chi non fa notizia

 Ci sono morti che non fanno notizia. Homeless, suicidi. In una grande(?) città come Milano, poi...
Un ragazzo. Senegalese, agitatissimo. È arrivato di notte, dai senza dimora che dormono in Largo Marinai d'Italia. Era sconvolto? Fatto? E di cosa? Non c'è droga più grande del dolore. E mica la scegli.
I poveri marinai di terra gli hanno dato delle coperte. Perché chi è senza casa ha l'anima nuda, materialmente non ha una minchia fottuta, ma se può, dà, a chi ha bisogno, a chi è disperato. Oh certo, mica tutti, ma insomma, uno può essere alcolizzato, criminale, quello che vuoi, eppure ha più solidarietà di un ministro, un assessore, un ente del Welfare.
Ma il ragazzo senegalese dice ai naviganti senza movimento "Una penna! Una penna! Una penna!", di continuo. Loro, non capiscono. Gli indicano una panchina libera, devono dormire, al mattino, se non si svegliano, lo fa la polizia. E quindi, anche lui, è meglio che riposi.
Nel buio silenzioso di quel cargo umano, tutti sono sopraffatti dalla stanchezza. Africani, asiatici, sudamericani. E più di tutti, lui, quello sconosciuto. Il giovane Wolof lascia le coperte, ripiegate sulla panchina, si toglie la giacca, la maglia e le appoggia sopra quei salvavita delle notti d'inverno, per chi ha per tetto il cielo. Poi se ne va. Ma fa poca strada. Abbraccia un albero, pieno di cuori con le iniziali intagliate sulla corteccia del grosso tronco. Ecco i brividi, l'adrenalina. E dopo, tutti gli altri sintomi.
Il mattino è ancora buio quando arrivano pompieri, polizia, ambulanza. Dicono che si sia impiccato, ma i vigili del fuoco vanno via subito, non c'è nessuno da tirare giù, non c'è più nessuno da salvare.
Lo hanno trovato assiderato, ancora abbracciato a quel benedetto albero. 
Chiedeva una penna, per scrivere un addio, ma gli homeless non ne usano. Di inchiostro, sì, ma anche di addii, se ne vanno, così, puf. E ormai, l'inchiostro sta scomparendo un po' da tutti. 
Chissà perché era stanco. Perché si è arreso. 
Noi eravamo passati un po' prima, a dare un saluto e del cibo a quei marinai attraccati al porto Formentano. Ma noi, boh, forse avremmo solo potuto dargli una penna, a quel giovane. Ieri notte, a fine servizio, mi sono reso conto di averne ben quattro, nelle tasche.
Addio ragazzo. Sei morto dopo 4000 chilometri, e chissà quante lacrime. Ora sei in pace.
 
Ps Ho scritto questo post tremando. Non scherzo, non lo farei. Non riuscivo a scrivere. E mi sento un idiota. Non perché un po' prima eravamo passati di lì, no. Perché sono anni che mi capita di dire che il suicidio per assideramento è forse il metodo più sconosciuto e meno usato. Eppure, eppure, eppure... Prima o poi riuscirò a piangere.

 

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