Ciao Stellina

Dalla bacheca su fb di Renato Sarti.
Stellina Vecchio Vaia è morta ieri sera a Rapallo.
Partigiana, staffetta, (nome di battaglia Lalla), responsabile dei Gruppi Difesa della Donna, fu accanto a Gina Bianchi Galeotti nel momento della sua tragica morte il 24 aprile 1945 a Niguarda. Fu anche parlamentare, primo segretario donna della Camera del Lavoro di Milano, moglie del Comandate Alessandro Vaia, Ambrogino d'Oro.
Noi del Teatro della Cooperativa abbiamo avuto la grande fortuna e il grande onore di conoscerla, di frequentarla e soprattutto di apprezzarne la pacatezza, la lucidità, la fermezza del ragionamento, la semplicità, l'immensa statura morale, politica e umana, sempre volta alla giustizia e a difesa dei diritti della classe lavoratrice, delle donne e dei deboli.
Un personaggio di enorme spessore, una figura tanto nobile quanto riservata, protagonista in prima persona di una altrettanto nobile pagina della storia di Milano, città Medaglia d'Oro per la Resistenza.
Stellina ci mancherà molto, è stata per noi una grande maestra di vita, la ricorderemo sempre con affetto filiale.
Renato Sarti e il Teatro della Cooperativa

Il sangue del Leoncavallo

Iaio, ucciso in via Mancinelli  
©Archivio De Bellis
Uno degli errori di Berlinguer era quello di invocare la questione morale per tutti, tranne che per il suo partito. Il tabu permane nel Pd, ma anche altri ambienti di "sinistra" ne sono partecipi. E se li si critica, proprio da sinistra, si viene additati come destrorsi, se non fascisti.
In questi giorni il comune di Milano si sta occupando della regolarizzazione del Leoncavallo. Un bel marchio per fare soldi, ma, se i centri sociali spesso prendevano il nome  dalla via dove si trovavano, allora quello spazio andrebbe chiamato "Watteau", sin dalla sua nascita, nel 1994, l'anno in cui il centro sociale venne svenduto da chi lo aveva egemonizzato, vale a dire Daniele Farina e i suoi accoliti, in cambio di una sede più grande, in via Salomone, precedente a quella attuale di Greco.
In un post su Usenet, c'è una descrizione fuori dal coro di come andarono le cose al vecchio Leo. "This must be the place" voleva Farina come capo e così, un figlio della borghesia infarcito di stalinismo, si fece bello del sangue altrui: quello di Fausto e Iaio, uccisi in via Mancinelli probabilmente per conto dei servizi segreti, con moventi politici senza ancora una completa chiarezza.
Di sangue ne è scorso parecchio, in via Leoncavallo, dalla rissa del luglio 1988 con cui fu cacciata la vecchia guardia, a quello di Andrea, accoltellato da dei nazi-skin davanti al centro sociale. E poi c'è tanto altro sangue, di chi non era d'accordo e di chi invece non era "autorizzato" a spacciare lì. 
Di sangue ne viene ancora versato: un altro esempio di come vadano le cose, ancora oggi, al "Watteau" è in un post su Indymedia che invita al boicottaggio di quello spazio. Che quello non sia più un centro sociale è un fatto chiaro e condiviso da anni; costoro sono stati addirittura estromessi, sin dagli albori, dal torneo di calcio dei centri sociali, che si tiene annualmente al Paolo Pini. Un esempio banale, certo, ma in via Watteau accade un po' come alle feste del Pd: per farle funzionare, molta gente bisogna pagarla.
Tra tutto quello che verrebbe da dire sulla vicenda "Leoncavallo", trovo esecrabile che la giunta si occupi di una situazione che mira al vantaggio di poche persone (qualcuna addirittura da Sert, a sentire i racconti che girano non soltanto su Indymedia): ma Daniele Farina è il coordinatore provinciale di Sel, il partito del sindaco. Se non bastava il Pd dei Penati, dei Pierfranceschi e dei sì-Tav, ora è ancora più chiaro che, anche a sinistra, vale tantissimo l'espressione "amici degli amici".

L'ultimo censimento

Il 9 ottobre è il censimento-day. (Entusiasmo! urlerebbero gli Skiantos). Fuor di celia, giova ricordare che, come recita il "Foglio di Famiglia" (vale a dire la prima pagina del questionario cartaceo, visibile in foto) si ha l'obbligo di risposta per il Censimento!  
Il ricatto dello Stato su questa schedatura di massa viaggia su due modalità: una è la sanzione, per le persone fisiche, dai 200 ai 2000 euro circa; il d. lgs. 322/1989 parlava di lire ma quel che è certo è il suo andare in conflitto con la tutela della riservatezza  dei propri dati sensibili, contravvenendo così anche al Regolamento Ce sui censimenti (n. 763/2008) che raccomanda il segreto statistico. L'Istat assicura che il segreto viene mantenuto, ma vi si può credere se, e lo so ahimé per esperienza personale, che lo spauracchio più agitato dallo Stato Italiano per costringere a fare il censimento è la minaccia della cancellazione anagrafica! In pratica, se non si risponde al questionario, indicando quindi il nominativo proprio e degli altri residenti nell'abitazione, si perde la residenza, e con essa i diritti, tutti: non si possono più fare documenti, non si può più votare perché non si appartiene più al proprio comune, ma si è indicati come cittadini senza dimora(!); un atto gravissimo, considerando che il comune è l'ente privilegiato per il rapporto col cittadino (maxime dopo la riforma del Titolo V della Costituzione) e tutto ormai passa da esso. Certo, l'aberrazione ha dei correttivi, per cui, prima di adottare la radiazione anagrafica di un povero cristo, il cittadino che è risultato irreperibile al censimento ha diritto di essere avvisato e di avere un anno di tempo prima che la cancellazione venga confermata.
L'ultimo censimento si potrà fare anche on-line, dove però non esiste una guida: arriva solo quella di carta e restano dubbi profondi su molte domande del geniale questionario: l'Istat intende la dimora abituale come residenza? E la convivenza, proprio non sta a indicare coppie more uxorio ma comunità e istituti? Per lavoro si intende anche il lavoro nero o fare l'elemosina? Il coadiuvante familiare è una nuova figura assistenziale? Uno specializzando è uno studente o no?
C'è chi ha proposto di rispondere solo ai quesiti essenziali per salvaguardare la propria riservatezza e i dubbi ora accennati sono un'ottima scusante: senza contare che alla domanda 7.1, "Si reca giornalmente al luogo abituale di studio o di lavoro?", devono rispondere anche i bambini sotto i 5 anni, pur se negativamente "No, perché non studio, non lavoro e non frequento corsi di formazione professionale". Magari potevano aggiungere "non guardo la tv, non vado al cinema non faccio sport", come cantavano i CCCP. Però mi domando, quanta parte ha messo, anche qui, Brunetta, per ammorbare persino l'Istat? E che criterio è inviare il questionario in maggioranza nella versione verde (ridotta) a chi è considerato improduttivo, cioè anziano, e a una minoranza "produttiva" quello di colore rosso, con ben 80 domande (pensa che fortuna!).
Comunque, il mio auspicio è che "ultimo censimento" indichi un'attribuzione solo progressiva nel tempo e non definitiva, prima di un'eventuale bancarotta (fraudolenta) del nostro disgraziato paese...