Dopo l'esperienza nell'estrema sinistra non volevo più partecipare a presidi, cortei, assemblee, manco mi sarei pensato a tenere un blog. Ma c'era un discorso sospeso, pieno di punti oscuri, dal '93, quando era esplosa la bomba al Pac, in via Palestro a Milano: era difficile mettere a fuoco il motivo. Dopo la deflagrazione ero sul posto, ricordo fiamme, confusione e la visione devastante che mi colse all'improvviso, quando scorsi qualcosa di incerto, in mezzo ai rami di un albero: erano resti umani, era un pezzo di qualcuno. Pochi giorni dopo i centri sociali scesero in piazza ma si tennero distanti dal corteo ufficiale, senza imboccare via Palestro ma si guardava verso il Pac, come verso qualcosa di imperscrutabile, cercando di afferrare il senso di tanta brutalità. Ancora una bomba a colpire innocenti, ma non era più tempo di strategia della tensione. O forse sì. Attualizzata. Negli anni si comprese che quello era un fax della mafia. Contro il 41bis, in piena trattativa tra stato e Cosa Nostra. E oggi...
Oggi il perseverare del malaffare ha gettato il paese in un baratro di disperazione. Casa, lavoro, ambiente, cultura, salute, servizi sociali, scuola, socialità, tutto è in secondo piano rispetto a interessi privati. Uno slogan dei centri sociali denunciava la "mafia dei partiti". Ma mi addolorava vedere che non c'era nessun cambiamento, cioè rivoluzione, intorno a me. Mi affliggevo quando, al Leoncavallo, ero in mezzo a figli di consoli, stilisti, gioiellieri, industriali: che cavolo avevo da spartire con loro? Modaioli, che via via son ritornati - infatti - tutti in un percorso semplice, strade spianate, dove non è dramma sopravvivere. Da tempo però ho ritrovato libertà di dissentire, di dire la mia, di cercare di fare qualcosa insieme ad altri resistenti, su questo treno senza freni che è il nostro sciagurato paese, in balia di mafiosi e politici collusi. Come trovo ricco di senso lavorare nel "sociale", così non me la sento di stare alla finestra a guardare questa ondata di morte collettiva. Perciò il blog lambisce ossessivamente il discorso antimafioso. E' il riflesso del rispetto del coraggio di persone come Giulio Cavalli, Benny Calasanzio, Salvatore Borsellino, Antonella Mascali, Daniele Luttazzi... Percorsi e anime eterogenee, com'è giusto che sia, ma con un amore sincero per un dignitoso vivere in comune, nel ricordo di chi ha pagato duramente per aver lottato contro la mafia.
Oggi il perseverare del malaffare ha gettato il paese in un baratro di disperazione. Casa, lavoro, ambiente, cultura, salute, servizi sociali, scuola, socialità, tutto è in secondo piano rispetto a interessi privati. Uno slogan dei centri sociali denunciava la "mafia dei partiti". Ma mi addolorava vedere che non c'era nessun cambiamento, cioè rivoluzione, intorno a me. Mi affliggevo quando, al Leoncavallo, ero in mezzo a figli di consoli, stilisti, gioiellieri, industriali: che cavolo avevo da spartire con loro? Modaioli, che via via son ritornati - infatti - tutti in un percorso semplice, strade spianate, dove non è dramma sopravvivere. Da tempo però ho ritrovato libertà di dissentire, di dire la mia, di cercare di fare qualcosa insieme ad altri resistenti, su questo treno senza freni che è il nostro sciagurato paese, in balia di mafiosi e politici collusi. Come trovo ricco di senso lavorare nel "sociale", così non me la sento di stare alla finestra a guardare questa ondata di morte collettiva. Perciò il blog lambisce ossessivamente il discorso antimafioso. E' il riflesso del rispetto del coraggio di persone come Giulio Cavalli, Benny Calasanzio, Salvatore Borsellino, Antonella Mascali, Daniele Luttazzi... Percorsi e anime eterogenee, com'è giusto che sia, ma con un amore sincero per un dignitoso vivere in comune, nel ricordo di chi ha pagato duramente per aver lottato contro la mafia.
Rostagno intervista Borsellino |
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