Il Vulcano cattivo

Il centro commerciale Vulcano, a Sesto San Giovanni, è sorto sulle ceneri del più grande stabilimento sestese delle acciaierie Falck. Ormai parlare di questa cittadina richiama alla mente una grandissima corruzione, il "Sistema Sesto", un bel domino che, solo per la politica, tocca molti nomi eccellenti, dall'ex sindaco Penati all'attuale, Oldrini, fino a Boni della Lega e La Russa (ma non il cocainomane, il fratello altrettanto squadrista). Già la bonifica del Vulcano fu drammatica, con interventi dei Nas, denunce di Verdi e Legambiente, minacce, fino ai fondi neri ottenuti gonfiando i costi, fatti questi che portarono in carcere il defunto re delle bonifiche, Giuseppe Grossi. 
Inaugurato dalla famiglia Caltagirone al completo, tanto da ribattezzare il colosso di cemento "CaltaCity", il centro commerciale sarebbe nato già inutile, avendo altri concorrenti nelle vicinanze; inoltre è collocato in un crocevia di traffico pesantissimo, con la prossimità dei vialoni di Sesto e le uscite omonime di tangenziale nord e A4, quest'ultima a ridosso della sterminata SS36. 
Ma il Vulcano, col suo megahotel annesso, con la sua pianta meravigliosamente a fortino, con tutto l'odore di soldi (puliti?) che emana, ha qualcosa di diverso da tutti gli altri centri commerciali. Quando si entra in uno di quei posti infernali, si può osservare un certo grado di vigilanza, vuoi per il personale, vuoi per gli apparecchi di sicurezza (telecamere, rilevatori...). Al Vulcano la percezione però non è così morbida: accedendovi si riceve la comunicazione che lì il controllo è di acciaio; neanche è chiaro quanti e quali siano i corpi di vigilanza, dato che accanto alle guardie giurate sono presenti dei tizi in tenuta pseudo-elegante che hanno tutta l'aria di picciotti dallo sguardo sanguinario. Non importa se sei vestito male o no, questi figuri ti fanno capire che lì niente passa inosservato. Avrei voluto fotografarli per questo articoletto ma per ovvie ragioni ho dovuto rinunciare.
Che dei palazzinari di Palermo abbiano tanti affari nel paese non significa certo mafia. Ma per me, il fortino del Vulcano, coi suoi bravi sguinzagliati ovunque, con le sue gru a pezzi (con quello che son costate) dimenticate nelle erbacce intorno, con le sue strapaesane animazioni estive in terrazza, dà un'altra sensazione...

Alla Pierfrancesco


Alla Pierfrancesco per me indica uno stile politico da giunta progressista solo a parole. Certo, Maran non è Majorino e per quanto i due perdano molto tempo su Facebook, nel caso dell'assessorino (foraggiato da Penati per fini loschi) si è di fronte a una vera dipendenza, quindi patologica, tanto che i collaboratori più stretti pensano che per fargli fare una riunione e averlo presente anche di testa, al Maran si debba strappar via il suo bel Ipad. Neanche gli si dà la colpa del mancato avvio della linea 5, le redazioni locali tempo fa lo definivano "commissariato". Ce lo si tiene così, fino a fine mandato, incantato sul tablet d'ordinanza nel suo ufficetto dorato.

Ma la gran comunanza tra i due Pierfrancesco è l'arrivismo più sfrenato a fronte di una assoluta incompetenza. Do atto a Majolino di aver studiato un po' (Maran invece continua a non capire e a non voler imparare un fico secco di trasporti e mobilità), anche se la lezioncina non gli è bastata. Il piano antisolitudine è già di definizione una boiata pazzesca. Non che si possa negare il rischio emarginazione per gli anziani (e poi solo loro?) ma l'ottica mi sembra avere il fiato corto. Pure il manifesto della campagna ha un che di stupido e beffardo, alla Pierfranci: il ragazzo incerottato col bordo bianco ricorda la famosa prima campagna contro l'Aids - anzi, tutti quei pixel della cornice forse indicano che il poveretto sarà anche positivo a Epatiti e altre MTS. "Cucire i rapporti" è altrettanto inopportuno, con quel suono di forzatura, di stravolgimento inutile di una frase di senso popolare. E in più, cavolo significa "cittadini fattivi"? Potenziali clienti dei Sert? Sarebbe poi bello vederli i vigili di quartiere.
L'assessore di periferia sbaglia a perseverare nella logica delle etichette. Vero che i servizi sono divisi per aree e lo prevede la 328 (che manco sa cosa sia), ma si potrebbe tentare qualcosa di innovativo sostanzialmente, che superasse steccati stantii: però forse l'assessorucolo non vede mai mamme anziane spingere carrozzine con figli piccini o disabili, rischiando l'incolumità in quartieri, come il Giambellino, dove gli scivoli dei marciapiedi latitano. Non ci arriverà mai il Pierfrancesco, a concepire servizi che coinvolgano davvero e non sulla carta (igienica della propaganda), che non facciano dire di Milano che è una merdopoli. Sotto sotto questa ennesima cialtronata resta il solito piano anti-caldo, inutile, pseudoemergenziale e dannatamente assistenziale. 
Il fatto di essere del Pd mi pare la colpa più grave dei Pierfrancesco, servi di un partito che aumenta la povertà e dà il culo alle mafie. Quando un anziano o una persona con problemi seri rinuncia a comprare il pane, si fa rapinare da un bottegaio che emette 1 scontrino su 10, aspetta la mesata per riparare la lavatrice, abdica a scaldarsi perché costa troppo anche se fuori il termometro è sottozero, il problema non è la solitudine: è la povertà, una soglia che coi suoi vestitini alla Sick Boy il majorino non conoscerà mai. Continui pure nell'ipocrisia di mettere la famiglia anzitutto, mentre intanto si trastulla con la piccola Sarfatti. Di sociale difatti non capirà mai nulla, perché gli mancherà sempre una cosa: il cuore, zavorra inutile quando si corre per la carriera...