cimex (lectularius)

 C'era una volta un operatore sociale che lavorava in un dormitorio. Una mattina, un ospite gli dice che ha notato nel suo letto dei piccoli insetti che lo avrebbero punto succhiandogli il sangue. I due vanno a vedere ed effettivamente sulle lenzuola ci sono delle macchioline rosse, segno dei pizzichi degli insetti. L'operatore, che aveva avuto le cimici da letto in una casa dove aveva abitato, pensa di riconoscerne i segni, per esempio le uova degli insetti, che sembrano come forfora, ringrazia l'ospite e gli assicura che segnalerà la cosa ai superiori. Così, nello scrivere le consegne sul quaderno del dormitorio, riporta quanto ha visto e sentito senza però sbilanciarsi, come se stesse scrivendo ad un Torquemada. Infatti si limita ad usare parole ipotetiche, chiedendo solo di verificare il problema. 
Al turno successivo si presenta il suo capetto, tutto impettito, che probabilmente ben istruito dai superiori lo umilia, chiedendogli ironicamente se l'operatore sia un entomologo e come faccia a sapere che si tratti proprio di cimici da letto. Annichilito, l'altro finisce a balbettare e scongiura almeno di fare qualcosa, perché comunque un'anomalia c'è e se non si interviene il problema potrebbe peggiorare. La risposta che riceve, a chiusura della piacevole conversazione, suona un po' come una frase volgare ("Fatti i c***i tuoi"). 
Quando l'operatore vede l'ospite, tutto imbarazzatino gli spiega l'accaduto. L'uomo senza casa capisce, mostra di apprezzare il tentativo e risponde che, dato che ormai non fa più tanto freddo, preferisce andare a dormire in strada, perché se deve passare le notti a grattarsi senza riuscire a dormire, tanto vale tornare ad avere il cielo stellato (sempre se non piove) come soffitto.
Al mattino l'operatore saluta l'uomo senza casa, un po' triste, ma l'altro lo rassicura, perché alla fine ha passato l'inverno al caldo, almeno prima che arrivassero quei minuscoli vampiri senza scheletro... 

Sono passati 8 anni da questo racconto. Le cimici da letto sono ormai in molti dormitori, persino in centri diurni, guardaroba e pure a casa dell'operatore sociale, che però, fumando come una locomotiva a vapore le uccide sempre, inconsapevolmente, perché anche se una cimice da letto può rimanere un anno senza sangue, e la femmina riprodursi per partenogenesi senza bisogno della fecondazione maschile, l'anidride carbonica gli è letale (proprio vero che il fumo fa male).
La città in questione non è quella di Marcovaldo ma Milano. L'Ente che vanta il maggior numero di "location" infestate è anche tra le più note e quindi, visto che il blog è già stato imputato per diffamazione, gli autori non hanno voglia di sciropparsi un altro processo.
Ci sarebbe da scrivere un libro sui senza dimora e le loro peripezie in una merdopoli come Milano. Magari qualcuno prima o poi lo farà. Intanto però l'operatore sociale ha abbandonato i dormitori e preferisce lavorare in strada, con le persone che hanno per casa l'asfalto dei marciapiedi...

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