Senso versus sensazionalismo

Martedì sera Italia 1 ha trasmesso "Blog notes - La povertà come malattia". In qualche frammento della puntata c'ero anch'io e così, quando ogni tanto finisco invischiato in qualche media, mi prendo la rivincita qui. 
Che si tratti di carta stampata o elettronica, mi colpisce sempre scorgere che il giornalismo cerchi l'emozione forte, arrivando a stravolgere il senso della realtà o a dare per buone quelle immagini che, pur false, sono appetitose per il sensazionalismo. Così, se il significato di parlare di povertà come malattia, presuppone che esista un antidoto al morbo, cercare di far colpo passa un po' sopra le teste di chi viene in qualche modo usato. Non volevo farmi intervistare, ma voglio troppo bene al collega che, a sua volta, era restio a farsi "utilizzare". 
Il fatto però che più però mi rincresce è che mi era stato detto che quel servizio non sarebbe andato in onda. Invece, "Blog notes" era già stato trasmesso all'inizio dell'anno su Tgcom 24 e l'ho scoperto quando ho cercato la puntata in streaming. Be', se uno presta la propria immagine, magari vorrebbe sapere se questa verrà adoperata, e quando... Tanto è vero che, tempo dopo, mi sono rifiutato di parlare con l'inviata di Ballarò.
Riguardandomi in quei brandelli televisivi, mi sembra che, a più di un anno da quelle riprese, rispetto ad allora ormai mi sia rimasta solo la camicia azzurra. Tutto il resto sta svanendo, i retroscena dell'assistenzialismo sono orribili. E i media si accodano a sciacallare...

La capitale dell'indifferenza

Stanno arrivando in rete i comunicati sulla morte di un cittadino romeno, trovato senza vita nel primo pomeriggio in Stazione Centrale. Lo hanno identificato grazie alla tessera della mensa dei frati di viale Piave. Quello che però non dicono le agenzie, al contrario del passaparola dei senza dimora, è che quel corpo era lì, nella zona dei pullman che vanno agli aeroporti, da stamattina. Ha avuto il sole a picco tutto il giorno, ma soprattutto l'indifferenza della "fauna" locale: viaggiatori, ferrovieri, poliziotti pubblici e privati, autisti di taxi e pullman...
Nessuno aveva il tempo di fermarsi, di chiedersi se quel tizio steso ad arrostire al sole, con la bocca aperta, il materasso arrotolato lì a fianco, non avesse avuto un malore, o peggio. Lo so, pecco di moralismo e forse pure di ingenuità, visto che "radio clochard" non è sempre attendibile. Ma non è sconcertante che in uno dei luoghi più affollati della città, un cadavere possa rimanere ore ed ore alla vista di chiunque, senza che nessuno intervenga? 
La miseria non va in vacanza e infatti l'allarme è stato dato da altri clochard. Si parla di decesso per cause naturali, ma quell'uomo sembrava, dicono, dimostrare sui 60 anni. Logorio della strada, del malessere, certo, però il fatto che potesse apparire anziano aggrava il giudizio sull'indifferenza di cui Milano è capitale. Penso che non si troverà mai una politica sociale contro questa bastardaggine alla moda, quella dei cattivi samaritani.

Leggi patologiche

La richiesta di qualche giorno fa della consigliera regionale Baldini, che chiedeva a Pisapia di intervenire sulle possibili malattie infettive legate all'arrivo dei rifugiati, non è purtroppo tanto peregrina. Si vocifera che a Milano si sia registrato un caso di febbre gialla e l'afflusso di profughi potrebbe condurre altro: colera, tubercolosi, vaiolo e la tanto temuta Ebola. Ora non è che io voglia soffiare su terroristici allarmismi né colludere con facili razzismi, di cui peraltro la Baldini è stata campionessa in passato, ma purtroppo i rischi ci sono. Così come è pur vero che non c'è solo da scomodare il comune di Milano, visto che l'autorità sanitaria principe è proprio la Regione, ma soprattutto è il protocollo di Dublino a mettere a repentaglio la nostra salute. Sì perché se i richiedenti asilo non avessero l'obbligo di rivolgersi al paese di ingresso per ottenere tale "status", probabilmente sarebbero incentivati ad essere aiutati, a non nascondersi, mentre il timore di persecuzioni da parte di nemici politici è già un terribile deterrente a lasciarsi curare. Perché, è evidente, soffrire di mali atroci al punto di lasciarsi morire, come accaduto ai due rifugiati morti a Roma settimane fa, non può che derivare dal timore di essere schedati, costretti a rimanere in un paese che la solidarietà si ritrova a fornirla più per necessità che per spirito filantropico. Sembra che il governo non abbia affatto in agenda una revisione del protocollo di Dublino. Ancora una volta, il sospetto è che uno come Renzi non si preoccupi della nostra salute, anzi...