'o assessore 'ndrento a 'e roullotte

Alla notizia del rimpasto di giunta quasi mi ero commosso: "Oh, onesti assessori, voltano le spalle a chi ha tradito!". Ma, toh, i transfughi cercano poltroncine migliori. Nella parola assessore c'è il concetto di "stare seduti a fianco di qualcuno" quindi l'importante è la cadrega. Invero il Tabacci la poltrona a Roma l'aveva già, insieme a quella in giunta. Ingiustizia è fatta, il doppio stipendio smetterà di prenderlo per decorrenza. Dei termini. 
Chiarito che il "Centro Democratico" non è l'abominio edilizio al Garibaldi, il sulfureo Tabacci sembra finalmente costituirsi: un democristiano, cioè una bestemmia umana. Amen pure per la Guida, vice-sindaco all'amatriciana, così "cristiana" da volere l'accanimento terapeutico fin nel Piano di Zona, ma da non anelare alla riapertura del liceo Gandhi. Lei con la delega all'educazione e la Castellano all'edilizia pubblica hanno fatto perdere il consenso di genitori, famiglie e inquilini, tanto che di rimpasto si parlava già quest'estate. Brividi per i nomi dei successori agli assessorati: saranno comunque i galoppini della campagna elettorale, versione più nobile delle olgettine.
«Sono donna d’ordine, vado dove c’è bisogno di me», ha detto la Castellano versione Pirellone. Chissà se andrà a vedere il film "Come il vento", storia di una delle prime direttrici di carcere, Armida Miserere, che invece di poltrone, viveva di dovere, mimetica e Nazionali, morta perciò di ingiustizia, inascoltata nel denunciare i camorristi assassini del compagno, Umberto Mormile, educatore a Opera. Lo so, questo blog parla sempre di morti. Ma sono certi vivi che mi angosciano...

Tenco ucciso dallo Stato

Chiedere giustizia dopo 40 anni? Oggi alla commemorazione ufficiale di piazza Fontana c'era più gente sul palco che sotto.
In ricordo dell'eccidio di 17 persone, con Pinelli, compio una ricognizione su un fatto precedente la strage alla Banca dell'Agricoltura: la morte del cantautore Luigi Tenco. La rete e i media traboccano di testimonianze che mostrano una sorta di condanna a morte, come fu per Pasolini: ferite sul viso provano che il cantante fu picchiato, mentre Dalla e Sandro Ciotti, vicini di camera, non udirono uno sparo ma un urlo e se il telecronista dalla voce roca ha sempre negato il suicidio, Dalla non ha mai voluto dire cosa percepì davvero quella notte. 
Tenco fu ammazzato con un colpo alla testa, alla tempia sinistra, eppure non era mancino. Lo sparo avvenne in spiaggia, plausibilmente con un silenziatore ma di sicuro non con la pistola di Tenco. Il cadavere fu vilipeso dalla stessa polizia, che lo riportò dall'obitorio alla camera 219 dell'Hotel Savoy: gli inquirenti si erano dimenticati di fare i rilievi di rito - e di eliminare l'indizio delle scarpe, sporche di sabbia, sabbia che invece è visibile dalle foto su viso, vestiti ed auto di Luigi. Perciò il corpo viene riposizionato coi piedi sotto un comò, per nascondere l'assenza delle calzature. Un po' come la bugia delle mutandine abbassate di Simonetta Cesaroni, per suggerire la pista passionale.
Il "biglietto di addio" poteva essere l'ultimo di più fogli, visibili nelle mani del commisario Molinari (tessera P2 n.767) nelle foto pubblicate da "La Verde Isola". Era forse una denuncia delle scommesse truccate sul Festival con nomi e cognomi ("Io so i nomi dei nemici..."), come rivelò Valeria, la persona che sentì per ultima il cantautore vivo e che pare fosse il suo vero amore, tanto che Tenco la nascondeva a tutti per proteggerla. Al telefono Luigi e Valeria parlano di sogni: un casolare vicino Roma da sistemare, un viaggio in Kenya; quanto è plausibile già da questo il suicidio? La manomissione del biglietto poi è contemplata anche da Orietta Berti e avallata dall'uso di un italiano scorretto, atipico del cantautore. Il biglietto, ritrovato da Dalida, passa in diverse mani prima di essere letto ai giornalisti.
Dalida, che torna al Savoy dopo una chiamata da un altro albergo che avverte che "Tenco sta male", scappa da Sanremo quasi subito. Luigi stesso definiva in alcune lettere lei "nevrotica e viziata" e la loro storia una trovata pubblicitaria. Infatti Dalida, saputo di Valeria, le aveva citofonato un giorno a casa a Roma urlandole che Luigi aveva bisogno di una donna e non di una ragazzina e consigliandole di togliersi dai piedi. E chissà che ci faceva a Sanremo l'ex marito della francese, quel Morisse appartenente al clan dei marsigliesi. Guarda caso, i due sono morti suicidati a loro volta.
Tenco aveva una pistola perché aveva ricevuto minacce di morte, una notte la sua auto era stata persino speronata. Nel 1965, pur essendo soldato addirittura convalescente, Luigi andò in Argentina perché un suo pezzo era la sigla di una famosa telenovela. La dispensa militare (con ministro della Difesa Andreotti) venne dal governo, bicolore Dc e Psi, partito nel quale Tenco stava per avere un ruolo importante tempo prima. Probabilmente non andò solo a cantare, ma altro non è dato sapere.
Molti cantanti continuarono controvoglia il Festival del '67, vinto da Villa (tessera P2 n. 262). Così in Italia trionfa la menzogna e le verità vengono tenute nascoste, in un'infantilizzazione dei cittadini che fa prosperare comunicatori pseudoadulti. Anche gli assassini di Tenco rimarranno segreti. E anche questo ci nuoce, come avrebbe detto Pa'...

Un blog e un assistente sociale


Non sono pentito di avere questo (ed altri) blog, né faccio marcia indietro su "Compagno bastardo", dopo l'accoltellamento di un compagno; gli sono solidale, ma non credo sia giusto che chi ha un credo politico rischi la vita perché rimangono legali gruppi di neonazisti, parola che per me echeggia una patologia psichiatrica. Di costoro si dovrebbe occupare la polizia e non, a esempio, di rubare bambini: quello è un lavoro da assistenti sociali e sicuramente la categoria lo svolge un po' meglio. Umorismo a parte, a me che lo sono un assistente sociale (pur  a riposo forzato, visto che l'aiuto sociale esiste per miracolo), preme precisare che non ritengo un conflitto avere una deontologia, che rispetto e ricordo, ed esprimere le mie opinioni con questo blog. Anche in modo molto critico, in apparenza poco corretto; credo però di averne i motivi. E mi fa innervosire tremendamente chi arriva a disprezzare una persona disabile, o malata, bisognosa, magari senza dimora.
La nostra categoria è tra le meno amate, eppure molti professionisti quando devono ricorrere all'allontanamento di un minore non lo fanno a cuor leggero. Spesso anzi la percezione degli assistenti sociali sulle situazioni di disagio dei minori è più ottimista di quella generale, proprio per la perizia su questo fenomeno. La decisione più grave risponde a necessità equivalenti e non è più come un tempo, in cui non si considerava come principio cardine l'interesse del minore e quindi mantenere l'individuo il più possibile legato al suo ambiente di vita.
Naturalmente scrivendo qui vivo la mia identità, non il ruolo professionale - attualmente non opero come a.s. e se lo facessi terrei protetta tale attività. Ma ho un sacro rispetto per quella deontologia, come declinata particolarmente nel codice etico professionale internazionale, bellissimo, anche dopo la revisione del 2004, per brevità e lucidità. Un documento ben diverso dal codice italiano, che dopo la riscrittura del 2009 è cresciuto di volume e durezza, specie nella parte delle punizioni. Gli ordini professionali sono un'invenzione fascista e il nostro appare debole, gestito da una sorta di casta (anche qui) che sembra poco attenta alla realtà. Come nel propugnare la formazione professionale obbligatoria quando il lavoro latita o, ancora, nel caso dell'ordine lombardo, esaltarsi per la collega Guida, vicesindaco con delega all'educazione dai tristi risultati.
Mi si possono fare rimproveri di ogni tipo, anche per ciò qui i commenti non sono moderati (salvo il filtro anti-spam offerto da Google). Ma ho un'etica e sono per la giustizia sociale. Proprio il paragrafo così intitolato, del codice deontologico internazionale, all'ultimo punto afferma: "5. Lavorare in solidarietà - Gli assistenti sociali hanno l'obbligo di contestare le condizioni sociali che contribuiscono all'esclusione sociale, alla stigmatizzazione od oppressione, e ad adoperarsi per una società inclusiva."

Compagno bastardo

L'esperienza del centro sociale Watteau aveva dato la sensazione, a me e ad altri, che la stagione di case occupate e centri sociali fosse ormai amaramente chiusa. Quel tipo di situazioni continua, è vero, ma in modo più o meno istituzionalizzato, con giochetti di potere striscianti. Basti pensare alla fine del Bulk, lasciato dagli occupanti dietro lauto compenso, che una buonuscita sarebbe stata accordata anche per Pergola, sempre al Garibaldi.
Pure le ultime vicende che si vogliono di occupazione sanno più di marketing affaristico, dove i "mai morti" Purpura investono sul futuro (proprio), in attesa magari di nuovi ingaggi con chi in piazza è additato a nemico, ma negli uffici è prezioso datore di lavoro (tipo Penati). Ne abbiamo visti tanti fare fortuna sulle ceneri delle occupazioni, chi in politica (Farina e scagnozzi), chi nella musica (Corrado Gioia) e chi nel sociale (lo stesso Franz, nomato già più di vent'anni fa "bambino prodigio" per la promettente carriera).
Quando ci ritroviamo tra persone che al contrario non hanno mai speculato su quelle esperienze e anzi a casa abbiamo portato condanne, ferite dentro e fuori, nonché l'interesse morbosamente mai sopito della Digos, nemmeno abbiamo più voglia di rammaricarci perché i furbi vincono, sempre - e magari vengono osannati in rete come il "nuovo", i "rivoluzionari", i veri "compagni". Non dovevamo né saremmo mai stati capaci di fare lo stesso, ma che rabbia profonda, di fronte a chi si ritrova suo malgrado a occupare veramente alloggi perché altrimenti non avrebbe un tetto sulla testa, per sé e per i propri figli. Che grande delusione, ripensare all'uso che di queste persone bisognose, magari immigrate, hanno fatto gruppi come i disobbedienti, solo per propaganda, per mietere voti e mandare su i truffatori di turno,  alla Bertinotti, che di comunista hanno solo la definizione. E null'altro.
Proletario non va più di moda. E guai a dare dei radical-chic ai novelli squatters(?), muniti di Mac, Reflex e bici di lusso. I provos restano relegati al secolo, ormai, scorso. Il cerchio non è stato rotto e al suo posto, beffardo, è come se campeggiasse il simbolo del denaro.

"Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo."                        Pier Paolo Pasolini

Cinesi a Milano

Lezione di Kung Fu in un cortile milanese
Da mesi Google Maps definisce Chinatown la zona di Paolo Sarpi. Anche se i cinesi preferiscono continuare a chiamarla "Paolo Sarpi",  certo è un piccolo segnale di riconoscimento per una comunità che esiste a Milano dagli anni '30, quando, tornati dalla guerra i lavoratori francesi, le maestranze che li avevano sostituiti cercarono fortuna verso Est (cioè verso casa). I primi cinesi a Milano facevano gli ambulanti. 
Un gesto distensivo non era arrivato invece da Pisapia, come mostrava il video de "Il Fatto" sulla commemorazione dei cinesi trucidati a Roma. Peggio aveva fatto De Corato, sguinzagliando vigili e polizia in Paolo Sarpi nel 2007. Di tutta questa miopia si potrebbe fare a meno.
I cinesi vanno a scuola - alcuni fino all'Università e, giunti anche alla quinta generazione, perdono lentamente quella chiusura tradizionale che li caratterizzava. Nell'ultimo decennio le loro attività commerciali, in quartieri soprattutto popolari, hanno costituito dei veri servizi di prossimità, dove la socialità è interculturale. Bar, ristoranti, botteghe elettroniche, parrucchieri, mercatini, sono luoghi di scambio di comunicazione che va oltre il mero commercio. Senza contare che i negozi aperti la sera, nelle nostre periferie, aumentano la sicurezza della città.
I contanti con i quali vengono aperti gli esercizi commerciali - e che alimentano discussioni infinite - derivano prevalentemente da prestiti tra familiari; spesso le nozze servono a racimolare denaro, grazie ai doni, e alleanze, il che antropologicamente è stato un classico in molte culture.
Forse la più grande paura che destano in noi i cinesi è quella di far meglio: il senso del dovere, del lavoro, del servizio, come quello della famiglia, sono in loro fortissimi. Non a caso aumentano le coppie miste dove, spesso, la partner è una donna cinese.
I cinesi, come altri immigrati, ringiovaniscono il tessuto sociale (1 cinese su 4 è minore) e condividono le nostre vicissitudini. Per questo la povertà tocca anche loro: si parla di un centinaio di senza dimora cinesi, che gravitano per lo più in Garibaldi, assistiti dalla comunità Sant'Egidio. E se ormai si è affacciata la prostituzione anche tra i cinesi (stradale, in centri massaggi e appartamenti) diretta a tutti, il motivo principe è proprio l'impoverimento e il venire meno della rete-paracadute dei legami familiari. Ne guadagna la mafia cinese, che sì, c'è e opera soprattutto nel campo dell'immigrazione clandestina e della contraffazione, ma i livelli non sono quelli delle mafie nostrane, con cui pure è instaurata una certa collaborazione (soprattutto con la camorra). Le gang giovanili invece vivono esclusivamente nei circuiti tra cinesi, per cui cinesi sono i negozi taglieggiati, i cui proventi servono a spacciare ketamina ed ecstasy, ma sempre a cinesi. Questo è un aspetto di chiusura ancora molto forte, però, anche qui, non all'altezza dello spaccio internazionale di 'ndrine e narcos. E sarebbe da investire per spezzare questo mondo nascosto, ma figurarsi, i soldi per progetti sociali sono fantascienza.
A settembre qualcuno si è stupito che dei cittadini cinesi manifestassero per delle isole rivendicate dalla loro nazione. A me sorprende che qualcuno dimentichi che si tratta, appunto, di persone, di cittadini, calati in un paese dove avremmo ancora dei diritti, tra cui quello di manifestare, appunto...

E un augurio di benvenuto e di buona vita alla piccola Valentina Xiao Ya ^_^

Israel means inhumane

Questa foto non può essere nascosta. Nelle ultime ore i morti palestinesi sotto il fuoco israeliano sono circa 20, tra cui una 19enne incinta e molti bambini, come questo, di 11 mesi, mostrato da Guerrilla Radio per denunciare il massacro attuato da Israele. Il rischio è una ripetizione della strage compiuta con l'operazione "Piombo fuso".
Per retorica si dice che Tel Aviv risponde ai razzi lanciati verso il sud dello stato dalla striscia di Gaza, ma dall'8 al 13 novembre Israele ha provocato 8 morti (tra cui 3 bambini) e 52 feriti. 
Israele sta sparando al ritmo di 10 raid aerei all'ora; fuoco arriva dalle navi e si teme un attacco di terra. Al-Jazeera riferisce che gli ospedali di Gaza sono allo stremo, con più di 200 feriti, molti bambini. Il bilancio dei morti cresce così di continuo.
L'antisionismo non è antisemitismo. Altrimenti non esisterebbe una rete di "Ebrei contro l'occupazione". 
Anni fa mi commossi al Monumentale sulle tombe dei deportati nei lager, ma non posso non sentire dolore e odio, né sottacere che Israele faccia dello sterminio di massa la sua politica; chi doveva andare contro il nazismo se lo è iniettato in vena.
Oggi una prima manifestazione a Roma, alle 17,30 a Montecitorio. Altre iniziative verranno e si può averne notizia dal sito della Freedom Flotilla Italia.
Facciamo qualcosa per i nostri fratelli palestinesi. Restiamo umani.

Boeri non sfottere

Bosco(?) verticale in costruzione
Milano avrà 8 nuove intitolazioni di vie a personaggi meneghini illustri o "significativi", come la compianta Camilla Cederna. Ma questi aggiustamenti toponomastici sono spesso beffardi, perché ritagliati in angolini raffazzonati in centro o straperiferici, destinati quindi a rimanere misconosciuti - e poi perché incuranti di personaggi che la municipalità sembra ostinarsi a non voler ricordare: Pasolini, le partigiane Gina Galeotti Bianchi e Norina Pesce Brambilla, la poetessa Alda Merini, tanto per fare qualche nome.
Ora che comincia a fare veramente freddo, ora che quindi molti milanesi si decidono a usare con terrore scaldabagni, riscaldamenti e stufette (a volte letali), mentre i meno fortunati si ritrovano il boyscout senza cuore Majolino a sfruttarli per il suo cammino verso Montecitorio, trovo che le parole pronunciate per l'occasione  da Boeri siano un insulto vergognoso: "tutti da oggi siamo più ricchi". Oh, certo, come no, peccato però che noi non abbiamo offerto le terga a Ligresti per anni o alla mafia con l'affare del G8 alla Maddalena. Boeri ci ha già provato tante volte a rifarsi una verginità, ma chi crede di infinocchiare? Sono gli architetti come lui a far detestare la categoria, con le idee geniali tipo il "bosco verticale", che di sicuro rende verticali soprattutto i conti in banca di una delle diverse manovalanze intellettuali delle mafie.
Boeri di sinistra ha la parte anatomica del corpo, come tutti; quanto alla cultura, dovrebbe far rivivere, ad esempio, le biblioteche, senza orari puzzle e con le aperture serali com'era ai tempi dell'Aniasi che tanto ci decanta, magari mandando al diavolo la moda, che invece tiranneggia in città, col suo seguito di crimini vari (apologia dell'anoressia, evasione fiscale, prostituzione...). Non siamo più ricchi, nemmeno culturalmente, per qualche nuova targa di marmo in città. Perciò Boeri, non sfottere, resti uno dei tanti sepolcri imbiancati che ammorbano quella che è sempre più una merdopoli. Anche per colpa tua.

A Mario Malagamba

Mario, voce fuori campo ai tempi della Domenica sportiva (anni '70)
Alcune ore fa mi hanno detto che Mario è mancato. E sono rimasto a pezzi. E' successo dopo ferragosto, nella "sua" Vernazza, dove lo chiamavano la "Voce".
Mario Malagamba era un giornalista della Rai, nella quale aveva fatto di tutto, dalle cronache sportive al "Gazzettino Padano", alle introduzioni ai brani della filodiffusione (IV canale, quello della musica classica).
Di ciò che ha compiuto si trovano molte notizie in rete, compresa quella di aver pronunciato lui la frase "Ieri 29 settembre..." nella nota canzone dell'Equipe 84. Ma io qui voglio ricordare il Mario che ho conosciuto in strada.
I suoi aneddoti sulla Tv di Stato erano tanto spassosi quanto inquietanti, per la funzione di gestione del potere del mezzo televisivo. Nonostante questo, Mario non si pavoneggiava. Era tremendamente umile, tanto che in corso Sempione, dove gli idioti abbondano, spesso faticava anche solo per passare i tornelli del "Servizio pubblico". Schivo ma cordiale, estremamente serio eppure pronto alla boutade, con un'etica che manco il grillino più sfegatato potrebbe accampare, Mario sapeva molto bene come va il mondo. Me lo spiegava, mi metteva in guardia. Ed era delizioso ascoltarlo con la sua voce profonda, dal timbro bassissimo e però molto caldo.
Mario mi parlava spesso di un suo amico di estrema sinistra, che al momento della repressione più dura si era ritrovato nella merda più totale, prima in carcere e poi libero ma senza più niente e nessuno, a differenza degli altri "compagni" figli di papà. Me ne parlava temendo una sorte simile per me, con affetto malcelato, con spirito di classe, però senza fare il trombone. Mario infatti sapeva più di fisarmonica e di contrabbasso...
Forse ho imparato più cose da Mario che in tutti gli anni di Università. Col tempo cedevo sempre più alla sua visione della natura umana pessimista; non volevo, ma la sua logica era ferrea. Lui mi diceva, con la sua pacatezza invidiabile, quali siano veramente i regali della vita. E mi dava l'immagine di un padre esemplare, il che non è poco, nossignore, nella cosiddetta "società senza padri"; mi diceva: ...possono venirmi a dire qualsiasi cosa dei miei figli, che han fatto questo o quest'altro, che sono in un certo modo o in un altro, che a me non fa né caldo né freddo. L'importante è che mi vengano sempre a dire che stanno bene.
Mario sapeva di questo blog e, pur comprendendomi, se ne domandava il perché, visto che mi espongo in qualche modo e non ci guadagno granché.
Mi viene da sorridere, in mezzo a tutto questo pianto, pensando che Mario mi avrebbe bacchettato perché, per cercare di avere l'ultima foto scattatagli e pubblicata su "Il secolo XIX", ho rischiato di spendere diversi euro - e lui sapeva quanta fatica faccia per racimolarne. Solo che il sistema di pagamento di quel giornaletto non funziona, quindi ho risparmiato e mi sono "accontentato" di questa bellissima immagine di un Mario d'annata. Che molti "sansiresi" stronzi non riconoscerebbero, ma chi se ne frega, Mario non c'è più e questa cosa mi fa incazzare come una bestia, anche se certo giovane non era...
Chiedo scusa alla famiglia Malagamba se ho parlato di Mario in modo così scanzonato e senza autorizzazione. Ma belàn, come sono vuote le strade del quartiere senza il suo passo silenzioso...

Le sventure di San Siro

10/9: Piazza Esquilino invasa dalla fogna "destata" dal cantiere M5
Oltre al Garibaldi, violentato anche da altro cemento, la linea 5 ha reso San Siro un quartiere degradato. E' il prezzo da pagare per un servizio che impreziosirà(?) l'area. Eppure i cantieri sono malvisti. Critiche vengono mosse da diversi abitanti su come sono stati impiantati e la foto a fianco potrebbe confermarlo. Un episodio (quasi come la sparatoria di una settimana fa) che non ha fatto notizia perché forse San Siro ultimamente non ama molto il sindaco.
Non bastava un evento calcistico o d'altro genere ogni 3 giorni (un terzo di smog in più), il traffico, anche pubblico, impazzito, i parcheggi inesistenti (per la gioia dei residenti), la militarizzazione, gli atti di microcriminalità e violenza durante le partite - e per quanto ufficializzata da poco, la partenza dell'Inter che snellirà il Meazza e la zona dai suoi match è ancora tutta da "costruire".
Intanto il quartiere vive una situazione alla Quarto Oggiaro di una volta, spaccato com'è dai cantieri. Capita che i mezzi di soccorso fatichino a raggiungere il luogo di un'emergenza, e mica solo durante le partite. Poi, soprattutto i topi d'auto hanno imparato che a San Siro si frega bene anche senza calcio.
Il Palazzetto dello Sport, o meglio l'area su cui sorgeva, resta una bomba ecologica, abbandonata a sé; il 7/11 verrano sfrattati i cavalli delle piste ippiche contigue al parco di Trenno, un gran bel pezzo di verde a rischio, come del resto le altre appetitose aree della Snai che, con in giro grandi delinquenti come un D'Alfonso, non si può mai sapere che fine faranno, all'uscio i Berlusca&Moratti (Ligresti ha già pasteggiato in zona, grazie); questo, nonostante la vocazione che si vorrebbe ecologista della giunta Arancione scolorito.
La preoccupazione più grande resta il termine dei lavori della linea fantasmilla: se il Lotto 1 non ha ancora visto l'inaugurazione (dopo ferragosto la sorpresa dell'ennesimo rinvio), il 2, Garibaldi-San Siro, verrà terminato nel 2017?

Sparatoria in via Capecelatro

Il luogo della sparatoria (immagine tratta da Maps)
Ieri, lunedì 1° ottobre, nel pomeriggio dopo le 15 si è verificata una sparatoria in via Capecelatro, a pochi passi dallo stadio San Siro. Pare che non vi siano stati feriti e anzi a terra, davanti al carrabile delle scuderie dei cavalli è rimasta una pistola. Questo denoterebbe inesperienza, dato che l'arma non viene certo abbandonata sul luogo di un crimine da un professionista, per la possibilità che fornisce di rintracciarne il possessore. Sarà per questo motivo che sui media, a quanto pare, non è stato dato risalto al fatto. 
Forse c'è il timore di non poter arginare un allarme violenza in città. Ma qualcosa sta succedendo, come, può essere, già accaduto a Roma. Fortunatamente non siamo di sicuro in una situazione "all'americana" perché da noi procurarsi armi è ancora difficile. Ma non impossibile. 
La criminalità organizzata nel mettere le mani sulla città sta travalicando un confine. Il silenzio sulla sparatoria, se ci risparmia dalle accuse infondate del colpevole clown De Corato, non ci mette però in guardia da un aumento di violenza che andrebbe compreso e combattuto. D'altro canto, è indubbio che quando non si contrasta ma invece si privilegiano le mafie, come con l'Expo, c'è da aspettarsi di tutto. Proprio ieri il Monti s'è augurato un "cammino sollecito" della preparazione della manifestazione(!). Intanto Pisapia lodava Milano quale capitale della cooperazione internazionale. Sì, tra le mafie, appunto...
Magari salterà fuori che l'episodio in questione non andava gonfiato, maturato com'è, chissà, nella decadente camurria del mondo dell'ippica.
Comunque teniamo gli occhi aperti. Questo inverno potrebbe essere ancora più duro, per tanti motivi.

Aggiornamento del 5 ottobre - E' stata resa nota la vicenda dai media: una rapina di sigarette, tentata con una pistola finta ma senza il tappino rosso; l'autore del gesto, arrestato dalla polizia dopo diversi spari, lavorava all'Ippodromo, dove viveva. Resta comunque il mistero per cui siano passati almeno due giorni prima che la notizia diventasse di dominio pubblico.

Lasciate riposare il petrolio

Tetto solare a lavori quasi ultimati
Lo slogan del titolo è stato coniato dal mitico Aldo del boccoscioppo ed è quanto mai attuale. Da alcuni mesi il tetto del luogo dove lavoro è stato dotato di 266 pannelli solari. Coraggiosamente, perché dal lastrico è stato rimosso l'amianto e si è riusciti ad ultimare questa piccola centrale elettrica pulita quest'estate. Quindi prima dell'entrata in vigore dell'ultimo conto energia, il quinto, il peggiore e il meno conveniente, in linea con il precedente, quel decreto Romani più noto come "ammazza rinnovabili". Romani, per inciso, non è manco laureato e contava solo per qualche tv privata. Da lì a farlo ministro... La cosa più assurda è che l'Enel, che nella sua parte di installazione è capace di mandare in cortocircuito tutto l'impianto, fa pagare il beneficio del fotovoltaico a tutti gli utenti, con una quota in bolletta, qualsiasi sia il gestore scelto. Le banche adesso sono ancora più restie a finanziare i pannelli solari, così silenziosi che ti dimentichi di averli sulla testa. Infatti, oltre che il paese del sole, siamo quello delle mafie, regno dell'illogico - ma non si tratta di amore, au contraire. Fino a quest'estate non si era nemmeno riusciti a cacciare dal Gse, il gestore energetico, emanazione del ministero dell'Economia, lo strapagato presidente Pasquali, il "manovrabile", coinvolto nello scandalo del traffico di rifuti del signor Scotti. Ma lo scandalo più grande resta avere, immersi come siamo nel Mediterraneo, un'eliofania invidiabile e non creare ricchezza, occupazione e ecologia dal fotovoltaico.
Un giorno uno degli operai della bonifica, guardando sconsolato dal tetto tutto l'amianto della zona industriale, disse: "Qua avremmo lavoro per 4 o 5 anni...". Così non è e non sarà, in ossequio alla lobby dell'oro nero, che con la complicità del governo ci farà passare un inverno terribile. Teniamoci l'amianto e il petrolio, viviamo di veleno e miseria. E baciamo le mani.

Buon compleanno scacchiatore!

Incubo al Garibaldi
Sono passati 3 anni dalla notte in cui, letta una notizia del razzismo borioso della Lega, aprii questo blog. Uno sfogo alla rabbia, di cui non sapevo il seguito. Ora che Scacchiatore è visitato da migliaia di persone sono piacevolmente stupito. Perché non sono un giornalista, né questa è una testata periodica, eppure avevo qualcosa da dire e qualcuno mi ha ascoltato.
Circa 30 anni fa mi scrivevo un giornalino, quando stavo in seminario e avevo nostalgia di casa. Prendevo i miei bei pennarelli colorati e tracciavo articoletti e titolo, 'O σκоπός, "l'osservatore" (visto l'ambiente...), anche per insofferenza al periodico ufficiale del seminario, una vera ciofeca.
Quella vocazione, e solo quella, mi è rimasta. Mi piace scrivere, mi riesce benino e in qualche modo è un atto terapeutico. Soprattutto quando ci si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
Così Scacchiatore..., che non ha nessun lettore fisso, è giunto al bersaglio alcune volte: quando fui attaccato dal commando anti-Luttazzi solo perché difendevo il comico; quando accusai MajoLino di varie colpe e, dopo esser stato citato su "Pisapia Ja Bitte", il figuro mi tempestò di messaggi perché ritrattassi almeno l'affermazione che manco avesse scritto il suo libro - cosa che mi confermava la notizia avuta in presa diretta; quando poi, dopo quasi due anni quel lestofante di Saletti venne a sapere che qualcuno accusava il vertice di Saman di rubare ancora, alla Cardella.
La nostra beneamata Costituzione ha un articolo, il 21, di cui credo di avvalermi con queste pagine elettriche. Se hai qualcosa da dire, non è male esprimerlo. Apri un blog!
Voglio infine ringraziare una persona, che forse passerà di rado ora, ma che per me è stata importante e mi ha incoraggiato anche sul continuare col blog. Fu lei a scattare la foto dell'intestazione, in Istria... E fu dalla sua coltivazione di pomodori che mi nacque l'idea di battezzare il blog "Scacchiatore". Grazie Paola, resisti!

Il silenzio è di amianto

All'inizio dell'estate l'asfalto lungo i binari del tratto di preferenziale Lancetti-Stelvio ha preso a sbriciolarsi. Vigili e Amsa sono intervenuti racimolando pezzi di strada e un po' d'ordine nel traffico, quindi è stato aperto il cantiere. Incuriosito, ho cercato lumi in rete e sui giornali, trovando solo un comunicato, sul sito Atm, che si limita a motivare i lavori come "ammodernamento della rete tranviaria in via Lancetti". Poi, la sorpresa: nel tratto interessato sono comparsi vernice rossa sui binari, operai in tuta bianca e maschera respiratoria e infine le maxibag A+R. Ah, ecco in cosa consiste l'ammodernamento: nella rimozione dell'amianto dalla sede tranviaria! Si sa che una fibra di asbesto è 1300 volte più piccola di un capello e che tale materiale cagiona cancro polmonare. Quello che mi pare meno scontato è che sia l'Amministrazione Municipale, sia l'Atm, non avvertano di un simile pericolo. Tace sulla cosa il sito del comune, in orgasmo invece per la nuova ciclabile del menga in viale Serra - una cosa spaventosa come costi e impatto ambientale, mentre le piste deliranti alla Forze Armate fanno sfregare le mani ai becchini. 
Siamo alle solite: ma noi cittadini non abbiamo diritto di sapere cosa succede sotto i nostri nasi? Noi che lì ci abitiamo o ci transitiamo, non avremmo il diritto di essere trattati con dignità?! Vero che la vernice isolante dovrebbe impedire dispersioni di fibre nell'aria, ma è in ballo qualcosa come 800 metri di strada sferzata da anni di tram e filobus, perciò poteva valere la pena adottare per abitanti, passanti a piedi e su ruote misure di sicurezza, che so, alla Seveso 1976, naturalmente solo nella zona interessata dai lavori. Zitti zitti, il silenzio è d'oro. E anche di amianto...

Il Vulcano cattivo

Il centro commerciale Vulcano, a Sesto San Giovanni, è sorto sulle ceneri del più grande stabilimento sestese delle acciaierie Falck. Ormai parlare di questa cittadina richiama alla mente una grandissima corruzione, il "Sistema Sesto", un bel domino che, solo per la politica, tocca molti nomi eccellenti, dall'ex sindaco Penati all'attuale, Oldrini, fino a Boni della Lega e La Russa (ma non il cocainomane, il fratello altrettanto squadrista). Già la bonifica del Vulcano fu drammatica, con interventi dei Nas, denunce di Verdi e Legambiente, minacce, fino ai fondi neri ottenuti gonfiando i costi, fatti questi che portarono in carcere il defunto re delle bonifiche, Giuseppe Grossi. 
Inaugurato dalla famiglia Caltagirone al completo, tanto da ribattezzare il colosso di cemento "CaltaCity", il centro commerciale sarebbe nato già inutile, avendo altri concorrenti nelle vicinanze; inoltre è collocato in un crocevia di traffico pesantissimo, con la prossimità dei vialoni di Sesto e le uscite omonime di tangenziale nord e A4, quest'ultima a ridosso della sterminata SS36. 
Ma il Vulcano, col suo megahotel annesso, con la sua pianta meravigliosamente a fortino, con tutto l'odore di soldi (puliti?) che emana, ha qualcosa di diverso da tutti gli altri centri commerciali. Quando si entra in uno di quei posti infernali, si può osservare un certo grado di vigilanza, vuoi per il personale, vuoi per gli apparecchi di sicurezza (telecamere, rilevatori...). Al Vulcano la percezione però non è così morbida: accedendovi si riceve la comunicazione che lì il controllo è di acciaio; neanche è chiaro quanti e quali siano i corpi di vigilanza, dato che accanto alle guardie giurate sono presenti dei tizi in tenuta pseudo-elegante che hanno tutta l'aria di picciotti dallo sguardo sanguinario. Non importa se sei vestito male o no, questi figuri ti fanno capire che lì niente passa inosservato. Avrei voluto fotografarli per questo articoletto ma per ovvie ragioni ho dovuto rinunciare.
Che dei palazzinari di Palermo abbiano tanti affari nel paese non significa certo mafia. Ma per me, il fortino del Vulcano, coi suoi bravi sguinzagliati ovunque, con le sue gru a pezzi (con quello che son costate) dimenticate nelle erbacce intorno, con le sue strapaesane animazioni estive in terrazza, dà un'altra sensazione...

Alla Pierfrancesco


Alla Pierfrancesco per me indica uno stile politico da giunta progressista solo a parole. Certo, Maran non è Majorino e per quanto i due perdano molto tempo su Facebook, nel caso dell'assessorino (foraggiato da Penati per fini loschi) si è di fronte a una vera dipendenza, quindi patologica, tanto che i collaboratori più stretti pensano che per fargli fare una riunione e averlo presente anche di testa, al Maran si debba strappar via il suo bel Ipad. Neanche gli si dà la colpa del mancato avvio della linea 5, le redazioni locali tempo fa lo definivano "commissariato". Ce lo si tiene così, fino a fine mandato, incantato sul tablet d'ordinanza nel suo ufficetto dorato.

Ma la gran comunanza tra i due Pierfrancesco è l'arrivismo più sfrenato a fronte di una assoluta incompetenza. Do atto a Majolino di aver studiato un po' (Maran invece continua a non capire e a non voler imparare un fico secco di trasporti e mobilità), anche se la lezioncina non gli è bastata. Il piano antisolitudine è già di definizione una boiata pazzesca. Non che si possa negare il rischio emarginazione per gli anziani (e poi solo loro?) ma l'ottica mi sembra avere il fiato corto. Pure il manifesto della campagna ha un che di stupido e beffardo, alla Pierfranci: il ragazzo incerottato col bordo bianco ricorda la famosa prima campagna contro l'Aids - anzi, tutti quei pixel della cornice forse indicano che il poveretto sarà anche positivo a Epatiti e altre MTS. "Cucire i rapporti" è altrettanto inopportuno, con quel suono di forzatura, di stravolgimento inutile di una frase di senso popolare. E in più, cavolo significa "cittadini fattivi"? Potenziali clienti dei Sert? Sarebbe poi bello vederli i vigili di quartiere.
L'assessore di periferia sbaglia a perseverare nella logica delle etichette. Vero che i servizi sono divisi per aree e lo prevede la 328 (che manco sa cosa sia), ma si potrebbe tentare qualcosa di innovativo sostanzialmente, che superasse steccati stantii: però forse l'assessorucolo non vede mai mamme anziane spingere carrozzine con figli piccini o disabili, rischiando l'incolumità in quartieri, come il Giambellino, dove gli scivoli dei marciapiedi latitano. Non ci arriverà mai il Pierfrancesco, a concepire servizi che coinvolgano davvero e non sulla carta (igienica della propaganda), che non facciano dire di Milano che è una merdopoli. Sotto sotto questa ennesima cialtronata resta il solito piano anti-caldo, inutile, pseudoemergenziale e dannatamente assistenziale. 
Il fatto di essere del Pd mi pare la colpa più grave dei Pierfrancesco, servi di un partito che aumenta la povertà e dà il culo alle mafie. Quando un anziano o una persona con problemi seri rinuncia a comprare il pane, si fa rapinare da un bottegaio che emette 1 scontrino su 10, aspetta la mesata per riparare la lavatrice, abdica a scaldarsi perché costa troppo anche se fuori il termometro è sottozero, il problema non è la solitudine: è la povertà, una soglia che coi suoi vestitini alla Sick Boy il majorino non conoscerà mai. Continui pure nell'ipocrisia di mettere la famiglia anzitutto, mentre intanto si trastulla con la piccola Sarfatti. Di sociale difatti non capirà mai nulla, perché gli mancherà sempre una cosa: il cuore, zavorra inutile quando si corre per la carriera...

Ciao ciao Roberto!

Vai vai tesoro
E' bello aprire Google News e trovare come notizia principe l'indagine su formigoni. Minuscolo apposta. Mi viene da dire un altro "era ora" ma ho qualche brividino a ripensare all'accaduto dopo Moratti e suo illustre omologo a palazzo Chigi.
Comunque giustizia arriva, un altro potente fuorilegge va incontro al giusto ludibrio popolare. Restano i danni, ma si potrà porre rimedio. Non a tutto, il bosco di Gioia, donato dalla propietaria perché rimanesse bosco, non esiste più. Al suo posto c'è un palazzo frutto di megalomania. 
Roberto, hai goduto quando i 3 elicotteri hanno posato l'assurdo pinnacolo sul grattacielo dello stupro al Garibaldi? Be', non caro Roberto, 2 mandati illegali, un modello di sanità che fa morire, quei mostri di ciellini a dettar regole, e che pensavi di farla franca?
"Anche se è vero non mi dimetto". Oh, ma certo, deliziaci con l'immagine di quando verranno ad arrestarti direttamente sul lavoro.
Corruzione, finanziamento illecito: nulla da dire, sei proprio à la page.
Ora vado a godermi la letizia che di sicuro avrà trasfuso Giulio Cavalli su Google+. Per finire, cito l'esito su Google Web di "Formigoni+corruzione": mezzo milione di risultati, altro che blog.

povere zone industriali

Le zone industriali sono esemplari del disinteresse dei politici. Il motivo è semplice: chi ci lavora spesso non ha la residenza nello stesso comune, quindi non vota. Queste aree così politicamente valgono quasi zero. Ma i problemi sono moltiplicati notevolmente rispetto alle parti residenziali, come se si trattasse di mondi paralleli. Invece le criticità delle aree produttive vanno anche a scapito di quelle abitative.
L'immagine tratta da Google Maps considera una parte consistente del territorio di Settimo Milanese, un comune con contatti vicini ai quartieri meneghini di Baggio e Quinto Romano, i cui nomi sono sottolineati in fucsia, a destra della foto, mentre in rosso sono enucleate le zone industriali (via Edison e via Fermi), ad altissima concentrazione di amianto, quasi esclusivamente nei tetti delle imprese. Poche lo hanno eliminato. Ricordo che una fibra di amianto è 1300 volte più piccola di un capello e la semplice inalazione provoca molto probabilmente un cancro al polmone. Non è perciò difficile immaginare un rischio biologico non solo per chi in tali aree si trovi a operare, ma anche per chi  nelle contigue zone abitative ci vive (in verde, villaggio Cavour, Seguro e centro-città).
In blu è contornata la centrale elettrica, altra sacca di nocività. Poi ci sono le fogne troppo strette rispetto agli scarichi (soprattutto nella zona di via Edison), causando la proliferazione estiva di zanzare e allagamenti durante le piogge. La microcriminalità abbonda, cercando di depredare le ditte che già faticano a campare. I lampioni fulminati possono essere riparati anche dopo anni... Insomma un bell'inferno: la raccolta differenziata è volontaristica (ieri ammiravo due belle vasche idromassaggio abbandonate tranquillamente), le strade sembrano bombardate (l'asfalto risale al secolo scorso) e nel week-end vi vengono improvvisati gran premi di moto e auto, sterminando, finora, i gatti randagi...
Giova rammentare che anche il comune di Settimo è amministrato da una giunta di sinistra. Gaudeamus igitur.

Postilla. Ho scritto queste righe di notte, come mio solito, perciò poche ore prima dell'ultimo tragico terremoto. Era naturalmente implicito che il discorso sulla sicurezza riguardasse tutti, lavoratori e residenti. Sono angosciato e sconvolto per i morti che erano al lavoro. Ribadisco la vigliaccheria dei politici di professione. E' ora di finirla col tacitare le cassandre, con le tragedie annunciate, con le risposte inutili e interessate dei mestieranti della prostituzione civile (i politici). Posso solo dire di loro: maledetti!

Pizzeria "Al riciclaggio"


Le mafie vivono accanto a noi, come morti vivi ed è possibile riconoscere i locali che  i clan usano per pulire il denaro. Infatti i proventi delle azioni più ripugnanti (armi, prostituzione, spaccio, pizzo, videopoker, etc.) per loro è importante averli belli lindi, come se venissero da lavori onesti, per seminare l'investigazione degli affari lordi.
Le attività scelte sono nella ristorazione, tipicamente pizzerie e ristoranti. Vengono aperti in zone non di rado poco apprezzate commercialmente, dove un'attività vera sopravviverebbe a fatica. L'ambiente va dal kitsch più vomitevole al tamarro puro, senza badare a spese, nonostante la clientela non sia proprio numerosa, così abbondano fontane, lampade, fioriere, ammattonati improbabili, volte pacchianissime, monitor lcd a ogni angolo del locale. I gestori sono molto menefreghisti: se uno si presenta a un orario non gradito, si sente rifilare le peggio scuse per fargli capire di smammare. In certi luoghi turistici il proprietario in persona si fa avanti coi passanti per invitarli a consumare, in quei postacci si ha la sensazione di essere indesiderati, se non si è in qualche modo affiliati. Per forza! Spesso lo stabile in cui sorge l'attività è nel controllo e dimora del malavitoso, che arriva a intestare alla moglie l'esercizio commerciale. L'hinterland a forte penetrazione mafiosa è la mecca per queste attività di facciata: Buccinasco, Settimo, Gaggiano, Cologno... Ma anche Milano, come dimostrato dai recenti fatti a Città Studi. 
Non è detto che che la 'ndrangheta abbia solo ristoranti a carattere o gestione calabrese, ma purtroppo spesso sì.
Già Repubblica parlava di pasta-connection e di un locale su 5 in mano alle 'ndrine a Milano come a Roma. A Baggio solo i bar tenuti da cinesi non sono controllati dai capibastone. Consolante, vero?

Liberazione da Mastrangelo!

Per il 25 Aprile il Pisapia avrebbe un'occasione irripetibile: come gesto antifascista potrebbe defenestrare il Mastrangelo, eredità di una giunta che appunto coi fascisti ci andava a nozze. 
Il capo dei vigili avrebbe tale carica un po' misteriosamente, dato il curriculum misero, soprattutto come Vigile Urbano. Certo Brugherio non è Milano, ma per capire bene da che pianeta ci sia piovuto costui, basta leggere l'ottimo post su Die Enttäuschung e, toh, spunta ancora Dell'Utri. Non male, il capo dei Vigili è stato scaraventato sulla città da chi ha suggerito i luoghi culturali per le bombe mafiose del'93, Pac in via Palestro compreso.
Be', lo so che il Pisapia non ci libererà da Mastrangelo: dopo averci rinchiusi in un passato travestito da futuro, l'avvocato riccone si preoccupa dei negozi aperti nelle feste laiche. Come se lavorare nelle feste comandate fosse meno inaccettabile...

Pisapia il manichino

Che la giunta Pisapia sia inadeguata è assai evidente e ora è chiaro che non poteva essere altrimenti: un avvocato milionario colorato di sinistra, candidato solo per dare in mano agli accoliti di Cl i lavori da fare per l'Expo, mentre invece la Moratti voleva assegnarli ai suoi di amichetti. Una mafia contro l'altra e truffando il popolo milanese è stato preparato il manichino adatto per tutti noi, stanchi e desiderosi di un briciolo di efficienza in città. E poi il Formigoni e il Pisapia si sono ritrovati a gestire insieme appassionatamente l'affare Expù. Con la benedizione di Bersani. Ora è molto chiaro; magari all'assemblea di Sel (a gennaio) il Pisapia sbraita di tirar giù il Formigoni, ma non manca, come pochi giorni fa, di incontrarlo amorevolmente, nel piatto ci sono le nomine del Cda della fiera dei mammasantissima...
Giuliano Pisapia mi pare molto molto simile a Gaetano Pecorella, ma a differenza sua millanta un animo ancora progressista. Il sindaco sembra, a parole, orientato alla legalità ma la mafia non può esistere senza politica e l'Expo lo sbugiarda. D'altronde, costui non è neanche capace di fare un discorso articolato senza prima esserselo fatto preparare. Il Pisapia, con le sue promesse mancate, con lo strapotere del Pd e il corollario d'incompetenza degli assessori meneghini dimostrano che, forse, è proprio inutile sognare una vera sinistra, un paese decente, la morte delle mafie.

Blog senza copyright

Nel mio blog non voglio copyright*. Perciò non solo le immagini, ma link e quant'altro sia considerato invece di diritto proprio può essere rimosso su richiesta degli aventi causa.
Non nego un pizzico di follia in questo "abortire" il diritto d'autore, ma... mi fa ridere! Come se qualcuno, entrando in una chat, esordisse così: "Salve room, tutto ciò che scrivo è di mia proprietà!". Non mi addentro su musica e cinema ma le mie opinioni, che posso esprimere in virtù del beneamato articolo 21, sono un'opera d'ingegno? Ma poi proprio qui, nel regno del copia e incolla? 
Non sono un pubblicista, questo non è un giornale e quanto ai soldi (10€ in quasi 3 anni!) ho dedicato ben troppi post alla réclame. 
Mi spiace però se dovessi aver rubato qualcosa a qualcuno. Ammetto che qualcosa prendo ma lo rielaboro con Gimp di Ubuntu, come il simpatico cranietto qua sopra; nel caso dell'archivio De Bellis, rispetto il loro volere per cui "la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate".
E il Creative Commons? Già mi son regalato per natale la cancellazione (apparente, perché quella completa è impossibile) da facebook e devo pure ingollarmi l'ennesimo biscottino precompilato da altri? La rete pencola tra libertà e controllo. Il mio sentierino è sconnesso ma mi ci trovo benino. So di non essere libero, però... quanto lo sarei poi nella realtà?

* Naturalmente, "Blogspot" ha le sue norme di copyright. Un blog segnalato per violazione del diritto d'autore può anche essere chiuso. Io però non mi preoccupo: nel caso, ho pronta la scialuppa per Wordpress...

Linea lilla fantasmilla

Fantasmilla è un diminutivo spagnolo di "fantasma". Un piccolo spettro pare proprio esserlo la linea 5 della metropolitana milanese: le date sulle aperture delle varie tratte sono slittate più volte. 
Sembra che finalmente la prima parte, Bignami-Zara, s'inauguri per l'arrivo del papa, a maggio, visita che costerà 3 milioni di euro (ma starsene a casuccia sua no?). Poi, Garibaldi quando apre?
Mi piacerebbe che il comune fosse un po' più sincero su queste benedette scadenze, evitando di farci apprendere le novità solo dai giornali, come l'anno scorso, quando saltò fuori che la "lilla" è...delle banche! Il sito metro-5.com, cui rimanda quello comunale, ha tutto il sapore della vecchia giunta: tanta propaganda e poca sostanza.
A quanto si sa (sempre dai quotidiani) la linea 5 forse nel 2015 vedrà terminata la tratta fino a Lotto, dove è richiesta una grande profondità per via di Linea 1 e fiume Olona (Brr...). Ma molti abitanti a San Siro lo ignorano: coinvolti nella truffa dell'expo loro malgrado, pensano che le ultime 3 stazioni, Segesta, Ippodromo e Stadio, apriranno in tempo. Eh no, il 16 farà capolinea in Segesta ancora a lungo, forse fino al 2017. In via Harar poco tempo fa tutto un caseggiato ha appeso striscioni, stufi del cemento. La San Siro devastata dalla linea lilla è isolata, degradata e mèta prediletta dalla microcriminalità. Evviva il sindaco!

milano da buttare

E pure le speranze di una nuova Amsa son da buttare. Il compost non è stato resuscitato per tutti ma resta riservato a scuole ed esercizi pubblici; nonostante i grandi camion con proclami trionfali su separazione di carta e vetro, si vedono ancora, specie nell'hinterland servito dall'azienda dell'a2a, mezzi buttare insieme plastica e nero (o carta). 
Il "nero" poi, questa sì una gran novità, sta per sparire: Amsa ha varato il sacco trasparente per la frazione indifferenziata. Il pretesto è di migliorare la raccolta, perché gli accertatori dell'azienda potranno "intercettare" ciò che sarebbe stato riciclabile. La sensazione che ho però è che questa diventi l'ennesima trovata per far cassa, come l'Area C. Infatti, gli accertatori non potevano già verificare il contenuto di cassonetti verdi e bianchi e dei sacchi gialli? Già solo nei sacchi di quella che dovrebbe essere plastica si intravede di tutto a una semplice, veloce occhiata da passante.
Presumo che fioccheranno multe su multe. E' lecito pensarlo visto che Amsa non spiega, una volta individuati i riciclabili, cosa avverrà. Certo, dopo l'abbuffata del 2007 (45.000 multe ai condomìni milanesi) Amsa s'è calmata, scendendo a un democratico migliaio annuale di sanzioni. Ma cosa accadrà dopo il 14 maggio, termine ultimo per smaltire i vecchi sacchi neri, se il ruffo sarà ancora stipato nei sacchi non trasparenti, forse che i camion non li tireranno su o sì ma con sanzione?
Introdurre di nuovo il compost aumenterebbe la differenziata di sicuro, ma.. non è certo elegante, siamo pur sempre la città di D&G, i grandi evasori stilisti. 
Mi sarebbe almeno piaciuto che la dottoressa Cantoni avesse lasciato a casa il Maran. Va bene fare tournée pedagogiche, ma la salvaguardia dell'ambiente non è proprio la specialità di quel saputello incapace...

Ristretti fino alla morte

Simone La Penna, morto di carcere
Simone La Penna aveva un residuo di pena per possesso di stupefacenti e l'anoressia. Per questo è morto che pesava 49 chili. Ora verranno processati i presunti responsabili, ma sembra che la pena di morte non sia abrogata. Tra "suicidi", omissioni sanitarie e quant'altro le carceri distruggono migliaia di persone, che muoiono dentro e spesso anche fuori. Ma fuori di sé, non fuori da un'istituzione che non funziona e che così com'è serve solo a creare recidiva, malattie infettive e psichiatriche. Sì, perché i detenuti per non impazzire, per dormire, vengono bombardati di psicofarmaci. E' quello pressoché l'unico vero presidio medico presente in carcere.
Avevo scritto due anni fa delle gabbie per uomini: allora sembrava improponibile parlare di amnistia, oggi persino il governo vi accenna. Il Severino dice che lo svuota-carceri non è una resa: certo che non lo è, se andrà a tagliare soltanto del 5% la popolazione ristretta.
Le notizie che arrivano quotidianamente dal mondo degli invisibili mostrano che serve ben altro. Bossi, autore di leggi criminogene, Grillo e Di Pietro, dovrebbero piantarla di frignare che si premiano i rei. Questo già avviene e penso sia pure la sensazione finale del ventennale odierno di Mani Pulite: delinquere conviene ma a grandi livelli, a marcire in cella finiscono i più sprovveduti.
Dieci anni fa Junker, figlio della Milano-bene, uccideva la morosa. Poi usciva di casa, nudo, urlando di essere Bin Laden. Complimenti all'avvocato, quel fatto per me è il paradigma di come sia facile l'impunità per chi ha denari, e tanti.
Spero vivamente che il governo approvi l'amnistia, ma ne dubito. Le riforme strutturali che occorerrebbero, per risolvere il problema sia del carcere (misure alternative in primis) che della grande criminalità sono ben distanti. Ma intanto, non si può continuare a condannare più di 65.000 persone a vivere quasi tutto il giorno in due metri quadri. I morti in cella solo per suicidio nell'ultimo decennio sono stati 1.023: per il 63% erano detenuti in attesa di giudizio...

'ndrangheta patriarcale

La terribile storia di Maria Concetta Cacciola mostra della 'ndrangheta il volto di un mondo antico e da distruggere, maschilista, violento e nemico degli affetti. Non sono queste le abitudini degli italiani che il Monti vuole far cambiare. Il trombone fa finta che la mafia non esista. 
Maria Concetta è morta per aver ingerito acido muriatico. Si dice suicidio, indotto dai familiari ora arrestati. I dubbi di Giampaolo Latella sul Corriere della Calabria sono legittimi e come osserva il cronista le indagini diranno se questo, come altri, è veramente il suicidio di una donna che voleva dire basta alla crudeltà mafiosa, nel desiderio del sogno di un futuro diverso. Ma la giovane mamma è stata sopraffatta dalle violenze, fisiche e mentali, che un cancro come la 'ndrangheta è abituata a somministrare, per mano di padri e fratelli - e mariti, come fu nel caso di Lea Garofalo. E' grande tragedia uccidere una figlia, una sorella, madre dei propri nipoti.
Maria Concetta ha avuto la bocca tappata. Nella sua foto risalta uno sguardo triste, come lo era quello di Orsola Fallara, dirigente del comune di Reggio Calabria, a sua volta "suicidata" con acido muriatico. I loro occhi indicano che la 'ndrangheta, per tutti, ma ancor di più per le donne, porta solo tremendo dolore. Le 'ndrine dovrebbero soltanto sparire. Anche se le parole del pentito Vallacara, intervistato da Presa Diretta, sono inquietanti: " ...La 'ndrangheta non finirà mai, mai e mai"...

Di strada si muore

Tempo fa pensavo di scrivere un decalogo sarcastico dell'automobilista,  tipo "1. Le lampadine consumano, non mettere le frecce mai e di notte vai a luci spente". Poi è stato ucciso il vigile Savarino e non me la sono sentita più.
Questi giorni siberiani hanno messo ancor più in luce quanto la strada sia pericolosa e quanto allucinati siano molti automobilisti. Di immagini come questa, ripresa  ieri sera in via Novara, se ne son viste molte con la neve. Ieri mattina, sempre nella stessa strada, un tizio forse esasperato dalla lentezza della sua fila, minacciava di speronare le auto di un'altra colonna. Non credo però che i lavori effettuati e in corso, volti a ridurre sede stradale e quindi velocità, servano; poco affidabile è il Maran. Anni fa una ricerca inglese aveva dimostrato che in prossimità degli autovelox i pedoni, la categoria più debole insieme ai ciclisti, sono quelli a maggior rischio: gli automobilisti, paventando una sanzione, in prossimità degli accertatori guardano più il tachimetro che la strada. Sinceramente non so cosa possa servire oltre alla patente a punti: il problema è culturale e servirebbero politiche specifiche, mentre il governo sembra più preso da spremere denari, così come è chiara a tutti la medesima vocazione vampiresca e affatto ecologica dell'area C (C come cazzata).
Comunque riconosco -  non certo per la nuova censura geolocalizzata di Google - che il comune a guida del Pisapia ha fatto il possibile per questa piena di maltempo, almeno qui, distinguendosi dai predecessori montati a neve, nonché da altri colleghi, sempre presunti di sinistra, i sindaci di Sesto e Settimo. Sono soprattutto grato, nel mio piccolo, per l'apertura - finalmente - del mezzanino della metro in Centrale a favore dei senza dimora. E bravo il Majorino, occuparsi degli altri richiede più concretezza che propaganda...

P.S. Nei giorni successivi due persone, un nordafricano e un'ucraina, sono morte assiderate per strada: la legge sulla clandestinità fa temere a molti stranieri di aver diritto solo al dolore, al rischio di morire di gelo senza un posto dove stare. Per questo motivo Bossi, Fini, ma soprattutto Livia Turco e Giorgio Napolitano, dando luce a leggi fratricide sono a mio giudizio degli assassini.

Professione: disperato

Réclame del mercatino dell'usato di Baggio, in via Seguro
Quante categorie di lavoratori sono contro il governo e con toni  drammatici. Mentre il Monti ("il" per par condicio alla Fornero) vede l'uscita dalla crisi, la sensazione è che nel tunnel ci sia stata pure una frana, quindi vai a sapere se e quando se ne esce.
Continua il paradosso schizofrenico per cui la macchina è più importante di chi la guida: i soldi, che dovrebbero essere uno strumento, sono invece più importanti delle persone. Banalissimo affermarlo, quanto dire che il Monti è un massone, figlio di un banchiere e ciò che lo distingue dal predecessore è solo una flemma insopportabile. Con cui accompagna le sue frasi da sepolcro imbiancato, tipo: niente blocchi delle strade, ma garantito il diritto di sciopero. Il non detto è: niente equità, ma garantito il diritto degli speculatori, i sacrifici umani sull'altare del capitalismo e la devozione più completa alle radici bancarie dell'Europa. Non è da cialtroni fare il boss del gotha degli economisti, la Bocconi, e poi aumentare benzina e sigarette? E l'Ici del Vaticano dov'è finita? Ma quale sviluppo, ma quale salva-Italia, questo qua è un truffatore matricolato. Tecnico vorrebbe dire "esperto"; il Monti lo è a prendere grandi stipendi immeritati. La dittatura del mercato non voleva elezioni e così è stato. 
Immagino il destino della riforma delle professioni, che sarà a sua volta all'insegna dell'iniquità, visto che non si può comprar casa senza un fottuto notaio o un farmaco con ricetta in una parafarmacia. Aumentare il tirocinio in università non significa far crescere negli studenti l'esperienza del mondo reale lavorativo ma tenerli in parcheggio. Ma sono poi liberalizzati i prezzi di servizi bancari, assicurativi e energetici?  Balle. Come i sacrifici per tutti.
Sarà dura arrivare fino al 2013, quando il Monti tornerà a fare il parroco della Bocconi. Chissà quante manovre verranno varate. Chissà quanti perderanno l'equilibrio, le sicurezze, se non la vita. Il titolo di questo post sembrerà la solita iperbole: non lo è, a guardare gli annunci di chi cerca lavoro definendosi, sempre di più, "disperato"...

Perché non sono anarchico

Post di ringraziamento per le 10.000 visite al blog.
Non sono anarchico perché trovo irrespirabili i luoghi sedicenti libertari a Milano (il circolo che non sta alla Ghisolfa, la libreria senza utopia, il circolo degli infami col panzone in Torricelli, la modaiola e fighetta Torchiera).
Non sono anarchico perché mi riconosco in Edo, Sole e Silvano, ai tempi bollati dalla cariatide Franca Rame con la frase "altro che anarchici, sono ignoranti e sbandati”.
Non sono anarchico perché ogni tanto voto – anche se me ne pento regolare - e perché sono per il carcere, per potenti e mafiosi.
Non sono anarchico perché non c'è più bisogno di abbattere lo Stato, lo ha già fatto il Mercato.
Non sono anarchico perché in certi casi seguo le decisioni altrui anche senza accettarle, basta che si lotti per qualcosa. Di giusto.
Non sono anarchico perché qualche dogma ce l'ho: come non uccidere e rispettare i bambini.
Non sono anarchico perché non sono né un distruttore né un creatore.
Non sono anarchico perché non piango più sulle canzoni di Leo Ferré.
Non sono anarchico perché sulla non-violenza la penso come Malcolm X.
Non sono anarchico perché con tutte le assemblee (e i giochetti sotto) che mi sono sciroppato la sola parola assemblea mi dà l'orticaria.
Non sono anarchico perché non sono anarcocapitalista.
Non sono anarchico, ma che importanza ha?

Il paese dell'impunità

Questi numeri tragici indicano il punto dove ieri il Suv ha cominciato a trascinare il vigile urbano Nicolò Savarino. L'atmosfera davanti alla stazione della Bovisa stanotte era surreale. Le macchine dei vigili, tristi e incazzati, con le torce a terra come ceri di una veglia funebre, presidiavano tutte le strade dove si era consumato l'assassinio del collega che non ha esitato a fare quello che ha sentito di dover fare. In bici, al gelo, davanti a un Suv, inutilmente grande, come tutti i Suv. Non ci sarebbe bisogno di dire che il vigile Nicolò era in gamba; anche senza saperne la storia, ha dimostrato con la sua dedizione la sua schiena dritta. Ha difeso il torto subito da un cittadino nomade, senza avere paura. Come il suo collega, in bici disperatamente alla rincorsa della macchina infernale. La cronaca restituisce un ritratto esemplare di Savarino: uomo generoso, faceva volontariato per i disabili; sindacalista dell'Usb, lottava perché i vigili in bici fossero supportati da pattuglie in auto. Richiesta vana...
Mi chiedo se i colpevoli verranno presi. Soprattutto in casi come questo lo si deve fare. Pisapia e tutti quanti si esprimono in tal senso. Ce lo auguriamo in molti*, ma io spero che non finisca come a Roma, dove ormai si stanno perdendo tutte le speranze di arrestare gli uccisori della piccola bambina cinese e di suo papà. 
Siamo sempre più il paese dell'impunità e questo influenza i comportamenti abituali: i vigili urbani sono sempre più impotenti e negli articoli sulla notizia, accanto alle dichiarazioni dei ghisa, che vogliono prendere il bastardo assassino di via Varé, si legge il loro lamentare che la strada è diventata impossibile, a partire proprio da loro, i tutori del traffico. Si stava chiarendo da tempo, con le centinaia di aggressioni che i vigili subiscono ogni anno. Occorre una virata culturale e per questo ci vorrebbero amministratori capaci di grandi innovazioni. Ma mi fermo e devo, di fronte allo sterminato dolore del padre, dei fratelli, della fidanzata, dei colleghi di Nicolò Savarino. E di noi tutti che possiamo ricordarci, ancora una volta, di restare umani...

* Avevo scritto "tutti" ma nei giorni successivi al tragico evento ho sentito molte persone irridere la scelta di Nicolò. Se anche lui non si aspettava una reazione così - di solito chi guida certi "babbasoni" ha molti denari e poca voglia di rovinarsi l'esistenza, è ingiusto disprezzare chi ha pagato con la vita e sul lavoro, non dimentichiamolo. Ho stima per i vigili urbani e non riuscirò mai a chiamarli "poliziotti locali": sono figure sociali che, come dei netturbini, si ritrovano sovente a smaltire il peggio della città. Rispetto.

Don dané

Esempio di megalomania demenziale contemporanea
Da noi, quando muore qualcuno, immediatamente viene riabilitato nonostante un'esistenza non proprio adamantina. Ora Craxi ha in questo Famedio vergognoso un nuovo compagno: quel don Verzé che di don aveva solo il nome, come mostra la frase rivolta al prelato da monsignor Montini (futuro Paolo VI):  "Ma lei perché fa il prete?" - infatti qualche tempo dopo lo scomunicò. Verzé non era un sant'uomo e alla Curia ambrosiana questo era già chiaro dagli anni '60. Perché il padre padrino poi era venuto via dalla sua diocesi, quella veronese? Don Gigi, dopo le varie censure ecclesiastiche era instradato a essere sconsacrato. Ma... C'è sempre un "ma" in questo nostro paese bellissimo e istigato al suicidio.
Si suggerirà da certa parte che la magistratura, essendo comunista, sia per forza materialista, atea e anticlericale. Eppure tangenti, abusi edilizi, corruzione... e chissà quanto altro ancora emergerà, sono stati appannaggio di "un uomo di chiesa" nel senso più mafioso del termine.
Costruì un ospedale vicino a una discarica. Glielo lasciarono fare perché un altro abuso, quella Milano "2" rubata, fuor di metafora, all'agricoltura avrebbe così avuto ospedale (e persino metrò e università) confinanti. Il colosso che col monte Tabor non c'entra un tubo viene osannato come centro innovativo, di studi e insomma il tipico corredo del barlafuss. Come se sia giusto che, dismettendo lo Stato la ricerca, siano poi enti privati (con chissà quale etica epistemologica) a condurlo, guarda caso con finanziamenti pubblici(!) che magari giungono per vie traverse.
Sara De Santis su "Cronache laiche" ha scritto quanto mai bene su Verzé. Bene nel senso collettivo, per cui questo modello, osserva l'autrice, sarebbe da abbandonare. Si è già parlato persino di prostituzione pedofila e certo le Olgettine, con la comparsa della Minetti, chef entreneuse, gettano ombre da peggio magnaccia sulla figura del don.
Per un santo che si faceva calpestare, troppi hanno calpestato la santità come mercanti nel tempio. Qui non si tratta proprio di fede. E i soliti, malefici e satanici servizi segreti?
Ma in Italia si fa così, si prostituisce qualsiasi cosa pur di fare affaroni. Don Verzé e, per dire, Tabacci sono due facce della stessa medaglia: doppiogioco, corruzione e profitto elitario a scapito del collettivo. 
Non credo in dio e un po' mi dispiace: l'inferno sarebbe il posto ideale per demoni come Luigi Verzé.