Con i Ghisa

 E forse anche con le divise, mi verrebbe da dire. Certo, c'è anche la malapolizia, ma gli agenti che lavorano, lo posso dire, per noi, sono migliaia e migliaia.
Ieri notte, un uomo della Polizia Locale si è suicidato in un parco, proprio dietro casa mia. Un luogo che attraverso quasi ogni giorno e che oggi era deserto. Non c'era alcun segno dell'uomo che, quasi all'ora dei suicidi, si è tolto la vita. Sembra abbia usato la sua stessa pistola, il che è frequente tra le divise che si ammazzano da sole. Perché non ce la fanno più, perché sono i primi a vivere e sapere le ingiustizie. 
Molti direbbero, ma a fare il vigile in fondo non è che succeda chissà che. Quanto mai falso e i casi di cui si occupa la Polizia Locale sono i più disparati. Solo il Nucleo Tutela Donne e Minori ogni anno gestisce qualcosa come 500 fascicoli, parola sensata visto che ci possono essere insieme madri e bimbi. Come accaduto qualche mese fa, una pattuglia della Locale quasi a fine servizio, vedono un'auto messa male, controllano e sentono urla di donna. Un tentativo di stupro, da un ex incallito, e una storia atroce di violenza e paura, dove c'è anche un minore. Una sfilza di reati angosciante.
Incidenti, incendi, suicidi (magari persino durante i rilievi di uno scontro automobilistico), morti, criminali, feriti da soccorrere. E aggressioni, insulti, minacce. Lavorando nella rabbia, nella paura, nell'ansia. Scrivo questa frase e nelle vicine case Aler sparano petardi: è arrivata la droga. Questa è Milano, e gli agenti della Polizia Locale che si sono suicidati sono tanti. Tra tutte le divise, quest'anno siamo a venti. Un numero impressionante, perché poliziotti, carabinieri, soldati, agenti penitenziari, finanzieri, dispongono di armi e trovano ostilità, fuori e dentro i loro corpi. E anche i pompieri si suicidano, come a giugno, proprio in città.
Per questo da diversi anni la Polizia Locale di Milano si è dotata del progetto degli operatori Ponte, agenti dotati di una formazione psicologica, in grado di offrire un supporto ai colleghi in difficoltà, indirizzando i più bisognosi ai servizi di aiuto professionali. Il che accade di rado, perché spesso gli operatori Ponte sanno essere davvero capaci di sostenere i colleghi che stanno male.
Poco tempo fa ho pubblicato un librino, "Il ghisa" e ovviamente non ne parlo per réclame (visto poi che il blog resta, orgogliosamente, di nicchia), quanto per una strana, amara coincidenza, dato che nel cercare riferimenti reali sulla vita degli agenti della Locale, mi ero imbattuto nel progetto degli operatori Ponte. Scoprendo così, casi terribili di cui si occupano i nostri Ghisa. 
Sto male per quel vigile. Poliziotto, agente, comunque lo vogliamo chiamare, era un uomo che non ce l'ha fatta. Dietro casa mia, in queste periferie dove siamo sempre più soli. Tutti.
 
Come faceva freddo
Com'era bello che lui fosse lì
Apro una porta, sei piani di scale
Ci sono i suoi quadri ma lui non c'è più
Piero Ciampi 

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