Divise degne

 Lunedì mattina, una volante corre per il Centro di Milano, con sirene e lampeggianti accesi. Si ferma davanti al Conservatorio, i due agenti scendono e cercano, corrono, chiedono freneticamente ai presenti se abbiano visto un bambino, da solo, che piangeva. Lo sguardo dei due poliziotti è affilato, l'allarme rientra perché probabilmente il piccolo ha ritrovato i genitori.
Ma queste sono le divise che vogliamo. Un vero poliziotto, carabiniere, vigile del fuoco mettono al primo posto i bambini. Poi, gli altri.
Poteva non essere bello mettere la foto di un Carabiniere col mitra, a commento della fine dell'emergenza sanitaria. Ma se di casa e lavoro non si parla, c'è solo da aver paura. E da essere protetti.
Eppure spesso dietro le divise ci sono umani. Figli, genitori, mariti, mogli, fidanzati, gente che fa persino volontariato. Persone buttate a rattoppare un tessuto sociale quanto mai in disfacimento. Per quattro soldi. Ed è raro che scioperino, loro, anzi. 
Ci sono divise indegne. Come medici, infermieri, operatori sociali, ingegneri, imprenditori, architetti, ristoratori, impiegati... Indegni. Corrotti che rischiano di oscurare la maggioranza, che suda e soffre senza clamori ogni giorno. Per fortuna, gli indegni sono una minoranza. Da non tutelare.

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