Il nuovo (?) sindaco l'anno scorso disse che accendere i caloriferi il 15 ottobre è anacronistico. Be', forse fuori dal tempo c'è proprio lui, che rivendica di essere antifascista ma non antimafioso. O meglio, lo dirà, ma di fatto non lo è. Se c'è una cosa su cui la classe politica meneghina se ne strasbatte è proprio la grande criminalità. Perché?
Di notte si va sotto i dieci gradi. In questo momento ce ne sono 7 fuori e in barba alla legge chi può si attrezza con stufette.
Ok, lasciamo stare la mafia. Sorvoliamo sulle scelte dei Maran che dall'urbanistica (vedi la foto senza più le storiche scuderie di San Siro) lo han portato all'assessorato alle politiche abitative. Ma quello che non dovrebbe accadere è evitare di attuare il minimo possibile. La sciagura del nostro paese è ceh quando qualcosa funziona "normalmente" si grida al miracolo.
Così il piano freddo per i senza dimora non può partire, come l'anno scorso, a fine novembre. Il nuovo assessore alle Politiche Sociali, Bertolé, viene dal sociale e la speranza è che non si sieda passivamente. Ci aspettiamo che "uno di noi" faccia sentire le nostre voci.
Se non sarà così, si perdoni l'essere speranzosi: ma che altro rimane? La città è dilaniata e la logica dell'emergenza è finita. Bisogna darsi da fare per evitare che la strada diventi casa per troppe persone, che il crimine diventi impiego, che si soffra, banalmente, per il freddo, ma se hai per pavimento il mariciapiede, se i soldi per le bollette non ci sono, è dura. La benzina è alle stelle e questo fa sì che tutto aumenti. Ma di ripresa non se ne sente l'odore, se non appena appena. E duole che il sindaco, dopo la condanna a non avere poltroncine in compagnie di telefonini, come promesso, perché Milano aveva bisogno, sia rimasto qui. Condoglianze, signor primo cittadino.
A Milano non fa freddo. A Milano non c'è la mafia. Lassa stà, che l'è roba de barbon...
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