Delinquenza del liberismo

Delle municipalizzate milanesi resta ormai, sotto ogni giunta, un pascolo per elargire poltrone ad amici degli amici. Quanto ai servizi...
A2A, tanto per dire, da qualche tempo ha centuplicato l'importo del deposito cauzionale per il gas: da 77 centesimi al massimo esigibile, cioè 77 euro (per consumi superiori a 500 mc annui). Strabiliante. Pure, l'autorità per l'energia prevede che la cauzione non sia obbligatoria, all'art.12 della Delibera AEEG 209/01. La stessa autorità però all'art.14 concede come garanzia per i gestori la domiciliazione bancaria al posto della cauzione: se pago la bolletta in posta non sono considerato un utente "affidabile". W le banche.
Chi dirige l'autorità energetica? Guido Bortoni, che ha lavorato per Scajola quando era ministro e che si occupa di nucleare. E di attività liberalizzate. Ma può esserlo quella dell'energia? Non possiamo nemmeno scegliere di scongiurare l'uso del nucleare, di cui l'esecutivo  ha già annunciato il ritorno. Rende bene. Al governo c'è infatti il bancario per eccellenza, il paladino della tirannia del mercato, quel delinquente del liberismo che affama, ammala e uccide il pianeta.
La scomparsa delle municipalizzate mi pare un paradigma di come si bestemmi trattando servizi pubblici come se fossero voluttuari. A Milano i mezzi soffrono, i black-out nell'illuminazione pubblica sono consueti - specie se piove, la Milano Ristorazione tiene i bimbi belli magri, la Centrale del Latte non ha nemmno un posto al Famedio, l'acquedotto e la metropolitana vivono tragici equivoci - come quando il Seveso ha deciso di prendere la metro a Sondrio. E l'Amsa? Da buttare. L'A2A dall'autorità per l'energia ultimamente s'è pure fatta multare per fatturazioni scorrette.
Il governo di Milano sembra molto vicino a quello della nazione. Si massacrano i più, i meno abbienti, proprio come se lo Stato dovesse preoccuparsi di essere quotato alla Borsa (europea). L'istruzione vale meno della carta igienica (infatti a scuola la comprano i genitori degli alunni); i partiti ricordano gli spot delle automobili (El g'ha el suv!) e la politica in toto una fiction. Il gestore dell'energia è una maggiorata con l'ultimo smartphone; la privacy un aperitivo, l'agricoltura una bibita gassata, l'industria è ridotta al porno, il sociale un antifurto per bare ("Mike"®, roba da siuri). E la religione? Scarpe firmate.
Ma lo sfacelo non toccherà soltanto il belpaese. Credo che l'anno prossimo si presenterà qualcuno ben più grosso del Seveso a chiedere il conto. Però non so quanta paura avere dello tsunami che giungerà con il funerale dell'euro. Non sarà bello vedersi negare i soldi dal bancomat. Soprattutto per il tipo che starà puntando una bottiglia rotta al collo del correntista...

Non avete fatto la cosa giusta

Due corpi, stesi al mercato. Dai sudari azzurri spuntano mani nere. Lettere a indicare pallottole. Samb e Diop non respirano più. Sui banchi chiusi, a San Lorenzo, dei cartelli appesi: "NO AL RAZZISMO!". 
Non credo al caso ma, come il Tao, come Kundera, che piuttosto nulla sia una "coincidenza". Se qualcuno è neonazista (come definizione mi pare già più quella di una patologia psichiatrica) e va in giro ad ammazzare uomini dalla pelle nera, se dietro gentaglia di questo genere c'è il KKK, allora che manfrine restano da intonare? E' una vergogna tremenda che si sprechino parole, da quel babbione di Napolitano fino al più stupido opinionista. Vorrei urlare. Vorrei gridare: MA COSA VI ASPETTAVATE?!
Avete permesso che anche da noi prosperassero organizzazioni armate e piene di malati mentali sotto le egide criminali di svastiche e celtiche: lo avete consentito nel nostro paese, in cui la Costituzione si voleva funzionasse da vaccino al fascismo. Avete permesso il razzismo di stato di quei cialtroni della lega, fomentati da neofascisti come Borghezio, uno che esalta la strage di Oslo. Avete tradotto la parola "straniero" con quella di "criminale". Avete foraggiato per decenni i servizi segreti, a braccetto con tutti questi delinquenti di estrema destra ben remunerati; ieri uccidevano i contadini in piazza Fontana, oggi degli immigrati nei mercati.  Ma c'è di nuovo bisogno di terrorismo e chi è più utile sacrificare di uno straniero, la cui vita vale PER LEGGE di meno?
Se qualcuno è un boy scout, è ragionevole pensare che viva in un etica che lo formi come "buon cittadino". Se qualcuno è fascista o nazista, è lecito supporre che il suo vivere sarà improntato solo a fare del male. L'esaltazione del lager, la celebrazione dello sterminio. Non avete messo fuori legge queste bande capaci di allearsi con i peggiori bastardi, quelli della 'ndrangheta, quelli dei servizi segreti.
Continuate a negare che i senegalesi uccisi siano vittime di razzismo. Continuate a non chiudere e a non rendere illegali le organizzazioni xenofobe. Continuate a non fare la cosa giusta.

Un boia alla fine

Notizia di oggi, i morti in Siria dall'inizio delle proteste, principiate a gennaio, sarebbero ben 10.000. I desaparecidos 20.000, gli arrestati 60-70.000. 
Qualche giorno fa l'Onu aveva tracciato un bilancio con meno vittime, denunciando l'uccisione di più di 300 bambini: ma allora c'è da temere che anche le piccole vittime del boia al-Asad siano molte di più. Costui fa torturare, mutilare e uccidere gli adulti come i bambini per scoraggiare la protesta. Che non si ferma, anche se il regime la contrasta in modo sanguinario.
Comunque, questo essere lurido non sono io a metterlo nel mirino, lui c'è già. E' solo questione di tempo e costui verrà spazzato via dalla Terra con la stessa violenza con cui il padre ha preso il potere e con cui l'erede lo ha mantenuto.
Vai all'inferno Bashar, e vacci al più presto...

Pisapia venduto

Anni '70, parcheggio di via Pagano.
A Milano ora ci son torrette e parcheggi per auto elettriche: vuoti, testimoni anche loro che in città è cambiata l'orchestra, ma non la musica. Quella propaganda insulsa che ha fatto perdere gli altri e vincere Pisapia, oggi è l'impalcatura del suo triste e inutile mandato.
Cl prospera, osteggiata solo da qualche valoroso magistrato. Segue, a ruota, il Pd, partito prono alla "andragatia", ambizioso di aver raccolto Milano per avere una grande legittimità politica. Sel ha come coordinatore provinciale un alcolizzato. Come sindaco, una nullità che all'ultimo consiglio comunale manco ha avuto coraggio di presentarsi (alla Moratti), mandando avanti la vicesindaco, campionessa di silenzio (a meno di bombardarla di sacrosante domande).
L'assessore ai trasporti, nominato per la sua incapacità, doveva servire a ben altro. Un giorno annunciano che prenderanno grandi decisioni contro lo smog, poi in consiglio dicono di lasciare le cose come stanno; dopo qualche ora, la genialata: fermiamo i diesel Euro 3!
Avrebbero potuto dotare il comune e le partecipate di auto elettriche e a gas; aumentare il biglietto Atm ma meno, istituendo anche un ticket di 60 minuti a un euro; togliere l'ecopass; fare delle vere ciclabili; fare campagne sul rispetto delle regole da parte di tutti, a piedi e con 2 o 4 ruote; assumere centurie di ausiliari che multando disincentivassero l'uso dell'auto, fino almeno alla circonvallazione esterna. Facendo anche cassa, magari senza accanirsi sul trasporto delle merci, non certo a diporto come chi, col Suv, per comprare due pirlate sfonda strade, polmoni e persone, a piedi o su due ruote.
La città ammala e loro non sanno cosa fare, troppi interessi in gioco. La mafia non è mai stata così bene a Milano, lo dice Benny Calsanzio (uno che se ne intende). Vivere nella merdopoli strema e chiede un conto, salatissimo. La foto sopra non è una proposta ma una provocazione: in città di gratuito restano le panchine e le fontanelle. Tutto il resto costa e troppo, per una qualità della vita scadente. Quando un politico si vende, svilisce i diritti, il bene comune, la città stessa. La primavera arancione è finita, con le consulenze d'oro, con i provvedimenti vuoti e ricchi di propaganda, alla Pierfrancesco. Non ci sono scelte coraggiose, innovative, intelligenti. C'è la codardia e il quieto vivere, atteggiamento utile con i capibastone e paradigma in ogni altra situazione.
Milano uccide, come accaduto a Ferrulli per mano della polizia, ma soprattutto con l'inquinamento, con buona pace dell'ennesimo figuro che di sinistra ha solo la parte anatomica del corpo. Pisapia ci mise un bel po' a comunicare i membri della giunta: forse doveva arrendersi, già allora, a dinamiche in cui ha abbassato la testa. Altro che Soccorso Rosso, a saper la fine che avrebbe fatto, tanto valeva che si fosse messo con Servello e Petronio, a lanciare bombe a mano per strada nel '73. Sarebbe stato più coerente.

Merkel e il maresciallo Petain

Mi inquieta oltremodo vedere insieme i capi di Francia e Germania pontificare sul destino di altri paesi dell'Unione Europea. 
La Ue sarebbe un bel progetto, se non fosse che circolano bene merci e capitali ma non professioni, persone, culture. E quei due pazzoidi credono di poter mantenere la servitù al capitale, al mercato, alla disuguaglianza.
Penso che, come i due figuri in foto, travolti dalla storia, Merkel e Sarkozy vedranno filare le Parche allo stesso modo. Me lo auguro, anche se il potere si chiude a riccio, massacrando dove si rialza la testa, in Egitto, Siria, Grecia. 11 morti a piazza Tarhir, a Il Cairo, solo nella giornata di ieri.
Siamo tutti nella stessa barca e, per quanto l'Europa di Serie A cerchi di tiranneggiare e di scampare il pericolo, nessuno può prevedere come, quando e quanto sarà il disastro che si scatenerà al pari di quelli naturali, travolgendo tutti.
Le banche faranno altro sangue, ma il capitale è perdente: lo sanno bene gli Stati Uniti, al sunset boulevard del ruolo egemone da supersbirro mondiale. La schizofrenia dilaga fino a titillare scenari nuclearizzati tra Persia e Israele. Cina e India sono all'apice. Cosa accadrà? Eppure i popoli sembrano sapere benissimo cosa fare, che si scioperi nel sud della Cina o si manifesti nel cuore morente dell'Impero.
Chi vivrà vedrà. Più tranvieri meno bancari.

Autoreferenza

Ecco una presentazione del blog o una sua giustificazione, non tanto per avvocati ma per chi passando di qui possa trovare certe scelte singolari. Come la pubblicità: c'è chi apre blog per far soldi (le risate!); io, come ho spiegato già e già, l'ho fatto per poter dire la mia: Google può comunicare a un'inserzionista che la sua réclame è stata rifiutata. Così più che scrivere spesso bado a bloccare certi annunci appena compaiono. Se vedo pubblicità di psicologi o sul Raee mi rallegro. Quanto ai guadagni, son quasi a 9 euro: intorno al 2020 Google potrebbe mandarmi i 70 euro di soglia minima per il pagamento (lol)!
Poi, qui c'è odio: questo blog trabocca di sincero, ponderato, irrefrenabile odio. Posso ammettere che nasca dalla frustrazione, ma non per aver scoperto, che so, che una prostituta ungherese, anticomunista sfegatata, ha un blog di successo con le foto del suo deretano. Scacchiatore era verde, perché, lo rivendico, un colore non può essere oggetto di copyright e tanto meno politico. Odiavo il razzismo legalizzato della Lega e tutto il loro sacro terrore della mafia, che al Nord prospera vieppiù. Non avevo pc né connessione e andavo nei phone-center; tutta quell'umanità (che un po' mi manca) non poteva che lacerarmi nell'urlarmi silenziosamente che "straniero" indica una provenienza, non una colpa.
Un blog sulla politica, perciò pesante (anche in bytes), scritto solo da me, quindi non ci troverai mai il plurale, tanto meno di maestà.
Avvertenza: accedendo al blog, vieni monitorato come su qualsiasi altro sito. Viene rilevato il tuo sistema operativo, il browser, la zona geografica (nazione e città, almeno del server), il provider, da che sito arrivi, quanto e cosa leggi qui. Google ora lo comunica già dalla nuova interfaccia di Blogger, ma c'è anche un applicazione per farlo, Analytics, prodotto per le aziende ma a disposizione di tutti. Comunque c'è sempre la volpe di fuoco che offre la navigazione anonima...
All'inizio ho accennato agli avvocati: è capitato infatti che un grosso studio milanese mi abbia tenuto sott'occhio nell'ultima campagna elettorale. Senza conseguenze, però: non scrivo nulla di eccezionale, ma almeno è tutto fondato. 
Colgo l'occasione per ringraziare delle visite poliziotti e carabinieri e chi mi ha letto dalla Camera, da vari enti locali, da alcuni ospedali, dalla Rai, dall'Atm e dall'estero.

Milano da ricchi

Un uomo dorme in duomo, vicino al ruffo
E' inverno, ma niente paura, Majolino lancia il nuovo piano anti freddo. Il comunicato del comune è però inesatto, i posti in dormitorio a viale Ortles non sono 500 ma molti di meno, visto che quella è la capienza totale e i letti sono per lo più già assegnati. In ogni caso, strombazzare un centinaio di posti in più rispetto all'anno scorso è troppo poco: significa incapacità, mascherata da propoganda. Si può stimare il numero di chi ha bisogno di non dormire per strada d'inverno sulle migliaia, quindi... il comune non farà abbastanza!
Il sindaco pare lo stesso dell'anno scorso. Milano è una città per i ricchi, votata al profitto. Continua a esserlo e amen se qualche pedone e ciclista per strada ci muore, o se tante persone non hanno un tetto e per strada ci devono vivere. E le case popolari sfitte da assegnare dove son finite? Intanto giungono tante stangate su trasporti pubblici e privati, che non vanno certo a impensierire chi ha censo elevato. Noi, cioè tutti gli altri, au contraire soffriamo, con un sacro timore delle prossime mosse di giunta. In pochi mesi il comune ci ha reso più poveri, chissà lungo tutto il mandato (brrrr!!!).
La grande truffa, che mi fa rimpiangere l'astensionismo, è lasciare le cose come stavano: fare i barlafuss sul book-crossing (le povere biblioteche non sono alla moda), impiantare nelle aiuole pubbliche migliaia di piantine che morirarnno ai primi geli (ma chi li smercia tutti quei fiori... baciamo le mani), fare lavori di facciata per l'expo ridipingendo l'orribile cavalcavia Bacula (o Monte Ceneri che dir si voglia). Intanto Citylife e l'ecomostro del Garibaldi sono realtà. 
Continua così il miniculpop del nulla, che lascia immacolato lo "statu quo", specie in periferia, dove il blob di striscie gialle e blu ha esondato raggiungendo zone impensabili. 
Ma non dimentichiamoci di portare coperte, vestiti e materiale culturale così che il comune lo dia alle persone senza dimora. Majorino non è pago di fare il boyscout (i quali rispetto, soprattutto i laici) e di mostrare una terribile superficialità, con immancata ipocrisia: come sul caso del ragazzino ucciso in bici, tutti a dire, dal sindaco agli assessori competenti (per giurisdizione, non per capacità): ma non è colpa nostra! Invece è colpa vostra, ora che amministrate la città, se l'aria è pesante come piombo, se la vita non vale un fico secco, se i dané restano l'obiettivo a scapito del benessere collettivo. Né valgano le scuse che cambiare è complesso, lungo e così via, ormai la melodia che suona Pisapia è evidente (Requiem).E basta strepitare che “Per la prima volta il Comune di Milano coinvolge direttamente le associazioni che lavorano sul territorio...". Questa è una palla, grossa quanto gli emolumenti che date ai vostri amichetti, già quest'estate Majorino millantava di aver cambiato le cose coi rifugiati politici ma era solo burocrazia - il Comune invece della Prefettura a rilasciare le carte - visto che i soggetti in rete erano gli stessi della giunta Moratti, cioé il solito Ortles e via Barzaghi. Pure nel piano freddo non ci son grandi novità, gli enti sono i medesimi degli altri anni (Caritas, Angelicum, etc.).
So di ripetermi, e mica per la prima volta, ma chiedo una cosa sola: riaprire e attrezzare al minimo, per tutte le notti invernali, il sottopassaggio della stazione Centrale, quello esteso sotto Duca D'Aosta, come ai tempi di Pillitteri, così che tutti quelli che ne hanno bisogno sappiano che almeno lì non moriranno di freddo. Majorino smetta i panni del volenteroso animatore da oratorio e sia serio, c'è bisogno di risposte d'emergenza concrete, non di pennarelli o di Bibbie.
Non aspetto che qualcuno finisca di respirare assiderato per strada - e poi di sentire le solite parole di finto rammarico dell'assessore del meteo, visto che a gentucola come lui fa commuovere solo la (propria) carriera, il cadreghino.
Io dunque non aspetto il morto, io le chiedo subito le sue dimissioni, se Majorino e il suo staff (circense) non sono in grado di assicurare un'accoglienza massiccia e certa. Se no, poi capita come in questi giorni, che la prima notizia di un arrivo di profughi scopre tutta l'inefficacia del piano anti-freddo e dei proclami senza fondi né sincerità del Wanna Marchi & Co. di Largo Treves...

Postilla. Le feste volgono al termine, ma a qualcuno il piano freddo 2011 non è servito: a Natale una donna ecuatoriana è morta. Si era rifugiata con un connazionale in un edificio disabitato; per scaldarsi, un braciere, che ha consumato tutto l'ossigeno. Il comunicato di Majorino sul sito del Comune ha un che di cinicamente propagandistico. Senza vergogna.

Eredi della Resistenza

CIAO SANDRA!
Oggi è scomparsa la partigiana Onorina Brambilla, nome di battaglia Sandra, moglie di Giovanni Pesce. 
Ma che ne è e chi raccoglie veramente l'eredità di chi lottando a costo della vita, ha permesso che il nostro paese si liberasse dal nazifascismo, facendo germogliare l'Italia repubblicana con un parlamento democraticamente eletto?
Le partigiane e i partigiani erano eterogenei: cattolici, liberali, socialisti, azionisti, comunisti, anarchici, monarchici... Chi, portando avanti queste idee nell'odierno, mantiene il ricordo che porta alla passione della lotta come la intrapresero le protagoniste, gli autori della Resistenza?
A qualcuno non farà piacere, ma sia Stellina Vecchio, "Lalla", scomparsa poco tempo fa, che Norina Pesce, erano militanti di Rifondazione Comunista. Non del Pd, non di Sel, non di Idv o del terzo polo. Queste donne rivedevano in chi governa l'ombra del male che combatterono. Un cancro non fronteggiato, ma reso consociativo, alla Berlinguer, da chi invece avrebbe dovuto contrastare il potere mafioso che sembrerebbe alle ultime battute. Sembrerebbe.
Questo blog mi permette un lusso: esprimere ciò che penso, come riconosciuto dalla nostra Costituzione, nata dal sangue dei nostri morti. Per questo non mi sento irrispettoso. Non, almeno, come chi sul piazzale della Camera del Lavoro rideva o chiacchierava mentre veniva celebrato il funerale di Stellina. Impiegati della Cgil uscivano dagli uffici per fumare e incuranti della commozione generale parlavano di banalità, senza pudore, senza vergogna per non aver nemmeno chiesto un permesso sindacale(!) per partecipare a quelle esequie così forti. E pochi, pochissimi erano i giovani presenti. Eppure sono loro i destinatari ideali della Resistenza. Per loro Onorina ha scritto "Il pane bianco". Le lotte dei partigiani avevano lo sguardo rivolto al futuro.
"Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo", disse Gina Bianchi a Stellina, mentre pedavalano verso la Liberazione, poco prima che Lia perisse, col suo nascituro, sotto una mitragliata di nazisti in fuga. 
Al funerale di Stellina, finita la cerimonia, una delle sue nipoti non voleva più andarsene. Guardava il feretro e tra due scie di lacrime si passava il pollice sulle labbra, con dolcezza, come a mandare gli ultimi baci a una donna coraggiosa, indimenticabile. Gli occhi fissi, brillanti, testimoniavano un amore potente per chi ha avuto tantissimo da insegnare, ne sono certo.
L'eredità della Resistenza consiste nel non fuggire ma andare contro chi calpesta l'amore per il proprio paese, è l'odio verso il fascismo, con ogni mezzo necessario, è la libertà e di ribellarsi a chi semina morte. E' il coraggio contro la vigliaccheria, ieri degli ufficiali del Regio Esercito, oggi del malaffare, dei politici prostituiti alle mafie, tanto da formare vere cosche di partito. Di recente il giudice Ingroia è stato messo in croce per essersi definito "partigiano della Costituzione": era al congresso di un partito che si vuole comunista, ma la parola "partigiano" non è andata giù a chi la sente come una minaccia, chi, cioè, quell'eredità la calpesta quotidianamente.
Certo, la Resistenza non fu tutta luce, come testimoniato dai romanzi di Fenoglio (Pasolini perse il fratello in una vendetta tra formazioni avverse) né ai vertici piaceva la parola partigiano. Ma quel termine vinse, come vinsero i partigiani, pur in inferiorità numerica e di armi. Quella stessa gioia di lottare, che splende nel dolce sorriso di Norina non va tradita. Non è una mera questione celebrativa: è in gioco l'esistenza dignitosa del nostro paese.

I boia della polizia

In questa foto di Michele Ferrulli ho enfatizzato colore e contrasto, perché il sangue sia marcatissimo. L'immagine non può che confutare la tesi del decesso per "malore".
A quest'uomo è stata comminata la pena di morte, direttamente in strada, da 4 poliziotti. Come a Federico Aldrovandi. Senza processo, senza avvocato, senza attenuanti.  Il tragico è che i "morti invano" rischiano di rimanere tali, perché i loro assassini vestono ancora le divise delle polizie. Il messaggio che passa è che un agente può usare tutte le armi, dalla pistola al manganello alle mani, per trucidare chiunque, crudelmente, senza pietà. Quante volte ancora una persona, trovandosi semplicemente per strada, andrà incontro al proprio boia in divisa?
Mi stupisce però che il sindaco, che pure ha incontrato la famiglia di Ferrulli, non abbia pensato di far costituire il comune come parte civile nel processo che vede imputati i quattro poliziotti che fermarono e pestarono a morte Michele. E sì che il sindaco è un uomo di legge. D'altronde, l'incontro con Pisapia fu richiesto dai familiari (la moglie, la figlia col marito). Certo si era a Luglio (Michele è morto la sera del 30 giugno) e la giunta fresca di insediamento. Ma, visto che la guida meneghina sembra più preoccupata soprattutto dei soldi, che si tratti di incassarli nei modi più spregiudicati o di elargirli ai propri amichetti con qualche poltroncina, mi inquieta chiedermi che segnale vogliano dare costoro rispetto alle periferie, rispetto alla Milano dove vive la gran parte dei cittadini, che pure ha votato per loro.
Non è una forzatura per attaccare Pisapia: l'ho consigliato, l'ho votato, l'ho festeggiato insieme a migliaia di persone; ho creduto in lui, anche se ora ho smesso. Quando è stato ucciso Michele Ferrulli ho pensato, cercando di scacciare quest'idea (come poi avrei fatto tante altre volte), che a Milano non era cambiato nulla. E' vero, l'impunità dell'assassino di stato è un fatto nazionale, che tocca la capitale delle biciclette come la capitale della nazione e quella della mafia, con la sua bella ladrona che è la Borsa. Però la giunta sarebbe ancora in tempo per la costituzione di parte civile. E anche per fare qualcosa di serio, efficace per le nostre periferie, non le pagliacciate alla De Corato che non vogliono dire nulla, tipo l'assessore di quartiere. Non viviamo solo di asfalto. Né siamo degli incapaci da circonvenire.

"...Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare... Ma loro non cambiano...loro non vogliono cambiare..."    Rosaria Schifani

P.s. E' attiva una pagina che ricorda Michele su Facebook. Lì ci sono le foto dello striscione, esposto nella curva del Milan, che chiedeva giustizia per Michele. Combinazione, era il 15 ottobre...

Due ferite nel cielo di Milano

Che Pisapia se ne uscisse con sparate pro-bavaglio, pro-Fanfani (e suvvia, anche pro-Cl) potrà essere secondario rispetto alla sua condotta imbelle da sindaco di Milano che, anzi, conferma che costui è 'nu rafaniello, rosso di fuori e bianco nel cervello (come cantavano i 99 Posse).
Milano è ferita: da un sindaco che si è fatto eleggere promettendo cambiamento e cura della municipalità, mentre invece ogni giorno che passa conferma la più becera, classica e traditrice politica, fatta di un'immoralità che premia il vizio e punisce la virtù, con assunzioni di raccomandati e sfruttamento dei tanti precari che fanno vivere settori vitali della macchina comunale. 
L'altra ferita ha, come nei doppi arcobaleni, la stessa matrice: la predominanza autoritaria, dogmatica e di stampo mafioso del Pd, un partito indegno di essere considerato di sinistra, che ha fatto salamelle dell'eredità della Resistenza, che lorda persino il tricolore italiano nel momento in cui si dice speso al bene del paese e invece è complice del suo lento morire.
In città il Partito sedicente Democratico conferma nei suoi esponenti l'ebetismo buonista, alla Pierfrancesco: "Aprite i finestrini!", "Non usate l'auto!", "Segnalate gli anziani soli!", "L'assessore è di periferia!" - ehi, questo è furto intellettuale, sono io che rivendico di essere in e di periferia anche con questo blog; solo, la differenza tra le mie passeggiate e quelle di Majolino è che lui si fa réclame veleggiando verso Montecitorio e io, solingo e incognito, verso uno sconforto sempre maggiore, mentre vedo una città che soffoca fisicamente e moralmente, dove cresce la paura del furto anche più minuscolo, visto che la miseria aumenta e il comune ne è corresponsabile, con la latitanza di vere politiche sociali e ambientali. Invece è massiccia la presenza di proclami, come da homepage del sito comunale, fermo alla propaganda di superficie e non fattuale. Molto alla Moratti, non c'è che dire.
Dico sempre che odio questa città, definendola merdopoli ma poi finisco per ammirare tutte le persone che si ostinano a farla vivere: chi ci abita, chi ci fa figli e li manda a scuola, chi insegna a queste piccole vittime dei gas di scarico, chi ci sopravvive precario in alloggi "fragili", chi opera con impegno nel sociale e nella sanità, chi vi è straniero schiacciato nei lavori più umili e massacranti, chi la tiene pulita esteriormente ingollando la morte dal "ruffo", chi si avvelena in un traffico di cui si vorrebbe tutore, in divisa, o boicottatore, in bici, rischiando la morte ogni giorno su due leggerissime ruote e un telaio...
Niente di nuovo sul fronte occidentale, dunque, ma non sopporto più di leggere, da prostituti/e della penna, le parole "Milano soffre" riferite solo alla truffa della Borsa e alle squadre sportive. In questi giorni si ripropone un'epidemia sconcertante di malattie respiratorie, dovute non certo a virus o alle prime avvisaglie di freddo. Grande è la colpa del sindaco e delle autorità, nel sottacere che quest'aria ammala e uccide. Mentre Pisapia si stracciava le vesti e gridava all'insussistenza di un caso Maran, intanto così ne ammetteva l'esistenza e la gravità, soprattutto nel suo ruolo gerarchico di vidimatore dell'imbroglio politico. Prima o poi verrà fuori che ci sta a fare quel mezzo imbecille in via Beccaria, anche se tutti questi personaggi hanno il sapore di "quel che non ha vergogna né mai ce l'avrà".
Niente di nuovo, con assessori dal doppio stipendio (e dal doppio gioco) o prestati da una multinazionale genocida come la Nestlé o da quella grossa fetta del mondo sindacale che sta dalla parte dei padroni - come si spiegherebbe se no un'infermiera che inneggia a Craxi. Ma se sotto Albertini e Moratti il vice-sindaco era talmente in vista e attivo da far domandare quanto fosse vice, Pisapia invece ha ristabilito i ruoli. Ecco l'unico vero, cambiamento significante: il vice-sindaco rimane nell'ombra, con tanto di deleghe all'Educazione(?) e all'attuazione del programma (sì, certo, come no, e chi se lo scorda quel bel programma da "M'hai promesso mari e monti e poi m'hai portato a Monte Mario"). Così ai Servizi sociali è preposto un emerito incapace, mentre una vera assistente sociale fa rare apparizioni in favor di media e qualche bel comunicato di stampo pietista. Non bastava dovermi disilludere su gente come Pisapia, che l'unica cosa che ormai ha di sinistra  è solo la parte anatomica del corpo. Dovevo anche scoprire quanto possa essere deludente una collega e pure in un ruolo prestigioso, ma mica è la prima volta, lo ammetto...

Ciao Stellina

Dalla bacheca su fb di Renato Sarti.
Stellina Vecchio Vaia è morta ieri sera a Rapallo.
Partigiana, staffetta, (nome di battaglia Lalla), responsabile dei Gruppi Difesa della Donna, fu accanto a Gina Bianchi Galeotti nel momento della sua tragica morte il 24 aprile 1945 a Niguarda. Fu anche parlamentare, primo segretario donna della Camera del Lavoro di Milano, moglie del Comandate Alessandro Vaia, Ambrogino d'Oro.
Noi del Teatro della Cooperativa abbiamo avuto la grande fortuna e il grande onore di conoscerla, di frequentarla e soprattutto di apprezzarne la pacatezza, la lucidità, la fermezza del ragionamento, la semplicità, l'immensa statura morale, politica e umana, sempre volta alla giustizia e a difesa dei diritti della classe lavoratrice, delle donne e dei deboli.
Un personaggio di enorme spessore, una figura tanto nobile quanto riservata, protagonista in prima persona di una altrettanto nobile pagina della storia di Milano, città Medaglia d'Oro per la Resistenza.
Stellina ci mancherà molto, è stata per noi una grande maestra di vita, la ricorderemo sempre con affetto filiale.
Renato Sarti e il Teatro della Cooperativa

Il sangue del Leoncavallo

Iaio, ucciso in via Mancinelli  
©Archivio De Bellis
Uno degli errori di Berlinguer era quello di invocare la questione morale per tutti, tranne che per il suo partito. Il tabu permane nel Pd, ma anche altri ambienti di "sinistra" ne sono partecipi. E se li si critica, proprio da sinistra, si viene additati come destrorsi, se non fascisti.
In questi giorni il comune di Milano si sta occupando della regolarizzazione del Leoncavallo. Un bel marchio per fare soldi, ma, se i centri sociali spesso prendevano il nome  dalla via dove si trovavano, allora quello spazio andrebbe chiamato "Watteau", sin dalla sua nascita, nel 1994, l'anno in cui il centro sociale venne svenduto da chi lo aveva egemonizzato, vale a dire Daniele Farina e i suoi accoliti, in cambio di una sede più grande, in via Salomone, precedente a quella attuale di Greco.
In un post su Usenet, c'è una descrizione fuori dal coro di come andarono le cose al vecchio Leo. "This must be the place" voleva Farina come capo e così, un figlio della borghesia infarcito di stalinismo, si fece bello del sangue altrui: quello di Fausto e Iaio, uccisi in via Mancinelli probabilmente per conto dei servizi segreti, con moventi politici senza ancora una completa chiarezza.
Di sangue ne è scorso parecchio, in via Leoncavallo, dalla rissa del luglio 1988 con cui fu cacciata la vecchia guardia, a quello di Andrea, accoltellato da dei nazi-skin davanti al centro sociale. E poi c'è tanto altro sangue, di chi non era d'accordo e di chi invece non era "autorizzato" a spacciare lì. 
Di sangue ne viene ancora versato: un altro esempio di come vadano le cose, ancora oggi, al "Watteau" è in un post su Indymedia che invita al boicottaggio di quello spazio. Che quello non sia più un centro sociale è un fatto chiaro e condiviso da anni; costoro sono stati addirittura estromessi, sin dagli albori, dal torneo di calcio dei centri sociali, che si tiene annualmente al Paolo Pini. Un esempio banale, certo, ma in via Watteau accade un po' come alle feste del Pd: per farle funzionare, molta gente bisogna pagarla.
Tra tutto quello che verrebbe da dire sulla vicenda "Leoncavallo", trovo esecrabile che la giunta si occupi di una situazione che mira al vantaggio di poche persone (qualcuna addirittura da Sert, a sentire i racconti che girano non soltanto su Indymedia): ma Daniele Farina è il coordinatore provinciale di Sel, il partito del sindaco. Se non bastava il Pd dei Penati, dei Pierfranceschi e dei sì-Tav, ora è ancora più chiaro che, anche a sinistra, vale tantissimo l'espressione "amici degli amici".

L'ultimo censimento

Il 9 ottobre è il censimento-day. (Entusiasmo! urlerebbero gli Skiantos). Fuor di celia, giova ricordare che, come recita il "Foglio di Famiglia" (vale a dire la prima pagina del questionario cartaceo, visibile in foto) si ha l'obbligo di risposta per il Censimento!  
Il ricatto dello Stato su questa schedatura di massa viaggia su due modalità: una è la sanzione, per le persone fisiche, dai 200 ai 2000 euro circa; il d. lgs. 322/1989 parlava di lire ma quel che è certo è il suo andare in conflitto con la tutela della riservatezza  dei propri dati sensibili, contravvenendo così anche al Regolamento Ce sui censimenti (n. 763/2008) che raccomanda il segreto statistico. L'Istat assicura che il segreto viene mantenuto, ma vi si può credere se, e lo so ahimé per esperienza personale, che lo spauracchio più agitato dallo Stato Italiano per costringere a fare il censimento è la minaccia della cancellazione anagrafica! In pratica, se non si risponde al questionario, indicando quindi il nominativo proprio e degli altri residenti nell'abitazione, si perde la residenza, e con essa i diritti, tutti: non si possono più fare documenti, non si può più votare perché non si appartiene più al proprio comune, ma si è indicati come cittadini senza dimora(!); un atto gravissimo, considerando che il comune è l'ente privilegiato per il rapporto col cittadino (maxime dopo la riforma del Titolo V della Costituzione) e tutto ormai passa da esso. Certo, l'aberrazione ha dei correttivi, per cui, prima di adottare la radiazione anagrafica di un povero cristo, il cittadino che è risultato irreperibile al censimento ha diritto di essere avvisato e di avere un anno di tempo prima che la cancellazione venga confermata.
L'ultimo censimento si potrà fare anche on-line, dove però non esiste una guida: arriva solo quella di carta e restano dubbi profondi su molte domande del geniale questionario: l'Istat intende la dimora abituale come residenza? E la convivenza, proprio non sta a indicare coppie more uxorio ma comunità e istituti? Per lavoro si intende anche il lavoro nero o fare l'elemosina? Il coadiuvante familiare è una nuova figura assistenziale? Uno specializzando è uno studente o no?
C'è chi ha proposto di rispondere solo ai quesiti essenziali per salvaguardare la propria riservatezza e i dubbi ora accennati sono un'ottima scusante: senza contare che alla domanda 7.1, "Si reca giornalmente al luogo abituale di studio o di lavoro?", devono rispondere anche i bambini sotto i 5 anni, pur se negativamente "No, perché non studio, non lavoro e non frequento corsi di formazione professionale". Magari potevano aggiungere "non guardo la tv, non vado al cinema non faccio sport", come cantavano i CCCP. Però mi domando, quanta parte ha messo, anche qui, Brunetta, per ammorbare persino l'Istat? E che criterio è inviare il questionario in maggioranza nella versione verde (ridotta) a chi è considerato improduttivo, cioè anziano, e a una minoranza "produttiva" quello di colore rosso, con ben 80 domande (pensa che fortuna!).
Comunque, il mio auspicio è che "ultimo censimento" indichi un'attribuzione solo progressiva nel tempo e non definitiva, prima di un'eventuale bancarotta (fraudolenta) del nostro disgraziato paese...

Il suono di una sola mano

Il libro costa 15 euro, ma è ricco, ricchissimo: c'è Mauro Rostagno e quindi un papà raccontato dagli occhi della figlia, ci sono gli anni '70, Lotta Continua, c'è Curcio, ci sono le incomprensioni, c'è Macondo, Osho, c'è la musica, c'è Saman prima che venisse derubata e infine svuotata del discorso di Mauro, c'è la mafia, la massoneria, c'è Paolo Borsellino e c'è qualche poliziotto sveglio e molti carabinieri "distratti".
Questo libro esce non a caso mentre è in corso il processo che potrebbe accusare una volta per tutte i mafiosi che uccisero il giornalista, terapeuta, sociologo... Ma si può etichettare un uomo come Rostagno, che ha sfidato la mafia guardandola negli occhi?
Per questo è bello che le presentazioni in diverse città siano partecipate, che il libro si legga e che si parli di Mauro, il che dimostra che non sono riusciti a cancellarlo.
La prossime data in cui Maddalena presenterà il libro è giovedì 24 novembre, alle 16.00 a Trento, alla Biblioteca della fondazione Museo storico, via Torre d'augusto 35, con Marco Boato , Vincenzo Calì e Fiammetta Balestracci.

Il 28 settembre riprende il processo che vede imputati due mafiosi quali esecutore e mandante dell'omicidio. Per avere aggiornamenti, sia sulla presentazione del libro che sul processo, ci si può unire al gruppo aperto su Facebook "Processo per l'omicidio di Mauro Rostagno - Trapani Aula Falcone -"
Una raccomandazione finale: il libro andrebbe letto con sottofondo musicale, possibilmente quello indicato a pag. 172 da Maddalena, perché lo scanzonato Mauro non esisteva senza musica...

Togliendo la speranza dagli occhi

Il titolo è il negativo di quello del libro, di recente uscita, scritto da Pierfrancesco Majorino; è questa infatti la sensazione che provo dopo essermi sciroppato una sconcertante ora di intervista al neoassessore alle politiche sociali.
Majorino dice di non essere intollerante sia verso il lavoro svolto precedentemente  che verso i membri di Cl: mi chiedo, allora significa "viva la Moioli" e "viva i dirigenti", incluso quel Salvato lì con uno dei famosi sitpendi d'oro coi quali la Moratti ripagò la Cricca Laida dei voti ricevuti?
Giova ricordare, visto che non sembra averglielo tributato correttamente il Majorino, che finora sono stati gli operatori dei servizi sociali a occuparsi di dare assistenza a persone in stato di bisogno, per quanto possibile tra tagli e dirigenti incapaci: gli stessi con cui va a braccetto l'assessore perché lui dialoga con chi è di Cl(!).  
Deo gratias, l'esponente del Pd dice che innoverà l'accoglienza agli immigrati, si curerà di famiglie, disabili, anziani e promuoverà l'assegnazione di case e sussidi anche alle coppie gay. Nonostante la sua vocazione intellettuale (ma anché lì, è una graziosa fanciulla, la ghost-writer che scrive drammi e romanzi per lui) al tristanzuolo va benissimo l'idea di famiglia alla Ruini, mentre tutti sanno che ormai l'istituzione è quanto mai liquida: parlare di famiglie in questo senso è un crimine verso i nuclei monogenitoriali (dove il genitore è quasi sempre una donna), le convivenze, le condivisoni, i puzzle che questo schifo di vita costringe a creare per avere un tetto e un letto. Quanto a disabili e anziani, parlarne genericamente è da politico del menga, senza un briciolo di accenno a servizi esistenti o da proporre. Il Majorino sembra un bravo boy-scout: sciura, ghe pensi mi! Sì ma, testina, fai il professionista, oppure dimettiti che i Servizi Sociali non ti devono servire da trampolino per i tuoi sporchi giochetti...
Esagero? Il nuovo capoccia di largo Treves, parlando dell'operato pregresso in assessorato difende, tra l'altro, il bonus bebé, una mera pratica assistenzialista: non un servizio, né un diritto, ma un contentino occasionale, in denaro, dettato da calcolo elettorale e compassione. Sussidi che sanno di elemosine. Dice il neoassessore che da fuori lui non capiva simili misure: allora in commissione politiche sociali del comune cosa ci stava a fare? Quando nel 2009 quella commissione, Majorino compreso, visitò il dormitorio pubblico di Milano in viale Ortles e i giornali riportarono il giudizio evidente che due assistenti sociali fossero pochi per quasi 600 utenti, dopo non cambiò nulla. Lavoravo per la cooperativa in supporto al personale comunale di Ortles e avevo sperato in uno spiraglio. Ma l'unico che ho visto, alla fine di quel periodo, è nella foto che apre il blog (che purtroppo non è presente nella versione per smartphone): uno spiraglio che dà sul mare d'Istria, raggiunto dopo essermi licenziato. E Majorino naturalmente si dimenticò di Ortles...
Mi chiedo se ora il neoassessore avrà mantenuto i 3 addetti stampa che aveva la Moioli. Per carità, una era bravissima: ma che ci azzeccano 3 addetti stampa coi servizi sociali? E poi indaffarato com'è, Majorino ora ha il portaborse, a 5000 euro al mese... Prove tecniche di Montecitorio.
L'assessore dei temporali esalta il piano anticaldo, una vetrina politica inutile:  accenna al pre-esistente elenco di anziani fragili (alcune migliaia, mentre la popolazione senile è ormai di un milanese su 4) e al fatto di aver smembrato il pranzo di ferragosto, sì da averlo derubricato da passerella elettorale: benissimo, ma guarda caso Majorino ammette che andrà in vacanza il 16 agosto.
Quel che più mi sconcerta, visti i proclami del baffetto per combattere il precariato, è che per il piano anticaldo anche quest'anno il comune di Milano ha assunto assistenti sociali in somministrazione con un livello più basso di quello di legge. Non si tratta tanto di soldi (capirai che risparmio per le casse civiche, qualche centinaia di euro): l'art. 44 del codice deontologico della professione stabilisce che "L’assistente sociale deve esigere il rispetto del suo profilo professionale, la tutela  anche giuridica nell’esercizio delle sue funzioni professionali...".  Come scrissi in un post, l'anno scorso accettai quel livello C, da amministrativo nel contratto Enti Locali, pur battendomi per ottenere un briciolo di giustizia. Invano. Ma c'era la Moratti. E ora, cos'è cambiato? Però c'è chi mi sputa i semini d'anguria addosso perché faccio la fame e da bravo don Quijote (in milanese si traduce pirla) ho preferito non accettare l'offerta di lavorare per il piano anticaldo 2011. Ho osservato la deontologia professionale. Anche se sono stanco di fare l'assistente sociale disoccupato. Tanto vale fare il disoccupato e basta.
Quando ho saputo che ai Servizi Sociali avrebbero messo Majorino, ho avuto i brividi: passi per la mia - e non solo - cronica disoccupazione, ma che ne sarà del sistema dei servizi, già bombardato duramente dal duo letale Moratti-Moioli?
Perciò, davanti a questo avvezzo trombone (che nell'intervista fa tutto l'accorato per Filippo, dopo averlo scaricato bellamente su Facebook), non mi pento e anzi rivendico che quando, qualche mese fa, in piazza Scala si lanciavano verdure marce contro palazzo Marino, dominato ancora dalla carampana, io invece mirai solo a Majorino: una foglia di lattuga può capitare, sulla guancia di uno che si definisce "scrittore per passione", quando passa davanti a un compilatore per disperazione...

Amsa da buttare

Con Pisapia è giunta una nuova dirigente dell'Amsa, l'ente che a Milano si occupa di rifiuti, parchi e giardini, neve, pulizia di strade, tombini e dello Stadio, disinfestazione dalle zanzare. Tali insetti abbondano grazie all'inerzia di Moratti, la quale bene è stata ripagata con la bocciatura delle sue nomine ai vertici Amsa, compreso quel Maurizio Cadeo buono a intascare centinaia di migliaia di euro dal Comune (e forse anche dagli amici degli amici). Guardando all'attualità, la situazione è tragica. Milano è al 34% di raccolta differenziata, secondo Legambiente, mentre la Lombardia è al 48%. Le giunte di destra hanno impoverito la città anche in quello: secondo la provincia Milano nel 2000 la raccolta era al 31% (sperando in dati non fittizi). Capita di vedere mezzi dell'Amsa che compattano insieme rifiuti differenziati, specie nei comuni dell'hinterland dove l'Azienda ritira l'immondizia (Settimo, Trezzano, Novate, Bresso, Segrate, Pero e la mefitica Milano3). Anche nella spazzatura di strade e marciapiedi si possono spesso vedere operatori frantumare bottiglie di vetro o raccogliere insieme di tutto. Con questo non voglio certo attaccare i lavoratori, che a contatto con elementi nocivi ammalano facilmente. Gli ultimi, vecchissimi dati, risalenti al 1970, parlano di un solo 5% di "spazzini" che arrivavano alla pensione. Gli altri morivano prima. Diversi operatori sono in disagio (alcolismo in primis) e l'Amsa non si è curata di offrire un vero supporto ai propri dipendenti, assumendo assistenti sociali interinali, quindi personale senza voce in capitolo perché ricattabile con la perdita del posto di lavoro. Ma la responsabilità è di chi dirige l'azienda, di chi controlla, di chi ha fatto scelte infelici come abbandonare la raccolta dell'umido, come spedire i camion dell'Amsa dritti in bocca alle ecomafie o come buttare in un inceneritore (a Figino, quando c'erano i sacchi blu) per una settimana solo plastica - che bruciando diventa diossina, con buona pace dei bambini di Figino, più soggetti rispetto ad altre zone a malattie respiratorie.
Ferrovie e Politecnico hanno impiegato anni per dotarsi di contenitori e sacchetti differenziati, ma questi dovrebbero essere ovunque. E poi, resta sempre il dubbio che dall'incaricato alla rotazione dei sacchi fino alla destinazione ultima, quei rifiuti restino differenziati.
Dopo gli obbrobri alla Albertini (le sottodivisioni Amsa 2 e Amsa 3 per dribblare i diritti dei lavoratori) e alla Moratti (al momento l'azienda è una...srl!), ora si parla di un ritorno alla municipalizzazione anche di questa società; sarebbe auspicabile che i grandi enti che fanno vivere la città siano completamente e fattivamente nelle mani del Comune. Come ricordava Presa Diretta, nel 1995 anche Milano visse un'emergenza simile a quella di Napoli; il rifiutologo (per sua stessa definizione) Fortunato Gallico, dirigente di Amsa, fece salire la raccolta differenziata dall'11 al 35% in due settimane. Ora che nella discarica dei sindaci, a Formentini ed Albertina s'è aggiunta Moratti, non è impossibile attuare progetti innovativi ed efficaci. Sonia Cantoni pensa già a reintrodurre l'umido. Bene. Che si abbandonino gli inceneritori, che si guardi alle esperienze già percorse in Emilia, Toscana ed Umbria, come la riduzione dei rifiuti alla fonte. Io cittadino posso essere invitato, educato, invogliato a fare la mia parte. Se trovo, per esempio, fontanelle di acqua naturale e frizzante nelle città, detersivi e latte alla spina nei punti vendita, imballaggi ridotti, so che già prima qualcosa è stato fatto e io posso dare il mio contributo. Credo che anche questo sia democrazia, se è un concetto e un modus vivendi in cui si possa ancora credere...

Violenza di Stato

Mentre ormai finiscono gli scontri in Val Susa e infuriano le immancabili polemiche, il mio pensiero va a chi, senza volerlo, è stato già tanti anni fa vittima della violenza di Stato, che cercava mostri da sbattere in prima pagina per santificare la demoniaca Tav: Edoardo Massari, per gli amici Baleno e Maria Soledad Rosas, detta Sole. I due innamorati furono ritrovati impiccati, il primo nella sua cella del carcere delle Vallette a Torino e Sole nella casa in cui era agli arresti domiciliari, nel 1998. Tramite due giudici disonesti torinesi, Laudi e Tatangelo, con l'apporto dei Ros, furono accusati di diversi sabotaggi in Val di Susa, contro trivelle e cantieri dell’Alta Velocità, insieme all'amico Silvano. Alla fine saranno tutti assolti, anche se due ormai morti e soltanto a Silvano sarà data una condanna per un reato minore, non certo quella iniziale di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Ma il buon valsusino, intanto, ha perso due amici, s'è fatto 4 anni di arresti e riportato danni alla salute permanenti per via dello sciopero della fame durato 40 giorni circa.
La montatura serviva a criminalizzare il movimento squatter torinese. Si parlò addirittura di lupi grigi e anche Travaglio, insieme a Feltri, Vattimo, Bocca, si pascevano con gli altri media al banchetto degli innocenti. Al funerale di Edo i familiari chiesero che ci fossero solo i parenti e gli amici, ma i giornalisti si presentarono lo stesso svegliando rabbia e incidenti. Da bravi sciacalli.
Dal manifesto anarchico del decennale della morte di Edo e Sole
Conoscevo Edo, Sole e Silvano. Ne ricordo la dolcezza, la generosità, la semplicità. Vivevano da anarchici, e solo per questo andavano bene per essere colpiti, perché amavano. E amare non va bene in questa puttana senza cuore di società.
Loro hanno subito una violenza inaudita. La stessa che colpisce chi non vuole vedere la propria valle morire. E' certo che alcuni attentati furono compiuti da qualche valsusino che già allora sapeva non esserci un  futuro con la Tav. Ma c'erano di mezzo anche e soprattutto carabinieri, servizi segreti e le 'ndrine. Oggi in rete e tv e domani sui giornali i mostri saranno coloro che hanno voluto con violenza rispondere alla violenza di Stato. Ma per me è solo fisica dinamica, secondo il principio di azione e reazione: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

"Ci vogliono morti
Perché siamo i loro nemici
E non sanno che farsene di noi
Perché non siamo i loro schiavi
"
                                       Soledad

Israele significa disumano

Al corteo tenutosi sabato 18 giugno a Milano, contro la fanatica kermesse pro-Israele in piazza Duomo, buona parte delle forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa era costituita dalla Guardia di Finanza. E' questo corpo, infatti, che tramite i suoi reparti "AntiTerrorismo - Pronto Impiego" intrattiene rapporti con i servizi segreti israeliani, Mossad in primis - come ricordato da Wikipedia sull'Atpi. Chissà, magari per questo motivo la GdF non si preoccuperà mai di scovare evasione fiscale nei capitali che corrono tra il nostro e quel paese.
E' Israele per primo a creare una commistione pericolosa tra sionismo e identità culturale ebraica, coinvolgendo le comunità sparse per il mondo come basi logistiche e informative per il Mossad, come ricordava Stefano Vernole nell'articolo "Il Mossad in Italia" nel 2005. La ricostruzione della storia delle Br in quelle righe parrà azzardata, ma non lo è quella della vicenda del falso anarchico Bertoli, così come della politica filoisraeliana di Spadolini ma, soprattutto, dell'accusa dell'allora capogruppo dei deputati del Psi Formica contro Israele per la strage, cosiddetta di Natale, del rapido 904 Napoli-Milano (15 morti e più di 100 feriti).  
Per non rinunciare agli aiuti americani, Israele non persegue la pace, né a casa propria, né altrove: è di pochi giorni fa la notizia dell'arresto di una spia del Mossad, infiltrata nella protesta di piazza Tahir nella capitale per creare divisioni tra popolo ed esercito egiziani. Eppure, come spiega l'Istituto di Gerusalemme per gli studi sul mercato (Igsm), i finanziamenti dagli Usa danneggiano Israele!
Vittorio Arrigoni è stato ucciso dal Mossad, da cui dipendeva il gruppo degli assassini che già dovevano creare divisoni a Gaza. Vittorio era scomodo, in quanto vero solidale ed eliminarlo è stato un avvertimento per scoraggiare i coraggiosi che salperanno tra pochi giorni sulla Stefano Chiarini, la Freedom Flotilla 2
E' assurdo che chi fa dell'Apartheid la propria politica, calpesti per primo la propria storia e i propri morti. Il genocidio dei palestinesi è nazismo. Per questo l'Istituto (traduzione della parola Mossad) non è altro che la reincarnazione delle SS. Per questo Vik è un partigiano che è andato oltre le parole, amando con tutto se stesso un popolo che sta subendo da decenni uno sterminio disumano. Vittorio adorava i bambini palestinesi, bambini che non hanno infanzia. Restiamo umani

Ein Volk, ein Grillo!

Beppe Grillo avrebbe preferito che vincesse la Moratti. Lo aveva anche previsto ai primi di maggio - e in questo, col mio post "Addio Letizia", posso affermare di aver visto più lontano dell'ex-comico, che sui risultati di Napoli - dove il 5 stelle ha fatto flop - ha usato pregiudizi aberranti: Grillo ha definito "napoletani e salernitani il più bel gruppo d'Europa", come se si trattasse di una minoranza etnica o di un insieme di specie da zoo. Il peggio è che ha giustificato il fatto di non aver vinto a Napoli perché lì c'è voto di scambio, corruzione - come se De Magistris avesse superato il 60% dei voti grazie alla camorra. Il che, oltre che aberrante, è penalmente perseguibile. Di reati Grillo se ne intende: nella categoria dei comici abbondano, pure idolatrati, assassini della strada (come Hunziker e Ficarra, con rispettivamente una e due donne uccise sull'asfalto), ma io non so se avrei il coraggio di andare in giro a fare il guru dopo aver fatto morire due miei amici e il loro bimbo di 8 anni in un incidente stradale, ed essermi pure salvato saltando fuori dall'auto.
E' dura scrivere contro uno che ha fatto della rete un suo dominio. Molti giovani lo adorano proprio per la "sua" padronanza di Internet. "Sua" per modo di dire, perché sono i 5 della "Casaleggio Associati" ad averlo convertito alla Rete - mentre lui anni fa sfracassava pc a fine show. I 5 hanno trovato in lui un ottimo enzima, forse per qualcosa di inquietante, quale sarebbe il "Progetto Palladium", un sistema - pare - di controllo totale delle tecnologie, simile a quello profetizzato nel romanzo "1984" di Orwell. Le perle del Grillo-pensiero dicono ormai quale sia il vero volto di un essere che macina milioni di euro (attualmente, circa 8 o 9 di fatturato annuale), pontificando sul precariato - che non ha mai vissuto. E non riesco a credere che abbia solo due case o che dichiari tutto al fisco: una società così grande non può non avere fondi neri.
Non ci sono però solo i 5: lo staff di Grillo, per darti il bollino, vuole i tuoi documenti e il certificato penale. Ma è impossibile chiedere a costoro: "Chi siete, voi dello staff? Voi che avete scritto lo statuto del partito? Come vi chiamate, da dove venite, quanto vi pagano?"
Con "5 stelle" si indicano gli alberghi più costosi, quelli della categoria lusso. E infatti quello è il partito di un uomo solo: chi critica il movimento viene buttato fuori. Chi fa domande insistemente viene diffidato dal megastudio legale meneghino che ha come ottimo cliente Grillo. Perché, se Rita Levi Montalcini è una "vecchia puttana", allora chiunque può essere colpevole agli occhi del sessantenne genovese (toh, la stessa età di Pisapia, il 60enne che non avrebbe espugnato Milano...). Sono colpevoli i rom, e per questo Grillo s'è beccato un vaffa anche dal mitico Vauro nel 2007. Mentre il guru attacca l'amnistia, non gli importa di pensare alle condizioni delle migliaia di carcerati: tanto, chi se ne impipa, loro non hanno avuto gli avvocati che a Grillo hanno fatto evitare la galera per l'omicidio colposo in fuoristrada di cui sopra.
I due consiglieri grillini che a Bolzano si sono schierati dalla parte di Casa Pound ci hanno mostrato da che parte sta il 5 stelle: quella dei neofascisti. D'altronde, Casaleggio adora il mito di Parsifal. Proprio come i nazisti.
Grillo pur di avere ascolto s'inventa palle colossali, come quando disse di essere nella black-list della Repubblica Cinese: un delirio di onnipotenza, visto che in Cina nessuno sa che lui esista.
Il fascismo di Grillo passa per lo svilimento della donna, che si tratti di silurare una candidata del "movimento" (?) per agevolare un portaborse della Casaleggio o per parlarne come di poverette che non trovano il loro posto nella società. E se una Sonia Alfano comincia a fare delle domande, viene scaricata più degli altri.
Una frase significativa dell'ex-comico, detta a proposito del successo del suo blog, è: "Si fidano di te, quindi non gli interessa tanto l'informazione, gli interessa tanto il parere che ho IO..." Un vero Grillino chiede giustizia. Ma il mondo che vogliono Grillo e la banda dei 5 non è libero: è cieco, manipolato e censurato come avviene in automatico con i commenti sul suo blog. A 5 stelle. Un marchio ricchissimo, proprietà di un solo essere. Ma io preferisco le persone che lavorano nei 3 stelle: perché sanno che non c'è da tirarsela, perché sanno che possono essere se stessi. Perché sono umani, come Vittorio Arrigoni.
Ho votato Pisapia nella speranza che le cose cambino. E di brutto. Quanto a Grillo, per me può prendere la sua barca e andarsene a...

Un sentito ringraziamento ai grillini delusi del movimentorevolution.it  per il loro coraggio

8 per 1000 laico

Riguardo alla distribuzione dei fondi dell'8 per mille, la Chiesa cattolica è in condizione di privilegio, ricevendo circa il 90% di questa parte del gettito Irpef, mentre allo Stato va meno del 10% (e forse almeno questo è un bene, visto che nel 2004 il governo ha usato parte dei fondi per finanziare la missione militare italiana in Iraq, Antica Babilonia). Alle altre confessioni, riconosciute per legge (su cui fa pressione e ricatto il Vaticano, ostacolando quella musulmana e i Testimoni di Geova), vanno le briciole, compresa la Chiesa Valdese. Che però è l'unica che non si autoalimenta: non finanzia i ministri di culto, né il proprio patrimonio ideologico o materiale, ma destina tutto al promuovere cultura, pace, diritti umani, sanità e lavoro, assistendo anziani, bambini, giovani, persone in disagio sociale, rifugiati, migranti e nomadi, in Italia e all'estero, dove promuove sviluppo sociale e attività produttive (specie agricole) oltre che salute e diritti umani. Il tutto è rendicontato minuziosamente (a differenza di altre confessioni e dello Stato stesso). Nell'aprile 2005 la RAI rifiutò di trasmettere "per motivi di ordine deontologico" uno spot della Chiesa valdese dal titolo "Molte scuole, nessuna chiesa", con il quale essa intendeva sottolineare, in polemica con la Chiesa cattolica, come i fondi ottenuti dall'8 per mille non sarebbero stati utilizzati a fini confessionali o pastorali, ma solo per progetti di solidarietà e assistenza.
I valdesi ricevono quasi il 2% dell'8 per mille. Però sono la prima confessione dopo i cattolici e aumentano i contribuenti che la scelgono, i quali, secondo una ricerca Eurisko del 2010 , hanno un titolo di studio medio-alto, spesso sono cattolici o non credenti e approvano l'impegno dei valdesi per l’accoglienza degli immigrati, per la laicità dello Stato e per l'apertura nei confronti degli omosessuali. Tra i tanti progetti finanziati, la distribuzione gratuita di profilattici in Africa, programmi di ricerca nel campo delle cellule staminali e persino il "cinemainstrada".

Festa dello sfruttamento

E' appena finito il primo maggio, definito ormai non festa dei lavoratori ma del lavoro, vale a dire dello sfruttamento
Nel 1990 un film girato a Napoli, "C'è posto per tutti", tratta di temi ben diversi dall'omonima pellicola di hollywood. Il lavoro di Giacomo Planta è molto acuto e, forse, il primo sulla condizione di precariato, i giovani del sud la vivevano già prima che venisse sancita per legge e imposta a tutto il paese. "C'è posto per tutti" racconta le peripezie di alcuni giovani disoccupati napoletani che troveranno lavoro solo il primo maggio, proprio per smontare il palco del comizio sindacale.
C'è chi, come il nostro dittatore (ormai prossimo alla caduta per mano del suo stesso entourage, altro che la sinistra) ama chiamare la legge sul precariato "legge Biagi". Ma quelle sciagurate misure furono già adottate sotto Prodi col noto "pacchetto Treu", che introdusse il lavoro interinale, abrogando così la sacrosanta legge che lo proibiva, la n. 1369 del 1960 ("Divieto di intermediazione e interposizione nelle prestazioni di lavoro"). La "Biagi", la legge 30 (firmatario l'allora ministro del Lavoro, l'ominicchio dal morso facile Maroni) ha solo dato la stura finale ai diritti dei lavoratori, trasformando il co.co.co in co.pro (sempre merda), ribattezzando il lavoro interinale in "somministrazione di lavoro" (come fosse un antibiotico), introducendo il modello di schiavismo delle cooperative come regola sotto nomi pittoreschi, autorizzando infine le agenzie di sfruttamento a potersi occupare anche di personale assistenziale e sanitario. E questo forse è il male minore, e cioè che una giovane laureata, dietro al tavolo di uno di questi negozietti tristissimi, si ritrovi a dover assumere un medico, un assistente sociale o un ausiliario, senza sapere nulla di medicina e di assistenza; piuttosto, la gravità sta nella correità dei sindacati con i Responsabili della miseria che viviamo. Così, l'unione sindacale esiste solo sul palco di San Giovanni; il primo maggio diventa in quel concerto una fricchettonata, mentre in altre situazioni giunge ai livelli del rave (il May-Day). In entrambe le "feste" proprio chi monta il palco, luci e impianti, o chi guida gli inquinantissimi tir al may-day, viene stipendiato. Festa del lavoro, dunque. E dei sindacati, che ormai non hanno più ruoli maxime nella vita di chi ha da 40 anni in giù. La Fiom, nella sua purezza, sembra addirittura dover lottare con la casa-madre, la Cgil. Il sindacalismo di base invece si scioglie nel protagonismo di sigle, capetti e residuati vari. Un po' come se i congiurati che devono accoltellare Cesare finissero col mancarlo e colpirsi a vicenda.
Sono sempre meno le categorie che possono scioperare. Quasi tutti gli stranieri, tutti noi precari, i giovani, noi non più giovani (praticamente, tre lavoratori su quattro), non abbiamo più diritti. Niente malattia, niente sciopero, la 626 (o legge 81) solo sulla carta, la pensione fantascienza, il precariato eletto a condizione esistenziale. Con buona pace dei sindacati e della politica progressista, che hanno scavato la fossa ai lavoratori, a partire dall'abolizione della compianta "scala mobile".
Quando negli anni '90 iniziai a barcamenarmi tra co.co.co, cooperative, nero e poi  da interinale, pensavo che tutto ciò sarebbe stato provvisorio, che prima o poi avrei avuto un lavoro stabile, che mi sarei potuto trovare una casetta. Chi parla di bamboccioni meriterebbe di lavorare in un call-center per 10 ore di fila al giorno. Anche chi ha un lavoro stabile rischia la precarietà, vedendone agitato lo spettro nei ricatti padronali e negli incubi personali: qualche bella idea alla boia Marchionne, il pirletta di turno - alla Tvemonti - la tira sempre fuori...
Il potere dovrebbe finirla con l'invocare le Brigate Rosse: anche se molti le sognano, siamo tutti troppo presi ad arrangiarci, a sopravvivere. Le Br sono morte e nessuno potrà più riesumarle, mentre ben altri terrorismi prosperano (servizi segreti, mafia, politici piccciotti...)
Molti a sinistra storsero il naso quando qualcuno cominciò a protestare salendo su un tetto, dimenticando che quella era stata la forma di lotta tipica degli "invisibili", cioè dei carcerati. Ma era il modo di dire che si è sospinti al suicidio dalle istituzioni, che tagliano fondi, non fanno politiche sociali, premiano il crimine organizzato e, mentre declamano la virtuosità del proprio operato, lasciano il treno del paese andare a schiantarsi contro un frecciarossa. Il futuro è già morto e forse soltanto una lotta continua, dura e senza ipocrisie potrà salvarci. Anche se ho la sensazione che aveva visto bene Sade: la virtù sempre punita, il vizio sempre premiato...

Addio Letizia

Forse è la volta buona per liberarsi della Brichetto Arnaboldi: alle prossime comunali la Moratti non è favorita: giusto per fare un esempio, pochi giorni fa un suo gazebo elettorale è stato cacciato da cittadini inviperiti in Città Studi - mentre, com'è noto, l'unica zona storica del Centro-Sinistra era la 9, situata da tutt'altra parte.
La Moratti viene da una famiglia nobile, il suo curriculum è quello di una che deve sposare un riccastro: ha frequentato il Collegio delle fanciulle di Milano, corsi di danza classica e Scienze Politiche, per poi farsi impalmare dal noto petroliere. Proprio per non fare danni nell'azienda di famiglia, è stata buttata in politica: così ha potuto far danni in Rai, nella scuola e a Milano. Che la Moratti non brilli di intelligenza è dimostrato dalla sua gestione del fondo GoldenEgg (forse con la sua aria da gallina sembrava adatta) che il marito ha dovuto rilevare per arginare le perdite plurimilionarie. Insomma come manager è un'incapace, come testimoniato dalla vicenda delle "nomine d'oro" o ultimamente dal buco nel bilancio comunale derivato dalla vendita di Metroweb (50 mln di perdite per la collettività, 600% di rendimento per i privati acquisitori). Eppure tale si definisce, city-manager, sulla scia di quell'altra sciagurata sindachessa, Albertina. Il narcisismo che ostenta reputandosi una grande statista è pari a quello del suo boss: peccato che per vincere le comunali il marito dovette spendere più di 6 milioni di euro. Quindi, riccastra com'è, alla carampana non può fregare di meno dei gettoni presenza in Consiglio Comunale: 6 presenze nel 2008 e 3 nel 2009. Qualche seduta fa s'è dovuta presentare da casa, dove ormai aveva parcheggiato la sua bella panciona, perché la sua maggioranza, pronta a scaricarla a partire da Palmieri, si stava sfasciando.
Le castronerie della giunta Moratti sono tutte note nei loro fallimenti: l'Ecopass, l'Expo, il Pgt e i vantaggi per il figlio Batpirla, fino alla discriminazione verso i rom e la dedica di un parco a quel ladrone di Craxi.
Milano è diventata ancora più invivibile sotto "Joker" (sarà per non assomigliargli che ultimamente ha dismesso le acconciature sparate in aria alla elettroshock): è più inquinata, trafficata, costosa, arida socialmente e culturalmente, prostituita alla mafia, insicura. Ognuno dei manifesti elettorali della Moratti è una tragica e spudorata menzogna: più verde, più vivibile, più "viaggiabile", più sicura, più familista, più vicina agli anziani. Anche la faccia del sindaco è falsa: fotoritoccata, perché a vederla da vicino, la Moratti è una donna attempata, invecchiata male e con le borse da psicofarmaco sotto gli occhi. Comunque un premio Mestizia lo meriterebbe, come suggerito dal quotidiano L'Unità: quello di peggior sindaco di Milano del dopoguerra.
Addio Letizia, credo che bambini, anziani, automobilisti, genitori e insomma buona parte dei milanesi non sentiranno la tua mancanza. Visto che li adori tanto, dedicati pure ai cani: è l'unica specie con cui puoi andare d'accordo.

Lavori idioti

Cercando lavoro negli annunci dei siti specializzati, ci si imbatte in definizioni professionali alquanto pittoresche. Gli ibridi tra inglese e italiano poi, mostrano una bizzarria comica se non grottesca. Ecco degli esempi, commentati da me medesimo.
Junior Account Manager - Sfido Umberto Eco a capire di che lavoro si tratti. O è una mail umana?
Sales manager italia - Chissà, magari mettere Italy alla fine faceva pensare a un fast food.
Tester - Ohibò, si tratta di misurare la corrente infilando le dita nelle prese elettriche?
Commerciale Edilizia On Site - Site sta per luogo fisico o sito web? E poi, si devono vendere cemento e mattoni?
Back office titoli/settlement - Meglio lasciare la parola chiave in italiano, non si sa mai...
Analisti funzionali soluzioni custom - Una moto? No! Ma scrivere "personalizzato" era troppo banale.
Manager SEEMEA Media Management Team YouTube and Display - Record!
Family banker - Ah, questo è famoso (e mafioso). Molto marxiano.
Programmatori remedy junior - Si tratta di cambiare pannolini?
Hr generalist - Mi viene in mente Rai 1, però che ribrezzo l'uso di hr per definire il settore del personale...
Consulente telefonica outband - Cercano una groupie?
Debt solver - Sarà mica per un usuraio?
Procedural Specialist Odyssey Southern Europe - Occhio a sirene, maghe e ciclopi!
Field engineer e tecnico di sede - Meglio il secondo, più stanziale, no?
Meccanico senior packaging  - Ma quant'è figo l'inglese, nevvero?
Brillante neodiplomato - Facile, sicuramente dirà anche "astenersi trote".
Subsea umbilical engineer - Uhm... Danza del ventre sottomarina? Ma che orrore scrivere "ingegnere"!
Serious Developers :-)  - Il faccino era compreso nell'annuncio.

Morti invano

Pasolini, Edo e Sole, Carlo Giuliani, Aldro, Giuseppe Uva, Giorgiana Masi, Stefano Cucchi, Niki Aprile Gatti, Gabbo, Stefano Frapporti, il maestro di scuola Francesco Mastrogiovanni e Pinelli, hanno tutti avuto una fine tragica, ad opera di individui in divisa, membri dei corpi di polizia, operatori psichiatrici nel caso di Mastrogiovanni, persone ignote (Pasolini) o un'intera istituzione (il carcere, sotto una montatura colossale) per Edo e Sole. Sono stati servi dello stato a uccidere tutti costoro e tanti altri, per lo più sconosciuti. Ma la memoria può servire per chi nel futuro rischia un'identica esecuzione. E può essere chiunque. I tanti morti delle stragi da piazza Fontana in poi, i caduti degli anni '70, quelli per mano della mafia,  potevano essere persone prese a caso o individui precisi da colpire, da punire. L'impunità degli assassini, perseguita a ogni costo, è ciò che accomuna queste persone nei loro tragici destini: colpire un'intellettuale come Pa' o due ragazzi come Edo e Sole ha lo stesso significato, la stessa valenza di violenza e ingiustizia, per cui qualsiasi fosse la divisa indossata, compresa quella in borghese di chi lavora nei servizi segreti (Pier Paolo forse fu trucidato da membri della banda della Magliana, ma è evidente che ci fu la presenza di membri dei servizi) il messaggio che passa è "uccido sicuro di non essere incolpato". Cucchi fu scambiato per un senza fissa dimora - il che prefigura un'aggravante, la crudeltà: ti faccio fuori perché non sei nessuno.
Allora, nel secondo blog-roll, nella colonna a destra del blog, il titolo "Morti invano", che rimanda alla poesia di Primo Levi, vuole essere una provocazione: questi individui, condannati a morte in un paese che ripudia l'esecuzione capitale per mano dello Stato, non devono essere dimenticati, devono ottenere la giustizia che viene richiesta disperatamente dai loro cari, da chi, mantenendone la memoria, li fa vivere nel proprio cuore, perché ogni persona con una divisa dello Stato, sia essa di polizia, in borghese o un camice bianco, sappia che va punito severamente chi non rispetta la Costituzione, l'habeas corpus dell'articolo 13, per cui la libertà personale è inviolabile. "E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà". Pasolini patì diversi tentativi di imprigionarlo: almeno una quindicina i processi a suo carico, dai quali non si sottrasse e anzi ne uscì sempre innocente. Ma sta al di qua di un provvedimento restrittivo della libertà personale la terribile sorte  che accomuna diversi di questi nostri martiri: Giorgiana Masi, colpevole del solo fatto di manifestare coi radicali per i referendum, fu uccisa per colpa di Cossiga, mandante dei famosi falsi autonomi e anche nel suo caso non ci fu nemmeno bisogno di chiederle un documento. Si può morire in una caserma dei carabinieri, della polizia, in un reparto psichiatrico o semplicemente per strada, come accadde ad Aldrovandi.
Perciò i blog dei "morti invano" sono importantissimi: urlano "GIUSTIZIA!". Eppure c'è chi le divise le porta ancora. Armi comprese. Il blog della mamma di Niki Aprile Gatti è quasi sempre in cima, perché è il più aggiornato: ogni volta che vedo le parole di Ornella Gemini ritrovo il suo dolore straziante, la sua sete di giustizia, il suo grande amore per un figlio che si è trovato in una cosa troppo grande e che, volendo collaborare, è stato "suicidato" in carcere. Poi ci sono blog per ricordare e chiedere giustizia per persone come Aldo Bianzino, condannato a morte per delle semplicissime piante di marijuana.
Non dico nulla di nuovo, ho solo messo insieme storie diverse ma uguali nell'ingiustizia patita. E oggi, ricorrenza posticcia dell'Unità dìItalia (l'anniversario è in realtà del Regno d'Italia!) non vedo nessun tricolore da festeggiare, se non macchiato del rosso del sangue innocente. Napolitano, presidente della Repubblica, oggi onora un personaggio monarchico, avo di un'altra mummia, quel Vittorio Emanuele che non dovrebbe essere in Italia, ma piuttosto in carcere per prostituzione, riciclaggio, gioco d'azzardo e omicidio. Questo mi fa presagire che l'impunità resterà ancora a lungo una legge non scritta, un privilegio tutto italiano, ad appannaggio di chi lo stato non lo serve ma lo parassita, che si chiami Napolitano, Savoia, Spaccarotella o Truglio.

Il rottame

"Sono abbastanza pietoso, con questo disgustoso cerotto sulla mia faccia? Anche se, devo dire, la scena della statuetta del Duomo è stata la mia recita migliore! Però... Sono così stanco. Sono già passati 40 anni da quando avvicinai i mafiosi perché avevo paura per i miei figli...  Ma cosa vogliono tutti questi forcaioli? Manco avessi pagato io lo champagne con cui i boss al 41 bis brindarono alla morte di Borsellino! E che non avrebbero comprato anche loro i terreni agricoli di Segrate a 500 lire al metro quadro, con Craxi a cambiare la destinazione d'uso in residenziale per fare Milano2?! Ma non farò la sua fine, io non me ne vado, ho già la tomba ad Arcore e lì finirò. Cazzo vogliono, manco fossi l'unico 70enne che ama la carne fresca... Ho imparato bene da Licio, ho fatto pure una loggia personale, mi sono arricchito con Gheddafi, con Putin e con le leggi italiane; ho fatto soldi coi film, col mattone, con la tv, con la stampa... Saprei fare soldi anche con la merda! Adesso li inculo tutti io, con la riforma della giustizia. Col cazzo che sarò prosciolto per "morte del reo"! Ma che cazzo guarda 'sta giornalista, le mie rughe?... Bah, guarda pure troia, possono fare tutte le manifestazioni che vogliono ma io resto in sella, sono più figo del duce io..."

Con questo post il blog intende smettere di parlare di questo essere immondo. Costui è già morto anche se cammina, è uno zombie, è carne per vermi... Requiescat in pace!

Batpirla

-"Mamma mamma! Mi compri la casa di Batman?! Eh, mamma?"
-"Cosa?! M'hai preso per la Moratti!? Invece, guarda che bella 'sta macchinina."
- "Uh... Guardia di... Finanza? E che fanno?"
- "Arrestano i ladroni... E molto più di Batman!"

Che il figlio di Moratti abbia voluto una casa con batcaverna e altre amenità simili, per quanto mostri un livello mentale da ritardato, è evidentemente secondario rispetto alla gravità degli illeciti su cui sta indagando la magistratura. Il familismo immorale è una metastasi  dell'etica pubblica: considerare i legami familiari come unico vincolo sicuro per mantenere un ricco potere è lo stesso pensiero che informa il capitalismo familiare come pure i gruppi mafiosi. Le grandi aziende di famiglia guarda caso sono quelle che hanno ottenuto maggiori vantaggi dai diversi partiti politici, che hanno così favorito interessi privati, a scapito del benessere collettivo: oltre agli Agnelli, è il caso di Benetton, Del Vecchio, Pirelli, Ligresti, Impregilo e, ovviamente, Berlusconi. Il paradosso è che tra favori politici e rampolli deficienti, spesso i vegliardi faticano a lasciare in eredità il timone ai giovani della famiglia: a parte l'ottenebrato cronico Lapo Elkann, vale la pena ricordare il figlio di Caprotti, padrone dell'Esselunga, che stornò per sé soldi dell'azienda ottenendo così di essere diseredato dal padre (che pure minacciò di vendere tutto a una società americana).
Il meccanismo mafioso permea quindi la criminalità organizzata vera e propria come quella rivestita di una patente di legalità. Nelle mafie il senso della famiglia è fondamentale e lo si vede già da termini e rituali: padrini, famiglie, vendette bianche, il ruolo delle donne sia per stringere allenze tra clan con matrimoni che per inculcare ai piccoli l'etica mafiosa (omertà, fedeltà, etc) oltre a essere, le più giovani, le nuove menti delle famigghie, con notevoli competenze informatiche o economiche per gli studi compiuti spesso all'estero. Quindi, di nuovo un discorso di managerialità che accomuna famiglie capitaliste e mafiose. 
Da questa faccia immorale del familismo discendono poi il nepotismo, le raccomandazioni, le parentopoli...
Anche nelle piccole imprese c'è un capitalismo familiare; ma oltre a chi, per  formazione e impronta familiare, si danna onestamente e con buoni risultati, c'è chi si ritrova invece un piccolo tesoro che crede di poter trasformare in un impero, portando presto al fallimento la piccola azienda, con buona pace dei pochi dipendenti gettati sul lastrico, nonostante la decantata laurea alla Bocconi del figlio (d'androcchia).
Se possa esser giusto che un panettiere passi il negozio al figlio, nella speranza che l'attività non fallisca e anzi rimanga florida, è dannosissimo che le grandi aziende si affidino a elementi spesso cresciuti così viziati da essere degli emeriti imbecilli: lauree più o meno comprate, stage in aziende clienti, master farlocchi fanno sì che i nuovi manager consanguinei debbano costantemente ricevere favori politici per non ritrovarsi a fare i lavapiatti. Il figlio di Moratti non è da meno: nottambulo, spaccone fino alla rissa, con uno sguardo non acutissimo, si ritrova costretto giudizialmente a pagare i maxilavori  eseguiti in via Ajraghi, e forse, in futuro, a dover corrispondere quel milione di euro per una variazione di destinazione d'uso non richiesta. Sarebbe stato bello se si fosse parlato del ripopolamento dei pipistrelli a Milano, che, mancandovi, hanno reso le invasioni zanzariche terribili, ma sicuramente più preoccupante è la riforma giudiziaria che bolle in pentola a favore del malato di mente di Arcore; perché, anche in questa storia, senza la magistratura non si sarebbe avuta giustizia...