Il Pistarolo

Il Pistarolo di Marco Nozza è un resoconto fedele sulla strategia della tensione, redatto da un giornalista che aveva fatto il partigiano, come il suo Direttore a Il Giorno, Italo Pietra, che all'indomani della strage di Piazza Fontana seppe indicare nella destra economica e della conservazione i responsabili del "disordine".
Recensioni del libro se ne trovano molte in rete e quindi voglio dire solo la mia su un documento che mi ha lasciato... disincantato.
In copertina c'è Valpreda, con quei dolci capelli ribelli e proprio l'anarchico accusato della strage fu difeso a spada tratta da Il Giorno (e accusato accanitamente da La Notte e Corriere). I giornalisti di via Fava, allora sede del quotidiano, non erano di estrema sinistra, ma il buon Nozza rivendica il significato civile del proprio mestiere: documentando, si scagionava Valpreda semplicemente perché era innocente. Nozza fu anche sentito come testimone al processo per la strage, ma i depistaggi pure in sede giudiziaria si sprecavano. Il testo ne rievoca parecchi, da piazza Fontana alla strage di Bologna e oltre.
Nel libro scorre un giallo, la telefonata che, annunciandone l'esecuzione un giorno in anticipo, salvò il giornalista da un agguato delle BR; Barbone infatti a processo disse che Marco Nozza era "il primo della lista".
Il redattore dà una cronaca particolareggiata degli ultimi 30 anni del secolo e fa capire molto: in primo piano, le colpe (e i lapsus) di Andreotti e di tutti quelli come lui. Quel che più mi ha sconcertato è la commistione tra Brigate Rosse e elementi di "controllo". Curcio ne esce con un ritratto un po' malconcio, quasi adolescenziale, ma mai come dopo la sostituzione con Moretti, i cui suoceri abitavano in via Gallarate 131, nello stesso palazzo di una testa nera, quel Luigi Cavallo compare di Edgardo Sogno, che proprio lì teneva la sede della rivista Difesa nazionale. Cavallo era un amico degli yankee, ma non l'unico. Nel libro si scopre che Lotta Continua e Autonomia erano stampati in una tipografia della... Cia! Così, tra Gelli burattinaio, Craxi Führerprinzip, la metastasi della P2 (da cui la propaganda contro le "toghe rosse"), Montanelli meschino, il burattino Costanzo col suo paludoso L'Occhio, Berlusconi giornalista economico (sic), Giannettini, assurto a eroe per il marcio Ferrara, un Michele Serra opaco, aneddoti anche comici - quel che risalta è, nell'oscurità voluta, un maligno e infallibile sguardo, se non di più, che soprattutto le Brigate Rosse ebbero addosso di continuo. Non è una novità, ma se Moro fu abbandonato per calcolo politico, resta ambiguo il ruolo del "partito armato". Che fu utile, la storia lo prova.
Marco Nozza era un giornalista che cercava il vero, come fece con gli altri pistaroli col BCD, Bollettino di Controinformazione Democratica, ciclostilato che tentava di fare luce nell'abisso voluto dagli strateghi del terrore. La passione di chi vuole "scacchiare" i fatti è imperdibile, perché, come scrive il principe dei "pistaroli" nella conclusione: "Quel passato aiuta a capire. Illumina i comportamenti, altrimenti incomprensibili, dei personaggi che affollano i palcoscenici di oggi".

the lost expo

Lo annuncio con non morta e tellurica soddisfazione: il 31 ottobre esce un nuovo, fantasmagorico videogame, "the lost expo"! Ah, non vedo l'ora di provare questo sparatutto con migliaia di zombie da abbattere: universitari fuori corso, impiegati dell'ufficio oggetti inesistenti, assessori regionali (riconoscibili dalle buste in tasca) e infermiere della clinica degli orrori. Si inizia col Freccianera che ti getta senza fermarsi nella lugubre e abbandonata stazione Rho Fiera, per poi passare sulle vestigia dei padiglioni che furono. Ma attenzione, non bisogna far saltare il mini generatore di particelle, simpaticamente al centro della mappa di "lost expo", a forma di albero della morte, o sarà immancabilmente game over!
Fuor di celia, per quanto possa essere iperbolica questa mia boutade, non è che a livello istituzionale siano da meno sul dopo Esposizione, se ne sentono e sentiranno di ogni. Il guaio è dover giustificare quanto speso per la mafia una kermesse che ha spodestato, denutrito e umiliato Milano, che avrebbe avuto bisogno di ben altro (che meraviglia, sotto una giunta di sinistra!) e insomma, vedere ristoranti che chiudono, baristi con le mani in mano guardare sconsolati la strada è deprimente. Senza contare che le Esposizioni Universali hanno sempre lasciato qualcosa dove si sono svolte, come il piacevole Acquario Civico di Milano o la gigantesca torre di ferraccio a Parigi. Ma che potrebbe rimanere di tendoni e costruzioni raffazzonate, tirate su in fretta e insicurezza, con la chiara vocazione "stagionale"?
Soprattutto, mi fa tremenda rabbia sentire che, ancora una volta, useranno l'Università pubblica per giustificare il persistere di qualcosa di inquinato, decentrato e in fondo inutile, come già accaduto per la Bicocca. Perché, di sicuro, tra tutto ciò che è stato prospettato per il dopo Esposizione (Nas, Fisco, Cern, pompieri...), sarà la Statale a dover rendere non morta l'area di Rho. Così agli studenti della scuola pubblica verrà dato questo magnifico esilio, mentre invece la Cattolica si è aggiudicata la centralissima e storica caserma Sant'Ambrogio della Polizia. La maledizione di Expo non finisce ad Halloween, l'incubo, continua.