'o assessore 'ndrento a 'e roullotte

Alla notizia del rimpasto di giunta quasi mi ero commosso: "Oh, onesti assessori, voltano le spalle a chi ha tradito!". Ma, toh, i transfughi cercano poltroncine migliori. Nella parola assessore c'è il concetto di "stare seduti a fianco di qualcuno" quindi l'importante è la cadrega. Invero il Tabacci la poltrona a Roma l'aveva già, insieme a quella in giunta. Ingiustizia è fatta, il doppio stipendio smetterà di prenderlo per decorrenza. Dei termini. 
Chiarito che il "Centro Democratico" non è l'abominio edilizio al Garibaldi, il sulfureo Tabacci sembra finalmente costituirsi: un democristiano, cioè una bestemmia umana. Amen pure per la Guida, vice-sindaco all'amatriciana, così "cristiana" da volere l'accanimento terapeutico fin nel Piano di Zona, ma da non anelare alla riapertura del liceo Gandhi. Lei con la delega all'educazione e la Castellano all'edilizia pubblica hanno fatto perdere il consenso di genitori, famiglie e inquilini, tanto che di rimpasto si parlava già quest'estate. Brividi per i nomi dei successori agli assessorati: saranno comunque i galoppini della campagna elettorale, versione più nobile delle olgettine.
«Sono donna d’ordine, vado dove c’è bisogno di me», ha detto la Castellano versione Pirellone. Chissà se andrà a vedere il film "Come il vento", storia di una delle prime direttrici di carcere, Armida Miserere, che invece di poltrone, viveva di dovere, mimetica e Nazionali, morta perciò di ingiustizia, inascoltata nel denunciare i camorristi assassini del compagno, Umberto Mormile, educatore a Opera. Lo so, questo blog parla sempre di morti. Ma sono certi vivi che mi angosciano...

Tenco ucciso dallo Stato

Chiedere giustizia dopo 40 anni? Oggi alla commemorazione ufficiale di piazza Fontana c'era più gente sul palco che sotto.
In ricordo dell'eccidio di 17 persone, con Pinelli, compio una ricognizione su un fatto precedente la strage alla Banca dell'Agricoltura: la morte del cantautore Luigi Tenco. La rete e i media traboccano di testimonianze che mostrano una sorta di condanna a morte, come fu per Pasolini: ferite sul viso provano che il cantante fu picchiato, mentre Dalla e Sandro Ciotti, vicini di camera, non udirono uno sparo ma un urlo e se il telecronista dalla voce roca ha sempre negato il suicidio, Dalla non ha mai voluto dire cosa percepì davvero quella notte. 
Tenco fu ammazzato con un colpo alla testa, alla tempia sinistra, eppure non era mancino. Lo sparo avvenne in spiaggia, plausibilmente con un silenziatore ma di sicuro non con la pistola di Tenco. Il cadavere fu vilipeso dalla stessa polizia, che lo riportò dall'obitorio alla camera 219 dell'Hotel Savoy: gli inquirenti si erano dimenticati di fare i rilievi di rito - e di eliminare l'indizio delle scarpe, sporche di sabbia, sabbia che invece è visibile dalle foto su viso, vestiti ed auto di Luigi. Perciò il corpo viene riposizionato coi piedi sotto un comò, per nascondere l'assenza delle calzature. Un po' come la bugia delle mutandine abbassate di Simonetta Cesaroni, per suggerire la pista passionale.
Il "biglietto di addio" poteva essere l'ultimo di più fogli, visibili nelle mani del commisario Molinari (tessera P2 n.767) nelle foto pubblicate da "La Verde Isola". Era forse una denuncia delle scommesse truccate sul Festival con nomi e cognomi ("Io so i nomi dei nemici..."), come rivelò Valeria, la persona che sentì per ultima il cantautore vivo e che pare fosse il suo vero amore, tanto che Tenco la nascondeva a tutti per proteggerla. Al telefono Luigi e Valeria parlano di sogni: un casolare vicino Roma da sistemare, un viaggio in Kenya; quanto è plausibile già da questo il suicidio? La manomissione del biglietto poi è contemplata anche da Orietta Berti e avallata dall'uso di un italiano scorretto, atipico del cantautore. Il biglietto, ritrovato da Dalida, passa in diverse mani prima di essere letto ai giornalisti.
Dalida, che torna al Savoy dopo una chiamata da un altro albergo che avverte che "Tenco sta male", scappa da Sanremo quasi subito. Luigi stesso definiva in alcune lettere lei "nevrotica e viziata" e la loro storia una trovata pubblicitaria. Infatti Dalida, saputo di Valeria, le aveva citofonato un giorno a casa a Roma urlandole che Luigi aveva bisogno di una donna e non di una ragazzina e consigliandole di togliersi dai piedi. E chissà che ci faceva a Sanremo l'ex marito della francese, quel Morisse appartenente al clan dei marsigliesi. Guarda caso, i due sono morti suicidati a loro volta.
Tenco aveva una pistola perché aveva ricevuto minacce di morte, una notte la sua auto era stata persino speronata. Nel 1965, pur essendo soldato addirittura convalescente, Luigi andò in Argentina perché un suo pezzo era la sigla di una famosa telenovela. La dispensa militare (con ministro della Difesa Andreotti) venne dal governo, bicolore Dc e Psi, partito nel quale Tenco stava per avere un ruolo importante tempo prima. Probabilmente non andò solo a cantare, ma altro non è dato sapere.
Molti cantanti continuarono controvoglia il Festival del '67, vinto da Villa (tessera P2 n. 262). Così in Italia trionfa la menzogna e le verità vengono tenute nascoste, in un'infantilizzazione dei cittadini che fa prosperare comunicatori pseudoadulti. Anche gli assassini di Tenco rimarranno segreti. E anche questo ci nuoce, come avrebbe detto Pa'...

Un blog e un assistente sociale


Non sono pentito di avere questo (ed altri) blog, né faccio marcia indietro su "Compagno bastardo", dopo l'accoltellamento di un compagno; gli sono solidale, ma non credo sia giusto che chi ha un credo politico rischi la vita perché rimangono legali gruppi di neonazisti, parola che per me echeggia una patologia psichiatrica. Di costoro si dovrebbe occupare la polizia e non, a esempio, di rubare bambini: quello è un lavoro da assistenti sociali e sicuramente la categoria lo svolge un po' meglio. Umorismo a parte, a me che lo sono un assistente sociale (pur  a riposo forzato, visto che l'aiuto sociale esiste per miracolo), preme precisare che non ritengo un conflitto avere una deontologia, che rispetto e ricordo, ed esprimere le mie opinioni con questo blog. Anche in modo molto critico, in apparenza poco corretto; credo però di averne i motivi. E mi fa innervosire tremendamente chi arriva a disprezzare una persona disabile, o malata, bisognosa, magari senza dimora.
La nostra categoria è tra le meno amate, eppure molti professionisti quando devono ricorrere all'allontanamento di un minore non lo fanno a cuor leggero. Spesso anzi la percezione degli assistenti sociali sulle situazioni di disagio dei minori è più ottimista di quella generale, proprio per la perizia su questo fenomeno. La decisione più grave risponde a necessità equivalenti e non è più come un tempo, in cui non si considerava come principio cardine l'interesse del minore e quindi mantenere l'individuo il più possibile legato al suo ambiente di vita.
Naturalmente scrivendo qui vivo la mia identità, non il ruolo professionale - attualmente non opero come a.s. e se lo facessi terrei protetta tale attività. Ma ho un sacro rispetto per quella deontologia, come declinata particolarmente nel codice etico professionale internazionale, bellissimo, anche dopo la revisione del 2004, per brevità e lucidità. Un documento ben diverso dal codice italiano, che dopo la riscrittura del 2009 è cresciuto di volume e durezza, specie nella parte delle punizioni. Gli ordini professionali sono un'invenzione fascista e il nostro appare debole, gestito da una sorta di casta (anche qui) che sembra poco attenta alla realtà. Come nel propugnare la formazione professionale obbligatoria quando il lavoro latita o, ancora, nel caso dell'ordine lombardo, esaltarsi per la collega Guida, vicesindaco con delega all'educazione dai tristi risultati.
Mi si possono fare rimproveri di ogni tipo, anche per ciò qui i commenti non sono moderati (salvo il filtro anti-spam offerto da Google). Ma ho un'etica e sono per la giustizia sociale. Proprio il paragrafo così intitolato, del codice deontologico internazionale, all'ultimo punto afferma: "5. Lavorare in solidarietà - Gli assistenti sociali hanno l'obbligo di contestare le condizioni sociali che contribuiscono all'esclusione sociale, alla stigmatizzazione od oppressione, e ad adoperarsi per una società inclusiva."

Compagno bastardo

L'esperienza del centro sociale Watteau aveva dato la sensazione, a me e ad altri, che la stagione di case occupate e centri sociali fosse ormai amaramente chiusa. Quel tipo di situazioni continua, è vero, ma in modo più o meno istituzionalizzato, con giochetti di potere striscianti. Basti pensare alla fine del Bulk, lasciato dagli occupanti dietro lauto compenso, che una buonuscita sarebbe stata accordata anche per Pergola, sempre al Garibaldi.
Pure le ultime vicende che si vogliono di occupazione sanno più di marketing affaristico, dove i "mai morti" Purpura investono sul futuro (proprio), in attesa magari di nuovi ingaggi con chi in piazza è additato a nemico, ma negli uffici è prezioso datore di lavoro (tipo Penati). Ne abbiamo visti tanti fare fortuna sulle ceneri delle occupazioni, chi in politica (Farina e scagnozzi), chi nella musica (Corrado Gioia) e chi nel sociale (lo stesso Franz, nomato già più di vent'anni fa "bambino prodigio" per la promettente carriera).
Quando ci ritroviamo tra persone che al contrario non hanno mai speculato su quelle esperienze e anzi a casa abbiamo portato condanne, ferite dentro e fuori, nonché l'interesse morbosamente mai sopito della Digos, nemmeno abbiamo più voglia di rammaricarci perché i furbi vincono, sempre - e magari vengono osannati in rete come il "nuovo", i "rivoluzionari", i veri "compagni". Non dovevamo né saremmo mai stati capaci di fare lo stesso, ma che rabbia profonda, di fronte a chi si ritrova suo malgrado a occupare veramente alloggi perché altrimenti non avrebbe un tetto sulla testa, per sé e per i propri figli. Che grande delusione, ripensare all'uso che di queste persone bisognose, magari immigrate, hanno fatto gruppi come i disobbedienti, solo per propaganda, per mietere voti e mandare su i truffatori di turno,  alla Bertinotti, che di comunista hanno solo la definizione. E null'altro.
Proletario non va più di moda. E guai a dare dei radical-chic ai novelli squatters(?), muniti di Mac, Reflex e bici di lusso. I provos restano relegati al secolo, ormai, scorso. Il cerchio non è stato rotto e al suo posto, beffardo, è come se campeggiasse il simbolo del denaro.

"Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo."                        Pier Paolo Pasolini