Ancora una volta, questo blog si fa carico di dare una notizia, una brutta notizia, che non troverai da nessuna parte. Certo, non tutto può essere raccontato, ma quando si tratta di un homeless, sembra che l'emarginazione continui fino alla morte. E pure dopo.
Ieri, domenica mattina, è spirata Anna. Era piovuta chissà da dove in via Pacini, all'inizio della strada, su una panchina. Forse, ce l'aveva portata qualcuno, perché di certo lei, che era di Roma, non riusciva nemmeno a muoversi. Tanto che neanche poteva bere del tè caldo, portato da operatori e volontari.
Sembra quasi che si volesse lasciar morire, ma non in hospice, tra tetri camici bianchi e oppiacei, piuttosto, in strada, dove deve aver vissuto a lungo. Così, rifiutava ogni sera cibo, coperte, ambulanza... Soprattutto, la lettiga. Ignorata dalle migliaia di studenti che lì passano per prendere la metro a Piola e qualcuno, rideva persino, mentre cercavamo di aiutarla. Certo, qualcun altro sembrava commosso, e ci faceva dei cenni di approvazione.
Anna non ci vedeva più e doveva essere alla fine di un brutto male. Voleva solo bere del tè, caldo, ma non ci riusciva, giusto per placare la sete, per andarsene con un po' meno dolore.
Quando ho chiuso il report su di lei per il Comune, sabato sera, avevo chiesto un ASO, ben sapendo che non lo avrebbe fatto nessuno. Le Forze dell'Ordine sono arrivate solo dopo, a identificarla, a tentare di darle un nome. D'altronde, era ormai questione di ore.
Sulla panchina qualcuno ha lasciato dei fiori. E un messaggio tristissimo, che stride con olimpiadi e dei del denaro: "sorella morta in solitudine".
Riposa in pace, Anna. T_T

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