chi finanzia 'ultima generazione'

 La risposta al titolo è: diversi soggetti, perfino governi(!). Infatti non è semplice ricondurre a una sola sigla la galassia di questi gruppuscoli, sia per le diramazioni locali che per "sfumature" tra le nomenclature.
In Germania 'Letzte Generation' ha ricevuto nel 2022 fondi federali per 150.000 € dal Ministero dell'Economia tedesco, più altri 118.000 con la raccolta fondi.
Il finanziatore principale di gruppi "just stop oil" è un ente no profit americano, il Climate Emergency Fund (CEF). Il fondo conta milioni di dollari e tra i finanziatori c'è una degli eredi della famiglia Getty, che ha fatto fortuna proprio col petrolio(!).
Gli attivisti vengono pagati 1300 euro al mese, a tempo pieno (ma è previsto anche il part time), come riporta il settimanale tedesco Welt am Sonntag. Il dato si riferisce sempre alla Germania, ma vedendo persone che, per esempio oggi, a Milano in viale Lucania, bloccano una strada di lunedì mattina, viene da chiedersi se costoro non abbiano lezioni o impieghi da svolgere. La risposta è che bloccare la strada per loro è un lavoro.
È vero che gli attivisti si ritrovino poi a subire processi e sanzioni, ma anche qui c'è un fondo di protezione, finanziato come già detto. C'è poi chi, come la costola "Extinction Rebellion" inglese, ha deciso a inizio anno di abbandonare "tattiche dirompenti". In Germania intanto i Letzte Generation sono ormai considerati un gruppo criminale.
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L'inquinamento non si può negare, ma anche se per attirare l'attenzione si imbrattano opere artistiche, perché tanto il mondo sarebbe alla fine, o si blocca il traffico, irrita molte persone. Probabilmente sulla decisione degli inglesi di E.R. pesa l'azione del luglio 2022 quando, durante il Gran Premio d'Inghilterra, approfittando di una bandiera rossa per l'incidente al pilota Zhou, gli attivisti cercarono di bloccare la pista. Furono arrestati, ma prima salvati perché anche se i bolidi procedevano piano, poteva finire in strage. Sainz, corridore della Ferrari, commentò così: "“Un plauso a quei ragazzi. Penso che le persone abbiano la possibilità di parlare e fare manifestazioni ovunque vogliano, perché è un diritto, solo che non credo che saltare in una pista di Formula 1 sia il modo migliore per farlo, mettendo a rischio se stessi e tutti gli altri piloti”.

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