suicidi in divisa

 Sono ormai 50 gli agenti delle Forze dell'Ordine che si sono uccisi nel 2022, mentre sono 355 i Carabinieri, agenti di Polizia, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Polizia Locale che si sono tolti la vita dal 2014 al 2021. Un numero impressionante, che lascia sgomenti e deve far interrogare su ragioni e, soprattutto, prevenzione.
Tra turni e trasferimenti male organizzati, stress, burn-out, per molti agenti è difficile conciliare la carriera con una vita familiare decente. E mobbing, solitudine, pressing dalle gerarchie, mancato riconoscimento del proprio servizio, creano angoscia, insieme al sentirsi parte di un sistema fallimentare, fatto che forse ha agito anche nel caso dell'ultimo suicidio, di un poliziotto, avvenuto al CPR di via Corelli a Milano giorni fa.
Rivolgersi a uno psicologo è considerato poco virile, oltre a causare sospensioni e demansionamenti dal livello operativo. Anzi, il sostegno psichico pare sia stato creato proprio per enucleare e sbarazzarsi dei "deboli". Così, quella delle Forze dell'Ordine, è la categoria professionale col più alto tasso di suicidi. E, di converso, la prima causa di morte tra le divise è proprio il suicidio. La modalità prescelta è principalmente quella dell'uso dell'arma di servizio. Non a caso.
Per gli agenti, essere grassi, non eterosessuali, o semplicemente donna, è considerata una disgrazia. Questo vale ancor di più per corpi di tradizione militare, come i Carabinieri, che contano 22 suicidi solo quest'anno.
Viene da pensare ai macellai dell'umanità, i politici, che usano le divise per proteggersi e controllare, come avvenuto col Covid, senza preoccuparsi di un sistema iniquo, dove lo strapotere di chi comanda detta, davvero, legge. Un commissariato o una caserma sono corrotti a partire da chi li guida. E chi non ci sta... Viene trasferito o costretto a farlo.
La prevenzione dovrebbe essere la stessa che per i "civili": fornire formazione e informazione per riconoscere il disagio e chiedere aiuto, senza essere per questo criminalizzati. Se è vero che nel 90% dei casi di suicidio tra le divise è la depressione la causa, è lì che si dovrebbe andare ad incidere. Gli psicologi dovrebbero poi essere esterni ai corpi di polizia, per assicurare una vera presa in carico terapeutica, almeno finché il supporto alla sofferenza verrà usato per punire invece che par aiutare. Altrimenti, vedremo solo aumentare i suicidi in divisa, come già sta accadendo...

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