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15 anni di blog

Una notte di quindici anni fa, ero contrariato per l'annuncio di una proposta della Lega Nord a sfavore di studenti stranieri. Per sfogarmi, decisi di aprire questo blog. Il post poi l'ho cancellato, anche perché la lega fece marcia indietro, ma da allora sono comparsi più di 400 articoletti. Certo, con l'andare del tempo la voglia di scrivere è venuta meno, così come i contributi e le idee di amici - e gli amici stessi, ma pazienza.
Nondimeno, il blog rimane come una finestrella da cui soffiare pensieri, anche se sempre più di rado, scacchiando l'apparenza dietro istituzioni, notizie, meccanismi perversi che hanno portato al malessere diffuso. Negli anni Scacchiatore contava gli episodi di malapolizia, i suicidi in carcere, le baggianate tutte meneghine e dei macellai dell'umanità, i politici, ma la stanchezza è salita nel vedere una sorta di utopia del miglioramento. Se sulle Forze dell'Ordine qualcosa si è mosso, il dramma delle carceri è sotto gli occhi di tutti, eppure non sembra esserci o intravedersi soluzione. Mentre il mondo sdogana la cannabis, la cui depenalizzazione svuoterebbe un bel po' di penitenziari, da noi si cincischia per nascondere che alla fine, l'attuale governo sembra più prono a mafie e capitali, dandoci in pasto scemenze come corna e quella faccia da Gremlin del premier che ogni tot fa la cattiva. Il problema non è che lo faccia, lo è davvero.
E insomma il blog è un po' come questa bicicletta, smembrata (ma quel modello non doveva essere custom e quindi non appetibile per ricambi?), abbandonata in un prato sporco e ripugnante, decorata da una piantaccia infestante che ormai se la divora. Non sarà una bella immagine, ma il sentire è questo. Anche se il blog è stato un bell'esercizio di scrittura (e infatti ora pubblico qualcosina su Amazon), di editing fotografico su Gimp, ora qualche pezzo si è perso, spiritualmente, fisicamente, in me e nelle persone su cui non posso più contare. Ma questo è esistere.

Un grazie sentito, comunque, a chi passa ancora a leggere: sapere di essere ascoltato, in qualche modo, da qualcuno, aiuta a sopravvivere.


Heil Google!

Sarebbe stato bello rimediare ben altro tipo di regalo per gli 11 anni del blog, che ricorrono questo mese. Invece, Google da tempo segnalava che queste pagine non fossero ottimizzate per i dispositivi mobili. Niente di male, se non fosse che oramai 9 visite su 10 vengono effettuate con gli apparecchi "leggeri". Quindi, la scelta per non scomparire, dopo aver tribolato diverse volte per tentare di risolvere (invano) il problema della visibilità, era quella di cambiare tema del blog. Radicalmente.

Così, com'era prevedibile, è finita al macero la colonnina laterale, che riportava i post più letti, un "muro" con gli aggiornamenti di blog seguiti, tra cui quelli dei "morti invano" (Rostagno, Luca Rossi, Cucchi, Aldro...) banner di siti vari e altro ancora. Ho cercato comunque di recuperare alcuni elementi con il menu a comparsa, in alto, a sinistra del titolo del blog.

Google domina la Rete e questo banner, nella foto a sinistra, viene dall'estensione di DuckDuckGo per Firefox, che monitora il tracciamento su Internet. Come si può vedere, la mail di Google lascia poche speranze di riservatezza. Figuriamoci il resto e infatti  questa estensione sarebbe da consigliare, anche se spesso non lascia vedere determinati siti o video incorporati perché ne rileva la malevolenza

Il nuovo "template" sarà accattivante, ma rattrista aver perso del "lavoro", una parte cospicua del blog che ora appare come... circonciso. 

Non c'è più il verde di sfondo, che voleva rivendicare l'uso di quel colore come non esclusivo della Lega. Che tanto, oramai, veleggia su un'anima più nera, quindi la tinta va bene così. Visto anche che la tentazione totalitaria sia sempre più diffusa, in Google, in Salvini e anche nel governo attuale, che, guarda un po', salta fuori che avrebbe imposto il lockdown per eccesso di zelo: Giuseppe Conte aveva paura di subire processi per eventuali morti da virus. Così, lui e i suoi picciotti, hanno scagliato il paese in un baratro di miseria. Che ci dicono di combattere a colpi di proroghine fiscali e bonus disparati. Un vero trionfo del nero.

versione mobile...

Che dici, più o meno il tuo cellulare o tablet ha uno schermo come la foto a fianco? Perché sai, ogni tanto Google scrive ai suoi blogger per "aiutarli" a correggere gli errori. In passato mi sono adoperato perdendo ore per "ottimizzare" il blog, correggendo foto, caratteri, impaludandomi in codici Html di cui, francamente, so poco.
Ora Google (o meglio, un suo bot) mi scrive per dirmi che l'usabilità sui dispositivi mobili ha problemi, perciò ora dovrei leggere guide su guide e imbarcarmi su forum di blogger per condividere il problema e i tentativi di soluzione. E sai che? Me ne impipo. Ho provato ad allargare l'immagine del cellulare e la schermata a fianco non è neanche il massimo di quanto si possa estendere il mio blog, che ostinatamente lascio uguale alla versione per computer (desktop) anche per tablet e smartphone.
Ringrazio invece Google per aver identificato il problema usando come esempio un post, "Ma noi correremo", ispirato all'incidente con una moto che lasciò Froome senza bici al Tour de France 2016... E lui che fa? Corre, in salita, sul Mont Ventoux, a piedi e conserva la maglia gialla, che sarà sua fino alla fine del Tour. Un articoletto che, a rivederlo, mi ha commosso, perché lì mi sperticavo in una sana voglia di non arrender-mi/si/ci, di fronte al "vecchio" terrorismo, fatto di attentati ed autobombe. Se ti va, leggilo, è breve! 😊

auguri Scacchiatore!

Di tutte le volte che ho scritto un post, non ne ricordo bene nessuna, tranne la prima. Era una sera di agosto, come questa e avevo sentito per radio che, in un comune della Lombardia, l'amministrazione leghista aveva varato una misura discriminatoria contro i bambini stranieri, nell'imminenza della riapertura delle scuole. Non rammento bene la vicenda, ma certo che ero furente, perché i bambini, TUTTI!, sono sacri e la scuola poi è la fucina della società: ciò che viene istituito lì sancisce, nel bene e nel male, l'avvenire di tutti.
Ero incacchiato e volevo dar sfogo alla rabbia, ma non me la sentivo di fare più ragazzate idiote (tipo andare a scrivere sul muro di via Bellerio "Bossi=zombie" - ops, naturalmente non ho mai fatto una cosa simile --'). Avevo davanti il pc e così mi sono messo a guardare come si apre un blog. Ho provato ed è stato facilissimo, Blogger è una piattaforma molto intuitiva da usare. Così ho scritto il primo post, che oggi non esiste più perché era comunque troppo carico d'odio contro la Lega (e passibile di denunce penali).
Era dieci anni fa, quindi Scacchiatore spegne altrettante candeline. Se quando, quella sera guardai la pagina un po' vuota, non immaginavo che cosa sarebbe stato del blog, ma che avrebbe potuto diventare qualcosa di serio, oggi lo posso constatare. La catarsi terapeutica di scrivere in modo affilato, il ridere dopo aver creato dei puzzle ironici con l'amato Gimp... Fino al processo per diffamazione per un post, che però è stato assolto.
Il blog ha superato le 100.000 visite. Rispetto ad altre pagine elettroniche, questa conta magari numeri più esigui - ma se non scrivo tanto è perché la libertà di tenere un weB LOG è proprio questa: fare un po' come mi pare, spruzzando parole quando ho qualcosa da dire, magari schacchiando un fatto, una notizia.
Grazie a Google per darmi questa possibilità e soprattutto a te, per leggermi :D

Ps Le statistiche partono dal 2010, perché solo allora iniziai ad usare Google Analytics e quindi i dati, che sono collegati a quella applicazione, ne risentono. Nelle statistiche non sono comprese le mie visite, perché, quella voce "Gestisci il monitoraggio etc.", è già stata attivata.

il prezzo del silenzio

Se ci si chiede perché l'ingiustizia si faccia legge, ma nessuno la smascheri, occorre pensare a come si ottiene il silenzio: i più meschini possono denunciare per diffamazione (e magari danneggiarti la macchina) ma ai massimi livelli si arriva alle autobombe. Non lontano dalla Sicilia, che ne ha viste parecchie, nella "civile", turistica Malta, si fa esplodere una voce scomoda, di una donna, Daphne Caruana Galizia. Sì, la Malta che schifa i rifugiati, che parla inglese, oh, che è Stato alla faccia di realtà come quella catalana.
Il corpo sfracellato di una donna subisce pure l'onta di dover attendere, investigatori americani, li ha chiamati il primo ministro che, intervistato, ride senza nemmeno celarlo troppo.
Questo è il prezzo del silenzio, ottenuto da chi non ha vergogna. Eppure sono convinto che ci sarà sempre chi urlerà quel che è vero, quel che il potere non può tollerare perché, per sua natura, è fondato su una malvagità che farebbe frignare Satana in persona.
                                                                                               #JeSuisDaphne

futuro portatile

Non c'è bisogno delle mie parole per osservare il futuro dei computer, sempre più piccolo, portatile e anche abbastanza povero tutto sommato. Google ne dà un bell'esempio. Nell'immagine, a destra c'è la versione mobile del blog che, suppongo, un giorno sarà l'unica. Ci sono gli articoletti e va bene, quello conta, ma non c'è la colonna di destra con tutte quelle "rubrichette" del template originale, per desktop. A Mountain View non devono perdere tempo visto che i gadget, cioè i vari riquadri con le funzioni più disparate, tipo post più letti, news, contavisite.. ormai cominciano a non essere più supportati e quindi a non funzionare.
Giusto per questo scrivo, per avvertire che piano piano devo eliminare questi pezzetti che mi piacevano, soprattutto i blogroll. Non ci saranno più i "morti invano" e sarebbe bello se non si trattasse di html ma di realtà, di divise degne, di fine delle ingiustizie. Poi pazienza, è per ben altro rispetto al blog che ci ricorderemo di Stefano Cucchi, Aldro, Gabbo... 
Mi mancherà soprattutto la foto dell'intestazione, con quel bellissimo scorcio di Istria. Nessun dramma, si volta pagina, come al solito. Anche se sembra esserci sempre meno profumo di libertà, più puzza di pubblicità e quindi, di soldi, sì, maledetti soldi, sempre loro...

Grazie della visita!

Il blog sta per toccare 70.000 sbirciate e quindi ammetto una certa emozione. Ringrazio davvero per le visite, per quella che è stata una piccola scommessa senza aspettative, una sorta di esperimento che sentivo potesse sgusciare un po' dal buio, ma francamente non così, tanto da essere consultato da appassionati di... pomodori (e certo, decenni di politica subita spingerebbero ben volentieri a quello), al punto che ho una specie di sondaggio, dal numero di lettori (e anche di commenti) quando è la stagione di quei deliziosi frutti rossi. Un paradosso per me non è solo che non mi occupi di pomodori, ma che io parli poco, di persona, di questo "giocattolo" mentale, così che generalmente, chi mi legge non mi conosce (e viceversa). Ogni tanto è persino terapeutico, lo sfogo di parole, a rischio di insultare oltre il fair play - mi rendo conto, ma anche questo è comunicare, con rabbia, delusione, voglia di resistere. Scrivo il vero, certi post mi danno un po' di  rimorso, perché rivendico di lavorare nel sociale, ma è proprio questo punto "privilegiato" di osservazione che mi sprona a strepitare: stiamo sbandando paurosamente, sempre di più e sembra non esserci nessuna volontà, dall'alto, di frenare.
Naturalmente, non è che scriva spesso, ma proprio per questo ho potuto tenere aperto per 7 anni. Perciò, come sempre, ti auguro una buona lettura! :D

Il mio conflitto di interessi

- Nooo, gionni, nooo, un altro post autoreferenziale...! Nooo...!
- Ma frenz, 60.000 visitatori, dovrò pur stappare una bottiglia di inchiostro!

Mi duole un po' non parlare di politica meneghina. Scrivo meno avendo inferiori spazi di tempo, voglia ma soprattutto di estraneità. Non si tratta di "timor hominis", piuttosto è una questione gustosamente etica. Sopra e insieme alle abilità specifiche dei mestieri sociali, credo che quel che conti sia la deontologia, come testimoniato dalla formazione in questo campo. Certo, un ausiliario socio-assistenziale deve saperne di igiene e mobilizzazione, un assistente sociale di processi di aiuto, ma la condizione fondante è l'etica professionale. Non è facile, di fronte a scelte amaramente politiche. E di budget, di convenienza, di logiche che io vedrei estranee all'aiuto professionale: ha senso parlare di appalti o di progetti-concorso? Ma io, oltre a dovere rispettare gli individui, non pacchi inanimati, che, poveretti (come mi scriveva su questo verde un certo guru), si ritrovano ad avermi come "operatore", devo sottostare ai doveri contrattuali di fedeltà e riservatezza.
La mia testa calda non mi impedirà di tornare a strepitare, ma è davanti agli occhi di tutti la situazione contingente e poi non mi piace atteggiarmi a grillo parlante, alla "mi spiega che penso e bevimm'o café".
Alla vigilia di Expo, sono un po' preoccupato per le notizie di scontri annunciati al May-Day. Corre voce pure che ci scappi il morto, ma, per quanto sia vero che oggi e qui sia molto facile dipartire, non sento quell'odore triste dell'estate del 2001. Forse è più una speranza, ma preferisco il sole, sempre meno scatenare tempeste. Invecchio? Sicuro, tutto è sottoposto alla caducità. C'è un tempo per mangiare pomodori e un altro per gettarli. Grazie per essere passato nel mio "prato" elettronico, anche se non la pensi proprio come me - non lo pretendo, sarebbe fascismo.

Esibizionismo mentale

Ho sempre qualche remora in questi benedetti post autoreferenziali. Però ci tengo a scriverli, forse perché a volte sento tutta questa cosa un po' traballante, il senso del blog.
Sto per raggiungere le 50.000 visite. {Ma possibile non abbiano di meglio da fare?} :D 
Con l'estate la statistica del blog si dopa, grazie al post sui pomodori. Il che mi commuove, perché non c'è nulla di più sacro di un frutto della terra. Le piante hanno qualcosa di divino.
La pubblicità, sì ne ho già scritto troppo. Mi ha fruttato finora circa 21 €, quando arriverò a 70 Google me li verserà. Penso nel 2024 o giù di lì. Poi continuo a bloccare gli annunci che odio (il turismo israeliano si conferma il più corrivo e subdolo), eppure così dico la mia nel sistema che vincola, insomma, tutto Google. Cioè il web o quasi, oramai. Sì, il mio minuscolo rifiuto conta poco. Sì, insieme ai mercanti nel tempio ci metto la politica, i morti invano. Serantini morì 42 anni fa, di carcere e di mancata assistenza. Ma soprattutto morì di guardie. Guardie. Si dice che non ci fosse un solo punto intaccato dal sangue, cioè dalle botte. I morti invano sono il male oscuro delle democrazie. Sarò pirla, ma in fondo per questo scrivo qui.
Scrivo qui soprattutto per espormi. Ai tempi era leggendario il controllo. Indubbio che vi fosse, ma a volte si esagerava. Ecco, allora io mi espongo. Tanto la digos, la polizia politica, non ha da penare a trovarmi. A ricordarmi ancora che sarei pericoloso. Tranquilli, a parte la sensibilizzazione ai cortei (troppi), piuttosto che  vedervi, permettervi di verbalizzare che c'ero, faccio altro. E forse scrivere qui, in qualche modo è più efficace che andare in un corteo...

 Volevo solo ricordare i compagni nel sogno. Tra poco ci sarà la sentenza del processo Rostagno. Il mio pessimismo, questa giustizia malata... Quel dolce angelo bianco di Mauro è stato ucciso dalla mafia. Come il compagno Peppino, folletto nella stessa terra di agrumi. E' un filo rosso, che arriva al sorriso, l'ultimo, del giudice Paolo. Non avrei mai pensato di amare tanto i giudici. Ma li sterminano, perché lo stato non deve guarire dalle metastasi. Ora però l'esplosivo è virtuale, legale. "Ti tolgo l'inchiesta, Nino: ti sei ritrovato i bazooka sotto l'ufficio ma che vuoi, cosa pensavi, la droga più grande è la democrazia."

Blog pride

Il mio blog è solo mio. Non è un giornale, un periodico, un baraccone da imbonitori, ma è tante piccole cose: una sorta di diario elettrico, un quadernino senza carta, un rubinetto di idee, una galleria stralunata. 
Nel mio blog dico quello che penso e se uno vuole può segnalarmi, al fornitore o al tribunale, ma non per questo smetterò di esprimere opinioni, alla ricerca di ciò che è vero.
All'autore del mio blog non interessa dirsi o sentirsi chiamare "blogger", il mio non è un lavoro, è un hobby, uno sfogo, una ricerca, una bottiglia nel mare elettronico, un'aggressività sublimata.
Il mio blog ti è grato se vorrai sentirlo un po' tuo, se ne apprezzi qualcosa, se lasci un tuo segno su quella specie di guest book che sono i commenti, i +, le citazioni. Puoi pure insultarmi, sono abituato, ma preferirei critiche sensate, perché lo so di essere tremendamente imperfetto.
Il mio blog non sarebbe nulla di importante, ma forse è proprio iniziando con delle cose minime che ci si può salvare, nel senso di non affondare...

Ma sì!


In queste settimane guardavo un po' malinconicamente scemare le visite al blog, pensando di arrivare a una sorta di oblio. Succede così, non si scrive più e i lettori si rarefanno. Invece, con l'inerzia simile a quella di una discesa di montagna, Scacchiatore ha raggiunto 40.000 visite. Ci sarebbero altre cose più importanti di cui magari dovrei compiacermi, eppure questa minima creazione mi dà piccole soddisfazioni. E contrarietà, certo, persino una denuncia per diffamazione. Ma ho qualcosa da dire. Su questa gabbia di città da cui non evado per i piccoli che hanno il mio sangue, per il quartiere che amerò sempre, San Siro, dilaniato più che mai. Per i dannati che gravitano nei residui di istituzioni di aiuto, e spero di poter fare anche la mia parte. Poi posso anche finire a cambiare pannoloni, per pagarmi i muri che mi proteggono, per non dover elemosinare dignità - anche se sono contrario agli ospizi.
Insomma, questo piccolo gioco torna ad appassionarmi. Qualcosa di mio, qualcosa per non esplodere. Grazie ai viandanti che s'attardano qui, a chi mi ha incoraggiato a giocare ancora, a smuovere fili d'erba - a forza di essere vento, ma sì!

Il dono della stanchezza

Come scritto nell'intestazione (con una frase faticosamente lunga, lo so), questo blog è nato d'agosto. Tra qualche giorno saranno 4 anni da che lo tenni a battesimo e di cose me ne ha portate, questo giornalino da trastullo.
Non è la prima volta che mi accade ma... sono stanco. Così decido di portare in dono a questi fogli elettronici una pausa, magari definitiva. Mi viene da sorridere perché, nella nicchia dove sono sempre rimasto, certo la chiusura di "scacchiatore" non muoverà uno stelo d'erba. E pazienza, non ho mai ambito a chissà che. Sto passando un tempo molto sofferto. Non è la prima volta, non sarà l'ultima, solo che per giocare bisogna appunto averne la voglia.
Grazie a chi passa di qui. 
Lacio drom

Se avessi paura

Ieri ho avuto una strana sorpresa, scorgendo la stampa di un post del blog sul tavolo della polizia postale. Non scendo nei particolari per ora, già mi pare tanto aver dedicato un articoletto a un personaggio tipicamente nostrano. Ho invece, era giocoforza, vagato in riflessioni sul mio esprimermi tramite "Scacchiatore".  
 Sto abdicando dal fare di queste pagine uno sguardo sull'attualità milanese. Al colmo del disgusto per la città, cedo il passo ad altri, menzionati nei rolling blogs; non tutti però, detesto chi usa il pluralis maiestatis, armato di un italiano miserabile, disprezzando il "Corriere" mentre sotto sotto compra (chissà anzi che, forte dell'anonimato odierno, domani non mandi il curriculum in Solferino). Sibillino? Be', la mia non è paura ma, al massimo, pigrizia. Fisica. Come non mi va di scendere al livello di uno che non sa nemmeno scrivere "herpes", così delle beghe giudiziarie mi annichiliscono gli adempimenti, le carte, le procedure. Oltre questa indolenza, mi sento anche colpevole perché un pm o agenti della postale debbano occuparsi di me, invece che di crimini cruenti e truffe. Se mai, mi piacerebbe che le Fiamme Gialle si decidessero a setacciare finalmente le onlus, una galassia dove il paravento del "no profit" copre esattamente l'opposto.
"Ma chi te lo fa fare", mi sono sentito dire molte volte. Se avessi paura, non avrei scritto nulla, o avrei cancellato tutto e chiuso il blog; magari sarei corso in ginocchio da chi mi ha querelato a chiedere scusa. Tutto ciò però non è nelle mie corde. Ammetto, se mai, di indulgere nella scorrettezza: a volte cambio i post, li limo o li elimino, evito solo per quelli commentati che tali rimangono - e per commenti intendo quelli veri, non di spam.
Non mi piace scopiazzare i blog blasonati. Ci sono articoletti che tengo in mente senza avere voglia di buttarli giù anche per mesi e intanto capita che l'argomento veda luce altrove. Neppure, ti assicuro, mi scrivo commenti da solo, né mi do i + di google, ma soprattutto non passo le giornate a navigare sul blog per aumentarne le visite. Quando vedo che l'interesse aumenta, mi capita di pensare sorridendo di aver creato un mostro. I pezzi li ho presi qua e là, dalle anime di chi, temo, avrebbe da dire molto più di me, semplicemente perché non ha un tetto sopra la testa.
C'è chi scrive di odiare la città mentre invece se ne sente essenziale. Io me ne sento avulso, come un ablativo assoluto che di mestiere fa il sopravvivente. Poi sì, scriverò ancora qualcosa su Milano, almeno finché continuerò a marcirvi. Magari in modo meno cronachistico, più alla.. Scacchiatore. Sognando nel frattempo un'altra città, dove avere il coraggio di rifugiarmi, un giorno.

Google e i commenti spazzatura

Come il blog è cresciuto per numero di visite viene bombardato di commenti spam, dove ai complimenti per il post preso di mira viene aggiunto un link a un sito che non c'entra nulla con l'articoletto stesso.
Pare che Google, nonostante la sua policy dichiaratamente anti-spam, abbia parte in questa piaga; data la vasta letteratura in linea non ne riassumo qui i motivi tecnici, legati sia al meccanismo del motore di ricerca che al grande affare della pubblicità in rete, in cui "Big G" è il dominus incontrastato. 
Google è responsabile se non altro per la sua inerzia: ad esempio, il filtro anti-spam nei commenti ne intercetta solo una parte, mentre stupisce che non esista in blogger un blocco come "Askimet", l'ottimo plugin di Wordpress.
Un'esca per lo spam (ancora glissando sul perché) è l'irremovibile "powered by" scritto nel footprint, l'Attribution, solitamente a piè di pagina che indica modello, autore e appunto la "fornitura" del blog da parte di Google. Sono riuscito ad eliminarla, anche nella versione mobile, grazie a blogger-hints-and-tips, provando le diverse procedure, perché alcune non funzionano più; infatti, nonostante "blogger" non faccia riferimento all'obbligo dell'attribuzione nei suoi termini e condizioni, rende però inefficaci i metodi per liberarsene.
Ci vorranno anni prima che Facebook venga soppiantato da Google+, comunque il gigante di Mountain View sta diventando sempre più sinonimo della rete stessa. Continuo a sguazzarci a mia volta, ma avendo già una scarpa in Wordpress, forse un giorno traghetterò Scacchiatore colà.

Un blog e un assistente sociale


Non sono pentito di avere questo (ed altri) blog, né faccio marcia indietro su "Compagno bastardo", dopo l'accoltellamento di un compagno; gli sono solidale, ma non credo sia giusto che chi ha un credo politico rischi la vita perché rimangono legali gruppi di neonazisti, parola che per me echeggia una patologia psichiatrica. Di costoro si dovrebbe occupare la polizia e non, a esempio, di rubare bambini: quello è un lavoro da assistenti sociali e sicuramente la categoria lo svolge un po' meglio. Umorismo a parte, a me che lo sono un assistente sociale (pur  a riposo forzato, visto che l'aiuto sociale esiste per miracolo), preme precisare che non ritengo un conflitto avere una deontologia, che rispetto e ricordo, ed esprimere le mie opinioni con questo blog. Anche in modo molto critico, in apparenza poco corretto; credo però di averne i motivi. E mi fa innervosire tremendamente chi arriva a disprezzare una persona disabile, o malata, bisognosa, magari senza dimora.
La nostra categoria è tra le meno amate, eppure molti professionisti quando devono ricorrere all'allontanamento di un minore non lo fanno a cuor leggero. Spesso anzi la percezione degli assistenti sociali sulle situazioni di disagio dei minori è più ottimista di quella generale, proprio per la perizia su questo fenomeno. La decisione più grave risponde a necessità equivalenti e non è più come un tempo, in cui non si considerava come principio cardine l'interesse del minore e quindi mantenere l'individuo il più possibile legato al suo ambiente di vita.
Naturalmente scrivendo qui vivo la mia identità, non il ruolo professionale - attualmente non opero come a.s. e se lo facessi terrei protetta tale attività. Ma ho un sacro rispetto per quella deontologia, come declinata particolarmente nel codice etico professionale internazionale, bellissimo, anche dopo la revisione del 2004, per brevità e lucidità. Un documento ben diverso dal codice italiano, che dopo la riscrittura del 2009 è cresciuto di volume e durezza, specie nella parte delle punizioni. Gli ordini professionali sono un'invenzione fascista e il nostro appare debole, gestito da una sorta di casta (anche qui) che sembra poco attenta alla realtà. Come nel propugnare la formazione professionale obbligatoria quando il lavoro latita o, ancora, nel caso dell'ordine lombardo, esaltarsi per la collega Guida, vicesindaco con delega all'educazione dai tristi risultati.
Mi si possono fare rimproveri di ogni tipo, anche per ciò qui i commenti non sono moderati (salvo il filtro anti-spam offerto da Google). Ma ho un'etica e sono per la giustizia sociale. Proprio il paragrafo così intitolato, del codice deontologico internazionale, all'ultimo punto afferma: "5. Lavorare in solidarietà - Gli assistenti sociali hanno l'obbligo di contestare le condizioni sociali che contribuiscono all'esclusione sociale, alla stigmatizzazione od oppressione, e ad adoperarsi per una società inclusiva."

Buon compleanno scacchiatore!

Incubo al Garibaldi
Sono passati 3 anni dalla notte in cui, letta una notizia del razzismo borioso della Lega, aprii questo blog. Uno sfogo alla rabbia, di cui non sapevo il seguito. Ora che Scacchiatore è visitato da migliaia di persone sono piacevolmente stupito. Perché non sono un giornalista, né questa è una testata periodica, eppure avevo qualcosa da dire e qualcuno mi ha ascoltato.
Circa 30 anni fa mi scrivevo un giornalino, quando stavo in seminario e avevo nostalgia di casa. Prendevo i miei bei pennarelli colorati e tracciavo articoletti e titolo, 'O σκоπός, "l'osservatore" (visto l'ambiente...), anche per insofferenza al periodico ufficiale del seminario, una vera ciofeca.
Quella vocazione, e solo quella, mi è rimasta. Mi piace scrivere, mi riesce benino e in qualche modo è un atto terapeutico. Soprattutto quando ci si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
Così Scacchiatore..., che non ha nessun lettore fisso, è giunto al bersaglio alcune volte: quando fui attaccato dal commando anti-Luttazzi solo perché difendevo il comico; quando accusai MajoLino di varie colpe e, dopo esser stato citato su "Pisapia Ja Bitte", il figuro mi tempestò di messaggi perché ritrattassi almeno l'affermazione che manco avesse scritto il suo libro - cosa che mi confermava la notizia avuta in presa diretta; quando poi, dopo quasi due anni quel lestofante di Saletti venne a sapere che qualcuno accusava il vertice di Saman di rubare ancora, alla Cardella.
La nostra beneamata Costituzione ha un articolo, il 21, di cui credo di avvalermi con queste pagine elettriche. Se hai qualcosa da dire, non è male esprimerlo. Apri un blog!
Voglio infine ringraziare una persona, che forse passerà di rado ora, ma che per me è stata importante e mi ha incoraggiato anche sul continuare col blog. Fu lei a scattare la foto dell'intestazione, in Istria... E fu dalla sua coltivazione di pomodori che mi nacque l'idea di battezzare il blog "Scacchiatore". Grazie Paola, resisti!

Blog senza copyright

Nel mio blog non voglio copyright*. Perciò non solo le immagini, ma link e quant'altro sia considerato invece di diritto proprio può essere rimosso su richiesta degli aventi causa.
Non nego un pizzico di follia in questo "abortire" il diritto d'autore, ma... mi fa ridere! Come se qualcuno, entrando in una chat, esordisse così: "Salve room, tutto ciò che scrivo è di mia proprietà!". Non mi addentro su musica e cinema ma le mie opinioni, che posso esprimere in virtù del beneamato articolo 21, sono un'opera d'ingegno? Ma poi proprio qui, nel regno del copia e incolla? 
Non sono un pubblicista, questo non è un giornale e quanto ai soldi (10€ in quasi 3 anni!) ho dedicato ben troppi post alla réclame. 
Mi spiace però se dovessi aver rubato qualcosa a qualcuno. Ammetto che qualcosa prendo ma lo rielaboro con Gimp di Ubuntu, come il simpatico cranietto qua sopra; nel caso dell'archivio De Bellis, rispetto il loro volere per cui "la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate".
E il Creative Commons? Già mi son regalato per natale la cancellazione (apparente, perché quella completa è impossibile) da facebook e devo pure ingollarmi l'ennesimo biscottino precompilato da altri? La rete pencola tra libertà e controllo. Il mio sentierino è sconnesso ma mi ci trovo benino. So di non essere libero, però... quanto lo sarei poi nella realtà?

* Naturalmente, "Blogspot" ha le sue norme di copyright. Un blog segnalato per violazione del diritto d'autore può anche essere chiuso. Io però non mi preoccupo: nel caso, ho pronta la scialuppa per Wordpress...

Perché non sono anarchico

Post di ringraziamento per le 10.000 visite al blog.
Non sono anarchico perché trovo irrespirabili i luoghi sedicenti libertari a Milano (il circolo che non sta alla Ghisolfa, la libreria senza utopia, il circolo degli infami col panzone in Torricelli, la modaiola e fighetta Torchiera).
Non sono anarchico perché mi riconosco in Edo, Sole e Silvano, ai tempi bollati dalla cariatide Franca Rame con la frase "altro che anarchici, sono ignoranti e sbandati”.
Non sono anarchico perché ogni tanto voto – anche se me ne pento regolare - e perché sono per il carcere, per potenti e mafiosi.
Non sono anarchico perché non c'è più bisogno di abbattere lo Stato, lo ha già fatto il Mercato.
Non sono anarchico perché in certi casi seguo le decisioni altrui anche senza accettarle, basta che si lotti per qualcosa. Di giusto.
Non sono anarchico perché qualche dogma ce l'ho: come non uccidere e rispettare i bambini.
Non sono anarchico perché non sono né un distruttore né un creatore.
Non sono anarchico perché non piango più sulle canzoni di Leo Ferré.
Non sono anarchico perché sulla non-violenza la penso come Malcolm X.
Non sono anarchico perché con tutte le assemblee (e i giochetti sotto) che mi sono sciroppato la sola parola assemblea mi dà l'orticaria.
Non sono anarchico perché non sono anarcocapitalista.
Non sono anarchico, ma che importanza ha?

Autoreferenza

Ecco una presentazione del blog o una sua giustificazione, non tanto per avvocati ma per chi passando di qui possa trovare certe scelte singolari. Come la pubblicità: c'è chi apre blog per far soldi (le risate!); io, come ho spiegato già e già, l'ho fatto per poter dire la mia: Google può comunicare a un'inserzionista che la sua réclame è stata rifiutata. Così più che scrivere spesso bado a bloccare certi annunci appena compaiono. Se vedo pubblicità di psicologi o sul Raee mi rallegro. Quanto ai guadagni, son quasi a 9 euro: intorno al 2020 Google potrebbe mandarmi i 70 euro di soglia minima per il pagamento (lol)!
Poi, qui c'è odio: questo blog trabocca di sincero, ponderato, irrefrenabile odio. Posso ammettere che nasca dalla frustrazione, ma non per aver scoperto, che so, che una prostituta ungherese, anticomunista sfegatata, ha un blog di successo con le foto del suo deretano. Scacchiatore era verde, perché, lo rivendico, un colore non può essere oggetto di copyright e tanto meno politico. Odiavo il razzismo legalizzato della Lega e tutto il loro sacro terrore della mafia, che al Nord prospera vieppiù. Non avevo pc né connessione e andavo nei phone-center; tutta quell'umanità (che un po' mi manca) non poteva che lacerarmi nell'urlarmi silenziosamente che "straniero" indica una provenienza, non una colpa.
Un blog sulla politica, perciò pesante (anche in bytes), scritto solo da me, quindi non ci troverai mai il plurale, tanto meno di maestà.
Avvertenza: accedendo al blog, vieni monitorato come su qualsiasi altro sito. Viene rilevato il tuo sistema operativo, il browser, la zona geografica (nazione e città, almeno del server), il provider, da che sito arrivi, quanto e cosa leggi qui. Google ora lo comunica già dalla nuova interfaccia di Blogger, ma c'è anche un applicazione per farlo, Analytics, prodotto per le aziende ma a disposizione di tutti. Comunque c'è sempre la volpe di fuoco che offre la navigazione anonima...
All'inizio ho accennato agli avvocati: è capitato infatti che un grosso studio milanese mi abbia tenuto sott'occhio nell'ultima campagna elettorale. Senza conseguenze, però: non scrivo nulla di eccezionale, ma almeno è tutto fondato. 
Colgo l'occasione per ringraziare delle visite poliziotti e carabinieri e chi mi ha letto dalla Camera, da vari enti locali, da alcuni ospedali, dalla Rai, dall'Atm e dall'estero.

Pubblicità sul blog

Circa sei mesi fa iniziava a comparire su questo blog di periferia la pubblicità; era più una scommessa incuriosita, con molte perplessità, rinvenibili nel post di presentazione della réclame su Scacchiatore. Oggi di questa cosa posso fare un piccolo bilancio, non tanto economico, visto che sto per raggiungere i 4 euro di introiti, quanto di pensiero; il programma di Google - per chi vuole ospitare pubblicità - è Ad Sense. Tra le funzioni c'è quella di scelta di filtro degli inserzionisti ed un esempio è riportato nell'immagine sopra. La cosa interessante è che, una volta scelti gli annunci, non solo non compariranno, almeno per i siti indicati, sul blog, ma Google comunica all'inserzionista che la sua pubblicità è stata rifiutata. Con la nuova versione (Beta) di Ad Sense è possibile anche indicare una motivazione. Questo fatto per me è, nel mio piccolo, interessante e per questo motivo non rimuoverò la pubblicità da Scacchiatore. Certo, potrei ipotizzare che di un piccolo blog a grossi enti importi poco. Eppure penso che le cose siano un po' diverse e prova ne è la caparbietà con cui determinati inserzionisti ripropongono la propria réclame sotto mentite spoglie: cambiano l'Url, o lo slogan, ma sono sempre gli stessi. Sono convinto che questi tentativi di ripulirsi la faccia nascano anche dai piccoli gesti di chi comunica a questi "signori" la propria contrarietà. Faccio due esempi su tutti, esperiti qui sul blog: l'ente per il turismo israeliano e il truffaldino Istituto Cortivo, che spaccia a caro prezzo qualifiche socio-assistenziali prive di valore legale. Capita inoltre che i bersagli descritti negativamente in un articoletto vengano inseriti, per il meccanismo di analogia, proprio come pubblicità; appare un controsenso, ma il bello è poi andare a bloccare quel tipo di inserzione - come se il post fosse andato a stanare malefici zombies a cui occorre spaccare la testa. Insomma, per quanto la pubblicità sia deprecabile e abbia fatto buona parte degli incassi del nostro tramontante dittatore, forse vale la pena di cercare di agire sui suoi  meccanismi. Perché, nella sua perversione, ha il suo punto debole: come accade che un messaggio di pubblicità negativa annulli anche un migliaio di messaggi positivi.

La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti.   (George Orwell)