Piccole voci potenti

https://www.change.org/p/giuliano-pisapia-preserviamo-le-memorie-storiche-di-milano-villa-linterno-rischia-di-essere-declassata-da-monumento-storico-a-cascina-rurale
Sono reduce da una bellissima serata al Parco delle Cave. La lusiroeula de quart è stata premiata da cordoni di lucciole che hanno scortato la passeggiata notturna con una luna suggestiva, specchiata nelle Cave, tra rievocazioni di Celti, Templari, Boccaccio e Petrarca. E' una piccola voce potente quella del comitato CSA Petrarca, che vuole mantenere vivo il ricordo di Petrarca a Milano, quindi Cascina Linterno; anni fa ne ha scongiurato la demolizione in favore di un'edificazione selvaggia di Cabassi. Comitato di poche persone, slegate dai partiti, di cui pure lamentano l'assenza: la memoria storica che vogliono difendere ha un suono ecologico, le Cave fanno gola a vari appetiti forieri di cemento e disonestà. Non per nulla, proprio dal Csa Petrarca è nato il Comitato contro le vie d'acqua, che ha alzato la sua piccola ma decisa voce contro Expo, contro l'assurdità di un progetto aberrante e che sembra addirittura ancora in cantiere - chissà quanti lavori per Expo verranno terminati dopo la sua (vicina) morte! Ora che c'è chi ci riprova, derubricando l'Infernum da monumento nazionale a cascina rurale; se vuoi, puoi firmare la petizione per un restauro assennato di "Casa Petrarca".
Oltre al CSA Petrarca, aggiungo ai rolling blogs onemoreblog 3.0. Sono davvero lieto di ritrovare Alberto Biraghi a deliziarci con le sue osservazioni su cose disparate e tutte sensate; un'altra piccola ma potente voce, che certo sarà utile per capire il bailamme dell'elezione del futuro sindaco di milano. Quindi bentornato Alberto e grazie a tutti i piccoli Davide che si scagliano contro i giganteschi, ma vincibili, Golia ^_^

PS. Venerdì prossimo, 5 giugno, il CSA Petrarca organizza un'altra lucciolata, al Bosco in Città, con partenza alle 21 da Figino (vicino alla chiesa)

Pasolini archiviato

Questo titolo brutale porta con sé la ferocia con cui, evidentemente, il potere non vuole saperne di Pieruti. Ho un'amara delusione nell'apprendere dell'archiviazione dell'inchiesta sull'uccisione di Pier Paolo. Per quanto io detesti questa foto, corrisponde però all'atteggiamento generale su quel corpo straziato: derisione al limite del sollievo. Tempo fa un ragazzo mi diceva che, secondo lui, in Italia tutto è finito con l'uccisione di Pasolini. Rimasi di stucco ma certo, il precedente fu che per quanto uno possa alzare la voce dicendo il giusto, accusando chi comanda, verrà investito, calpestato, esploso, sparato, come Impastato, Rostagno, Falcone e Borsellino...
Non so come, ma sono letteralmente innamorato di Pa'. Se potessi, chiederei almeno una cosa ai giornalisti di Repubblica, Fatto e compagnia scrivente: smettetela di parlare di "morte di Pasolini", questo è un omicidio, come scrivono Corsera e Internazionale. Vi ostinate a cancellare un fatto assodato, quando addirittura l'inchiesta parla della presenza di altre persone, oltre a Lorenzo Pelosi, lui sì un già cadavere, che non parlerà mai. In qualche modo Pasolini sopravvive in noi che lo ricordiamo. Perciò, mi limito a finire così, RIP Pelosi.

Sbatti lo straniero in prima pagina

Posso sbagliarmi, ma per me la vicenda del ragazzo arrestato a Gaggiano, quale terrorista assassino, puzza alquanto.
Intanto, vorrei sollevare un dubbio generale sul fatto che estremisti del terrore possano infiltrarsi tra i rifugiati. C'è una tale insicurezza nei viaggi sulle "boat-people", che possono affondare interamente, da rendere improponibile scommetterci per arrivare in Europa e fare danni. Mi si perdoni l'esempio, ma è come se Nadia D. Lioce avesse sparato al controllore perché era senza biglietto. Nel caso del giovane marocchino, giunto proprio con un barcone, la perplessità si fa abissale: uno deve organizzare un attentato e non sa nemmeno se arriverà in Italia? Per giunta, dopo simile impresa, se ne torna, non si sa come, in Tunisia? Poi, piacerebbe sapere in cosa sarebbe consistito il supporto logistico, dato dal ragazzo agli attentatori di Tunisi.
Quando poi, oltre al suo intorno familiare, anche altre persone giurano di averlo visto a Gaggiano il giorno dell'attentato, addirittura al corso d'italiano, be' si può non credere a membri di una comunità afflitta da ben altri problemi? Sì perché a Gaggiano il problema non è l'Isis, ma la 'ndrangheta! Che ci vuoi fare, sarò fissato, anche se la cosca Barbaro non è certo di mia invenzione...
Infine, a pelle, guardando le foto segnaletiche dell'arrestato, l'espressione è quella di un ragazzo che non capisce che stia accadendo, come se fosse in una cosa troppo grossa, un incubo in cui lui, lui è figlio di una donna che ha scommesso sul nostro paese, lavora come badante e va in bici. Lui che non andava in moschea ma a mangiare alla Caritas (bell'alibi, no?).
I siti di notizie tunisini riportano la notizia, ma c'è chi, come Akhbar Tunis, sembra più interessato alla Juventus che a uno straniero sbattuto in prima pagina come mostro, al punto da far balbettare lo stesso capo della Digos milanese, mentre riferisce alla stampa di un ragazzo che gli è stato indicato come terrorista, guarda un po', all'indomani del viaggio del nostro(?) presidente in Tunisia, con tanto di firma di accordo di cooperazione tra i due paesi sullo stesso mare.
Posso sbagliare, ma spero che Abdelmajid Touil possa potersi difendere compiutamente e, se scagionato, ottenere un giusto, lauto risarcimento, insieme alla cittadinanza italiana, ammesso che la possa ancora desiderare dopo tutto questo dramma...

Calabriamente

Giulio Cavalli segnala una gaffe terribile del "nostro" premier. Renzi umilia la Calabria: “se fosse come il Veneto, tutto sarebbe risolto”. Ora, fossi stato in Ciwati, mi sarei dimesso per questo dal Pd, non per la fiducia. E se potessi, farei parlare col premier, anzi, urlargli in faccia, un ragazzo della provincia di Cosenza, che si sfogava con me. Due anni fa, ero stato a Malvito, paesino di poco più di 300 anime, di cui un centinaio stabili, il resto sparso al Nord, italiano ed europeo. Ero ammirato dalla contiguità di paesaggi armonicamente diversi, il Pollino e i prodromi della Sila, lo Jonio sullo sfondo, colline a perdita d'occhio verso le zone con nomi e passato di albanesi e le caprette, placide, millenariamente intente a brucare. Salendo sul castello normanno, in cima al paese, nelle belle giornate si poteva vedere il Tirreno. E quel ragazzo, a me che elogiavo il paesaggio, disse una cosa così, all'inizio sorridendo: "Sì, bello qui, eh... Sai quanti agriturismi ci sono qui? E pensi che non ci vogliamo lavorare? Ma sono tutti chiusi! Qua non vogliono turisti perché la mafia deve farsi i cazzi suoi! E a noi tocca sopravvivere qui, a usare internet alla biblioteca, a vedere com'è invece il resto del mondo! Siamo giovani, ma siamo già vecchi, morti! MORTI!". La scena non finiva qui, coi racconti terribili su servizi essenziali (inesistenti), quali un'ambulanza o un pronto soccorso a distanze ragionevoli. Figuriamoci lavoro, reddito, quelle sono stronzate del nord. Come cantava Otello Profazio, qua si campa d'aria!