l'inferno delle RSA

Le vittime dell'incendio alla RSA al Corvetto dovrebbero poter far breccia in un mondo nascosto, ma a giudicare da come la giunta si stia scannando, non sembra esserci speranza, un po' come quando, dopo il Covid, ci si sarebbe aspettato un potenziamento della Sanità. Invece no, come al solito il motivo è uno solo: i soldi.
Nelle Residenze sanitarie assistenziali si pensa solo a guadagnare. Luoghi deputati all'attesa della morte, gelidi, a volte scaldati da qualche volontario o educatore, gli ospizi restano dei cronicari senza gioia.
L'assistenza prestata  non è mai all'altezza: gli ospiti sono così spesso lasciati a se stessi, a volte persino sedati o assicurati a qualche sedia o lasciati a letto. Il personale non è sufficiente. Milano Today riporta che il rapporto personale-ospiti a Milano è di 7:150. Significa che un operatore ha più di 20 persone da seguire, e se consideriamo i bisogni vitali, come igiene e alimentazione, c'è da aver paura, per non parlare delle necessità meno basilari ma comunque importanti: socialità, hobby, conversare e perché no, anche la sessualità, tanto esecrata eppure presente in età senile. Poi però si leggono cose tremende.
Nelle RSA ci può essere violenza. A volte se ne occupa la cronaca, ma in situazioni di assenza di controllo, si possono verificare maltrattamenti fino a veri abusi.
È significativo che nella RSA dell'incendio del 7 luglio sia stata la custode a dare l'allarme. Lei non doveva passare nei reparti ma s'è accorta del fumo e probabilmente ha evitato un massacro.
Nella RSA non c'era uno straccio di medico in servizio, di solito infatti sono reperibili, o si chiama l'ambulanza, alla faccia della "S" di Sanitaria.
Sempre Milano Today parla di 15 ore settimanali di assistenza a ospite: due al giorno, e se ci mettiamo i pasti, l'igiene, i trasbordi letto-corsia, significa che uno, lì, davvero è parcheggiato.
I reparti speciali, "Alzheimer", perché la diagnosi rende di più, sono simili a manicomi criminali.
Chi scrive ha lavorato in RSA e ne è fuggito, l'ultima volta, dopo un mese, dopo che un ospite era morto cadendo dalle mani di un operatore ubriaco. Di episodi ne potrei elencare tanti, troppi. E il brutto è che assisto ancora a brutture, come quando, tempo fa, passando davanti a una RSA, ho visto una donna caduta a terra in cortile. Lasciata sola col deambulatore, si lamentava per le ferite. Mi sono attaccato al citofono, sbracciato davanti alle telecamere e urlato: niente, nessuno. Allora sono entrato dal cancello aperto e ho soccorso la donna, le ho chiesto se avesse bisogno di un'ambulanza, no, non la voleva, quindi se se la sentiva di rialzarsi, sì, allora l'ho rimessa in piedi, assicurata al rollator, salutata e lasciata sola, perché stavo andando al lavoro. Ero tristissimo, e pensavo: se arriva qualcuno, magari rischio pure una denuncia per violazione di domicilio(!).

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