puffi del regno del copia e incolla, la Rete? In secondo luogo, conta davvero come racconti una battuta, il non verbale, le parole scelte e con parsimonia; è lo stesso motivo per cui una barzelletta raccontata male non fa ridere... Berlusconi quando le snocciola, in quel modo pietoso, pensa di essere più bravo di Luttazzi! Un esempio sull'importanza del modo di recitare  è lo sketch di Totò e Pappagone in Duomo a Milano col vigile, soprattutto quando il grande comico chiede  al ghisa "Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?" : Totò ci mise la sua originalissima mimica, con una gestualità e una verve da attore consumato.
C'è un terzo scandalo che potrebbe essere un'abile copertura per il bombardamento di Luttazzi: Tronchetti-Provera. Il suo nome, nonostante i vari scandali che coinvolgono Telecom, non era mai venuto fuori come colpevole. Ma ora sì. E chi è il propietario di La7? Telecom! E' vero che Luttazzi andò in onda appena dopo l'uscita di Pirelli da Telecom, ma chi trasse vantaggio dallo spionaggio di Tavaroli & C.? L'ex marito della figlia di Pirelli. Oltre a spiare il capo di Coca-Cola Italia, giornalisti, gente di spettacolo etc. (modello P2), studiavano anche i nemici di Tronchetti-Provera! Proprio nella scalata Telecom, il presidente di Pirelli aveva paura che dietro l'Oak-Fund ci fossero dei manager della ex-Sip. Ma oak in inglese significa "quercia": quei  soldi facevano capo ai Ds e a D'Alema in  particolare! Tronchetti e Pirelli tacquero, poi il  fulmineo decreto Mastella, sotto Prodi, fece sparire tutto. In Italia è sempre così complicato trovare i grandi criminali. E' molto più facile attaccare un comico volgare e istigare le persone comuni alla sindrome dello struzzo. Non mi sento truffato da Luttazzi, au contraire! Senza di lui non saprei molte cose, compresa l'esistenza di Letterman, di Lenny Bruce e altri; come anche di Pee Wee! (già, perché nessuno parla di Pee Wee?). Luttazzi non è un criminale. E' un artista e nessuno nasce dal nulla. Bach si nutriva di Corelli e lo arricchiva di elementi più elaborati. Era plagio? Ma avrebbe senso rispondere?
Luttazzi è forse più scomodo a sinistra che a destra (to', come Moana, l'ex amante di Grillo). Farlo fuori simboleggia il "politically-correct". Perché non ha padroni, perché non guarda in faccia nessuno. Ha il coraggio della libertà. Per questo non mi sentirò mai tradito da lui. SE LO ATTACCANO, CERCO DI CAPIRE PERCHE': CUI PRODEST?

Scacchiare

Come si effettua la scacchiatura, soprattutto sulle piante di pomodoro? Mentre per altri vegetali, come il peperone, non occorre scacchiare e per la vite la cosa è più complessa (ma c'è sempre Google Video), per quanto riguarda i pomodori l'operazione è più semplice: servono solo le dita :)
Alcuni sono contrari alla potatura di parti della pianta di pomodoro, ma ciò pare sia accettabile solo per quella di tipo "determinato", che si sviluppa in larghezza: è però poco diffusa, per lo più coltivata a livello industriale. Al contrario, le piante indeterminate sono così nominate perché si sviluppano in altezza -  perciò è necessario appoggiarle a dei tutori per farle crescere meglio. Le indeterminate sono più presenti nei nostri orti o vasi in terrazza e, proprio con queste piante, è davvero utile scacchiare (o sfemminellare). Scacchiare significa eliminare i cacchi (dette anche femminelle), vale a dire i germogli infruttiferi, per dare maggior vigore ai rami fruttiferi. I cacchi sono i germogli laterali presenti nell'ascella della pianta, cioè il punto d'incontro tra il fusto centrale e i rami. Le femminelle vanno asportate prima che raggiungano i 3 cm di lunghezza. Nella prima foto, quello cerchiato di rosso è proprio un cacchio di pomodoro. Basta prenderlo con le dita e strapparlo via.
Utile è anche la cimatura, che consiste nell’asportazione della parte superiore del germoglio apicale; in questo modo il pomodoro limita lo sviluppo in altezza (viene fatta dopo che la pianta ha gettato il quarto palco di branche, cioè il complesso di due o più rami inseriti sul fusto circa alla stessa altezza dal suolo). Nella seconda foto, nel cerchio rosso è indicata la cima e in viola il punto dove va staccata. Tutto ciò evita che la pianta coltivata non sviluppi troppo la vegetazione a scapito della fruttificazione, anticipando la maturazione dei pomodori. Inoltre scacchiare e cimare favoriscono una maggiore ventilazione tra il fogliame, aiutando perciò a prevenire la formazione di micosi (funghi), come del resto avviene evitando di bagnare le foglie quando si innaffia la pianta. Senza queste due operazioni, da effettuare a mani nude, perché i rami devono essere ancora teneri (in caso contrario sarebbe ormai tardi per compierle), il pomodoro produce sì molti più frutti, ma questi non si sviluppano molto nelle dimensioni (e anche nel gusto). Buon raccolto!

Nota. Ho ripubblicato, commenti compresi, questo post dopo aver cercato di migliorarlo. Grazie per le numerose visite, mi fa sempre sorridere pensare che sia più concreto cercare di coltivare pomodori che avere fiducia nella politica!