15 anni di blog

Una notte di quindici anni fa, ero contrariato per l'annuncio di una proposta della Lega Nord a sfavore di studenti stranieri. Per sfogarmi, decisi di aprire questo blog. Il post poi l'ho cancellato, anche perché la lega fece marcia indietro, ma da allora sono comparsi più di 400 articoletti. Certo, con l'andare del tempo la voglia di scrivere è venuta meno, così come i contributi e le idee di amici - e gli amici stessi, ma pazienza.
Nondimeno, il blog rimane come una finestrella da cui soffiare pensieri, anche se sempre più di rado, scacchiando l'apparenza dietro istituzioni, notizie, meccanismi perversi che hanno portato al malessere diffuso. Negli anni Scacchiatore contava gli episodi di malapolizia, i suicidi in carcere, le baggianate tutte meneghine e dei macellai dell'umanità, i politici, ma la stanchezza è salita nel vedere una sorta di utopia del miglioramento. Se sulle Forze dell'Ordine qualcosa si è mosso, il dramma delle carceri è sotto gli occhi di tutti, eppure non sembra esserci o intravedersi soluzione. Mentre il mondo sdogana la cannabis, la cui depenalizzazione svuoterebbe un bel po' di penitenziari, da noi si cincischia per nascondere che alla fine, l'attuale governo sembra più prono a mafie e capitali, dandoci in pasto scemenze come corna e quella faccia da Gremlin del premier che ogni tot fa la cattiva. Il problema non è che lo faccia, lo è davvero.
E insomma il blog è un po' come questa bicicletta, smembrata (ma quel modello non doveva essere custom e quindi non appetibile per ricambi?), abbandonata in un prato sporco e ripugnante, decorata da una piantaccia infestante che ormai se la divora. Non sarà una bella immagine, ma il sentire è questo. Anche se il blog è stato un bell'esercizio di scrittura (e infatti ora pubblico qualcosina su Amazon), di editing fotografico su Gimp, ora qualche pezzo si è perso, spiritualmente, fisicamente, in me e nelle persone su cui non posso più contare. Ma questo è esistere.

Un grazie sentito, comunque, a chi passa ancora a leggere: sapere di essere ascoltato, in qualche modo, da qualcuno, aiuta a sopravvivere.


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