B. come Buscetta

Tempo fa avevo decretato l'ora del decesso di B. ma si trattava più di un foglio di via da queste pagine. Ora che pare finito un ventennio (e intanto l'imbonitore è già nella storia, psicoticamente felice per l'analogia), ora che lo spedirei a Lampedusa, lo metterei su una zattera con Schettino, spintarella verso Sud e vaffamocca, troverei invece più utile un paradosso: B. non vuole il carcere? Bene, allora si penta. Faccia come Buscetta, collabori. Faccia i nomi. Ora che l'ha scaricato pure la mafia, dica la verità, tutta. Quello che è successo dopo ciò che rivelò Buscetta, dopo il connubio Dc-mafia. Andreotti e Cossiga sono morti, resta solo lui, B. Se lui era il garante, chi era la controparte dello Stato? Tanto, ci si può aspettare più collaborazione da chi lo Stato lo guida, avendo trattato con gli assassini di Capaci e Via D'Amelio?
E' proprio dal ricatto di non dire ciò che sa che persevera la presenza di B. Finché non apre il rubinetto della verità, ha potere. Poi, non al pm, per carità, ma a qualche rotocalco potrebbe anche spifferare chi gli sta facendo le scarpe, chi ci prepara un futuro davvero alla "Blade Runner". 
Può essere finalmente ora di superare quell'incredibile fallimento, che fece provare a Buscetta, prima di morire, una delusione cocente: quella per uno Stato incapace di disintegrare Cosa Nostra.

Mafia a Settimo? Seguro...

Ora che il killer dell'imprenditore di Settimo Milanese si sarebbe costituito, la vicenda parrebbe risolta: una rapina. Trovo questa notizia al valium poco rassicurante. Si noti che la pena massima per rapina è di 20 anni di reclusione, quella minima per omicidio 21 anni. Ma credo che soprattutto si manchi di rispetto alla moglie dell'assassinato: già un articolo de "Il Giorno" poneva dubbi sull'accaduto, oltre a un analogo pezzo del periodico locale "Settegiorni". Accanto al dolore della donna, certa che la verità è che volevano fargli del male, l'articolista pone dubbi sul movente rispetto all'uso delle due semiautomatiche, alla portata di estrema violenza dell'azione, per altro finita male come rapina.
Può darsi che la vicenda non interessi dinamiche mafiose. Ricordo comunque che nell'incontro tenutosi un anno fa, a Settimo, lo stesso giornale del comune riportava, tra gli altri, l'intervento di Massimo Portanova con un passaggio significativo: anche quando la mafia non uccide, essa continua ad agire con intimidazioni, minacce ed azioni dimostrative contro i beni delle persone minacciate e delle loro famiglie. Laura, la moglie dello scomparso Franco Cangini, nell'articolo di cui sopra dice: «Questo è il risultato. Anni e anni di furti e rapine, di gente che gli ha dato fastidio, lo ha picchiato, lo ha derubato. E noi a far denunce e non abbiamo mai concluso niente... e adesso l’hanno ammazzato
Nell'intervento di apertura dell'incontro, il sindaco vantando attenzione al contrasto di certe logiche, ammetteva intanto subdole e a volte insospettate infiltrazioni mafiose persino nel nostro Comune. Giusto un anno, tre sparatorie, due gambizzazioni e due morti fa.
Vorrei attenzione e vicinanza per la popolazione di Settimo. Ventimila persone, che hanno il diritto di non avere paura della propria città.

A Settimo la mafia c'è, eccome

Accanto allo sgomento per un nuovo fatto di sangue a Settimo Milanese, sorprende la dichiarazione del sindaco Sacchi che nega esserci la mafia nel suo comune. Quando un politico (di professione) nega che nel territorio che amministra ci sia la grande criminalità, viene da chiedersi il perché di una simile "miopia". Cosa c'è dietro, paura? O peggio?
Scrivendo "mafia settimo milanese" su Google si ottengono molti risultati da giornali, blog e associazioni del territorio. Perché la parola magica è proprio quella: territorio. Controllarlo significa avere in mano lavori pubblici, spaccio, pizzo. Non si spiegherebbero altrimenti, oltre ai fatti cruenti di cronaca, gli strani furti che colpiscono da circa 4 anni le zone industriali di Settimo, convincendo chi può a pagare società di vigilanza privata, che spesso sono poi la faccia legale del pizzo. 
L'hinterland in cui si trova Settimo e la contiguità con zone come Baggio (che Sacchi cita come fosse "altro" dal suo comune) già danno molte luci sull'operato delle 'ndrine da quelle parti. Il sindaco fa finta di non vedere che c'è persino una pizzeria/palazzina che è un fortino di quella gentaglia. In pieno centro, a Settimo, ridente cittadina con le sue belle zone "30" a pavimentazione costosa, rotonde e rotondine, amministrato da una giunta di "sinistra" che, ancora una volta, preferisce non vedere, non sapere, non rischiare.

La pioggia cadeva frenetica su un silenzio letale, in un capannone dove oggi lavoravano divise bianche e nere su tracce, attrezzi, il teatro di un omicidio. Il buio è arrivato presto. Paura, fretta e un gelo terribile. A Settimo Milanese, provincia di Reggio Calabria.

La "sinistra" senza Gandhi

Di tutte le bastardate compiute dall'amministrzione Moratti-De Corato, quella che meno mi è andata giù è stata la chiusura a suon di manganelli del liceo Gandhi. E mi duole maggiormente perché Pisapia non lo ha riaperto. 20 classi, quattro licei, 80 studenti: pochi? Ma il Gandhi era già in smantellamento e le classi erano in sterminio da tempo.
Hai un'istituzione culturale, sociale e scolastica da 50 anni e cosa ne fai? La chiudi - e se non sta bene a qualcuno giù botte. L'articolo di neuroniattivi collegato al link sopra è lucido e doloroso. Dopo la cacciata di Boeri, per me meritata e me ne convinco di più ogni volta che vedo il suo beffardo bosco verticale, speravo che il nuovo assessore alla Cultura annunciasse un vero dono che desse realmente ricchezza culturale alla città: la riapertura del Gandhi, senza indugi. Lo speravo ancora di più sapendo che era il Presidente delle Scuole Civiche. Ma niente.
Rispetto al Del Corno, mio coetaneo, sono uscito dal Beccaria con il (quasi) minimo dei voti. Non ho studiato musica e pur adorando il suono, mi chiedo se abbia senso che una città come Milano, che si vuole "avanti", pomposa sull'Expù, non abbia un liceo serale scientifico, classico e di scienze umane. Molti precari, disoccupati, immigrati, passerebbero ben volentieri le serate a scuola, per crescere, per imparare, per accedere all'Università, per avere un lavoro migliore. Senza scomodare Dewey e compagnia insegnante, una società senza scuole per tutti è destinata ad abbruttire e Milano, ora, è brutta come non mai. 

Il Far West delle mafie

Con i recenti tre omicidi a Quarto, torna la polemica sul Far West a Milano. Ma basta interrogare i principali motori di ricerca con le parole "Far West mafie" per ritrovarsi un po' ovunque in Italia: Liguria, Via Emilia, Roma, Calabria...
Non è che non si sia fatto qualcosa a Quarto Oggiaro o che l'inferno sia qui, dove qualche settimana fa è stata sgomberata la famiglia del "piccolo Vallanzasca" - salvo poi ritrovarsi l'indomani incendiata la portineria del caseggiato di Largo Boccioni. Sempre lì, poco tempo fa, l'interesse degli abitanti ha sventato un tentativo di stupro: nonostante l'ora tarda, qualcuno ha sentito le urla dell'aggredita allertando la polizia, intervenuta in pochi minuti a salvare la donna ed arrestare l'impotente.
Credo quindi che sia riduttivo accusare la giunta attuale di avere colpe sull'ordine pubblico. E' piuttosto vero che ovunque un cow-boy della mafia possa cavalcare indisturbato, porterà con sé morte.
C'è una macro-legalità che si dovrebbe ripristinare e mantenere, impedendo il perdurare dei nostri Satana. Invece è un po' come lasciare Casapound libera di avere una sede a Quarto; è, se mai, il discorso non risolto di periferie in preda alle "erbacce". E' colpevole quindi non ostacolare, ma lasciare i crudeli pascersi del territorio, senza il quale non vivrebbero. L'immagine riporta il costo del lotto di cantiere della strada tra via Eritrea e via Stephenson, in sostanza una galleria di 300 metri di cui è facile domandarsi l'utilità, specie ora che la stanno costruendo. Ma è il riaffacciarsi del vecchio progetto della Gronda Nord, redivivo grazie all'Expo.
Di questo io accuserei la giunta: mi aspettavo che avrebbero rinunciato, che avrebbero lasciato la "Fiera" a Smirne. Ma no, non lo hanno fatto. Le 'ndrine non muovono solo terra, è vero, però i lavori pubblici, come il Tav in Val di Susa, sono le miniere d'oro dei "vaqueros" sanguinari. In fondo, in ogni appalto inquinato si ripete in piccolo ciò che è già stato: la trattativa tra lo Stato e la mafia.