Auguri pompieri!

C'è una divisa che viene rispettata in molti paesi, da noi persino da ACAB: quella del pompiere. Il perché non è da spiegare, se mai va compreso perché vengano lasciati senza risorse, con mezzi anche degli anni '80, con straordinari pagati 4 euro l'ora (magari a Expo), col contratto fermo al 2009, senza il riconoscimento di servizi speciali, salvo i sommozzatori (Il prezzo? Un affarone!).
Ultimamente a Milano stanno protestando spesso, si sono rotti il... casco. Hanno rivendicazioni sacrosante e gli striscioni giorni fa davanti a Palazzo Marino erano estremamente condivisibili, come Governo indeciso: più soccorso o videopoker?
Altro che antiterrorismo, i pompieri è tanto se riescono ad assicurare i servizi "ordinari". Tra l'altro, visto che accorrono comunque, sono stati proprio loro vittime di terrorismo, come alle Torri Gemelle nel 2001, come al Pac di via Palestro nel '93. Qualche benpensante si stupisce di vederli apparire coi fischietti impazziti, o intonare a squarciagola, battendo le mani sul ritornello, il loro canto che spiega bene questo prezioso mestiere: salvare la vita agli altri, portare soccorso a chi chiede aiuto; anche di notte, anche se le fiamme avanzano. Allora, i miei auguri più sinceri ai pompieri, lavoratori più "in" che "della" emergenza, coscienza del nostro tempo malato, avanguardia di chi vuole una vita dignitosa. Per tutti.
             

Il pericoloso odio per gli animali

La crudeltà sugli animali è un indicatore di pericolosità sociale. Sembra semplice osservarlo ma non lo è. Non lo è per l'Italia, dove, a differenza degli Stati Uniti, il maltrattamento sugli animali non è un reato grave. Eppure è così semplice, che cominciando, magari da bambini, la violenza passi poi contro le persone. Non è un caso, nemmeno, che un tipico avvertimento mafioso sia recapitare teste mozzate o corpi decapitati di animali.
Link-Italia è una piccola, giovane e coraggiosa associazione che si batte per il riconoscimento di questo semplice ma terribile assioma: il Link è nella continuità di vittime tra animali e umani. Il bullismo inizia da bambini, magari per problemi di violenza subita, proprio a danno di animali.
Non si tratta di sensibilizzazione animalista, dato che si tratta di un marker precoce di criminalità sanguinaria. Se è vero che non tutti gli abusatori di animali diventano serial killer, è riconosciuto però che tutti i serial killer lo furono.
La foto potrà apparire troppo forte: non lo è e zooerastia, clip crush e quello che puoi trovare sul sito di Link-Italia è molto, molto più terrificante. Io, che oggi ho seguito un corso di Link e ne sono sconvolto, non riesco ad aggiungere altro, se non che è possibile segnalare i maltrattamenti sugli animali al Corpo Forestale dello Stato, telefono 1515.

Una delle cose più pericolose che possa accadere a un bambino è quella di uccidere o torturare un animale e farla franca.
                      Margaret Mead

La Vera Jihad

Continuo a risentirmi perché sento che tutti i media, Fatto Quotidiano e Anonymous compresi (duole ricordarlo) perseverano nel definire Jihad in modo criminoso. Se la parola significa "sforzo", "lotta", non per questo deve essere declinata nel caso dell'odio, ma nel senso dell'interiorità e della pace. Per questo cito il video di una campagna di qualche anno fa ma moomolto fatta bene. Per quanto mi riguarda, la penso come Umanità Nova e cioè che la malattia mentale dell'Is sia alla fine ma fa troppo comodo, questo lo capiscono tutti. Cerchiamo di impedire che sia versato altro sangue, rinfacciando ai capi di Stato coinvolti, così indefinibili nel loro schifo, che criminale è chi usa armi da guerra, che siano fucili d'assalto, mitra o bombe intelligenti(?).

Su di te la pace.

Olio di palma, cocco!

La nocività dell'olio di palma è nota e da tempo la rete informa e battaglia contro un ingrediente sicuramente economico, malefico e con molte esternalità negative, quali sfruttamento minorile, deforestazione, stragi faunistiche (oranghi, tigri, rinoceronti, orsi, elefanti, leopardi...). Il mio rancore, che vomita queste frasi, nasce dal constatare che come sempre, se non si deve essere complottisti, si può parlare di negligenza: tu, riccastro industriale, per evitare di usare burro, panna, olio d'oliva o di semi mi spingi dentro infarto, diabete e forse cancro, imboccandomi con qualcosa di disgustoso. Infatti, viene anche sacrificato il gusto, come quando tra alcuni "appassionati" abbiamo cominciato a osservare che nutella, kinder etc erano meno buoni: stavamo, stavano già avvelenandoci.
Se fai un giro approfondito al super, leggendo etichette di prodotti dolciari, da forno e quant'altro, ti accorgi che per evitare olio di palma, colza, cocco, palmisti(?) e schifezze varie ti restano una o due marche, costose, impraticabili. Ma come fanno tutti i grossi brand a fare i santi, enumerando altre porcherie che non usano più, mentre ci allungano robaccia? Non si salva nessuno, Ferrero, Barilla, Bauli, Parmalat, Nestlé, Algida, Colussi, Coop, Kraft, Saiwa, Loacker persino nelle linee per bambini, senza dimenticare i segmenti "pregiati" e salutisti tipo Bahlsen, Bindi, Misura, Valsoia e Galbusera. Meglio poi sorvolare sull'olio di palma "proveniente da fonte gestita in maniera sostenibile", un po' come se si dicesse che Milano avrebbe uno smog biologico o_O
Perdo più tempo e soldi, ma sto evitando quegli intrugli. Penso che se avessi altre bocche da sfamare, non potrei farlo. Ma non finanzio, se posso lo dico in giro e, last not least, provo piacere nel mangiare e nel digerire. Che schifo, però, fanno veramente schifo. E nessuna lacrima per Pietro e Michele Ferrero.

Il Pistarolo

Il Pistarolo di Marco Nozza è un resoconto fedele sulla strategia della tensione, redatto da un giornalista che aveva fatto il partigiano, come il suo Direttore a Il Giorno, Italo Pietra, che all'indomani della strage di Piazza Fontana seppe indicare nella destra economica e della conservazione i responsabili del "disordine".
Recensioni del libro se ne trovano molte in rete e quindi voglio dire solo la mia su un documento che mi ha lasciato... disincantato.
In copertina c'è Valpreda, con quei dolci capelli ribelli e proprio l'anarchico accusato della strage fu difeso a spada tratta da Il Giorno (e accusato accanitamente da La Notte e Corriere). I giornalisti di via Fava, allora sede del quotidiano, non erano di estrema sinistra, ma il buon Nozza rivendica il significato civile del proprio mestiere: documentando, si scagionava Valpreda semplicemente perché era innocente. Nozza fu anche sentito come testimone al processo per la strage, ma i depistaggi pure in sede giudiziaria si sprecavano. Il testo ne rievoca parecchi, da piazza Fontana alla strage di Bologna e oltre.
Nel libro scorre un giallo, la telefonata che, annunciandone l'esecuzione un giorno in anticipo, salvò il giornalista da un agguato delle BR; Barbone infatti a processo disse che Marco Nozza era "il primo della lista".
Il redattore dà una cronaca particolareggiata degli ultimi 30 anni del secolo e fa capire molto: in primo piano, le colpe (e i lapsus) di Andreotti e di tutti quelli come lui. Quel che più mi ha sconcertato è la commistione tra Brigate Rosse e elementi di "controllo". Curcio ne esce con un ritratto un po' malconcio, quasi adolescenziale, ma mai come dopo la sostituzione con Moretti, i cui suoceri abitavano in via Gallarate 131, nello stesso palazzo di una testa nera, quel Luigi Cavallo compare di Edgardo Sogno, che proprio lì teneva la sede della rivista Difesa nazionale. Cavallo era un amico degli yankee, ma non l'unico. Nel libro si scopre che Lotta Continua e Autonomia erano stampati in una tipografia della... Cia! Così, tra Gelli burattinaio, Craxi Führerprinzip, la metastasi della P2 (da cui la propaganda contro le "toghe rosse"), Montanelli meschino, il burattino Costanzo col suo paludoso L'Occhio, Berlusconi giornalista economico (sic), Giannettini, assurto a eroe per il marcio Ferrara, un Michele Serra opaco, aneddoti anche comici - quel che risalta è, nell'oscurità voluta, un maligno e infallibile sguardo, se non di più, che soprattutto le Brigate Rosse ebbero addosso di continuo. Non è una novità, ma se Moro fu abbandonato per calcolo politico, resta ambiguo il ruolo del "partito armato". Che fu utile, la storia lo prova.
Marco Nozza era un giornalista che cercava il vero, come fece con gli altri pistaroli col BCD, Bollettino di Controinformazione Democratica, ciclostilato che tentava di fare luce nell'abisso voluto dagli strateghi del terrore. La passione di chi vuole "scacchiare" i fatti è imperdibile, perché, come scrive il principe dei "pistaroli" nella conclusione: "Quel passato aiuta a capire. Illumina i comportamenti, altrimenti incomprensibili, dei personaggi che affollano i palcoscenici di oggi".

the lost expo

Lo annuncio con non morta e tellurica soddisfazione: il 31 ottobre esce un nuovo, fantasmagorico videogame, "the lost expo"! Ah, non vedo l'ora di provare questo sparatutto con migliaia di zombie da abbattere: universitari fuori corso, impiegati dell'ufficio oggetti inesistenti, assessori regionali (riconoscibili dalle buste in tasca) e infermiere della clinica degli orrori. Si inizia col Freccianera che ti getta senza fermarsi nella lugubre e abbandonata stazione Rho Fiera, per poi passare sulle vestigia dei padiglioni che furono. Ma attenzione, non bisogna far saltare il mini generatore di particelle, simpaticamente al centro della mappa di "lost expo", a forma di albero della morte, o sarà immancabilmente game over!
Fuor di celia, per quanto possa essere iperbolica questa mia boutade, non è che a livello istituzionale siano da meno sul dopo Esposizione, se ne sentono e sentiranno di ogni. Il guaio è dover giustificare quanto speso per la mafia una kermesse che ha spodestato, denutrito e umiliato Milano, che avrebbe avuto bisogno di ben altro (che meraviglia, sotto una giunta di sinistra!) e insomma, vedere ristoranti che chiudono, baristi con le mani in mano guardare sconsolati la strada è deprimente. Senza contare che le Esposizioni Universali hanno sempre lasciato qualcosa dove si sono svolte, come il piacevole Acquario Civico di Milano o la gigantesca torre di ferraccio a Parigi. Ma che potrebbe rimanere di tendoni e costruzioni raffazzonate, tirate su in fretta e insicurezza, con la chiara vocazione "stagionale"?
Soprattutto, mi fa tremenda rabbia sentire che, ancora una volta, useranno l'Università pubblica per giustificare il persistere di qualcosa di inquinato, decentrato e in fondo inutile, come già accaduto per la Bicocca. Perché, di sicuro, tra tutto ciò che è stato prospettato per il dopo Esposizione (Nas, Fisco, Cern, pompieri...), sarà la Statale a dover rendere non morta l'area di Rho. Così agli studenti della scuola pubblica verrà dato questo magnifico esilio, mentre invece la Cattolica si è aggiudicata la centralissima e storica caserma Sant'Ambrogio della Polizia. La maledizione di Expo non finisce ad Halloween, l'incubo, continua.

rifugiati black bloc

L'uomo col viso insanguinato non è un soldato turco ma il suo bambino è vivo, sofferente ma vivo. Ecco, ma che ci sarebbe da aggiungere? Déjà dit anche il messaggino del segretario Onu, in shock per gli scontri in Ungheria. E allora che parola si potrebbe usare per definire ciò che prova chi, come i feriti nella foto, fuggendo dalla morte, si trova perseguitato mentre lancia pietre di lacrime, urla slogan di futuro, futuro semplice, come la parola "Open!". 
Nel piccolo orto del mio blog non sto sulla notizia e infatti qui non si tratta di fatti puntuali, questa è cronicità in un satanico favoreggiamento di genocidio. Mi ha sempre colpito il termine lacrimogeno ma qui... qui si esagera.
Pazienza, c'è la Croazia, 60.000 mine lì da più di vent'anni. Ma anche là, dopo aver visto passare 8000 persone in un solo giorno, non sanno che fare se non chiudere, con l'Ungheria che si incacchia, la Bulgaria schiera l'esercito e pure la Slovenia ha ritrovato dall'armadio la divisa da Laibach
Utopia che funzioni la diplomazia internazionale, la UE vota le quote e i paesi si scannano palleggiandosi le colpe. L'Europa è buona per merci e capitali: le persone si arrangino, che siano poveri autoctoni o esotici. Anzi no, mettiamoli a costruire auto, dice Merkel. 
20 milioni di siriani dispersi per il mondo. Il vescovo di Aleppo ha chiesto aiuto perché i cristiani rimasti non lascino il paese, ma non si illude: "Nel nome dell'interesse economico, in Occidente siete pronti a svendere intere comunità."

Fleisch für Würmer

Non sarà tradotto bene però "carne per vermi" è rivolto al demoniaco Bundeskanzler. Definirei al maschile tutte le donne che, ricoprendo ruoli di potere, omettono magnificamente la giustizia sociale, pari opportunità comprese.
La locuzione del titolo mi è balenata in testa vedendo il dittatore che ciula l'Europa, tempestivamente accorso in Austria dopo il ritrovamento del camion con 50 rifugiati morti. Nonostante, qua e là, censura sul marchio dell'automezzo, è palese che fosse adibito al trasporto di carni. Ma non ci sarebbe da stupirsi, pensando che se l'Europa dev'essere un inferno per chi la vive, figuriamoci per chi innocente scappa da guerra, fame, morte, vendette. La foto a fianco, del Carnevale di Viareggio, come le carni sopra, non necessita di commento. Anche se... Avendo guidato in passato furgoni refrigerati, mi chiedo come si possa pensare di rinchiudere decine di persone in un luogo coibentato per temperature da surgelati e perciò privo di aerazione. L'unico foro di solito è nel pavimento, di scarico per eventuali liquidi. Da lì, i primi poliziotti che hanno trovato il carro hanno riconosciuto liquami di decomposizione corporea. Dicono le notizie austriache che gli agenti, anche i più esperti, siano rimasti sconvolti. Ma non credo a Merkel quando dice di esserlo lui. Si appella all'Europa come se costui non fosse il tenutario del bordello dell'infelicità. Invece, il suo ruolo malcelato di Kaiser è colpevole, è da condannare la mancanza di volontà di cambiare il protocollo di Dublino e la notizia della recente sospensione, proprio tedesca, del Regolamento si riferisce solo a un gruppo, folto ma isolato, di profughi. Cambiare il protocollo è necessario più che mai, come istituire canali legali di ingresso o l'Europa per molti resterà solo un cimitero.
A volte non scrivo per settimane perché mi sembra nocivo ripetere idee che non avranno mai carne. Così come mi appare inutile citare le colpe del nostro Paese, dove i rifugiati sono un affare legale e illegale. I diritti soprattutto umanitari sono molto romantici da leggere. Infatti, roba buona per rimanere sulla carta.
Riposate in pace, poveri del mondo.

Bentornato Gian Maria!

È con colpevole ritardo, ma non meno viva e vibrante soddisfazione, che voglio complimentarmi con il meraviglioso Gian Maria Volonté nel suo nuovo ruolo. Il film "Quirinale" è un sicuro successo al botteghino e Volonté, con quel capello bianco simil-saggio, quella familiarità da marcello pera in mutande, quell'aria demente da "mi sono perso e non so manco l'inglese", lo interpreta come solo lui poteva farlo. Che dire poi dei gustosi siparietti, come con la regina inglese, dove lui, orfano di traduttrice, pare il maroni di Crozza, e la vegliarda che pure lo apostrofa affettuosamente con un bel "you're very fresh!" (trad. "A FRESCONE!"). Non voglio approfittare della ipotizzata depenalizzazione del vilipendio del PdR ma mattarella pare un quaquaraquà, uno che sembra tutto e soltanto un vestito con qualcosa dentro. Sarà il gioco delle parti, dopo "il papa" (alla michele greco) buono, devi mettere in scena un ominicchio che ruba il mestiere ai comici, perché sarebbe tautologico fare battute su un tizio già ridicolo di per sé.

Naturalmente mi scuso per Gian Maria (per sergio no, ovvio) ma 'ste righe mi frullavano in testa da troppo tempo e ogni volta che vedo il presidente penso con affetto a Volonté, a come avrebbe impersonato bene il dramma di una banderuola, perché questo Quirinale sembra un film tragico diretto da Franco Rosi. O, forse più tristemente, quando vedo mattarellae, rifuggere nel ricordo malinconico di Gian Maria è molto più sano. Con Volonté si può piangere, come fece lui stesso quando vide girare il proprio funerale, nel finale di "Un uomo da bruciare" o come capitava a chi non poteva che restarne folgorato, come la comparsa romana nel ruolo di guardia, durante l'arringa di Vanzetti ("e be' me commuove questo...") o il doroteo Martinazzoli, nascosto in un angolo a lacrimare, alla fine della proiezione de "Il caso Moro". E ora vado a fare un po' di catarsi anch'io sulle immagini del funerale di Gian Maria Volonté dove furono dette le frasi che seguono. 
Aggiornamento: è il 2018 e il video è stato rimosso! Lascio il link comunque, non senza rabbia e malinconia...

Ho fatto cinque film con questo grande attore. Insuperabile per l'adesione ai progetti, che accettava solo quando trovava ragioni di coinvolgimento morale (Franco Rosi)

Scusaci... Non ti siamo stati abbastanza vicino (Omero Antonutti)

...Tutto il tuo coraggio e... E sempre la tua speranza che... qualcosa cambiasse... che... hanno affaticato il tuo cuore. Adesso tocca a noi, ciao...  (Renato Carpentieri)

Bologna rossa di vergogna

" Credevamo di assistere alla svolta di un Parlamento, di un Governo che dopo

decenni si era accorto della sua storia, fatta di centinaia di morti per terrorismo e stragi e di famiglie a cui è stata stravolta la vita e sospeso il diritto alla verità e alla giustizia. Credevamo di essere testimoni del fatto che i “tempi fossero maturi” per cambiare, per invertire il senso di questo perverso e inquietante sistema che nega alle vittime pure i risarcimenti. Ma un cambiamento a metà, non è un cambiamento, bensì un modo per continuare – da parte di chi ne ha interesse - a conservare il vecchio sistema con metodi diversi. Vi chiediamo solo di mantenere le vostre promesse: risarcimento e indennizzo per le vittime, introduzione nel codice penale del reato di depistaggio, e la reale declassificazione delle carte sulle stragi da parte di ministeri e servizi segreti.
Noi non ci arrendiamo. Ieri come oggi chiediamo a tutti i cittadini di sostenerci nella nostra battaglia firmando questa petizione indirizzata al Presidente del Consiglio perché il Governo rispetti le promesse fatte negli anniversari della strage ai familiari delle vittime."
Associazione tra i familiari delle vittime del 2 agosto 1980  

A questa petizione aderiscono le associazioni tra i familiari delle vittime delle stragi del treno rapido 904, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, via dei Georgofili.

chiedi a loro

E così, è morto Padre Vittorio. Volevo mettere anche la sua di foto qua sopra ma cercandola ho scoperto, con sommo sollievo, che costui non esiste più. Penso che, come me, altre sue vittime scampate abbiano gioito.
Certe cose basta raccontarsele una sola volta, mentre si passa la vita a seppellirle. A volte ci si beve una birra dove si vorrebbe affogare una notte, un mattino terribili di quando si era piccoli, indifesi, inconsapevoli, al punto che ci si doveva confidare per capire, fuggire per salvarsi.
"Padre" Vittorio, morto impunito. Ma forse dovevo essergli grato, mi ha traghettato con un suo lurido gesto dalla "fede" all'ateismo più caparbio. 
Grazie ai siti come retelabuso.org che si occupano di denunciare pubblicamente questi soprusi. Non è una gogna gratuita, è un allarme inderogabile. E non trovo rassicurante il sorrisone di questo ennesimo papa "buono"...

Nota: tranne uno, tutti i raffigurati nel collage sono stati condannati definitivamente, cioé con sentenza passata in giudicato.

eterno Eternit

Non ha molto senso ripetermi, ma mi serve, è come una marmitta mentale.
Tra machete e decapitazioni, la città sembra dare il peggio di sé proprio sotto Expo ma la droga dell'esposizione sta per fare il giro di boa. E le preoccupazioni sono proprio sul dopo. Quando finì Italia 90, a San Siro qualcuno scrisse sul muro del Trotter: Popolo bue, il mondiale è finito, ma i problemi restano!
E sono davvero troppi i problemi qui. Cronici, irrisolti, disperanti.
Dunque, io non so distinguere l'amianto al 100%. Quindi, il capannone nella foto (scadente, lo so), non potrei giurare sia rivestito completamente di asbesto, anzi preferirei proprio di no... Invece ho, e non solo io, l'impressione contraria. L'edificio si trova in via Dogali, è lungo circa 50 metri e largo 20. Siamo nelle sacche di via Padova, vicino alla Martesana, zona popolosa e di forte passaggio tra il Parco e Cimiano.
Mi ripeto e critico la presenza di amianto. Mi ripeto e sogno che questo potrebbe essere un gioiellino solare, con pannelli al posto di quella robaccia, con un po' di lavoro per qualcuno, migliorando un pezzo d'ambiente con una rendita per decenni. Ma non va così, proprio no e le rinnovabili sono state ammazzate da tempo.
Chissà se il nuovo sindaco vorrà occuparsi di amianto, tutto l'amianto che abbiamo in città. Lo voterei, fosse anche del Pd...

mafioso significa incapace

Le mafie sono una prepotente falsificazione a qualsivoglia concetto di meritocrazia. Penso che molti mafiosi non vincerebbero neanche un concorso, senza nulla togliere alla categoria, per netturbini. Il paradosso è che, con la ricchezza concentrata in poche, luride mani, si ha il lavoro assicurato a taluni (pochi) togliendolo ad altri (molti), come scrisse Borsellino nella sua ultima lettera, definendo la metàstasi italiana. Si può fare l'esempio della cannabis: come in Francia, il mercato illegale da noi si ipotizza che frutti sul miliardo di euro ma, vista l'oscurità della cosa, si azzarda che potrebbero arrivare a quattro. Non penso sia stimabile quanti siano gli addetti nel mercato grigio, ma legalizzare la piantina redistribuirebbe questa cifra su una vasta porzione di popolazione: quante migliaia di posti di lavoro si creerebbero? L'esperienza del Colorado, raccontata da Presa Diretta, mostra poi una "verde" creatività che spazia da cioccolato a centri estetici con prodotti a base di cannabis, per cui il lavoro sarebbe a pioggia. Per dire.
 La mentalità mafiosa, come sosteneva Falcone, può essere scevra dall'essere criminali, anche se la commistione è sempre più indivisibile. Ai tempi del pompiere Berlinguer, sarebbe stato impensabile accostare il Partito alla mafia. Oggi non più. Così, un imprenditore preoccupato per la sorte dei figli, imperversando il kidnapping, si sarebbe ritrovato l'offerta di lavorare gomito a gomito coi picciotti. Si può magnificare poi un palazzinaro, se compra dei terreni agricoli a Segrate e, grazie alla politica, li edifica? Dove sarebbe il merito? Ecco che mafioso e compare acquisito si arricchiscono, senza doversi sudare una laurea - che tanto poi si rivelerà poco utile... Loro e il loro intorno, un po' come la famiglia di Ben Alì, tanto per citare un sistema marcio. 
Un mafioso è un incapace. Non ha attitudine a costruire, ma a distruggere. Non sa amare. Eiacula con un'arma. Non sa parlare ma solo emettere versi spaventosi. Socialmente, è un impotente, guadagna rispetto dal terrore.
Per fortuna, ultimamente ho letto una frase di Falcone, che trovi qua sotto. Era sulla pubblicazione in foto. Con incapace, non voglio andare contro la definizione  di "menti raffinatissime", sempre del giudice Giovanni. Il mio è un semplice odio, un instancabile e vitale insulto.

"La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine"             Giovanni Falcone

3 is a tragic number

C'è un fornitore di telefonia mobile onesto? Ho avuto disservizi da tutti e quattro e in particolare con la "3", di cui sono cliente da più di 7 anni. Nel 2012 improvvisamente la mia chiavetta internet comincia a non funzionare di giorno. Prove incrociate, telefonate al servizio clienti ma niente, mistero, finché dopo alcune settimane scopro dal sito di H3g che sono state introdotte delle limitazioni di banda. Finalmente, dal callcenter ammettono e mi dicono che "è colpa della Bersani". Perciò, se scarico più di 2 giga di dati in 4 giorni, la mia banda viene limitata dalle 7 alle 24, come indica il monitor di sistema di Ubuntu, che all'ultimo grafico mostra la cronologia di rete.
Sembra tutto a posto, non fosse che navigo sotto i 10 kb. Scherziamo? Significa non navigare! Ma la Carta dei Servizi di 3 indica, nella limitazione, una velocità massima di 64 kb in ricezione (roba da connessione analogica). Dopo varie proteste e rassegnazione, perché durante il blocco non vado mai, mai oltre i 10 kb (anzi...), nel 2014 chiedo una conciliazione con H3g. Loro si trincerano dietro quel "massima", per cui la velocità non è garantita ma teorica. In compenso io non ho garantito il servizio. Nell'immagine il totale non inganni: quei 13 Mib hanno richiesto mezz'ora di connessione. Alla fine la 3 mi offre 100€, a "titolo di ristoro". Rifiuto, voglio navigare. O i 100€ o amen, rispondono, e così accetto. 
Bersani non c'entra nulla, sono le compagnie ad aver deciso le limitazioni, in nome di un'equa distribuzione del segnale, rifacendosi alla delibera AGCOM 154/12/CONS, che parla di qualità e Carte dei servizi. Ai gestori importa soprattutto non incorrere nelle sanzioni, non garantendo quanto promesso, previste dal c.d. Codice delle Comunicazioni elettroniche.
Nei giorni scorsi mi chiama un'operatrice del 133; straniera, parla un italiano stentato. Mi offre una tariffa speciale di 3 con Fastweb. Non aspettavo altro! Così chiedo la documentazione per decidere con calma. Va bene, ma devo acconsentire alla privacy, per l'altro gestore che non ce l'ha. L'operatrice mi registra i sì. L'indomani la mail arriva non con la documentazione, ma la conferma che ho un nuovo abbonamento con Fastweb. Mi incavolo, per mail e ai soliti operatori stranieri rispondo che sono stato ingannato, che mi rivolgerò alla Postale. Mi lamento con la 3 su Google+, invano. Morale, ho ricevuto una miriade di telefonate dal 133. Ora mi chiamano due volte al giorno. Oggi, per curiosità, ho risposto: parlavano di un nuovo smartphone, per me. No grazie. 
Da anni cerco di non navigare oltre i 500 Mib al giorno. Difficile, visto che la rete è sempre più fatta di video (e pure in autoplay). Poi chissà, magari troverò un servizio su linea fissa conveniente, per intanto accetto il digiuno elettronico di giorno. Però temo che l'affarismo senza scrupoli trovi sponda nella negligenza istituzionale, che forse non vede di buon occhio il poter usare la rete al meglio. Parola di uno che ha lavorato (in somministrazione) sia per 3 che per Fastweb...

L'inutilità dell'Expo

Forse il titolo è ovvio, anche se bisognava almeno aspettare che quella "cosa" fosse partita, per vedere l'effetto che fa. Un bilancio si fa alla fine d'esercizio, ma dopo più di un mese lo scenario mi pare chiaro: non ne avevamo bisogno, la città non ne guadagna affatto. I ristoratori non lavorano di più, anzi, complice la curiosità meneghina (ma ha senso ancora usare questo termine?), mentre a Rho si mangia, nel resto della città i locali sono mezzi vuoti. 
Troppo "piacevole" per i turisti, quel ghetto dove un tempo raffinavano petrolio, da rendere superflua la visita a quel che ci sarebbe di interessante altrove. Soprattutto alla sera, Milano mostra un volto previsto, ma angosciante. La periferia della fascia Ovest, dal Naviglio Grande al Seveso, è militarizzata come neanche via Padova cinque estati fa, con un corollario di prostituzione da record.
In rete, la parola Expo è facilmente associata a critiche: da inglesi, francesi, tedeschi, cinesi... Qui dicono padiglioni, ma all'estero il termine più usato è tende. Confortante. Un'esposizione d'ignoranza, come accade ora col "nuraghe" messo vicino a un trullo.
Le voci sono che a Expo si mangi male. Io mi chiedo che senso possa avere una rassegna gastronomica dove trovi il déjà mangé: Coke, Farinetti, Coop, Mac... dov'è la novità? Domenica prossima, il 14, fanno pure la festa degli emodonatori: forse c'è pure uno stand di vampiri?
Milano con Expo tocca il fondo e ho il voltastomaco pensando al dopo che immagino. In questi momenti, il sogno che mi resta è di fuggire, via, da qui, una città che, sostanzialmente, è sotto molti aspetti "fallita"...

Piccole voci potenti

https://www.change.org/p/giuliano-pisapia-preserviamo-le-memorie-storiche-di-milano-villa-linterno-rischia-di-essere-declassata-da-monumento-storico-a-cascina-rurale
Sono reduce da una bellissima serata al Parco delle Cave. La lusiroeula de quart è stata premiata da cordoni di lucciole che hanno scortato la passeggiata notturna con una luna suggestiva, specchiata nelle Cave, tra rievocazioni di Celti, Templari, Boccaccio e Petrarca. E' una piccola voce potente quella del comitato CSA Petrarca, che vuole mantenere vivo il ricordo di Petrarca a Milano, quindi Cascina Linterno; anni fa ne ha scongiurato la demolizione in favore di un'edificazione selvaggia di Cabassi. Comitato di poche persone, slegate dai partiti, di cui pure lamentano l'assenza: la memoria storica che vogliono difendere ha un suono ecologico, le Cave fanno gola a vari appetiti forieri di cemento e disonestà. Non per nulla, proprio dal Csa Petrarca è nato il Comitato contro le vie d'acqua, che ha alzato la sua piccola ma decisa voce contro Expo, contro l'assurdità di un progetto aberrante e che sembra addirittura ancora in cantiere - chissà quanti lavori per Expo verranno terminati dopo la sua (vicina) morte! Ora che c'è chi ci riprova, derubricando l'Infernum da monumento nazionale a cascina rurale; se vuoi, puoi firmare la petizione per un restauro assennato di "Casa Petrarca".
Oltre al CSA Petrarca, aggiungo ai rolling blogs onemoreblog 3.0. Sono davvero lieto di ritrovare Alberto Biraghi a deliziarci con le sue osservazioni su cose disparate e tutte sensate; un'altra piccola ma potente voce, che certo sarà utile per capire il bailamme dell'elezione del futuro sindaco di milano. Quindi bentornato Alberto e grazie a tutti i piccoli Davide che si scagliano contro i giganteschi, ma vincibili, Golia ^_^

PS. Venerdì prossimo, 5 giugno, il CSA Petrarca organizza un'altra lucciolata, al Bosco in Città, con partenza alle 21 da Figino (vicino alla chiesa)

Pasolini archiviato

Questo titolo brutale porta con sé la ferocia con cui, evidentemente, il potere non vuole saperne di Pieruti. Ho un'amara delusione nell'apprendere dell'archiviazione dell'inchiesta sull'uccisione di Pier Paolo. Per quanto io detesti questa foto, corrisponde però all'atteggiamento generale su quel corpo straziato: derisione al limite del sollievo. Tempo fa un ragazzo mi diceva che, secondo lui, in Italia tutto è finito con l'uccisione di Pasolini. Rimasi di stucco ma certo, il precedente fu che per quanto uno possa alzare la voce dicendo il giusto, accusando chi comanda, verrà investito, calpestato, esploso, sparato, come Impastato, Rostagno, Falcone e Borsellino...
Non so come, ma sono letteralmente innamorato di Pa'. Se potessi, chiederei almeno una cosa ai giornalisti di Repubblica, Fatto e compagnia scrivente: smettetela di parlare di "morte di Pasolini", questo è un omicidio, come scrivono Corsera e Internazionale. Vi ostinate a cancellare un fatto assodato, quando addirittura l'inchiesta parla della presenza di altre persone, oltre a Lorenzo Pelosi, lui sì un già cadavere, che non parlerà mai. In qualche modo Pasolini sopravvive in noi che lo ricordiamo. Perciò, mi limito a finire così, RIP Pelosi.

Sbatti lo straniero in prima pagina

Posso sbagliarmi, ma per me la vicenda del ragazzo arrestato a Gaggiano, quale terrorista assassino, puzza alquanto.
Intanto, vorrei sollevare un dubbio generale sul fatto che estremisti del terrore possano infiltrarsi tra i rifugiati. C'è una tale insicurezza nei viaggi sulle "boat-people", che possono affondare interamente, da rendere improponibile scommetterci per arrivare in Europa e fare danni. Mi si perdoni l'esempio, ma è come se Nadia D. Lioce avesse sparato al controllore perché era senza biglietto. Nel caso del giovane marocchino, giunto proprio con un barcone, la perplessità si fa abissale: uno deve organizzare un attentato e non sa nemmeno se arriverà in Italia? Per giunta, dopo simile impresa, se ne torna, non si sa come, in Tunisia? Poi, piacerebbe sapere in cosa sarebbe consistito il supporto logistico, dato dal ragazzo agli attentatori di Tunisi.
Quando poi, oltre al suo intorno familiare, anche altre persone giurano di averlo visto a Gaggiano il giorno dell'attentato, addirittura al corso d'italiano, be' si può non credere a membri di una comunità afflitta da ben altri problemi? Sì perché a Gaggiano il problema non è l'Isis, ma la 'ndrangheta! Che ci vuoi fare, sarò fissato, anche se la cosca Barbaro non è certo di mia invenzione...
Infine, a pelle, guardando le foto segnaletiche dell'arrestato, l'espressione è quella di un ragazzo che non capisce che stia accadendo, come se fosse in una cosa troppo grossa, un incubo in cui lui, lui è figlio di una donna che ha scommesso sul nostro paese, lavora come badante e va in bici. Lui che non andava in moschea ma a mangiare alla Caritas (bell'alibi, no?).
I siti di notizie tunisini riportano la notizia, ma c'è chi, come Akhbar Tunis, sembra più interessato alla Juventus che a uno straniero sbattuto in prima pagina come mostro, al punto da far balbettare lo stesso capo della Digos milanese, mentre riferisce alla stampa di un ragazzo che gli è stato indicato come terrorista, guarda un po', all'indomani del viaggio del nostro(?) presidente in Tunisia, con tanto di firma di accordo di cooperazione tra i due paesi sullo stesso mare.
Posso sbagliare, ma spero che Abdelmajid Touil possa potersi difendere compiutamente e, se scagionato, ottenere un giusto, lauto risarcimento, insieme alla cittadinanza italiana, ammesso che la possa ancora desiderare dopo tutto questo dramma...

Calabriamente

Giulio Cavalli segnala una gaffe terribile del "nostro" premier. Renzi umilia la Calabria: “se fosse come il Veneto, tutto sarebbe risolto”. Ora, fossi stato in Ciwati, mi sarei dimesso per questo dal Pd, non per la fiducia. E se potessi, farei parlare col premier, anzi, urlargli in faccia, un ragazzo della provincia di Cosenza, che si sfogava con me. Due anni fa, ero stato a Malvito, paesino di poco più di 300 anime, di cui un centinaio stabili, il resto sparso al Nord, italiano ed europeo. Ero ammirato dalla contiguità di paesaggi armonicamente diversi, il Pollino e i prodromi della Sila, lo Jonio sullo sfondo, colline a perdita d'occhio verso le zone con nomi e passato di albanesi e le caprette, placide, millenariamente intente a brucare. Salendo sul castello normanno, in cima al paese, nelle belle giornate si poteva vedere il Tirreno. E quel ragazzo, a me che elogiavo il paesaggio, disse una cosa così, all'inizio sorridendo: "Sì, bello qui, eh... Sai quanti agriturismi ci sono qui? E pensi che non ci vogliamo lavorare? Ma sono tutti chiusi! Qua non vogliono turisti perché la mafia deve farsi i cazzi suoi! E a noi tocca sopravvivere qui, a usare internet alla biblioteca, a vedere com'è invece il resto del mondo! Siamo giovani, ma siamo già vecchi, morti! MORTI!". La scena non finiva qui, coi racconti terribili su servizi essenziali (inesistenti), quali un'ambulanza o un pronto soccorso a distanze ragionevoli. Figuriamoci lavoro, reddito, quelle sono stronzate del nord. Come cantava Otello Profazio, qua si campa d'aria! 

Il mio conflitto di interessi

- Nooo, gionni, nooo, un altro post autoreferenziale...! Nooo...!
- Ma frenz, 60.000 visitatori, dovrò pur stappare una bottiglia di inchiostro!

Mi duole un po' non parlare di politica meneghina. Scrivo meno avendo inferiori spazi di tempo, voglia ma soprattutto di estraneità. Non si tratta di "timor hominis", piuttosto è una questione gustosamente etica. Sopra e insieme alle abilità specifiche dei mestieri sociali, credo che quel che conti sia la deontologia, come testimoniato dalla formazione in questo campo. Certo, un ausiliario socio-assistenziale deve saperne di igiene e mobilizzazione, un assistente sociale di processi di aiuto, ma la condizione fondante è l'etica professionale. Non è facile, di fronte a scelte amaramente politiche. E di budget, di convenienza, di logiche che io vedrei estranee all'aiuto professionale: ha senso parlare di appalti o di progetti-concorso? Ma io, oltre a dovere rispettare gli individui, non pacchi inanimati, che, poveretti (come mi scriveva su questo verde un certo guru), si ritrovano ad avermi come "operatore", devo sottostare ai doveri contrattuali di fedeltà e riservatezza.
La mia testa calda non mi impedirà di tornare a strepitare, ma è davanti agli occhi di tutti la situazione contingente e poi non mi piace atteggiarmi a grillo parlante, alla "mi spiega che penso e bevimm'o café".
Alla vigilia di Expo, sono un po' preoccupato per le notizie di scontri annunciati al May-Day. Corre voce pure che ci scappi il morto, ma, per quanto sia vero che oggi e qui sia molto facile dipartire, non sento quell'odore triste dell'estate del 2001. Forse è più una speranza, ma preferisco il sole, sempre meno scatenare tempeste. Invecchio? Sicuro, tutto è sottoposto alla caducità. C'è un tempo per mangiare pomodori e un altro per gettarli. Grazie per essere passato nel mio "prato" elettronico, anche se non la pensi proprio come me - non lo pretendo, sarebbe fascismo.

La casa di Paolo



Salvatore Borsellino ha un sogno.
"Voglio fare tornare Paolo alla Kalsa, il quartiere dove siamo nati, dove abbiamo giocato per le strade, dove siamo andati a scuola insieme a tanti bambini alcuni dei quali sono poi finiti nelle spire perverse della mafia, del cancro che corrode la nostra terra.
Voglio fare tornare Paolo nella casa dove è nato in maniera che, quando neanche io ci sarò più, ci sia un posto dove la gente possa andare a trovare Paolo, un posto che non sia però una “casa di memoria” ma qualcosa di vivo, dove i ragazzi problematici del quartiere possano trovare una alternativa alla perversa spirale dei quartieri poveri di Palermo. (...)
Per la “Casa di Paolo” utilizzerò i locali della nostra vecchia farmacia in Via Vetriera e dei locali attigui, sottostanti al balcone della casa dove Paolo è nato, che ho già acquisito a mie spese. Ho già iniziato i lavori necessari per adattare i locali, che si trovavano in un pessimo stato di conservazione...
Per questo motivo è stata avviata col tesseramento delle Agende Rosse una raccolta fondi, con info sul sito 19luglio1992.com (da cui è tratto il corsivo sopra). Ci saranno iniziative, come in questi giorni la mostra a Rozzano del pittore sociale Gaetano Porcasi. Cascina Grande, via Togliatti 1, dalle 9 alle 19, fino al 19 aprile.

banche padrone

Poco fa, Ubi Banca ha annunciato, sulla propria pagina facebook, la fine completa del "down" di tutto il sistema, per l'aggiornamento legato all'ora legale. Molti clienti però si sono trovati senza i propri soldi per circa 12 ore, come neanche in un attacco di hacker. Chi ha dovuto abbandonare la spesa al super, tra gli sguardi pietosi degli altri - pensando magari all'ennesima vittima della crisi, chi non ha potuto fare benzina, controllare con app e web il saldo, chi s'è attaccato al telefono senza riuscire a contattare il servizio clienti, ma, maxime, chi allo sportello ATM s'è visto comparire la laconica frase "carta priva di disponibilità", con naturale panico conseguente.
A pensarci, può capitare un disservizio tecnico,
anche se 12 ore, la domenica prima di Pasqua, è da record. Può anche essere scontato che alla fine, l'unico canale per comunicare il problema, sia fartbook. Si può magari anche passare sopra il fatto che si tratti di uno dei primi gruppi bancari italiani, pronto a inglobare altre piccole compagnie. Con un ultimo sforzo, è possibile dimenticarsi dei vari scandali che hanno riguardato la banca (fondi nel Lussemburgo del demone Juncker, perquisizioni, inchieste giudiziarie, etc.) che, in fondo, non è l'unica accolita di santi ("sante"?). Quello però che mi dà più da riflettere è come l'episodio odierno mostri tutto il potere reale sulle nostre vite. Il denaro elettronico sarà più sicuro, ma davvero? Le banche ci tengono per il collo e qualcuno proprio lì ci mette una corda, esasperato da una divisione sociale in caste (bancarie). Hanno un potere sconfinato, oltre gli Stati, oltre i popoli, oltre la decenza. Sarà sempre così?

l'arte della menzogna

Ridurre una parola a uso della lobby del terrorismo (politici alla Obama e Renzi, militari, spie, armaioli, psicotici, etc...) è la ragione di mentire. Jihad può avere molti sensi, ma non quello che ci propalano. Un credente musulmano si deve cimentare con l'umiltà, la preghiera, l'onestà, la solidarietà, la generosità, contro il denaro, contro l'arroganza, contro insomma quelli che sono i mali dell'uomo. Ecco allora che c'è qualcosa che sa di bruciato, che puzza di imbroglio, che sembra uscire dalle pagine di Machiavelli.
Questa foto non è nuova. Potrebbe essere falsa? Perché no, tanto quanto quella degli aerei sullo skyline di New York l'11 settembre 2001. C'è più di un... buco, in una delle Torri Gemelle. Si vedono dei sopravvissuti a una, probabile, esplosione, non si scorgono pezzi di veivoli né fiamme. Se una menzogna arriva a essere grande quanto un aereo, anzi, due, calpestando sangue, lacrime e sconcerto, perché dovrei credere che l'Isis sia "a sud di Roma"? Perché non potrei farmi venire dubbi su questa terribile e terroristica guerra contro l'Islam?
Obama promise di chiudere Guantanamo. Non lo ha fatto. Per ben due mandati. Ecco allora che tutti accostiamo l'orrore alle tute arancioni. Siamo obbligati a farlo. Siamo agiti, per dirla alla Luttazzi, da una "commozione melodrammatica: il kitsch sentimentale è l’emozione dominante di un Paese non a caso cattolico".  
Un vero musulmano non deve mentire. Un politicante, un generalaccio, un agente segreto, un produttore di morte armi, un pennivendolo, possono inventarsi qualsiasi cosa, mentire spudoratamente perché è il loro mestiere, la loro ragione di vivere: la dialettica della menzogna. E quindi possono spingerci a pensare persino che dobbiamo odiarci, mentre col sapere che c'è oggi, potremmo vivere tutti in armonia e ottimamente. Ma no, anzi... Penitenziagite! (tanto per fare Eco a uno dei numerosi e spudorati tromboni della terza guerra mondiale).
L'aspetto dell'Islam che invece, più mi commuove, addolcisce e fa sognare, è il saluto dei credenti: su di voi la pace.