Il Comune di Milano è tra le amministrazioni che, per far cassa, emette multe per non aver comunicato chi era alla guida, in caso di contravvenzione al Codice della Strada, anche se già saldate (art. 126 bis), il che è iniquo: pagare, specie in misura ridotta, significa acquiescenza a quanto indicato nel verbale iniziale, che presume che proprietario e trasgressore coincidano.
Mi è successo l'anno scorso, tra l'altro per aver superato il limite di 5 km/h. Pago nei primi 5 giorni. Poi mi arriva il secondo verbale, che, pensa! è correlato a un altro che non ho mai ricevuto e indica come luogo della contravvenzione gli uffici di via Friuli 30 - un edificio in cui scorrazzano auto? Ad ogni modo, ricorro al prefetto ma quello rigetta perché ho già pagato la multa. Decido di chiedere aiuto al giudice di pace. Alla fine non mi ha dato ragione, perché non avevo copia del ricorso dove spiegavo bene la vicenda. Però, intuendo il fumus boni iuris, ha riportato la sanzione alla cifra iniziale (non il doppio, come previsto quando il Prefetto rigetta), ordinando in sentenza il pagamento rateale. Questo mi ha ripagato moralmente, soprattutto per l'atteggiamento dell'avocato del Comune, che mi ha trattato come un cretino, cambiando la cronologia degli eventi (per ben 3 volte) e riportando i fatti a sua squisitissima opinione. Doveva aver letto le carte in fretta, ma quando se n'è uscita con la frase "Ma chissà se glielo fanno l'Isee" (ai fini della rateizzazione) sono trasalito. E che sono un paria? Capisco che se ti hanno messo a trattare multe non devi proprio essere una principessa del foro alla Ghedini e io, per convenienza se no manco ricorrerei, non ho patrocinio legale, però sono sempre un cittadino. E forse contribuisco anche al tuo stipendio, guarda un po'.

Bene, ne ho di motivi per non votare. Non bastasse la foto sopra, che non chiede commento.
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