piazza cemento armato

E' stata inaugurata la più grande piazza di Milano. Giustamente, è anche la più grande distesa di cemento della città. Anche se la mia "rilettura" dell'immagine del cesso di piazza Gino Valle (già fautore dell'abominio della Bicocca) esagera nel grigio, il verde è davvero inesistente. E' evidente e mi sento persino stupido ad affermarlo. Questa piazza ha il sapore della sconfitta, di un'intera città, della giunta che la governa, sepolto ormai il vecchio socialismo meneghino nella toponomastica, i ghisa in una sorta di corpo "forestale", i tram nei colori ingannevolmente sgargianti della pubblicità. Una Milano che ha venduto il cuore al miglior offerente e ora scopre che non ce la fa più a ricevere tutti i profughi in arrivo dal Sud del paese - e del mondo. E' inevitabile, se ti voti al demone del denaro, quando hai bisogno di solidarietà scopri che hai le casse vuote.
Sarebbe stato coraggioso fare una parco, una piazza d'alberi al Portello, lasciando solo come nuova costruzione il centro commerciale. Sarebbe stata una bella sfida se Milano non avesse ceduto agli interessi mafiosi nel costruire fino a livelli vomitevoli, se, forte di una cittadinanza che la sosteneva, l'Amministrazione avesse sfidato i boss del cemento. Sarebbe stata una giunta di sinistra, Milano avanguardia della lotta alle mafie. Ma sognare non ha più senso qui.
Ha vinto la mafia e dopo l'Expo ci ritroveremo un sindaco inesistente, alla Albertina. Milano è un gigantesco girone infernale, un torace da percorrere senza amarlo, senza desiderio, un ciclopico portafogli per pochi. Un generatore di incubi e polmoniti, uno dei peggiori posti al mondo dove vivere.

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