L'inutilità dell'Expo

Forse il titolo è ovvio, anche se bisognava almeno aspettare che quella "cosa" fosse partita, per vedere l'effetto che fa. Un bilancio si fa alla fine d'esercizio, ma dopo più di un mese lo scenario mi pare chiaro: non ne avevamo bisogno, la città non ne guadagna affatto. I ristoratori non lavorano di più, anzi, complice la curiosità meneghina (ma ha senso ancora usare questo termine?), mentre a Rho si mangia, nel resto della città i locali sono mezzi vuoti. 
Troppo "piacevole" per i turisti, quel ghetto dove un tempo raffinavano petrolio, da rendere superflua la visita a quel che ci sarebbe di interessante altrove. Soprattutto alla sera, Milano mostra un volto previsto, ma angosciante. La periferia della fascia Ovest, dal Naviglio Grande al Seveso, è militarizzata come neanche via Padova cinque estati fa, con un corollario di prostituzione da record.
In rete, la parola Expo è facilmente associata a critiche: da inglesi, francesi, tedeschi, cinesi... Qui dicono padiglioni, ma all'estero il termine più usato è tende. Confortante. Un'esposizione d'ignoranza, come accade ora col "nuraghe" messo vicino a un trullo.
Le voci sono che a Expo si mangi male. Io mi chiedo che senso possa avere una rassegna gastronomica dove trovi il déjà mangé: Coke, Farinetti, Coop, Mac... dov'è la novità? Domenica prossima, il 14, fanno pure la festa degli emodonatori: forse c'è pure uno stand di vampiri?
Milano con Expo tocca il fondo e ho il voltastomaco pensando al dopo che immagino. In questi momenti, il sogno che mi resta è di fuggire, via, da qui, una città che, sostanzialmente, è sotto molti aspetti "fallita"...

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