Addio Friz

Sere fa mi hanno detto che Friz non c'è più. Qualche mese fa, si è buttato sotto un treno. Quando ho chiesto di lui e ho saputo della sua decisione, era come se un po' me lo aspettassi. Non tanto perché non lo vedevo più sulla panchina di Selinunte, dove spesso si fermava, a guardare, a parlare, a scherzare. No, lo sentivo, ma non medianicamente, semplicemente, mi dicevo: ma un puro come Friz come fa a sopravvivere in 'sta merda che è oramai Milano?
Il suicidio è una protesta. Nasce dal desiderio di uccidere qualcuno che poi viene rivolto contro se stessi.
Non ho trovato uno straccio di foto di Friz, non so come si chiamasse veramente, così usava tra i "compagni" e nemmeno ricordo da quale parte del Lazio venisse. Non sono riuscito a capire neanche quale fosse il suo, tra le tante notizie di suicidi di quest'anno a Milano.
Naturalmente non mi aspettavo di trovare una riga di commiato dai centri sociali, il mondo che lui ha frequentato e contribuito a far vivere. Senza essere capito, emarginato anche da loro. Bastardi.
Quando ascoltavo Friz pendevo dalle sue labbra, sapeva spiegare di tutto con cinica saggezza. Capace di scherzare su ogni cosa, ogni cosa davvero, come quando diceva che doveva comprare lo stucco per riempire la fossa che aveva in fronte.  E io "Ma la spatola ce l'hai?" E giù a ridere e ad inanellare battute sciocche una dopo l'altra, a ruota libera. Quell'avvallo se l'era fatto in uno di quei tanti scontri che avvenivano, frequentando l'estrema sinistra.
A volte mi bastava il suo sguardo per capire cosa mi avrebbe risposto.
Una sera, non proprio lucido, avevo riscritto l'Ave Maria in versione volgarissima su una sedia al vecchio Leoncavallo. Le femministe mi odiarono, lui invece mi adorò e appena mi vide, entusiasta, mi disse: "L'hai scritta tu, vero, quell'Ave Maria porno? Lo sapevo, lo sapevo, solo tu eri capace di farlo! D'ora in poi ti chiamerò Madonna di San Siro!" E ridevamo, e mi chiedeva di recitargliela, ma non la ricordavo bene, la sedia era stata giustiziata. Con mia gran sorpresa, lui la sapeva a memoria.
Uno dei migliori Capodanni lo passai con lui - e con altri scentrati come noi, ma fu stupendo. All'alba non avevo più lacrime, spese tutte talmente ridevo. 
Friz era un genio. Mi sembrava Allen Ginsberg, talmente era visionario.
Un giorno mi spiegò che lui non era andato fuori di testa per la spranga che gli sfondò il cranio, no, da piccolo, con altri ragazzini delle sue parti, stavano su degli alberi a guardare delle prostitute. Quelle ridevano, e li lasciavano fare. Poi un giorno capitò che un uomo fosse troppo violento con una delle ragazze e lui lo mise in fuga, lanciandogli delle ghiande, o dei sassi, non ricordo bene. La prostituta volle sdebitarsi e fece l'amore con lui. "Ma io ero troppo piccolo per l'amore, per quello sono andato fuori di testa, non per la sprangata in fronte."

Mi manchi Friz. Eri un grande e non me ne frega un ciufolo se mi dicono che non sono un compagno o sano di mente. Mi frega che tu non ci sei più, porca Milano!

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