Blog pride

Il mio blog è solo mio. Non è un giornale, un periodico, un baraccone da imbonitori, ma è tante piccole cose: una sorta di diario elettrico, un quadernino senza carta, un rubinetto di idee, una galleria stralunata. 
Nel mio blog dico quello che penso e se uno vuole può segnalarmi, al fornitore o al tribunale, ma non per questo smetterò di esprimere opinioni, alla ricerca di ciò che è vero.
All'autore del mio blog non interessa dirsi o sentirsi chiamare "blogger", il mio non è un lavoro, è un hobby, uno sfogo, una ricerca, una bottiglia nel mare elettronico, un'aggressività sublimata.
Il mio blog ti è grato se vorrai sentirlo un po' tuo, se ne apprezzi qualcosa, se lasci un tuo segno su quella specie di guest book che sono i commenti, i +, le citazioni. Puoi pure insultarmi, sono abituato, ma preferirei critiche sensate, perché lo so di essere tremendamente imperfetto.
Il mio blog non sarebbe nulla di importante, ma forse è proprio iniziando con delle cose minime che ci si può salvare, nel senso di non affondare...

La libertà di Daniele

Sopravvive in rete parte del blog scomparso di Luttazzi, recuperato da alcuni valorosi fan. Al node 811 (Luttazzi copia! ovvero Tecnica della diffamazione moderna per ingenui veri e tonti finti) c'è anche l'episodio che vide Scacchiatore, fin lì sopito nel limbo dell'anonimato, destato da cani da guardia padronale. Non si trattava di troll (oddio, tecnicamente lo erano) ma di un commando che perlustrava il web a caccia di difensori del buon Daniele.
Luttazzi è una potente spia della democrazia. La sua assenza, la sua eliminazione artistica sono conseguenza di censura, di repressione, espettorato dei desiderata violati del pozzo di san Patrizio delle democrazie.
Daniele si scagliò contro molti potentati. In tutti questi anni, lanciandosi in spiritosaggini deprimenti, Lolito ha sempre avuto in mente Luttazzi, tanto da citarlo, senza nominarlo, nel discorso durante la fiducia a Letta nell'ottobre 2013. Ossessionato, Lolito pensa, nel suo delirio paranoide narcisista, di essere un comico migliore di Daniele. Invece è solo uno da 41bis.
Ma anche il Pd era un bersaglio di Daniele, capace di comicità scevra da deliri di onnipotenza alla Grillo. Anzi non è detto che non vi sia anche costui tra i suoi detrattori, ne sono sempre più convinto, notando il controllo squadristico degli irretiti sul web nostrano. Al contrario dell'imbonitore di Sant'Ilario, Luttazzi riconosceva lo steccato tra potere e satira, il rispetto per il pubblico che non scade nel populismo, l'illusorietà che una fottuta legge possa cambiare la pochezza umana.
In Decameron Luttazzi camminava all'inizio di una fila che alludeva a "Il settimo sigillo", una specie di pre-visione rispetto al suo destino segnato, visto il coraggio di fare vera satira: contro il potere. Il giorno che Luttazzi tornerà a poter fare i suoi spettacoli, in tv e in teatro, probabilmente saremo nei pressi della (presunta) democrazia. Nel frattempo - e altrimenti - resteremo in un'eclissi totale dei diritti, tutti.
                              la tua mancanza di libertà è la mia mancanza di libertà (Malombra, node 380)

Corrosione mafiosa

Oggi il Corriere Milano era esemplare. L'articolo «’Ndrangheta, l’omertà di Milano»: le audizioni della commissione Antimafia, già sbugiardava l'Alfano dell'Expo mafia free (da quale pulpito, poi). Milano esce malridotta dall'istantanea delle forze di contrasto: 'ndrine con le mani su appalti e finanza; omertà tra imprenditori, commercianti e cittadini; banche colluse; usura, tanta ma invisibile. Per questo do ragione a chi definisce nei modi peggiori la nostra merdopoli. E non si adiri il Maroni se non lo vogliono ascoltare, sarebbe tempo perso, evidentemente.
Esemplare, il Corriere Milano cartaceo, perché nel primo trafiletto accanto all'articolo, riporta un grave atto terrorista. I vigili urbani di Buccinasco hanno trovato le maniglie delle auto di servizio cosparse di acido corrosivo. Motivo? Stanno facendo controlli nei cantieri della cittadina. L'uso di liquidi così pericolosi è quasi una firma, visti gli omicidi di bambini e donne, buttati direttamente o costretti a bere tali sostanze, a simulare suicidi inverosimili.
Tutti i cartelli contro gli infortuni sarebbero adatti ai mafiosi, alle loro case, famiglie, vetture, giacche. Perché si tratta di materiale pericoloso, mortale. Materiale sì, perché si può pensare che quegli esseri abbiano un'anima? L'hanno sciolta nell'acido mafioso e solo qualcuno la ritrova, anche se piuttosto malridotta. Come Buscetta dopo Capaci e via D'Amelio, Spatuzza dopo la neonata morta ai Georgofili, Brusca dopo aver incontrato Rita Borsellino. Anche questo aiuta a pensare che, un giorno o l'altro, troveremo l'uscita di emergenza dalla montagna di sterco che è la mafia.

nel nome di quale dio

Certe storie sono così brutte che verrebbe da non parlarne, come stanno facendo gli abitanti del quartiere dove viveva la vittima. 
Due anni fa. E' estate ma per una ragazza di 26 anni non c'è gioia. Si suicida. Da scritti, foto e video della giovane spunta successivamente il motivo dell'addio: abusi sessuali. Da una suora. Ora, fino al giudicato la Costituzione prevede la presunzione d'innocenza, però... Perché dopo che i genitori denunciarono le attenzioni morbose della religiosa, all'epoca dell'inizio degli abusi, questa fu trasferita ma poi tornò non lontano dalla ragazza, riprendendo la persecuzione? Per questo ora, parte civile nel processo, madre e padre della vittima, lo sono anche nei confronti della congregazione religiosa, perché non ha vigilato sulla propria consorella. 
Spero che i genitori ottengano giustizia ma mi domando perché il clero cattolico copra i propri demoni. Questa storia è atroce, ma gli abusi, si sa, sono all'ordine del giorno tra i consacrati. Se ci fosse un minimo di coerenza, chi sbaglia fino al punto di violentare chi dovrebbe invece educare, non solo dovrebbe essere sospeso come religioso, ma anche scomunicato. Invece no, invece si copre. Omertà, come la mafia, che da sempre ha una cattolicità tutta sua - e poche scomuniche. 
Probabilmente, sia chi dirige e affossa segreti maledetti, che chi li compie, non credono minimamente all'inferno. E nemmeno a un dio. Amen.

Vogliono il nostro male

Visto che oggi parte la raccolta dell'umido anche nelle zone 2, 3 e 9 di Milano ero tentato di scrivere un salottiero, personalissimo boicottaggio, dato che oltre al compost si produce il nocivo biogas. Ma oltre a realizzare che se volessi scioperare contro gli inceneritori, dovrei trasformare casa in una discarica, in queste situazioni mi viene sempre in mente l'episodio dell'allora presidente della provincia fiorentina Renzi che insulta un'oncologa, preoccupata per un nuovo termovalorizzatore, fonte sicura di tumori ("Mi procura troppi malati"). Perché Renzi "spettacolava" così? Per il nostro bene? O per reconditi interessi di parte? Mi pare sempre di restare in un sillogismo, senza aumento di conoscenza, ma certi episodi sono significativi. Non è inquietante che chi, come la dottoressa Gentilini, era schierata per il NOSTRO bene, fosse ridicolizzata?
Allora, tanto per restare nel già detto, è noto che siamo in 7 miliardi sul pianeta e aumentiamo di numero. Siamo troppi per essere governati e i padroni del mondo lo sanno molto bene. Perciò le guerre saranno sempre un ottimo business, meglio ancora se attuano genocidi. 
Qualcuno potrebbe trovare ideologicamente accecata la posizione di chi diffida dei vaccini. Invito caldamente a leggere l'articolo "Vaccinare il Mondo: Gates, Rockefeller vogliono la riduzione della Popolazione Mondiale". Alla luce di simili rivelazioni non credo che, per restare a casa nostra, perseguitare chi sostenga una determinata posizione, come i fratelli Marcianò sulle scie chimiche, abbia senso per il bene comune. E' violenza antidemocratica, come quella di Renzi che non cita uno studio scientifico contro quello di Coriano (Fc), ma offende in modo maschilista, violento e "colluso". Lolito è ancora lì (oddio magari lo fischiano ma lui c'è) e si ripete la pantomima nata dal Pci di Togliatti: grilli parlanti e opposizioni di scena, quel che conta è il capitale, il profitto, lo sfruttamento umano fino all'annientamento.
Non manca mai un bambino che riconosce quando il re è nudo e resterebbe solo di dire basta, ma si opta sempre per quella vita che è il monologo finale di Trainspotting ("Choose life"). Così tremendamente banale, così orribilmente letale...

B. come Buscetta

Tempo fa avevo decretato l'ora del decesso di B. ma si trattava più di un foglio di via da queste pagine. Ora che pare finito un ventennio (e intanto l'imbonitore è già nella storia, psicoticamente felice per l'analogia), ora che lo spedirei a Lampedusa, lo metterei su una zattera con Schettino, spintarella verso Sud e vaffamocca, troverei invece più utile un paradosso: B. non vuole il carcere? Bene, allora si penta. Faccia come Buscetta, collabori. Faccia i nomi. Ora che l'ha scaricato pure la mafia, dica la verità, tutta. Quello che è successo dopo ciò che rivelò Buscetta, dopo il connubio Dc-mafia. Andreotti e Cossiga sono morti, resta solo lui, B. Se lui era il garante, chi era la controparte dello Stato? Tanto, ci si può aspettare più collaborazione da chi lo Stato lo guida, avendo trattato con gli assassini di Capaci e Via D'Amelio?
E' proprio dal ricatto di non dire ciò che sa che persevera la presenza di B. Finché non apre il rubinetto della verità, ha potere. Poi, non al pm, per carità, ma a qualche rotocalco potrebbe anche spifferare chi gli sta facendo le scarpe, chi ci prepara un futuro davvero alla "Blade Runner". 
Può essere finalmente ora di superare quell'incredibile fallimento, che fece provare a Buscetta, prima di morire, una delusione cocente: quella per uno Stato incapace di disintegrare Cosa Nostra.

Mafia a Settimo? Seguro...

Ora che il killer dell'imprenditore di Settimo Milanese si sarebbe costituito, la vicenda parrebbe risolta: una rapina. Trovo questa notizia al valium poco rassicurante. Si noti che la pena massima per rapina è di 20 anni di reclusione, quella minima per omicidio 21 anni. Ma credo che soprattutto si manchi di rispetto alla moglie dell'assassinato: già un articolo de "Il Giorno" poneva dubbi sull'accaduto, oltre a un analogo pezzo del periodico locale "Settegiorni". Accanto al dolore della donna, certa che la verità è che volevano fargli del male, l'articolista pone dubbi sul movente rispetto all'uso delle due semiautomatiche, alla portata di estrema violenza dell'azione, per altro finita male come rapina.
Può darsi che la vicenda non interessi dinamiche mafiose. Ricordo comunque che nell'incontro tenutosi un anno fa, a Settimo, lo stesso giornale del comune riportava, tra gli altri, l'intervento di Massimo Portanova con un passaggio significativo: anche quando la mafia non uccide, essa continua ad agire con intimidazioni, minacce ed azioni dimostrative contro i beni delle persone minacciate e delle loro famiglie. Laura, la moglie dello scomparso Franco Cangini, nell'articolo di cui sopra dice: «Questo è il risultato. Anni e anni di furti e rapine, di gente che gli ha dato fastidio, lo ha picchiato, lo ha derubato. E noi a far denunce e non abbiamo mai concluso niente... e adesso l’hanno ammazzato
Nell'intervento di apertura dell'incontro, il sindaco vantando attenzione al contrasto di certe logiche, ammetteva intanto subdole e a volte insospettate infiltrazioni mafiose persino nel nostro Comune. Giusto un anno, tre sparatorie, due gambizzazioni e due morti fa.
Vorrei attenzione e vicinanza per la popolazione di Settimo. Ventimila persone, che hanno il diritto di non avere paura della propria città.

A Settimo la mafia c'è, eccome

Accanto allo sgomento per un nuovo fatto di sangue a Settimo Milanese, sorprende la dichiarazione del sindaco Sacchi che nega esserci la mafia nel suo comune. Quando un politico (di professione) nega che nel territorio che amministra ci sia la grande criminalità, viene da chiedersi il perché di una simile "miopia". Cosa c'è dietro, paura? O peggio?
Scrivendo "mafia settimo milanese" su Google si ottengono molti risultati da giornali, blog e associazioni del territorio. Perché la parola magica è proprio quella: territorio. Controllarlo significa avere in mano lavori pubblici, spaccio, pizzo. Non si spiegherebbero altrimenti, oltre ai fatti cruenti di cronaca, gli strani furti che colpiscono da circa 4 anni le zone industriali di Settimo, convincendo chi può a pagare società di vigilanza privata, che spesso sono poi la faccia legale del pizzo. 
L'hinterland in cui si trova Settimo e la contiguità con zone come Baggio (che Sacchi cita come fosse "altro" dal suo comune) già danno molte luci sull'operato delle 'ndrine da quelle parti. Il sindaco fa finta di non vedere che c'è persino una pizzeria/palazzina che è un fortino di quella gentaglia. In pieno centro, a Settimo, ridente cittadina con le sue belle zone "30" a pavimentazione costosa, rotonde e rotondine, amministrato da una giunta di "sinistra" che, ancora una volta, preferisce non vedere, non sapere, non rischiare.

La pioggia cadeva frenetica su un silenzio letale, in un capannone dove oggi lavoravano divise bianche e nere su tracce, attrezzi, il teatro di un omicidio. Il buio è arrivato presto. Paura, fretta e un gelo terribile. A Settimo Milanese, provincia di Reggio Calabria.

La "sinistra" senza Gandhi

Di tutte le bastardate compiute dall'amministrzione Moratti-De Corato, quella che meno mi è andata giù è stata la chiusura a suon di manganelli del liceo Gandhi. E mi duole maggiormente perché Pisapia non lo ha riaperto. 20 classi, quattro licei, 80 studenti: pochi? Ma il Gandhi era già in smantellamento e le classi erano in sterminio da tempo.
Hai un'istituzione culturale, sociale e scolastica da 50 anni e cosa ne fai? La chiudi - e se non sta bene a qualcuno giù botte. L'articolo di neuroniattivi collegato al link sopra è lucido e doloroso. Dopo la cacciata di Boeri, per me meritata e me ne convinco di più ogni volta che vedo il suo beffardo bosco verticale, speravo che il nuovo assessore alla Cultura annunciasse un vero dono che desse realmente ricchezza culturale alla città: la riapertura del Gandhi, senza indugi. Lo speravo ancora di più sapendo che era il Presidente delle Scuole Civiche. Ma niente.
Rispetto al Del Corno, mio coetaneo, sono uscito dal Beccaria con il (quasi) minimo dei voti. Non ho studiato musica e pur adorando il suono, mi chiedo se abbia senso che una città come Milano, che si vuole "avanti", pomposa sull'Expù, non abbia un liceo serale scientifico, classico e di scienze umane. Molti precari, disoccupati, immigrati, passerebbero ben volentieri le serate a scuola, per crescere, per imparare, per accedere all'Università, per avere un lavoro migliore. Senza scomodare Dewey e compagnia insegnante, una società senza scuole per tutti è destinata ad abbruttire e Milano, ora, è brutta come non mai. 

Il Far West delle mafie

Con i recenti tre omicidi a Quarto, torna la polemica sul Far West a Milano. Ma basta interrogare i principali motori di ricerca con le parole "Far West mafie" per ritrovarsi un po' ovunque in Italia: Liguria, Via Emilia, Roma, Calabria...
Non è che non si sia fatto qualcosa a Quarto Oggiaro o che l'inferno sia qui, dove qualche settimana fa è stata sgomberata la famiglia del "piccolo Vallanzasca" - salvo poi ritrovarsi l'indomani incendiata la portineria del caseggiato di Largo Boccioni. Sempre lì, poco tempo fa, l'interesse degli abitanti ha sventato un tentativo di stupro: nonostante l'ora tarda, qualcuno ha sentito le urla dell'aggredita allertando la polizia, intervenuta in pochi minuti a salvare la donna ed arrestare l'impotente.
Credo quindi che sia riduttivo accusare la giunta attuale di avere colpe sull'ordine pubblico. E' piuttosto vero che ovunque un cow-boy della mafia possa cavalcare indisturbato, porterà con sé morte.
C'è una macro-legalità che si dovrebbe ripristinare e mantenere, impedendo il perdurare dei nostri Satana. Invece è un po' come lasciare Casapound libera di avere una sede a Quarto; è, se mai, il discorso non risolto di periferie in preda alle "erbacce". E' colpevole quindi non ostacolare, ma lasciare i crudeli pascersi del territorio, senza il quale non vivrebbero. L'immagine riporta il costo del lotto di cantiere della strada tra via Eritrea e via Stephenson, in sostanza una galleria di 300 metri di cui è facile domandarsi l'utilità, specie ora che la stanno costruendo. Ma è il riaffacciarsi del vecchio progetto della Gronda Nord, redivivo grazie all'Expo.
Di questo io accuserei la giunta: mi aspettavo che avrebbero rinunciato, che avrebbero lasciato la "Fiera" a Smirne. Ma no, non lo hanno fatto. Le 'ndrine non muovono solo terra, è vero, però i lavori pubblici, come il Tav in Val di Susa, sono le miniere d'oro dei "vaqueros" sanguinari. In fondo, in ogni appalto inquinato si ripete in piccolo ciò che è già stato: la trattativa tra lo Stato e la mafia.

Insieme per la Siria libera

Quando scrissi "un boia alla fine" ero sconvolto dalle notizie disperanti dalla Siria. Pensavo però che Assad sarebbe scomparso presto. Nemmeno potevo immaginare che un giorno avrei mostrato a dei ragazzi siriani quel post, ottenendo approvazione ma soprattutto una spiegazione diretta del perché stiano massacrando un paese meraviglioso. Comunque Assad è davvero nel mirino e prima o poi scomparirà. La colpa sua e del suo partito del Baath è aver snobbato i cristiani come i musulmani, pensando al proprio interesse (corruzione). Se molti siriani vivono già la diaspora è per i 40.000 morti, sunniti come la maggioranza della popolazione, cagionati dal padre di Bashar nel 1982. La Siria è una dittatura da decenni e le potenze internazionali guardano al suo petrolio, ma ancor più al suo ruolo di ponte tra due mondi, i cosiddetti Oriente ed Occidente. Ecco perché non c'è argomento come la guerra siriana per leggere interpretazioni tanto distanti.
La foto è della pagina Insieme per la Siria libera. Chi più mi colpisce tra i rifugiati siriani, che in questi giorni a Milano (non riesco a crederci, a Milano!) ricevono aiuto, sono i bambini. Che giocano, ridono, scherzano, divorano dolcetti e lasciano come briciole di Pollicino pezzi di giocattoli e colori ovunque.
Un milione i bambini in fuga dalla Siria, migliaia quelli che vi sono morti.  Mi domando perché non si possa stare dalla parte dei bambini. Sempre.
Solidarietà a Giulio Cavalli. Sempre.


la 
'ndrangheta
è
UNA 
MONTAGNA
DI 
MERDA

Buio a San Siro

Non mi ero mai reso conto di amare tanto San Siro. L'ho compreso ora vedendo com'è ridotto il quartiere. Questo cancello sbarrato ha una forte valenza simbolica: significa la chiusura del tunnel che dalle scuderie porta all'impianto del Trotto. Lo spiega il sito da cui è tratta la foto, Ippica2.0 con tutta la commozione di chi vede un settore faticare a vivere. Si potrà dire che in recessione c'è ben altro che va a fondo. Ma qui ci sono posti di lavoro, famiglie con alloggi, un comparto con lunghe tradizioni, da cui sorgeva un pronostico defunto, il totip, che arrivava a sponsorizzare Sanremo. Io che quel mondo l'ho conosciuto un po' capisco solo ora il valore, specie ambientale, che hanno gli impianti, sia di gara che di allenamento. Tra fantini, artieri e fabbri c'era un patrimonio di saperi, soprattutto storici: i ricordi del distaccamento nazista a san Siro durante la guerra, le combine nelle corse, le leggende, gli incidenti, le vitttorie, il fieno che arrivava dalla Camargue... Anche questo scompare. Dopo le zone del parco Trotter e di piazza Prealpi i cavalli a Milano erano san Siro. Ma non più. E dio solo sa che faranno ora di tutte quelle aree verdi. Verdi!
Non sarà un caso che qui ci fosse la villa Triste meneghina (via Paolo Uccello 17/19). Ora però che non c'è più il palaLido, che la viabilità è delirante, che ci sono scuole troppo colorate (via Paravia) o troppo sperimentali (via San Giusto) e quindi tradite, adesso che il Lido stesso sembra cadavere, che pure i graffiti avevano avuto un riconoscimento (viale Caprilli), che l'area dell'ex Palazzetto dello Sport intanto è sempre la stessa eco-bomba, che a Figino si costruisce di nuovo (di nuovo?! o_O) ci si deve consolare che il quartiere varrà di più con la metro. Se sopravvive, ma tutta quella terra smossa, quelle mega-trivelle, quelle gru, quei camion hanno un solo puzzo, che non si era mai sentito così bene da queste parti: quello dei soldi cruenti della 'ndrangheta.

Ma sì!


In queste settimane guardavo un po' malinconicamente scemare le visite al blog, pensando di arrivare a una sorta di oblio. Succede così, non si scrive più e i lettori si rarefanno. Invece, con l'inerzia simile a quella di una discesa di montagna, Scacchiatore ha raggiunto 40.000 visite. Ci sarebbero altre cose più importanti di cui magari dovrei compiacermi, eppure questa minima creazione mi dà piccole soddisfazioni. E contrarietà, certo, persino una denuncia per diffamazione. Ma ho qualcosa da dire. Su questa gabbia di città da cui non evado per i piccoli che hanno il mio sangue, per il quartiere che amerò sempre, San Siro, dilaniato più che mai. Per i dannati che gravitano nei residui di istituzioni di aiuto, e spero di poter fare anche la mia parte. Poi posso anche finire a cambiare pannoloni, per pagarmi i muri che mi proteggono, per non dover elemosinare dignità - anche se sono contrario agli ospizi.
Insomma, questo piccolo gioco torna ad appassionarmi. Qualcosa di mio, qualcosa per non esplodere. Grazie ai viandanti che s'attardano qui, a chi mi ha incoraggiato a giocare ancora, a smuovere fili d'erba - a forza di essere vento, ma sì!

Il dono della stanchezza

Come scritto nell'intestazione (con una frase faticosamente lunga, lo so), questo blog è nato d'agosto. Tra qualche giorno saranno 4 anni da che lo tenni a battesimo e di cose me ne ha portate, questo giornalino da trastullo.
Non è la prima volta che mi accade ma... sono stanco. Così decido di portare in dono a questi fogli elettronici una pausa, magari definitiva. Mi viene da sorridere perché, nella nicchia dove sono sempre rimasto, certo la chiusura di "scacchiatore" non muoverà uno stelo d'erba. E pazienza, non ho mai ambito a chissà che. Sto passando un tempo molto sofferto. Non è la prima volta, non sarà l'ultima, solo che per giocare bisogna appunto averne la voglia.
Grazie a chi passa di qui. 
Lacio drom

l'indice cappuccio&brioche

Mi sconcerta la quotazione a Milano della classica colazione fuori casa, soprattutto in periferia. Ormai è quasi impossibile trovare cappuccio e brioche sotto i 2 euro. Ma che si tratti di un caseggiato popolare, con rave notturni di blatte e roditori, alle pendici di Quarto Oggiaro o di San Siro, il prezzo medio è 2 euro e 30 centesimi. Con vari corollari scandalosi: il latte a volte è del discount, il caffè lungo o il cappuccio sono la pulitura della macchina espresso, se il cliente è distratto e non abituale il barista può evitare di ricaricare il portafiltro, per non dire del latte portato a temperature gastritogene, anche qui per risparmiare quando invece un singolo cappuccio costa come un litro del nettare bianco. Chicche finali, la disaffezione per cui salutare non è dovuto ed emettere lo scontrino tanto meno - solo che qui si tratta di illegalità. Guarda un po', spesso invece sono i gestori cinesi a rispettare questi ultimi due punti fermi. 
Mandare avanti un bar non deve essere facile, soprattutto ora che i consumi sono rattrappiti. Mi pare però poco furbo alzare i prezzi e tenere bassa la qualità di un servizio cui si rivolgono molti cittadini; è come si sentissero dire già dal mattino, da una delle prime azioni, che Milano è scorbutica, disgustosa e, sostanzialmente, ladra.

Benedetti distributori automatici

Nonostante sia ancora da convertire in legge dalla Camera (entro il 5 agosto) il cosiddetto decreto "ecobonus" miete già delle vittime: i distributori automatici di cibi e bevande. Ritenendo più colpiti lavoratori e studenti, fruitori principali di queste macchine, i senatori hanno scongiurato la tentazione dell'esecutivo di far passare l'Iva dal 4 al 21% per le vending machine, ma l'aliquota è ora proposta al 10%. Di per sé non parrebbe una variazione eccessiva, se non fosse che diversi distributori stanno già scomparendo, dai negozi a loro esclusivamente dedicati alle pompe di benzina.
Quello dei distributori automatici è uno dei campi in cui si sono buttati in molti per sbarcare il lunario. Margini di guadagno ridotti, rischi di rapine, danni e imprevisti (come il costoso aggiornamento software per le nuove banconote) offrono già molto da pensare a questi piccoli imprenditori. La novità governativa è un altro bel grattacapo per chi certo non diventerà ricco coi distributori automatici. 
Per me non è una questione banale e voluttuaria: l'Italia è il maggior produttore europeo di distributori automatici e uno dei principali del mondo (esporta il 70% della produzione). L'organizzazione di settore Confida calcola in 34.000 gli occupati in questo segmento nel 2010. Senza contare che gli alimentari erogati sono, è evidente, per lo più italiani e anche "nobili", come il latte fresco o crudo caricato quotidie direttamente dagli allevatori. In definitiva non mi pare così peregrino potersi dissetare, nutrire, risvegliare con un caffè (magari al ginseng) a qualsiasi ora, trovando chicche come gli alimenti per vegetariani.
Probabilmente sarà difficile veder sparire i distributori automatici da aziende, scuole e metropolitane, però mi colpisce l'incapacità finanziaria anche di questo governo: raggranellare gettito da oggetti indispensabili (come i cd-rom allegati ai testi scolastici) è una vigliaccata, quando è risaputo che, per dire, liberalizzare la cannabis o esigere le tasse di concessione dei malefici videopoker porterebbero fior di finanze allo Stato. Eh... Mica si possono pestare i piedi alle mafie, che su spaccio e gioco d'azzardo prosperano vieppiù, governo ladro (e vile)!

I signori degli anelli

Mi paiono alquanto supponenti le critiche al vicesindaco per la risposta all'idea, sciorinata dal Galliani, di costruire un quarto anello allo stadio di San Siro. Primo, il figuro, che parla a nome di tanti bei signori, ha dichiarato che "il Comune di Milano è assolutamente d’accordo", mentre De Cesaris lo ha indubbiamente smentito. Poi, trovo legittimo che un amministratore pubblico chieda condivisione su progetti che riguardano il proprio territorio di competenza, pena il ritrovarsi dei novelli Pablo Escobar a costruire stadi, ospedali, case e magari un carcere (di lusso, non si sa mai...) dove cavolo gli aggrada. Né va dimenticato che se il Trotto è della Snai, lo stadio è comunque di proprietà del comune, quindi andrebbe interpellato in caso di modifiche all'immobile, mica basta il famigerato Piano casa.
Quel che mi sembra più delirante in tutta la faccenda però è l'idea stessa del quarto anello. Nella foto del post si può osservare il Meazza dal terzo. Il tunnel estensibile e la presenza di pochi individui in campo, a spalti gremiti, rivelano che la partita non è ancora cominciata. Ma se quelli sul prato fossero dei giocatori, chi potrebbe dire a che squadra appartengono? Che il terzo anello sia pura idiozia, rendendo il Meazza un monumento alla stupidità umana, mi fu chiaro dai Mondiali del '90, quando dovetti spiegare ai miei amici, di ritorno da Germania-Olanda, la doppia espulsione di Voeller e Rijkaard: in effetti, era difficilino scorgere degli sputi, per quanto ripetuti, dal terzo anello; in tv invece si vedevano benissimo. A proposito, certo è singolare che chi ha demolito il tifo in carne ed ossa con le pay-tv voglia trasformare in un carnaio apocalittico lo stadio più famoso del paese.
Se ho scelto questa immagine è soprattutto perché mostra, sullo sfondo, il lato senza terzo anello, giusto quello che dà sull'impianto, ormai inutilizzato, del Trotto. Quell'apertura sul quartiere e sulla città mi dà una sensazione di respiro, uno squarcio nella claustrofobia dello stadio. Non oso pensare che mostro di cemento diventerebbe San Siro con questa idea balzana. Infine mi chiedo se i cittadini milanesi vogliano davvero la finale dell'Uefa 2016. Penso che la risposta sarebbe identica a quella per l'Expù, probabilmente altrettanto infiorata di parolacce.

Se avessi paura

Ieri ho avuto una strana sorpresa, scorgendo la stampa di un post del blog sul tavolo della polizia postale. Non scendo nei particolari per ora, già mi pare tanto aver dedicato un articoletto a un personaggio tipicamente nostrano. Ho invece, era giocoforza, vagato in riflessioni sul mio esprimermi tramite "Scacchiatore".  
 Sto abdicando dal fare di queste pagine uno sguardo sull'attualità milanese. Al colmo del disgusto per la città, cedo il passo ad altri, menzionati nei rolling blogs; non tutti però, detesto chi usa il pluralis maiestatis, armato di un italiano miserabile, disprezzando il "Corriere" mentre sotto sotto compra (chissà anzi che, forte dell'anonimato odierno, domani non mandi il curriculum in Solferino). Sibillino? Be', la mia non è paura ma, al massimo, pigrizia. Fisica. Come non mi va di scendere al livello di uno che non sa nemmeno scrivere "herpes", così delle beghe giudiziarie mi annichiliscono gli adempimenti, le carte, le procedure. Oltre questa indolenza, mi sento anche colpevole perché un pm o agenti della postale debbano occuparsi di me, invece che di crimini cruenti e truffe. Se mai, mi piacerebbe che le Fiamme Gialle si decidessero a setacciare finalmente le onlus, una galassia dove il paravento del "no profit" copre esattamente l'opposto.
"Ma chi te lo fa fare", mi sono sentito dire molte volte. Se avessi paura, non avrei scritto nulla, o avrei cancellato tutto e chiuso il blog; magari sarei corso in ginocchio da chi mi ha querelato a chiedere scusa. Tutto ciò però non è nelle mie corde. Ammetto, se mai, di indulgere nella scorrettezza: a volte cambio i post, li limo o li elimino, evito solo per quelli commentati che tali rimangono - e per commenti intendo quelli veri, non di spam.
Non mi piace scopiazzare i blog blasonati. Ci sono articoletti che tengo in mente senza avere voglia di buttarli giù anche per mesi e intanto capita che l'argomento veda luce altrove. Neppure, ti assicuro, mi scrivo commenti da solo, né mi do i + di google, ma soprattutto non passo le giornate a navigare sul blog per aumentarne le visite. Quando vedo che l'interesse aumenta, mi capita di pensare sorridendo di aver creato un mostro. I pezzi li ho presi qua e là, dalle anime di chi, temo, avrebbe da dire molto più di me, semplicemente perché non ha un tetto sopra la testa.
C'è chi scrive di odiare la città mentre invece se ne sente essenziale. Io me ne sento avulso, come un ablativo assoluto che di mestiere fa il sopravvivente. Poi sì, scriverò ancora qualcosa su Milano, almeno finché continuerò a marcirvi. Magari in modo meno cronachistico, più alla.. Scacchiatore. Sognando nel frattempo un'altra città, dove avere il coraggio di rifugiarmi, un giorno.

Lettera a un mafioso

Non posso iniziare chiamandoti "signor", "gentile" e tanto meno "caro". E tu sai meglio di me il perché. Lo sai perché mentre noi perdiamo, a volte, dei cari, quelli sì, tu passeggi con la morte a fianco fino alla fine dei tuoi giorni.
Tu sai meglio di me perché c'è chi si pente anche nella mafia più dura, più crudele. Quando strangoli un ragazzino di 12 anni, la cui colpa è solo di essere figlio, quando uccidi con l'esplosivo innocenti insieme a una neonata, quando nell'acido fai sciogliere la madre dei tuoi figli, quando inventi troppi suicidi bevendo acido muriatico, allora non puoi che morire come mafioso e tentare di voler vivere veramente. In un carcere o braccato, ma sapendo di avere fatto la cosa giusta.
Per quanto, quanto ancora pensi di poter evitare il rimorso, il piombo, il disprezzo di milioni di persone, tutte le morti che fingi di non sapere... Ma tu sai meglio di me cosa significhi respirare solo odio, trasmetterlo ai figli, distruggere le tue donne se non ci stanno. Come Lea. C'è una foto di lei al mare, mentre fuma, l'espressione forte, dolce, nervosa. Terribile pensare che lei sia morta; quel corpo non esiste più.
Per quanto pensi di andare avanti così? Sapendo che tutti i tuoi soldi puzzano di sangue. Armi, spaccio, prostituzione, gioco d'azzardo, inquinamento... Non è quantificabile il numero di persone che uccidi veramente. Però, comincia a contare da te, poi familiari, affiliati... Il primo cadavere sei tu, dentro. E, prima o poi, anche fuori.
So che avrei più speranze a parlare a un cactus, perché il cuore tu lo hai sciolto nell'acido mafioso. Ma provo, chissà... Chissà che tu non cambi. Che non ti venga voglia di inginocchiarti, come chiedeva Rosa Schifani. Che tu non rimanga di merda, a ricordarti che il giudice Paolo è morto col sorriso.
E' difficile... No, anzi, è impossibile scriverti con umanità. E' più facile insultarti. Sperare nella tua sconfitta. Nella tua scomparsa.
Forse non sparirai mai, ma stai certo che non mancheranno nemmeno altri coi nomi Pippo, Ninni, Graziella, Peppino, Mauro, Rosario, Beppe, Felicia, Giovanni, Paolo, Giuseppe, Peppe, Francesco, Armida, Lea... Noi, il 99%. E tu sei solo, con la tua faccia allo specchio già scheletrica.

Via della morte, Milano

Fiori a febbraio in via Bisceglie
A Milano un'immagine come quella a fianco è piuttosto ripetuta. Lampioni, pali, transenne, persino marciapiedi e cordoli hanno dei fiori a ricordare la morte di qualcuno, spesso con bigliettini e foto che raccontano di scomparsi in giovane età.
A leggere le ultime statistiche dell'Istat sugli incidenti stradali è in realtà Roma la città con più eventi accidentali e gravi. Naturale, dove c'è più popolazione e interessi c'è più traffico e quindi rischio. Ma proprio per questo è la Lombardia la regione con più incidenti e morti sulle strade.
I numeri hanno sempre una notevole freddezza e l'Istat su questo tipo di rilevazione è stata criticata per carenze e imprecisioni. Voglio però soffermarmi sul dato che, se a morire tra i pedoni sono maggiormente gli anziani, specie donne, sulla strada soccombono di più i giovani tra i 20 e i 24 anni. Non penso di esser l'unico a immaginare che molti di questi "incidenti" siano in realtà cercati. Tentati o meno, sono dei veri suicidi. L'aver alzato il gomito, la velocità eccessiva, il mancato rispetto della precedenza sono tutti elementi autodistruttivi. Se poi da anni diminuiscono incidenti, mortali e non, temo che la causa non sia l'aumento della sicurezza, ma l'impoverimento generale che fa diminuire il traffico. Certo, la mia potrà essere una percezione errata, lo ammetto.
I più deboli resteranno sempre pedoni e ciclisti, ma a priori nessuna categoria può dirsi esemplare nel comportamento; il fatto che periscano i più giovani per me è sintomatico, soprattutto in quella che era un po' l'America della nazione, Milano. Qui mi pare sia ancora più avvertibile, da chi è nell'età della speranza, un senso del tragico a cui mancano risposte istituzionali: la latitanza di futuro. E forse proprio noi 40enni e più, col nostro incolpevole essere precari e disoccupati,  gli testimoniamo che i sogni resteranno tali.

morire di Milano

L'uomo senza dimora trovato morto pochi giorni fa in zona Castello realmente non era noto ai servizi comunali. Gli era stato proposto di rivolgervisi, ma Salvatore preferiva bere, bere e ancora bere e sapeva che le regole di ogni dormitorio bandiscono l'alcool, perciò si limitava a mangiare alla mensa dei frati di viale Piave. Do quindi ragione a Majorino e non a "Il Giornale", capace di sciacallare un fatto tragico senza pietà.
Molti atti autodistruttivi vengono attuati per la perdita del lavoro, per condizioni di vita da incubo, seppellendo troppi sogni e, alla fine, se stessi.
La mortalità a Milano è sempre più di casa: colpi di mitra dai cowboy della 'ndrangheta, bambini con affezioni respiratorie, strade letali, immersioni delinquenziali per miseria; lo spread della vita crolla e non solo il Comune ha un deficit spaventoso. Si dovrà ricorrere a misure drastiche di tagli e prelievi, ma stavolta non ho nemmeno la forza di avere i brividi. Sono stanco. Come milanese, come operatore sociale, come uomo. Quando ero ragazzo potevo incrociare Alberto Cova allenarsi a San Siro, ora invece, frotte di patetici corsettari domenicali, persino veri e propri mostri, tipo Santanché e Sallusti (che non è, tengo a precisare, ritratto nella foto sopra). I Lanzichenecchi in tribunale, beffardi correi sotto i visi di Falcone e Borsellino, dimostrazione del traguardo raggiunto di capitale immorale, in devastazione e saccheggio ad opera del milanese più ricco. Insopportabile, impresentabile, impunita milanesità.
Sto pensando di andarmene. Non so quando scapperò. Importerà a pochi, ovvio. Ma mi sta importando sempre meno di quella che, davvero, in sincerità, fatico a non definire "merdopoli". Non vorrei proprio morire qui. Anche se è diventato facile, troppo facile...

Beffe da precari (per mail)

Fino agli anni '90 pareva faticosa la ricerca del lavoro: procurarsi i giornali con gli annunci, leggerli, telefonare, comporre lettere e curriculum, al massimo con l'ausilio della macchina da scrivere, per poi spedirli o consegnarli di persona... Sperando infine nel traguardo di uno straccio di colloquio.
Oggi grazie al web è tutto più comodo. Se non fosse che, tanto banale quanto drammatico osservarlo, la ricerca di lavoro diventa una sorta di professione essa stessa, un'azione che non cessa mai - salvo arrendersi, specie se si è del Sud e donne. La rete aiuta, allora vai di siti specializzati, job-alert, iscrizioni a banche dati, preventivando però le buggerate. Una la allego qui perché, oltre ad ispirare questo post, mi ha davvero sfracicato i cosiddetti: "Diventa una presentatrice di prodotti di bellezza!". Con cadenza quasi settimanale, Jobrapido.it segnala (cioè incassa sulla pelle di chi cerca lavoro) questa opportunità. Né ci si può cancellare dalla mailing-list, collegata agli avvisi di lavoro del sito, per fortuna un po' più pertinenti.
Infojobs.it, un altro sito specializzato, ha i pregi di una nutrita varietà di offerte, il potersi candidare in linea, vedere quanti si sono proposti, ma anche alert beffardi. La mail titola trionfale, aprendo col proprio nome di battesimo, che cercano candidati col proprio profilo. Ahinoi, non è proprio così: la ricerca o è rivolta a un solo sesso (l'altro) in violazione della legge 903/1977, oppure alle categorie protette (non ho scritto che sono invalido sul mio profilo) o a giovani neolaureati - ehi, ho 42 anni! - o in ogni caso a qualifiche lontane anni luce dalla propria.
Eppure altri non compiono lo stesso errore, limitandosi a qualche imprecisione,  segnalando nel complesso offerte mirate e numerose: penso a Bachecalavoro.com e Jobcrawler.it. Certo, Infojobs non è l'unico ad annoverare annunci discriminanti sul sesso e, duole ammetterlo, forse è anche meglio, perché evita di mandare curriculum inutilmente, come ben sanno i maschi con profili nel sociale. Personalmente ho scritto a Infojobs lamentandomi, come pure nei loro questionari di gradimento, ma, se e quando ho avuto repliche, erano piuttosto laconiche e inutili, al limite della risposta automatica.
Menzione d'onore andrebbe a Lavoratorio.it, un sito che offre diversi ed interessanti approfondimenti soprattutto con un'anima etica: gli annunci vengono controllati, rifiutando quelli truffaldini (che non mancano altrove), rispettando la legalità. Purtroppo così il ventaglio di offerte è ridotto; inoltre, a meno di usare Adblock Plus, ogni annuncio diventa visibile solo dopo aver aperto forzatamente un pop-up, anche se degli approfondimenti di cui sopra.
Mi rendo conto, spesso questo blog non dà un aumento di conoscenza e chi vivrà la stessa situazione non apprezzerà certo di rileggere un già vissuto. Però, sfogarsi serve (almeno a me!). E grazie a chi ha contribuito a raggiungere le 30.000 visite a questo sito!

Ps Non pervenuti perché rarefatti: lavoro.org e cliccalavoro.com

Autosalone piazzale Lotto

Avevo sperato che l'unica esternalità positiva dei cantieri della linea 5 a San Siro sarebbe stata la scomparsa di quell'improvvisata vendita di auto usate che infesta piazzale Lotto, arrivando sin fino in Zavattari. Purtroppo così non è stato.
Dagli anni '90 il piazzale è disseminato di queste macchine. All'epoca c'era un tizio calvo, coi baffi, che le gestiva. Se qualcuno s'azzardava a imitarlo, si ritrovava danni vari, dalla carrozzeria alle gomme. Ciò deve valere anche ormai che il mafiosello ha appaltato l'attività a dei cittadini, probabilmente romeni, che stazionano regolarmente sotto una pensilina Atm vicino al capolinea della 95.
I cartelli "vendesi" riportano alcuni numeri di cellulari, sempre gli stessi. Le auto sono senza assicurazione e chissà per il bollo, ma quello che colpisce è che la situazione sia sotto gli occhi di tutti senza alcun intervento del Comune. Già nel 2010, in occasione della tracciatura di linee blu in Lotto, il sito buonenotizie.it aveva parlato della cosa e di indagini in corso da parte della Locale. L'impressione è che grossi o piccini che siano, i piedi che non si vogliono calpestare in città sono numerosi, stante l'immobilismo una prerogativa delle diverse amministrazioni comunali. Anche per questo, come dice Biagio Simonetta, Milano è in provincia di Reggio Calabria.

Google e i commenti spazzatura

Come il blog è cresciuto per numero di visite viene bombardato di commenti spam, dove ai complimenti per il post preso di mira viene aggiunto un link a un sito che non c'entra nulla con l'articoletto stesso.
Pare che Google, nonostante la sua policy dichiaratamente anti-spam, abbia parte in questa piaga; data la vasta letteratura in linea non ne riassumo qui i motivi tecnici, legati sia al meccanismo del motore di ricerca che al grande affare della pubblicità in rete, in cui "Big G" è il dominus incontrastato. 
Google è responsabile se non altro per la sua inerzia: ad esempio, il filtro anti-spam nei commenti ne intercetta solo una parte, mentre stupisce che non esista in blogger un blocco come "Askimet", l'ottimo plugin di Wordpress.
Un'esca per lo spam (ancora glissando sul perché) è l'irremovibile "powered by" scritto nel footprint, l'Attribution, solitamente a piè di pagina che indica modello, autore e appunto la "fornitura" del blog da parte di Google. Sono riuscito ad eliminarla, anche nella versione mobile, grazie a blogger-hints-and-tips, provando le diverse procedure, perché alcune non funzionano più; infatti, nonostante "blogger" non faccia riferimento all'obbligo dell'attribuzione nei suoi termini e condizioni, rende però inefficaci i metodi per liberarsene.
Ci vorranno anni prima che Facebook venga soppiantato da Google+, comunque il gigante di Mountain View sta diventando sempre più sinonimo della rete stessa. Continuo a sguazzarci a mia volta, ma avendo già una scarpa in Wordpress, forse un giorno traghetterò Scacchiatore colà.

La baffuta meretrice di via Bellerio

Un lusso del blog è di non essere un periodico e io, l'autore, non sono un giornalista, anzi sorrido perché non ho un JJJ (J. Jonah Jameson) come direttore a sferzarmi per stare sulla notizia. Perciò farei a meno di parlare di elezioni, sognando il candido giornalismo di Rostagno, capace di parlare di mafia ma anche di chiedere "Signora, a lei che gusto del gelato ci piace?". 
Però... Però mi chiedo quanto possa interessare a un milionario isterico obeso, con moglie persa dietro a pellicce, ville e timori di querele, delle sorti del paese. Credo che il "Io vi odio" messo in bocca al capoclown da Crozza a Sanremo sia il recondito leitmotiv della maggior parte dei politicanti. E' la noncuranza per cui si è votato con un sistema iniquo, dando per scontato di tornare alle urne spendendo, di nuovo, quasi 400 milioni di euro.
Le buffonate sono istituzionalizzate: par condicio, non divulgazione di sondaggi, silenzio elettorale. Allora che pretende Napolitano, se all'estero non sono così miopi? Il rispetto da chiedere alla Germania è ben altro, legato ai maledetti parametri della stabilità finanziaria, ma al vecchissimo Giorgio non va di sentirsi additato come il presentatore del circo.
Il Giuseppe Bruno Grillo è sì paranoico da credere di aver sconfitto la mafia, ma non si governa con le iperboli, abbiamo già dato, col garante dello stato presso la mafia stessa. Piano piano i fan si svegliano, ma non sarà divertente vedere i neo-parlamentari abituarsi ai privilegi per doverli lasciare ben presto. L'analogia con la lega non è forzosa.
Quel che non ha vergogna, né mai ce l'avrà è proprio il Maroni, con la sua bella faccia di tolla a dirsi il nuovo: vincente coi voti di Cl orfani del Celeste, pavido di fronte alla criminalità organizzata, battagliero da aperitivo. La macro-regione non è solo un delirio, è la negazione dell'unità del paese, una lucida ampolla di sterco a celare il deretano offerto ai capibastone. Se resterà incerto il volto del governo centrale, non ci sono dubbi sulle sorti della politica lombarda, già dalla prima malefatta, le firme false raccolte per la lista Maroni. Il futuro con la lega 2.0 sarà di poltrone agli amici degli amici, storni di cassa, sanità al collasso, trasporti da paria modello Trenord, sociale in discarica, cultura ma quando mai e tanti bei fucili con la scusa della caccia. Poi non lamentino complotti, se a "formattare" giunta e consiglio affetti dal virus della disonestà ci vorrà la solita magistratura...

« Da un grande potere derivano grandi responsabilità » (Ben Parker al nipote Peter)

Umberto Maroni

Oggi mi è arrivata a casa la simpatica letterina elettorale di Maroni. Per principio non voto mai chi manda questo genere di materiale. Intanto, c'è la fragilità della riservatezza, pur avendo cambiato residenza da pochi mesi (mentre nello stesso tempo l'avviso del bollo auto in scadenza è giunto al vecchio indirizzo). Però si sa, è facile trovare gli elettori, le liste in cui siamo registrati sono infatti pubbliche e sciacallate regolarmente per marketing politico e commerciale.
La missiva padana si apre con un inquietante "caro amico", mentre per me "amico" e "leghista" sono due parole assolutamente in antitesi. La lettera spara poi boiate da bar, tipiche di un venditore di pentole, per parlare all'orecchio dello stomaco delle persone. Tali demenzialità sono quindi riprese nel pittoresco volantino allegato, riportante una foto da gita al santuario del gorgonzola, con vari figuri intorno a un Salvini sempre più grasso e inebetito e un Maroni vetusto dall'espressione vagamente demenomata.
Non entro nel merito delle promesse elettorali, infarcite di pregiudizi contro il Sud d'Italia e il Lazio. Non una parola su Bossi e sulle ruberie di cassa, di cui Maroni non può essere affatto all'oscuro. Ma lui sa come districarsi, avendo lavorato nell'ufficio legale del Banco Ambrosiano di Calvi.
Voglio ricordare che ho aperto questo blog proprio per odio della lega, per l'ipocrisia con cui costoro, dando addosso agli immigrati, sono sempre rimasti deboli con i forti, vale a dire la 'ndrangheta. Era sospetta la loro mafiafobia e ormai è un dato certo: il rapporto tra lega e mafia nasce ben prima di Belsito.

Giuliano Ambrosoli

Sono un po' spaventato dal Giuliano Ambrosoli. Non si chiama Giuliano? Eppure anch'egli è avvocato, arancione e sparato nell'empireo regionale come il nuovo, il democratico, l'innovatore.
Leggendo il suo programma da un lato resto sconcertato, al limite dello schifo, per espressioni tremendamente banali, tipo usciamo dallo schematismo alla facebook reagendo con “Mi piace” o “Non mi piace” (tema la sanità) oppure cittadini-consumatori (ambiente) e ancora una performance non scadente rispetto al resto d’Italia, a proposito della spesa sociale della giunta precedente. Forse l'avvocato non viveva in Lombardia prima d'ora?
Andando alle misure proposte, diventa però immancabile la commozione per l'uomo "giusto": lavoro, condizione femminile, reddito, impresa, ecologia, digitale, trasporti, fondi ai Comuni... A me però sembra un copione già recitato. Considerando i pezzi meneghini che si vuole portare dietro (tipo la Castellano) ho l'angoscia di andare a votare. Se potessi darei la preferenza solo a Giulio Cavalli, uno che non mi ha fatto pentire della delega accordatagli, che grazie a google+ posso seguire quotidianamente, uno contro la mafia senza tante manfrine. Ma l'Ambrosoli partorirà davvero 300.000 posti di lavoro? Farà tutto ciò che promette? E sulla scuola perché il programma sorvola? Il sociale sono solo i fondi europei, non progetti innovativi - e chi saranno i soggetti del welfare premiati perché sapranno creare occupazione?
Ho sempre i brividi e non è l'inverno. Andrò a votare come si va a fare una cosa odiosa. Il guaio è che temo di non essere l'unico a pensarla così. Ma perché, perché dobbiamo sentirci adulati come cittadini solo per quella benedetta tessera elettorale...

Sulla pelle dei detenuti...

La Severino un mese fa diceva che non si fa campagna elettorale sulla pelle dei detenuti, perché non era stato calendarizzato il ddl sulle misure alternative. Questa la difesa della guardasigilli dopo la strigliata di Strasburgo, nata da un ricorso di detenuti di Busto Arsizio. Credo che dalla stessa sentenza nasca pure la visita di oggi di Napolitano a San Vittore. Sinceramente avrei preferito sentire il presidente del Csm parlare di amnistia molto prima e non certo in scadenza del mandato. 
Da almeno un decennio quasi la metà dei ristretti sono in attesa di giudizio: significa che fino al giudicato costoro sono presunti innocenti, come ricorda l'associazione Antigone, di cui trovi il banner nella colonna a destra del blog - loro danno uno spaccato molto reale della situazione. Leggi insensate quali Bossi-Fini e Fini-Giovanardi andrebbero abolite, questo sì sarebbe uno "svuota-carceri". Il penitenziario è inumano per definizione, ma quello italiano va avanti tra suicidi, violenza, psicofarmaci e insomma crudeltà istituzionale. 
Vorrei che chi non ha la più pallida idea della situazione straziante delle prigioni stesse zitto. Ma proprio l'uso politico del carcere, ad opera soprattutto della Lega, foraggia persone comuni a sparare boiate crudeli sui carcerati. Parlando pretestuosamente di vittime, come se, ad esempio, lo status di clandestino presupponesse chissà quali atti a danno di qualcuno. Un semplice, maledetto reato amministrativo, insensato quanto lo è che i leader politici che stornano per sé soldi pubblici girino a piede libero. Ora campeggiano coi loro faccioni ipocriti dai manifesti elettorali, mentre gli invisibili muoiono interiormente e biologicamente. I mafiosi trattarono con lo stato per non avere il carcere duro, invece gli altri 60.000 e passa ristretti lo vivono quotidianamente, ecco la giustizia all'italiana. Cosa farà in questo senso il nuovo governo? Vedremo la risposta, ma non mi aspetto nulla di buono...

Maledetti partiti

Su un sito di annunci di lavoro oggi ce n'era uno molto orripilante, di una cooperativa sociale salentina che per un incarico di badante notturno di 84 ore alla settimana(!), offre 600€/mese, quindi una paga oraria di un euro circa(!!). A pensarci, pure io avevo lavorato per una cifra simile nella comunità Saman. Sì, poi ti mettono i pretesti che la notte è "passiva", nel senso che puoi anche dormire. Ma come si fa a dormire quando si ha la responsabilità di una o più persone? La morale, per me, è che le cose non sembrano cambiare. Anzi. Spuntano febbrilmente in ogni dove le pubblicità dei leader politici, con partiti che si vogliono nuovi o rinnovati, sulla spinta del Grillo filonazista. La spesa per gli spazi elettorali sarà sicuramente folle, ma trattasi di investimento: coi rimborsi e, perché no, le tangenti, la carriera politica è la più remunerativa di tutte, specie in confronto ai titoli richiesti. Si può promettere di tutto, tipo il Monti che via via assicura di spendersi per cose che ha negato col suo governo. Me lo figuro col suo staff elettorale, dopo aver sfogliato qualche sondaggio, chiedersi cosa "sparare" per guadagnare qualche punto.
E' terribile vedere che le cose non mutano, se non in peggio. Sto osservando a Milano che i senza dimora ora compaiono in punti inediti, sovente in periferia e sono soprattutto stranieri, coloro che hanno più da temere di non essere cittadini con diritti. Quello di voto è il principale (non si è ammissibili a concorsi pubblici se non lo si gode) e probabilmente il più appetito proprio dai partiti quando pensano a estendere la cittadinanza agli immigrati - esclusi naturalmente i razzisti istituzionali, Lega, Forza Nuova e il sopraggiunto Grillo.
L'Europa sta precipitando in un abisso di miseria, dove persino cibo e salute divengono esclusivi. C'è chi si suicida prima di morire di fame e lo si evince dal trovare dispensa e frigo del suicida vuoti. Il Rapporto Ue 2012 su occupazione e sviluppi sociali mostra un pericolo di esclusione a lungo termine, difficilmente recuperabile, per paesi mediterranei e baltici. Ma cosa fa l'Unione? Nulla, chiede che l'Imu sia più progressiva, amen se ha aumentato la povertà e scoraggiato il mercato degli affitti. Sarebbe invece ora di dire finalmente "basta!", a questa paura dell'inflazione, a questo dominio germanico. Sanare i conti pubblici e  in modo così spregiudicato non serve a far vivere le economie ma a impoverire i popoli. L'Europa unita era un progetto di pace, non di genocidio e le istituzioni, tutte, dovrebbero servire, non violentare i cittadini.
Che le cose vadano male è evidente a tutti. Pure qui, non aggiungo novità, non ravvisandone in questo panorama elettorale invernale. Rabbrividisco, non per il freddo ma al pensiero dello spudorato prosieguo della tragedia sociale, con Bersani presidente del consiglio - già Prodi ci ha abituati alla violenza dei sedicenti di sinistra. Chiunque risiederà a palazzo Chigi dovrà andare ben oltre i tamponi alla social card, investire sull'inclusione sociale facendo pressione in questo senso anche sul governo europeo. Ma non so perché, temo che si possa pagare solo un prezzo per avere cambiamento: quello alla Jan Palach, cioè quello del sangue.

Daniele dove sei?

Ora che anche Corrado Guzzanti è potuto tornare "in chiaro", mi corre la domanda, insieme a tanti altri, sulla penombra in cui si trova ancora Daniele Luttazzi. Penso che il poterlo vedere ancora in azione sia un sintomo di democrazia. Invece... Invece al buon Daniele sono stati negati schermi, palchi, blog, perché è scomodo. 
La decisione di chiudere il blog, invero, è stata autonoma, ma dopo attacchi di matrice fascistoide. Fu, pure, financo la prima volta che Scacchiatore uscì dal suo guscio, colpito da accuse di ignoranza dai manganelli di un oscuro commando che si aggirava per la rete pompando la panzana. Raccontai la cosa a Daniele per mail e lui pubblicò il messaggio sul suo ricco blog. Credo che, in fin dei conti, gli sia stato fatale datare la fine del garante della mafia presso lo Stato, così come è indicato il figuro dalla procura di Palermo. Chiaro, l'errore non fu la data, ma i piedi calpestati (molto piccoli poi...). Comunque, Luttazzi è un intellettuale, uno che della satira ha fatto mestiere in modo altamente consapevole, come si studia in letteratura latina a proposito di "satura lanx". Voglio il ritorno di Daniele per non aver paura dello Stato; nella speranza che il riaffiorare del bunga bunga sia l'ultimo bagliore della lampadina, prima di spegnersi. Per sempre.