Rebecchino

Fino all'unificazione italiana, davanti al duomo di Milano non c'era l'attuale sterminata piazza: c'era un quartiere, chiamato il Rebecchino, dal nome di uno strumento musicale raffigurato sull'insegna dell'osteria omonima, situata in quell'isolato di case. Con l'Unità e l'avvento dei Savoia, viene rispolverato un vecchio progetto, distruggere intorno a Duomo e Palazzo Reale, viste le nuove ambizioni (dei politici) della città.
Il Rebecchino risaliva al medioevo e fu raso al suolo nottetempo nel 1875. L'architetto Mengoni, vincitore del progetto che comprendeva la Galleria Vittorio Emanuele, morì cadendo, pare volontariamente, da un'impalcatura, un giorno prima della scadenza dell'appalto. C'è chi dice che il suicidio sarebbe stato determinato dalla scontentezza dei milanesi, che scoprirono la distruzione del Rebecchino a cose fatte, senza essere stati né informati né interpellati. Chissà che scenografia sarebbe, quell'isola di case medievali, se oggi ci fosse ancora...Scuse per lo scempio furono che il Rebecchino fosse un quartiere malfamato e che inoltre vi vivessero e operassero, sembra, alcune "streghe"... Ecco, già alla nascita dello stato c'era la vocazione tutta milanese a distruggere la propria storia per i soldi e il potere, in modo truffaldino (per raccogliere i fondi per le nuove opere fu indetta una lotteria) e antidemocratico. Non saranno i fantasmi di streghe o architetti, ma piazza del Duomo mi ha sempre dato una malinconica idea di solitudine...