Pasolini, Edo e Sole, Carlo Giuliani, Aldro, Giuseppe Uva, Giorgiana Masi, Stefano Cucchi, Niki Aprile Gatti, Gabbo, Stefano Frapporti, il maestro di scuola Francesco Mastrogiovanni e Pinelli, hanno tutti avuto una fine tragica, ad opera di individui in divisa, membri dei corpi di polizia, operatori psichiatrici nel caso di Mastrogiovanni, persone ignote (Pasolini) o un'intera istituzione (il carcere, sotto una montatura colossale) per Edo e Sole. Sono stati servi dello stato a uccidere tutti costoro e tanti altri, per lo più sconosciuti. Ma la memoria può servire per chi nel futuro rischia un'identica esecuzione. E può essere chiunque. I tanti morti delle stragi da piazza Fontana in poi, i caduti degli anni '70, quelli per mano della mafia, potevano essere persone prese a caso o individui precisi da colpire, da punire. L'impunità degli assassini, perseguita a ogni costo, è ciò che accomuna queste persone nei loro tragici destini: colpire un'intellettuale come Pa' o due ragazzi come Edo e Sole ha lo stesso significato, la stessa valenza di violenza e ingiustizia, per cui qualsiasi fosse la divisa indossata, compresa quella in borghese di chi lavora nei servizi segreti (Pier Paolo forse fu trucidato da membri della banda della Magliana, ma è evidente che ci fu la presenza di membri dei servizi) il messaggio che passa è "uccido sicuro di non essere incolpato". Cucchi fu scambiato per un senza fissa dimora - il che prefigura un'aggravante, la crudeltà: ti faccio fuori perché non sei nessuno.
Allora, nel secondo blog-roll, nella colonna a destra del blog, il titolo "Morti invano", che rimanda alla poesia di Primo Levi, vuole essere una provocazione: questi individui, condannati a morte in un paese che ripudia l'esecuzione capitale per mano dello Stato, non devono essere dimenticati, devono ottenere la giustizia che viene richiesta disperatamente dai loro cari, da chi, mantenendone la memoria, li fa vivere nel proprio cuore, perché ogni persona con una divisa dello Stato, sia essa di polizia, in borghese o un camice bianco, sappia che va punito severamente chi non rispetta la Costituzione, l'habeas corpus dell'articolo 13, per cui la libertà personale è inviolabile. "E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà". Pasolini patì diversi tentativi di imprigionarlo: almeno una quindicina i processi a suo carico, dai quali non si sottrasse e anzi ne uscì sempre innocente. Ma sta al di qua di un provvedimento restrittivo della libertà personale la terribile sorte che accomuna diversi di questi nostri martiri: Giorgiana Masi, colpevole del solo fatto di manifestare coi radicali per i referendum, fu uccisa per colpa di Cossiga, mandante dei famosi falsi autonomi e anche nel suo caso non ci fu nemmeno bisogno di chiederle un documento. Si può morire in una caserma dei carabinieri, della polizia, in un reparto psichiatrico o semplicemente per strada, come accadde ad Aldrovandi.
Perciò i blog dei "morti invano" sono importantissimi: urlano "GIUSTIZIA!". Eppure c'è chi le divise le porta ancora. Armi comprese. Il blog della mamma di Niki Aprile Gatti è quasi sempre in cima, perché è il più aggiornato: ogni volta che vedo le parole di Ornella Gemini ritrovo il suo dolore straziante, la sua sete di giustizia, il suo grande amore per un figlio che si è trovato in una cosa troppo grande e che, volendo collaborare, è stato "suicidato" in carcere. Poi ci sono blog per ricordare e chiedere giustizia per persone come Aldo Bianzino, condannato a morte per delle semplicissime piante di marijuana.
Non dico nulla di nuovo, ho solo messo insieme storie diverse ma uguali nell'ingiustizia patita. E oggi, ricorrenza posticcia dell'Unità dìItalia (l'anniversario è in realtà del Regno d'Italia!) non vedo nessun tricolore da festeggiare, se non macchiato del rosso del sangue innocente. Napolitano, presidente della Repubblica, oggi onora un personaggio monarchico, avo di un'altra mummia, quel Vittorio Emanuele che non dovrebbe essere in Italia, ma piuttosto in carcere per prostituzione, riciclaggio, gioco d'azzardo e omicidio. Questo mi fa presagire che l'impunità resterà ancora a lungo una legge non scritta, un privilegio tutto italiano, ad appannaggio di chi lo stato non lo serve ma lo parassita, che si chiami Napolitano, Savoia, Spaccarotella o Truglio.
Perciò i blog dei "morti invano" sono importantissimi: urlano "GIUSTIZIA!". Eppure c'è chi le divise le porta ancora. Armi comprese. Il blog della mamma di Niki Aprile Gatti è quasi sempre in cima, perché è il più aggiornato: ogni volta che vedo le parole di Ornella Gemini ritrovo il suo dolore straziante, la sua sete di giustizia, il suo grande amore per un figlio che si è trovato in una cosa troppo grande e che, volendo collaborare, è stato "suicidato" in carcere. Poi ci sono blog per ricordare e chiedere giustizia per persone come Aldo Bianzino, condannato a morte per delle semplicissime piante di marijuana.
Non dico nulla di nuovo, ho solo messo insieme storie diverse ma uguali nell'ingiustizia patita. E oggi, ricorrenza posticcia dell'Unità dìItalia (l'anniversario è in realtà del Regno d'Italia!) non vedo nessun tricolore da festeggiare, se non macchiato del rosso del sangue innocente. Napolitano, presidente della Repubblica, oggi onora un personaggio monarchico, avo di un'altra mummia, quel Vittorio Emanuele che non dovrebbe essere in Italia, ma piuttosto in carcere per prostituzione, riciclaggio, gioco d'azzardo e omicidio. Questo mi fa presagire che l'impunità resterà ancora a lungo una legge non scritta, un privilegio tutto italiano, ad appannaggio di chi lo stato non lo serve ma lo parassita, che si chiami Napolitano, Savoia, Spaccarotella o Truglio.
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