Meloni è l'AntiCristo

 Al compleanno del blog ho detto che Meloni non fa la cattiva, lo è davvero. Tempo fa si pensava che la sua faccia da stronza servisse a nascondere il nervosismo per una coalizione zoppicante. Davvero?
Meloni ha proposto l'abrogazione del reato di tortura, faticosamente raggiunto dopo decenni di lotte. Quindi, se costei avesse visto un povero Cristo in croce (noto strumento di tortura), lo avrebbe lasciato lì. Anzi, magari lo avrebbe pure trafitto. Con una lancia.
Sorvolando sulla sua omofobia, tipico vino della casa, il premier è anche contro eutanasia, cannabis, divorzio e aborto "facili"(?). Quindi, ancora, adora la tortura sui malati, terminali e non, su chiunque si voglia divertire ed essere libero. Gesù, come un buon medico, invece i malati li guariva. Però, certo, magari avrebbe avuto pietà della sofferenza (ciao Welby!). 
Se Meloni avesse beccato i tre della Sacra Famiglia in fuga dalla strage degli Innocenti, li avrebbe rispediti indietro, magari in un (costoso, in tutti i sensi) lager in Albania.
L'attuale presidente del consiglio non è certo per la pace: guerrafondaia, tanto da far impallidire Crosetti e Tajani, di sicuro avrà le coliche a sentir dire: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27).
Meloni non è nemmeno per salari minimi e cose così. «Il denaro deve servire e non governare!» (Evangelii gaudium 58). 
La legittima difesa? Sempre legittima! Mentre la Resurrezione stessa è uno smascherare la violenza, eh, ma la signora Meloni è anche pro castrazione, dé vedrai.
Poi, penso sia un po' blasfemo dire che "Il Signore degli Anelli" sia un testo sacro, infatti nella Bibbia non c'è.
Ma se tutto questo non bastasse, per notare che Mrs. Meloni sia anticristiana, o il male assoluto, si può guardare alle sue leggi razziali in Rai, che a parte pochi baluardi storici tipo Federica Sciarelli 😍, è inguardabile perfino col filtro di Blob. 
Questo governo ha già tagliato, e si appresta a farlo ancora, le pensioni: “Vado a prepararvi un posto” (Gv 14,2). E pure le detrazioni fiscali - ché tanto se uno è povero manco ce le ha o è "come se", visto l'importo esiguo. "Beati i poveri" si riferiva allo spirito...
Infine, ma chissà quanto ancora ci sarebbe da dire, l'asprezza del ddl Sicurezza, che infiamma queste giornate, mostra il vero volto del governo, e del suo bel pupazzetto premiato da Musk - e magari da Besos, visto che, come noto, molte big company finanziano l'ultradestra.

15 anni di blog

Una notte di quindici anni fa, ero contrariato per l'annuncio di una proposta della Lega Nord a sfavore di studenti stranieri. Per sfogarmi, decisi di aprire questo blog. Il post poi l'ho cancellato, anche perché la lega fece marcia indietro, ma da allora sono comparsi più di 400 articoletti. Certo, con l'andare del tempo la voglia di scrivere è venuta meno, così come i contributi e le idee di amici - e gli amici stessi, ma pazienza.
Nondimeno, il blog rimane come una finestrella da cui soffiare pensieri, anche se sempre più di rado, scacchiando l'apparenza dietro istituzioni, notizie, meccanismi perversi che hanno portato al malessere diffuso. Negli anni Scacchiatore contava gli episodi di malapolizia, i suicidi in carcere, le baggianate tutte meneghine e dei macellai dell'umanità, i politici, ma la stanchezza è salita nel vedere una sorta di utopia del miglioramento. Se sulle Forze dell'Ordine qualcosa si è mosso, il dramma delle carceri è sotto gli occhi di tutti, eppure non sembra esserci o intravedersi soluzione. Mentre il mondo sdogana la cannabis, la cui depenalizzazione svuoterebbe un bel po' di penitenziari, da noi si cincischia per nascondere che alla fine, l'attuale governo sembra più prono a mafie e capitali, dandoci in pasto scemenze come corna e quella faccia da Gremlin del premier che ogni tot fa la cattiva. Il problema non è che lo faccia, lo è davvero.
E insomma il blog è un po' come questa bicicletta, smembrata (ma quel modello non doveva essere custom e quindi non appetibile per ricambi?), abbandonata in un prato sporco e ripugnante, decorata da una piantaccia infestante che ormai se la divora. Non sarà una bella immagine, ma il sentire è questo. Anche se il blog è stato un bell'esercizio di scrittura (e infatti ora pubblico qualcosina su Amazon), di editing fotografico su Gimp, ora qualche pezzo si è perso, spiritualmente, fisicamente, in me e nelle persone su cui non posso più contare. Ma questo è esistere.

Un grazie sentito, comunque, a chi passa ancora a leggere: sapere di essere ascoltato, in qualche modo, da qualcuno, aiuta a sopravvivere.


Il mostro

Molti, troppi, si sono avvicendati a cercare di chiarire chi fosse in realtà il Mostro di Firenze. Un po' troppo eccitante pensare a un serial killer, figura che, per fortuna, da noi non è così presente come altrove. Ma certo è legittimo chiedersi chi abbia ucciso almeno 14 persone, o forse anche di più. Probabilmente, ne avrebbe ammazzate anche altre, se le potenziali vittime non fossero scappate o lui non fosse stato disturbato da auto di passaggio e altri eventi.
La scia di sangue che percorre il periodo di attività del mostro e successivamente, vede ancora più cadaveri: sospettati, testimoni, prostitute, guardoni...Non tutti riconducibili alla pista del killer, certo.
Quel che è sicuro è... L'incertezza, come sempre, maledettamente, sui misteri italiani. 
Il mostro è rimasto pressoché senza volto. E gli elementi in gioco sono troppi, arrivando a scomodare piste sarde e gli immancabili servizi segreti.
Un primo fatto abbastanza condiviso è che i cosiddetti compagni di Merende non potevano essere gli assassini. Se mai, anzi, sono serviti a confondere tutto, accusandosi, e insomma con l'essere inattendibili persino come testimoni. Perversi, esperti del luogo, sì, ma la personalità del killer è diversa. La psicologa Emanuela Gamba ha steso una precisa profilazione del mostro. Personalità multipla, con disturbo narcisistico, che si sente sempre più onnipotente ad ogni omicidio. Affetto da necromania e misoginia. Solitario.
Una delle ipotesi che fu messa sul tavolo era quella del "Rosso del Mugello". Una persona che fu indagata, ma poi prosciolta, e di cui non è mai stato rivelato il nome. E che col tempo sembra diventare sempre più consistente.
Il "Rosso" viene visto da diversi testimoni intorno alla penultima coppia uccisa. La persona possiede una villa, a poca distanza dalla cassetta postale di San Piero a Sieve, dove fu imbucata la busta per il magistrato Silvia Della Monica, contenente un lembo di seno della vittima francese, l'ultima coppia uccisa, e dove poi furono trovati dei proiettili calibro 22, come quelli usati dal killer. Questo "Rosso" in passato aveva anche subito denunce per reati di violenza sessuale.
Mai iscritto tra i sospettati. Pare, avesse persino lavorato in Procura. Il che appare un po' strano: un sex-offender che opera nella Giustizia? Questo però spiegherebbe la sua capacità di non farsi beccare, più che veri depistaggi. Inoltre, sarebbe stato in carcere quando il mostro non uccise ovvero i periodi tra' il 68-'74 e '74-'81.
C'è un nome. E anche una foto. Anzi, due. Stefano Paoli. Ritratto sul luogo dell'ultimo delitto. Vissuto a Scandicci, e sepolto miseramente a Firenze, sotto una lapide senza foto, neanche incisa, ma scritta a pennarello. Alto, rossiccio di capelli, stempiato. Ora ci vorrebbe un Lucarelli a dire "Ma no, non è vero niente". Solo riaprire le indagini, usare nuovi strumenti, come il DNA, potrebbe far sapere. Ma sarebbe da comprendere anche, e soprattutto, come mai siano rimasti impuniti quasi trent'anni di delitti.

Povera San Siro!

E anche povera Baggio e poveri QT8, Quinto Romano e Gallaratese.
Quest'estate è un vero tormento per tutti i concerti che si svolgono tra Stadio, Ippodromo e persino la fangosa Acquatica, col suo Festival Latrino Americano.
Il piano di zone verdi e rosse per contenere il traffico si è rivelato un boomerang. Ci sono residenti che sono stati bloccati e non sono potuti tornare a casa, anche se tra loro c'erano anziani, disabili e bimbi - senza nulla togliere a chi, ahinoi, lavora. E in generale, la viabilità è continuamente un disastro.
Il profitto a danno dei residenti: ancora una volta la città puttana senza cuore ha mostrato il suo volto più infame. Si possono pensare eventi da 70.000 persone in una zona così angusta? Siam mica all'Arena di Reggio Emilia o al parco di Monza. Boicottare la Coca Cola, quindi, diventa un buon gesto, almeno contro gli I-Days, che di Indipendente non hanno proprio un fico secco.
E così, ecco un concerto fatto di smog, parcheggi selvaggi, a danno anche del verde, rumorosità non solo della (presunta) musica ma soprattutto del traffico.
Questa foto, scattata da un residente, è emblematica. Via Novara è un ingorgo tremendo e, si noti, soprattutto in direzione autostrade. Sì, perché qui il concerto è finito e la tregua arriverà solo a notte fonda. Al centro della foto, sulla corsia in direzione Centro, il simbolo della zona 30 pare beffardo. Anche perché la ciclabile dipinta - e per lo più in disuso, già crea traffico quotidianamente.
Nemmeno consola pensare che non tutti i "musicisti" abbiano fatto il pienone, come accaduto con negramaro e club dogo. Ma alle proteste dei residenti di rivedere l'ordinanza viabilità e parcheggi il Comune non ha risposto. D'altronde, ormai restano solo due settimane di tortura. Ammesso che le date dei concerti non cambino, come già successo. Ma è snervante stare a cercare chi e quando suona. Persino i commercianti della zona a volte restano spiazzati e se gli chiedi nomi e date, capita che non li sappiano neanche loro.
Il Comune sembra fare lo struzzo. Resta poco da patire, va bene, il che però vuol dire ancora 9 concerti in 14 giorni. Più appunto il festival latrino all'Acquatica, che terminerà solo a fine luglio, portando ancora in dono a Quinto Romano e Baggio traffico, sosta selvaggia, microcriminalità, spazzatura e il decesso di un campo coltivato, usato come parcheggio, facente parte del Parco Agricolo Sud, come ricordato da consiglieri del Municipio 8, ignorati dallo stesso Comune.
E magari il futuro dello Stadio saranno i concerti? Non vediamo l'ora..

grazie Christian!

 Mi sono appena visto (due volte) l'intervista a Christian Di Martino, il poliziotto che la sera dell'8 maggio è intervenuto con altri colleghi per via di un immigrato che lanciava pietre contro persone e treni.
La prima cosa che mi colpisce di questo ragazzo è la sua bontà disarmante: pacato, umile, senza vanità, semplice. È il poliziotto che vorresti avere nel tuo quartiere, magari pure come vicino. 
Un altro fatto sorprendente è come ammetta che lo rifarebbe: non si pente, no, anche se ha perso un rene - e per questo dice "devo solo stare un po' attento alla dieta". Dopo le coltellate, non ha smesso di cercare di fermare chi lo aveva appena ferito a morte. E a un Del Debbio stupito, perché senti che sta parlando onestamente, risponde che è riuscito forse per l'adrenalina, senza lanciarsi in discorsi di eroismo.
Ma quello che mi commuove di più è che quando è uscito dal coma, Christian ha detto "L'ho fatto per Milano". Sì, l'ha fatto per noi, davvero, dopo che erano state ferite due persone e danneggiati dei treni. Sento particolarmente questa frase perché è gente come lui, invisibile, sconosciuta, che non si ferma e lavora per la città, che la rende ancora umana, decente e parlo con cognizione di causa. Quella sera, infatti, per fortuna non ero di turno nell'assistenza agli homeless, ma alla stazione di Lambrate ci devo andare almeno tre volte alla settimana. E sin da quando ho iniziato il servizio, diversi anni fa, per me quel posto è un incubo. È vero, al binario 12 non ci stiamo andando più, anche perché ci dorme gente poco raccomandabile, sex-offender, e non solo. Ma Christian ci è passato.
La sera dell'8 maggio a Lambrate c'è stato ben altro che un film. Il pazzo che lancia pietre, i poliziotti che arrivano, Christian che cerca di fermarlo col taser, ma il giubbotto para la scarica. Poi, le coltellate, la colluttazione, il fermo del magrebino. L'ambulanza che si precipita e soccorre il giovane agente, le volanti che lo scortano all'Ospedale, così come faranno nel portare lì la fidanzata, a notte fonda. E i colleghi che donano sangue, per le decine di trasfusioni, i medici a operare per ore e ore...
Tutte queste persone sono le forze del Bene. Se il male non trionfa, è proprio grazie a chi fa il suo dovere, e non si ferma, davanti a niente e nessuno.
 
Grazie Christian!
 

su una barella

                                                                         

Account mortali


 Google, che è il principale artefice del "light web", internet come lo conosciamo un po' tutti, è, proprio come la rete, foriero di vantaggi e non.
Ore fa un conoscente mi raccontava della partner che, avendo perso il telefonino, ha potuto "seguirlo" con la funzione "Trova il tuo telefono": vedendolo collegato e in viaggio sul percorso di un tram, ha capito di averlo smarrito, che non fosse stato rubato e alla fine, al capolinea, il tranviere ha chiamato il mio conoscente - che aveva telefonato più volte - per accordarsi su come restituire lo smartphone. Un plauso a questo nobile impiegato ATM ma anche alla funzione di Google. 
Certo, Big G profila, spia, e ultimamente sta cercando di rimediare su Chrome con Topics, un discusso metodo che favorirebbe Google e eliminerebbe (per sempre) i cookies. Ma quello di cui voglio parlare qui è la funzione di "Promemoria Gestione account inattivo". 
Da un lato, si tratta di sfoltire i profili in disuso per evitare che siano preda di hacking, il che è più facile con vecchi account. Dall'altro, c'è pure la volontà di concedere un riposo (eterno) anche al proprio profilo virtuale.
Sarò sciocco, ma lo trovo commovente. Quindi, periodicamente Google ci ricorda che dopo un certo periodo, da noi scelto tra alcune opzioni, e tentativi di contatto a recapiti di riserva, cancellerà l'account inutilizzato. La prima immagine è un ritaglio della mail che ormai arriva con cadenza trimestrale, a ricordarmi la procedura.

Alla pagina di gestione account inattivo, https://myaccount.google.com/inactive, si può aggiungere un messaggio automatico, che arriverà a tutti i mittenti che scrivono al profilo cancellato. Un vero e proprio saluto finale. Nella seconda immagine c'è quello che userò io, quando avrò finalmente raggiunto la pace completa. Non so, ma a me questo servizio dà tenerezza, ecco...




Pepsi vs. France

No, non sono i Carrefourfanti i veri protagonisti del divorzio da Pepsi. Come di recente spiegano giornali finanziari yankee del calibro di WSJ e FT, il problema viene dalla politica. La Francia infatti è terribilmente interventista sulla vendita al dettaglio di prodotti alimentari. Perché? Parbleau, ma per i voti! Gli elettori sono sempre rimasti sensibili ai rincari, 235 anni fa fecero persino una rivolta - epocale - per il prezzo del pane. 
I macellai dell'umanità francesi non vogliono rivedere i gilet gialli per strada. Il rombo dei trattori teutonici arriva fino a Parigi. Il governo francese ha violato le stesse norme del codice commerciale, anticipando a gennaio, invece che a marzo, le trattative annuali sui prezzi tra fornitori e rivenditori, con regole che sono già ferree e cercano di tutelare i piccoli produttori locali.
Inquietante vedere nei Carfurfanti parate della cola rivale, che ancora un po' te la ritrovi pure su per il **** alle casse, ma in questa vicenda, che appunto ha scippato anche da noi i prodotti Pepsi, è evidente che qualcuno non la conta giusta. I prezzi di tutto sono aumentati di brutto e ovunque, ma non mi vedo Esselunga bannare le bibite Lurisia: "Signori, questo infame marchio costa troppo, non lo vendiamo più!". No, magari lo spazio per Lurisia è minore, ma chi vuole, se la compra. Punto. (Che poi, che buono il chinotto Lurisia!). 
Ma non ci vogliono gli analisti finanziari per capire che alla fine, chi decide, infatti, è proprio il consumatore. 
Chi scrive andava al Carrefour, aperto h24, proprio per la Pepsi. Poi magari mi prendevo altro, pasta (di grano nostrano) e beni essenziali, ma anche frivoli, in offerta o primo prezzo. E la strategia di Carfurfante potrebbe essere proprio quella di piazzare i propri prodotti a marchio agli orfani di bibite e snack Pepsi. Considerando poi che da noi Carrefour Italia è in crisi e si parla di una progressiva ritirata dei francesi dal nostro paese, fuggendo come yankee da un ambasciata vietnamita in un paio d'anni. Senza contare che esternalizzazioni, caporalato, prezzi alti e qualità "insomma", negozi fatiscenti e sporchi, riguardano ben più la catena francese in Italia che altri brand di cui si è parlato negli ultimi tempi.

My pussy tastes like Pepsi cola. Lana Del Rey

Beppe Orfei

 Aridatece Majorino! Mai avrei creduto di rimpiangere i suoi tempi alle Politiche sociali, ma almeno allora i posti letto per homeless durante l'inverno era centinaia. Davvero.
A leggere quanto riportato da Comune e cronaca, al momento Milano non ha nemmeno 400 posti letto per il "Piano Freddo".
Si è detto: ma ora il Comune tiene aperti dormitori durante l'anno, e questo richiede una un impegno, principalmente di spesa. D'accordo, e chi rimane in strada? Chi è pronto ad andare in posti improbabili, tipo il mezzanino, con operatori, spesso, "pittoreschi", tra magari cimici da letto, mancanza di riscaldamento, cibo e docce? Oh certo, questi citati sono episodi. Eppure c'è chi almeno non vorrebbe stare all'aperto col gelo. Non c'è bisogno di citare DE Corato, che prima di natale aveva ricordato che il filobus della 90-91 di notte si trasformi in dormitorio.
L'aspetto più aberrante non è tanto e solo che Sala parli di numeri dicendo che ci sia posto per tutti(?), ma che squalifichi lo stesso sistema che, alla fine, fa proprio capo a lui, al Comune! A Milano ci sono una ventina di associazioni riconosciute che coprono il territorio cittadino ogni sera. Per lo più volontari, qualche sparuto (spaurito?) operatore sociale, ma un impegno forte e che è pure finanziato (poco) dall'Amministrazione Municipale.
Che si incacchi pure il Gabrielli, che dice non sono un commissario e non faccio politica. La realtà milanese è sotto lo sguardo di tutti. Da un lato fashion, chef e dané, dall'altro crimine, mafia, loculi per vivere, inquinamento e tutti incacchiati, autisti, ghisa, operatori sociali...
C'è una domanda che serpeggia un po' ovunque in città: ma quand'è che te ne vai, Beppe? Nel 2026? L'è longh 'me ona quaresima!