liberi tutti

L'espressione usata dagli amministratori di turno mi colpisce sempre. Coi media proni come pappagalli a riprendere modi di dire singolarissimi, quel "ma non è un libera tutti" a proposito degli allentamenti sulle deprivazioni delle libertà costituzionali suona un po' beffardo. L'origine la conosciamo tutti, anche se la rete sui divertimenti dei bambini "analogici" latita abbastanza: il gioco di liberare tutti aveva un che di semplice, ma di eroico, il bimbo che aveva la possibilità di emancipare gli altri, manco fossero stati prigionieri della mitologica caverna di Platone, veniva incitato in modo corale, spasmodico, idolatrato come solo i capi nazifascisti potevano esserlo, usando però la violenza di Stato. Allora, una prima risonanza dell'espressione "libera tutti" ha un che di puerile, in cui l'accezione è negativa perché trattare una popolazione come degli infanti che hanno bisogno di tutele è terribilmente fascista.
Il senso poi situazionale potrebbe confermare quest'ombra nera, nerissima, "vi concedo qualche libertà, nella mia somma indulgenza, ma sappiate che la democrazia non è di questo mondo".
Per carità umana, non pretendo di contestare l'esistenza del virus, con il suo connotato di puro terrorismo, per cui mentalmente questa pandemia durerà per anni. Oggi, che non abbiamo più l'obbligo di indossare le mascherine, molti le portano lo stesso. E lo faranno a lungo. Bravi bimbi, servi dei potenti che vogliono il nostro bene...
A proposito, non è singolare che l'ultimo ad adottare l'infelice frase "ma non è un libera tutti" sia proprio chi ha venduto per finta migliaia di camici medici all'ente che governa - intascando così mezzo milione di euro. Per fortuna, c'è già Crozza a dire come e chi ci somministri bastone e carota...
PS La foto sopra in realtà è presa da un sito che parla di detenuti.

chi torna invisibile

Col ritorno delle persone a vivere la città, Milano si mette di nuovo a nascondere i meno fortunati: le persone senza dimora. Costoro possono così camuffarsi e apparire solo al buio, quando i posti dove dormono diventano nuovamente vuoti.
Il bilancio è tragico. Non tanto per il "virus", che tra gli individui senza casa non ha mietuto neanche una vittima. Anzi, l'inverno ha segnato un numero di morti tra gli homeless piuttosto basso: 4, se si conta Tudor, il romeno deceduto a giugno in XXV aprile. Se non sta andando per niente bene è per la carenza di "cura" che, se manca per molti, è davvero latitante nel caso dei senza dimora.
Gli ultimi dormitori, oltre a quelli aperti - per fortuna - tutto l'anno, hanno ormai chiuso a giugno e non ci sono posti disponibili, da nessuna parte. Si dirà: ma fa caldo. Certo, e quindi si può dormire per strada? Quando si parlava di un aiuto che andasse oltre l'inverno, superando la logica di interventi emergenziali come il piano freddo.
Non tutti i servizi per i senza dimora sono ripartiti e, complice la pausa estiva, questo significa che molte mense, docce, guardaroba, centri diurni, sportelli di ascolto e, soprattutto, unità mobili, non saranno disponibili almeno fino a settembre.
Molte onlus hanno letteralmente paura ad agire, sia che si tratti di dirigenti ed "operatori" in pianta stabile (quasi nessuno con titoli in campo sociale), che di volontari, spesso bravi sì, ma mossi da puro buonismo, non formati, guidati appunto da personale non qualificato. Così, alle croniche carenze di aiuto professionale, in nome di un mero assistenzialismo che facilita esternalità negative (persone che si fingono senza dimora per questuare, clochard con dipendenze dediti a rivendere beni ricevuti, dal cibo al vestiario), si aggiunge un fardello non indifferente per chi continui a "scendere in strada". Ci sono piccole onlus che presto chiuderanno, per mancanza di risorse umane (volontari in primis) che economiche.
Se sono tornate le elemosine, che aiutano a mondare le coscienze dei cittadini, mentre per una persona in strada possono rappresentare un aiuto ad alcolizzarsi, a drogarsi (di sostanze o gioco d'azzardo), l'onda lunga del disastro finanziario che il paese sta vivendo deve ancora arrivare. Perché se gli tsunami economici sono lenti, ancora più subdola sarà la distruzione di imprese e cittadini, con ammortizzatori sociali in ritardo o mancanti, redditi di cittadinanza inutili e l'inveterata latitanza di vere, efficaci politiche per il lavoro e la casa.
Gli operatori sociali, e non solo, si aspettano un'ecatombe a settembre, con un aumento di persone in strada. E di criminalità. E di dolore.
Vox clamantis in deserto, chiederei la testa di quel Rabaiotti che fino ad ora non si è compreso bene cosa abbia fatto su casa e politiche sociali: un assessore che dovrebbe dimettersi, ma non lo farà, nemmeno quando, a furia di innalzarsi la tensione sociale, non è detto che non ci scapperà il morto, tra qualche strenuo operatore o volontario (ma ovviamente spero di sbagliarmi).
Infine, un ringraziamento sentito alla Croce Rossa, che nella latitanza istituzionale del Comune, è rimasta sul campo ad agire, come ha potuto, con poche altre onlus, durante tutta l'emergenza, in favore delle persone senza casa.